sabato 10 settembre 2011

Conato di rivolta represso in Palermo, non di Palermo:Cronaca 4 Aprile 1860.


Raffigurazione della rivolta in Palermo del 4 Aprile 1860.


Assai più grave è stato il tumulto di Palermo il dì 4 Aprile [1860 ndr], del quale certamente avrete letto qualche cosa. Il giorno antecedente i ribelli, barricatesi nel Monastero detto Gancia presso la marina, avevano minacciata e quasi sfidata la truppa per quel medesimo giorno: mandarono poscia ai loro un contravviso pel dì vegnente. Intanto il Generale Salzano fé prendere tutt’i posti anche di fuori la città; poiché si aspettavano bande di montanari. Appena fu giorno, cominciò l’attacco, e sebbene il Monastero fosse diventato una fortezza, tanto era munito, le truppe vi penetrarono, e ne furono padroni. I ribelli erano circa 700, ma però attendevano un gran rinforzo dalle montagne. Di que’ 700 forse un paio di centinaia solamente si resero, gli altri furono schiacciati nella loro temerità. In questo fatto si segnalarono massimamente le reclute di 4 mesi, e, che è tutto dire, colla baionetta gridando: Viva il Rè. In questo bel mezzo, sebbene un po’ tardi, giunsero le bande, contro le quali combatté da prode il maggiore Bosco co’ suoi due reggimenti incalzandoli colla baionetta. Poco ressero quei mariuoli, e fuggirono a rintanarsi ne’ loro noti covili: non mancarono però altri conflitti, e solo co’ dispacci di Venerdì si seppe che tutto era quieto. Nondimeno sono partiti altri rinforzi per purgare le campagne da quella gente facinorosa. Intenderete facilmente donde sia venuto il colpo; poiché i gridi erano di alcuni, Viva l’annessione all’Inghilterra; di altri, Viva l’annessione al Piemonte. Nel Monastero furono ritrovati, dicono, alcune migliaia di fucili rigati di fazione inglese, grandi provisioni di polvere e palle, ed alcuni aggiungono eziandio cannoni. Il meglio fu la cassa dei faziosi con 20 mila once, ossia 60 mila ducati. Vi sarà forse esagerazione: ma se così è, devono essere allegri i soldati del fatto loro. Vi è chi afferma, tra i morti essersi ritrovati inglesi e piemontesi. Non saprei assicurarlo. Il certo è che la città di Palermo non prese alcuna parte nella ribellione: anzi gran numero di cittadini uscì fuori delle mura per protestare contra quel movimento. Ora si dice che sia in istato di assedio per la tutela de’ buoni. Non tacerò finalmente che dalla vicina città di Cefalù si presentò subito al Generale una deputazione di cittadini che si dicevano parati a pigliar parte colle truppe reali per domare la ribellione. Il Generale li ringraziò del buon animo, ma non credé necessario accettare l’opera loro: l’esempio di Cefalù fu seguito da altre città. Dopo il fatto di Palermo si sparsero voci d’altri commovimenti nella Sicilia, massime Messina e Catania: ma furon fole. Il colpo di Palermo farà tacere almeno per un buon pezzo la rivoluzione in Sicilia.