domenica 20 novembre 2011

Quello strano 1859(Parte 3°): I Cacciatori delle Alpi.


Bandiera dei Cacciatori delle Alpi.





Nei due capitoli precedenti è stata trattata la fase iniziale e centrale della campagna militare de 1859. Si è visto con cura e precisione tutta la serie di vicende collegate al conflitto, sia direttamente , come nel caso della prima parte in cui si trattava la fase iniziale, con la presenza Austriaca negli Stati Sardi, sia indirettamente , come nella seconda parte dove è stata narrata la situazione degli stati coinvolti(Granducato di Toscana-Ducato di Modena-Ducato di Parma-Legazioni Pontificie delle Romagne).In questo terzo  capitolo verranno narrate le vicende riguardanti Garibaldi e i suoi Cacciatori delle Alpi.  Si vedrà come era realmente composto  questo corpo di "volontari"  ,  come fu realmente la loro condotta, vedendo le forze contro cui si misurarono ,   il comportamento tenuto nei centri abitati nei quali i Cacciatori delle Alpi passarono, e ovviamente vedremo  la reazione del popolo Lombardo.

"Volontari per finta".

Sin dal 20 febbraio 1859,  era stato costituito in Cuneo, presso il monastero di Santa Chiara(confiscato alla Chiesa), un primo Deposito dei Cacciatori. Ad esso si aggiungeva, il 20 marzo, un secondo Deposito, in Sivigliano presso il Monastero di S. Monica(confiscato alla Chiesa). I Depositi erano,  delle caserme dotate di alloggiamenti ed armamenti.
La costituzione di corpi di "volontari", o corpi franchi,  era stata espressamente proibita nella convenzione militare del dicembre 1858 fra Francia e Regno di Sardegna, ma il Cavour escogitò un escamotage: nel febbraio 1859, fece inserire nelle modificazioni alla legge sulla esistente Guardia Nazionale un articolo con cui il Governo era autorizzato a formare corpi speciali con volontari inscritti sui ruoli della Guardia Nazionale. Conseguentemente, con Regio Decreto del 17 marzo veniva formato il corpo dei Cacciatori della Stura come unità della Guardia Nazionale senza dunque violare, formalmente, il trattato. Evidentemente, Napoleone III dall'alto della sua incapacità non diede importanza all'esperimento. Perciò i Cacciatori dipesero, inizialmente, dal Ministero dell'Interno, anziché dal Ministero della Guerra.
Significativamente, il Deposito di Sivigliano ed il Deposito di Cuneo erano stato messi agli ordini di tre garibaldini ( Nicola Arduino di Diano Marina, fra i fondatori della Società di Tiro Nazionale, e Medici il primo, Cosenz e Medici il secondo), anche se Garibaldi assumeva il comando formale solo il 17 marzo. Per l'occasione i primi due erano stati promossi tenente colonnello dell'Esercito Regio, ed il terzo maggiore generale (con decreto del 25 aprile 1859).

Garibaldi venne nominato Maggiore Generale dell'esercito Sardo con la condizione che assolutamente nessuno usasse la camicia rossa: l'uniforme prevedeva pantaloni azzurri e giacche grigie(non sempre). Garibaldi si fece subito ritrarre da Domenico Induno in uniforme da Generale Sabaudo: le sole concessioni al suo abituale abbigliamento furono il Poncho e (per ovvie ragioni ) i capelli lunghi che coprivano pudicamente le orecchie martoriate.Quel suo inusitato rispetto per la forma è poco dopo mitigato da alcune altre innovazioni protocollari: portava un fazzoletto rosso al collo e impiegò una sella da bovaro Argentino molto diversa da quella di ordinanza.

Alla fine della campagna l'uniforme del Generale Sardo finirà in dono a un bracciante di Caprera che dopo averla indossata per lavorare nei campi, la venderà a una signora Inglese , in caccia di souvenir Garibaldini.




I così detti volontari erano una cozzaglia formata da, pochi illusi idealisti , molti sprovveduti, e delinquenti di varia natura, moltissimi erano i disoccupati in cerca di un modo per sbarcare il lunario senza faticare troppo. Il tempo per l'addestramento era poco ma Garibaldi sosteneva (sbagliando) che bastano due settimane  per fare un buon soldato, e i risultati di quella follia si vedranno in seguito. La sua convinzione è basata sull'entusiasmo, sull'alta considerazione per il suo carisma e sulla sua proverbiale "fortuna", che era dovuta a protezioni esterne e dalla scarsa quantità e a volte qualità degli avversari incontrati. La sua concezione militare era sempre la solita della guerriglia che questa volta è arricchita e complicata dall'Ufficialità che avevano le sue truppe , teoricamente inquadrate(per la prima volta)in un esercito regolare. Garibaldi venne stipendiato ovviamente: all'inizione della campagna ricevette un acconto di Lire 1.000 che mostrò orgoglioso a Speranza von Schwartz.
Il corpo dei Cacciatori delle Alpi contava soltanto 3.500 unità(neanche una divisione intera)all'inizio della campagna, una buona parte di loro era composta da veterani della Repubblica di Roma e di quella di Venezia de 1848/1849, mentre l'esercito Franco-Piemontese contava la bellezza  di 180.000 unità(120.000 Francesi, e 60.000 Sardo-Piemontesi). I Cacciatori furono inizialmente schierati a Casale, con il grosso dell'esercito piemontese che attende fra AlessandriaValenzaCasale. Quando l'8 maggio gli austriaci avanzano da Novara verso Torino, i volontari si schierano a Chivasso(in realtà era una manovra difensiva on d'evitare lo scontro con le truppe Imperial Rege). Quando il 10 maggio l'esercico Austriaco riceve ordine di invertire la marcia  verso la Lombardia, essi lo seguono a debita distanza: entrarono a Biella il 18 Maggio aspettando però che la città fosse stata abbandonata dagli Austriaci. In quella città i Garibaldini si darono ai primi saccheggi, requisirono qualsiasi cosa, dagli alimenti semplici fino al bestiame, e i pochi oggetti di valore in possesso della povera gente del luogo. Furono molti gli atti vandalici commessi contro la piccola cittadina ad ovest del Piemonte. Ovviamente le colpe dei danni e delle requisizioni furono addossati agli Austriaci rimasti in città dieci giorni e usciti appena prima dell'arrivo dei Cacciatori delle Alpi. La stessa sorte capitò a Borgomanero , il 22 maggio, e ad Arona, dove Garibaldi  alloggiò . Di lì, nella notte fra il 22 e il 23 maggio, due compagnie passarono il Ticino a Castelletto, occupando  Sesto Calende che era sprovvista di difesa. Lì venne ristabilito il ponte galleggiante sul Ticino attraversato il quale passò tutta la brigata che invase il Lombardo-Veneto.
Le orde Garibaldine vennero descritte in modo molto poco lusinghiero dai testimoni delle loro nefandezze, essi non mancarono di sottolineare come tutto avvenisse sotto la protezione di un potente esercito straniero(quello Francese) che Garibaldi stesso aveva combattuto dieci anni prima.
La gente che incrociò l'itinerario Garibaldino,  accolse l'esercito invasore  in malo modo, e dimostrò molta ostilità nei loro confronti: molti Lombardi avevano servito o servivano nell'esercito  Imperial Regio con fedeltà ; in ogni villaggio in cui i Garibaldini passano compiono saccheggi, violenze , e requisizioni forzate, e ovviamente non sono ben accolti dal popolo che cerca in tutti i modi di ostacolarne la marcia, passando anche informazioni  sui loro movimenti all'esercito Austriaco. Cattaneo sottolineò a questo proposito la differenza fra il favore e la (relativa) benevolenza con la quale Garibaldi e i suoi furono accolti nel 1848(quando rappresentava un movimento di liberazione autonomistica)e il sospetto e la freddezza con cui furono invece accolti nel 1859 , cioè come quello che in realtà erano, soldati di uno Stato straniero che voleva solo imporre un Re diverso.
Scriveva Cattaneo:

"Qual differenza tra Milano che nel 1848 , senza guardarsi intorno, affronta un grande esercito e Milano che nel 1859 sta immobile al fragore della vicina battaglia, in quei supremi istanti quando un atomo può far traboccare la bilancia! Qual differenza tra Como che nel 1848 assedia e uccide  o disarma duemila Austriaci:e Como che nel 1859 riceve Garibaldi vittorioso a porte serrate e in silenzio sepolcrale!" .


In più la gente si ricordava benissimo delle ribalderie subite undici anni prima e fece facili confronti fra la disordinata arroganza dei Garibaldini e la rispettosa disciplina degli  Imperial Regi.
Occupata Varese, venne affrontato il 26 maggio un piccolo contingente Austriaco nelle vicinanze dell'abitato, si trattò in realtà di una insignificante avanguardia mandata dal Generale Urban che fu facilmente respinta per la grossa disparità di uomini e mezzi. Alla fine dello scontro l'Urban tra i suoi uomini le perdite furono di 22 morti, 62 feriti ed un prigioniero, contro i circa 85 "volontari" Garibaldini, fra morti feriti e dispersi, fra i quali il pavese Ernesto Cairoli, il primo dei quattro fratelli Cairoli a perire in combattimento. Anche Varese venne saccheggiata e i cittadini non patirono poche angherie dagli invasori Garibaldini. Il 27 maggio i volontari prendevano la via di Como, allora la città più importante della Lombardia settentrionale . Due erano le strade a disposizione: quella meridionale, attraverso Malnate, Solbiate ed Olgiate entrava in Como da sud; quella settentrionale (ora chiamata “garibaldina”) da Malnate deviava a nord per Uggiate e attraverso Cavallasca accedeva in Como dalle colline che chiudono la città da ovest, per una stretta chiusa a nord dal confine svizzero.l'Urban aveva posizionato poche  forze a San Fermo, a nord, concentrando il grosso degli uomini presso Civello a sud, con avamposti sul fiume Lura, sei chilometri più ad ovest dalla parte di Varese, e le riserve al centro dalle parti di Montano Lucino. Oltre alla brigata Rupprecht,  l'Urban poteva schierare la Brigata Agustin, giunta, nel frattempo, di rinforzo.
Garibaldi prese ad avanzare da Varese, attraverso Malnate e Binago sino ad Olgiate, venuto a sapere della disposizione dell'avversario desistette dal voler passare a sud, e da lì girò a nord verso San Fermo attraverso Parè e Cavallasca.
Giunto a Cavallasca Garibaldi vi pose il proprio quartier generale. Da Cavallasca Garibaldi decise di dare l'assalto alle posizioni austriache a San Fermo, riportando una facile quanto scontata  vittoria, calcolando che le forze presenti nell'abitato erano ristrette a poche decine di Gendarmi.Durante la notte Garibaldi e i suoi entrarono nella città con la paura di un attacco Austriaco , così decise di ritirarsi verso Laveno , dove il 31 Maggio viene respinto  dagli Austriaci. Si ritirò avvilito e demoralizzato a Varese: a Malnate la strada era ormai interrotta dagli Imperial Regi , e Garibaldi insieme ai suoi rischiarono di rimanere intrappolati.E' in quella situazione scabrosa che il 1° Giugno a Sant'Andrea incontra una strana delegazione composta da un presunto prete e dalla allora giovanissima Contessina Giuseppina Raimondi figlia di un cospiratore settario Marchese Giorgio Raimondi di Fino Monasco, appartenente alla Giovine Italia del 1834, fuggito in Svizzera nel 1848 e ritornato una volta che i disordini cominciarono.Garibaldi in un momento critico praticamente abbandonò i suoi uomini preso com'era da una ragazza di 18 anni(lui ne aveva 52, 34 anni in meno!), la giovanissima e molto furba Contessina disse all'ormai infatuato Generale che ella risiedeva a Como, lasciato il corpo dei  Cacciatori delle Alpi nelle mani del suo vice Gabriele Camozzi , lui e la giovane Aristocratica seguiti da un ristretto corpo di scorta passando per strade secondarie per evitare pattuglie Austriache arrivano a Como seguiti per inerzia e disperazione dal resto dei soldati.Per quattro giorni Garibaldi  aveva lasciato la truppa praticamente allo sbando dimenticandosi  della guerra, ma fu solo per un caso che non venne spazzato via dall'esercito comandato dal Generale Urban che si stava preparando all'attacco decisivo che però fu bloccato dalla nefasta notizia della battaglia di Magenta del 4 Giugno, e così Urban fu costretto a ripiegare ond'evitare di rimanere tagliato fuori. L'8 Giugno i Cacciatori delle Alpi arrivarono a Bergamo dove si diedero al solito saccheggio sfrenato, nel più completo disordine dove addirittura qualcuno riuscì a rubare la pistola Inglese di Garibaldi che il 9 Giugno venne convocato a Milano ormai occupata dal'8 dall'esercito alleato.Il 12 Giugno i Cacciatori delle Alpi entrarono in Brescia, anch'essa venne sottoposta al solito saccheggio, Denis Mack Smith scrisse approposito:" via via che la vittoria si profilava , nuove reclute affluivano e ognuna di esse si credeva in diritto di requisire viveri ,alloggi, vestiti, cavalli senza neanche rilasciare ricevute o rilasciandone di false".Scriveva ancora Mack Smith :"la disciplina era cattiva; persistevano nel portare troppo bagaglio personale ; troppa gente abbandonava le file col pretesto di accompagnare i feriti.Una volta (Garibaldi)li dovette perfino sgridare per saccheggio e vandalismo.E' chiaro che i Cacciatori non erano un corpo di combattenti ideale".Sono dei dolci eufemismi per descrivere una raccogliticcia banda di sprovveduti e delinquenti che ad un certo punto fu fermata dall'esercito Sardo-Piemontese che si presentò disposto ad usare la mano pesante con gli scomodi volontari.
Le fila dei Cacciatori delle Alpi si ingrossarono grazie all'afflusso di ogni sorta di delinquente o sfaccendato arrivando a contare 12.000 unità.Garibaldi li fece muovere verso Lonato, ma il 15 Giugno a Castenedolo , le sue truppe subirono una disfatta contro un reparto Austriaco numeroso e agguerrito, così i Cacciatori delle Alpi ripiegarono su Salò,  dove giunsero il 18 Giugno. Garibaldi e i suoi Cacciatori  si trovarono nuovamente in una situazione critica e, per evitare di essere fatti a pezzi da un imminente contrattacco Austriaco, il comando alleato li ordinò di dirigersi in  Valtellina , via Lecco, per difendere la Lombardia da un improbabile attacco Austriaco dallo Stelvio.La nuova spedizione non comportò molti rischi e i Cacciatori dovettero affrontare solo piccole guarnigioni di guardie locali:Poterono perciò dedicarsi ai soliti passatempi, e privi di ogni prospettiva di bottino cominciarono a disertare.Garibaldi fu costretto ad emanare un proclama che minacciava la pena di morte per chi disertava, ma non ebbe nessun effetto sul fenomeno. Il 17 Luglio venne affidato in fine a Garibaldi di comandare i Cacciatori in una inconsistente difesa delle vallate  Alpine . Con l'armistizio di Villafranca del 12 Giugno 1859 , e la fine del conflitto , arrivò quasi subito come effetto immediato l'ordine di sciogliere ciò che rimaneva del corpo dei  Cacciatori delle Alpi . Si legge nei resoconti dell'epoca:" I volontari non volevano sapere di congedo. Si sparpaggliarono in piccole bande armate e bussarono a quattrini a tutte le porte , pubbliche e private, qualche volta con le buone qualche volta con le cattive".
Il 23 Luglio 1859 Garibaldi congedò definitivamente il corpo dei Cacciatori delle Alpi(quelli rimasti), una piccola parte di loro fu inserita permanentemente nell'eserciti regolare, ma la maggior parte di essi abbandonò l'esercito definitivamente tornando a fare o il disoccupato o il delinquente di vario genere(gli studenti e gli illusi erano già andati via).

Carta d'assieme delle operazioni militari dei Cacciatori delle Alpi(1859).

Si è potuto constatare che i Cacciatori delle Alpi non erano quell'alta rappresentazione di disciplina, senso dell'onore, e amore patriottico che ci hanno sempre propinato, ma erano in realtà una banda di veri e propri delinquenti, i quali affrontarono sparute ed inconsistenti truppe di ricognizione , e le gendarmerie locali. Essi , più che altro,  furono solo un tentativo diversivo , una "pubblicità" che facesse credere all'opignone pubblica la storia dei valorosi volontari che andavano a combattere L'"Austriaco invasore".  La guerra vera si faceva più a Sud.Sono state raccontate tante leggende sulle vicende dei Cacciatori delle Alpi nella campagna del 1859, ma in realtà, e come spesso accade , le cose dette dalla propaganda Nazionalistica rappresentano un ennesima montagna di menzogne e storielle inventate.

(Fine 3° Parte).

Fonti:

Archivio di Stato di Torino.

Documenti e resoconti della campagna militare del 1859 del Generale Urban.

L'IPERITALIANO :eroe o cialtrone?(Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi)Gilberto Oneto.


Scritto da:

Il Principe dei Reazionari.