mercoledì 30 maggio 2012

LE SOCIETA SEGRETE ALL'OPERA: Gli ultimi preparativi.(Estratto da "Il probblema dell'ora presente" Vol. I di Mons. Delasuss )

I brani che verranno presentati in questa serie di pubblicazioni, frutto del genio Contro-Rivoluzionario di Mons. Delasuss  espresso nel suo celebre scritto "Il probblema dell'ora presente", descriveranno minuziosamente ciò che successe durante le fasi cruciali dell'opera Rivoluzionaria che diede inizio alla seconda Rivoluzione , quella Politica.  Consiglio perciò un'attenta lettura del testo.

Attenzione:

Alcuni degli scritti esposti è già comparso in questo sito. La loro ripubblicazione è avvenuta in maniera restaurata e arricchita.
I due Tomi componenti il lavoro di Mons. Delasuss( "Il probblema dell'ora presente") sono scaricabili anche attraverso questo sito.


 

Dal convento di Wilhelmsbad hanno principio i progressi della setta bavarese la quale dovea dare
l'impulso definitivo alla Rivoluzione.
"Dopo i lavori storici di questi ultimi anni, dice Monsignor Freppel, (1) non è più permesso
d'ignorare la perfetta identità delle formole del 1789 ed i piani elaborati nella setta degli Illuminati,
di cui Weishaupt e Knigge erano i promotori, e particolarmente nel congresso generale delle loggie
massoniche tenuto a Wilhelmsbad nel 1781. D'altronde, non si potrebbe obliare, con quale premura
accorsero a Parigi, per prendere parte attiva a tutti gli avvenimenti, lo svizzero Pache, l'inglese
Payne, il prussiano Clootz, lo spagnolo Guzman, l'Abarat svizzero di Neufchâtel, l'americano
Fournier, l'austriaco Prey, i belgi Proly e Dubuisson, un principe d'Assia, Polacchi, Italiani,
Olandesi e disertori di tutti i paesi dei quali la Rivoluzione accettò i servigi e fece la fortuna".
I deputati delle loggie, dopo aver ricevuto il battesimo dell'Illuminismo, fanno ritorno nei loro paesi
ed agitano dappertutto la frammassoneria nel senso che è stato loro indicato: in Austria, in Francia,
in Italia, nel Belgio, in Olanda, in Inghilterra, in Polonia. "Il contagio è sì rapido che ben presto
l'universo sarà pieno d'Illuminati". Il loro centro è ormai a Francoforte, almeno in quanto ad
organizzare l'azione rivoluzionaria. Vedremo quello che vi fu deciso contro la dinastia dei Capeti,
apice dell'ordine sociale europeo. Knigge vi stabilì la sua sede. Di là, stende dall'Oriente
all'Occidente, e dal Nord al Mezzodì le sue cospirazioni, inizia i suoi misteri e recluta quella
moltitudine di teste e di braccia di cui la setta abbisogna per le rivoluzioni che va meditando.
"Sulla Francia - dice Barruel - la setta ha dei disegni più profondi". Nel piano di Weishaupt e di
Knigge, i Francesi doveano essere i primi ad agire, ma gli ultimi ad essere istruiti. Si faceva calcolo
sul loro carattere". Si era sicuri che la loro attività non avrebbe aspettato a manifestarsi che fosse
venuta l'ora in cui tutta l'Europa sarebbe in rivoluzione per abbattere in casa propria gli altari e il
trono".

Johann Adam Weishaupt (Ingolstadt, 6 febbraio 1748Gotha, 18 novembre 1830)  il fondatore dell'Ordine degli Illuminati.


Tuttavia vi erano degli adepti fin dal 1782, i deputati delle loggie che erano stati ammessi al
segreto, al tempo dell'assemblea di Wilhelmsbad. I due più conosciuti, e che doveano avere la parte
più funesta erano Dietrich, sindaco di Strasburgo, e Mirabeau.
Questi, incaricato d'una missione in Prussia dai ministri di Luigi XVI, si legò intimamente con
Weishaupt e si fece iniziare a Brunswick alla setta degli Illuminati, quantunque appartenesse da
lungo tempo ad altre società segrete. Ritornato in Francia, egli illuminò Talleyrand ed altri colleghi
della loggia Les Amis réunis.(2) Egli introdusse eziandio i nuovi misteri nella loggia chiamata dei
Philalèthes. I capi della congiura si occupavano allora principalmente della Germania. Mirabeau
affermò loro che in Francia il terreno era mirabilmente preparato da Voltaire e dagli Enciclopedisti
e che potevano mettersi all'opera con tutta sicurezza. Essi dunque diedero il mandato a Bode,
consigliere intimo, a Weimar, soprannominato Aurelius, ed a quell'altro allievo di Knigge, chiamato
Bayard nella setta, e che nel suo vero nome era il barone di Busche, annoverese al servizio
dell'Olanda.

Honoré Gabriel Riqueti conte di Mirabeau (Bignon-Mirabeau, 9 marzo 1749Parigi, 2 aprile 1791)


Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, detto anche semplicemente Talleyrand (Parigi, 2 febbraio 1754Parigi, 17 maggio 1838), appartenente alla loggia Les Amis réunis




Le circostanze infatti non potevano essere più favorevoli per la loro propaganda. Come dice
Barruel, "i discepoli di Voltaire e di Gian Giacomo aveano preparato nelle loggie il regno di quella
libertá e di quella eguaglianza che divenivano per mezzo di Weishaupt il regno dell'empietà e
dell'anarchia più assoluta".
"L'eguaglianza e la libertà - questi diceva - sono i diritti essenziali che l'uomo, nella sua perfezione
originale e primitiva, riceve dalla natura; il primo colpo a questa eguaglianza fu portato dalla
proprietà; il primo colpo alla libertà fu portato dalle società politiche o dai Governi; i soli appoggi
della proprietà e dei Governi sono le leggi religiose e civili: dunque, per ristabilire l'uomo ne' suoi
diritti primitivi di eguaglianza e di libertà, è mestieri cominciare dal distruggere ogni religione, ogni
società civile per finire coll'abolizione d'ogni proprietà".(3)
"Questa grand'opera sarà quella delle società segrete; a queste società la nazione confida i suoi
archivi; e per mezzo di esse l'uomo deve essere ristabilito ne' suoi diritti di libertà e
d'eguaglianza".(4)
Alla venuta di questi due missionari, il Grand'Oriente era come oggidì il gran Parlamento
massonico di tutte le loggie del regno che vi mandavano i loro deputati. Il quadro della sua
corrispondenza ci mostra, nell'anno 1787, non meno di 282 città che aveano, ciascuna, delle loggie
regolari sotto gli ordini di questo Grande Maestro. Soltanto in Parigi, se ne contavano fin d'allora
81: ve ne erano 16 a Lione, 7 a Bordeaux, 5 a Nantes, 6 a Marsiglia, 10 a Montpellier, 10 a Tolosa,
e quasi in ogni città un numero proporzionato alla popolazione.
Le loggie della Savoia, della Svizzera, del Belgio, della Prussia, della Russia, della Spagna,
ricevevano dal medesimo centro le istruzioni necessarie alla loro cooperazione. In questo medesimo
anno 1787, si contavano, dice Deschamps, secondo fonti storiche molto sicure, 703 loggie in
Francia, 623 in Germania, 525 in Inghilterra, 284 in Scozia, 227 in Irlanda, 192 in Danimarca, 79 in
Olanda, 72 in Svizzera, 69 in Svezia, 145 in Russia, 9 in Turchia, 85 nell'America del Nord, 120 nei
possedimenti d'oltre mare degli Stati europei.

Louis Jean Joseph Charles Blanc, Luigi Blanc   (Madrid, 29 ottobre 1811Cannes, 6 dicembre 1882)



La parola di Luigi Blanc non è che troppo vera: "Alla vigilia della Rivoluzione francese, la
framassoneria avea preso uno sviluppo immenso; sparsa in tutta l'Europa, essa presentava
dappertutto l'imagine d'una società fondata su principii contrari ai principii della società civile".(5)
Sotto il Grand'Oriente, la Loge des Amis réunis era incaricata della corrispondenza estera. Il suo
Venerabile era Savalette de Lange, custode del tesoro reale, onorato per conseguenza di tutta la
confidenza del sovrano, il che non gl'impediva punto d'essere l'uomo di tutte le loggie, di tutti i
misteri e di tutte le congiure. Egli avea fatto della sua loggia il luogo di piacere dell'aristocrazia.
Mentre i concerti e le danze trattenevano i F... e le S... di alto lignaggio, egli si ritirava in un
santuario in cui non si era ammessi se non dopo aver giurato odio ad ogni culto e ad ogni re. Là
erano gli archivi della corrispondenza segreta, là si tenevano i consigli misteriosi.
"V'erano - dice Barruel - degli antri meno conosciuti e più formidabili ancora. Vi si evocavano gli
spiriti e si interrogavano i morti, o, come nella loggia d'Ermenonville, si abbandonavano alla più
orribile dissolutezza dei costumi".


Affinchè la massoneria passasse dalla propaganda dottrinale e dall'influenza morale all'azione
politica, era necessario un lavoro d'organizzazione e di concentrazione di tutte le obbedienze. Lo si
fece, e il duca di Chartres, più tardi Filippo-Egalité, ne era il perno. Questo principe era del tutto
indicato per essere il capo dei congiurati e servir loro d'egida. "Era mestieri fosse potente - dice
Barruel - per appoggiare tutti i misfatti ch'essi doveano commettere; era mestieri fosse atroce,
affinché non si spaventasse del numero delle vittime che doveano trar seco tutti questi misfatti; era
mestieri non avesse il genio di Cromwell, ma bensì tutti i suoi vizi. Egli voleva regnare; ma, simile
al demonio, che vuole almeno delle rovine se non può esser esaltato, Filippo avea giurato di
assidersi sul trono, dovesse pure trovarsi schiacciato dalla sua caduta". Luigi XVI era stato
avvertito, egli rimase in una sicurezza di cui non riconobbe l'illusione che al suo ritorno da Varennes. "Perché non ho io creduto undici anni fa! Tutto quello che oggi io veggo, erami stato
annunziato".(6)


Luigi Filippo II di Borbone-Orléans
Luigi Filippo II di Borbone-Orléans, detto anche Philippe Égalité (Saint-Cloud, 13 aprile 1747Parigi, 6 novembre 1793), con le insegne del Grand Orient de France.


Luigi XVI di Francia
Luigi XVI di Borbone-Francia (Versailles, 23 agosto 1754Parigi, 21 gennaio 1793), re di Francia dal 1774 al 1793



Filippo era già Grande Maestro del corpo scozzese, il più considerevole del tempo, quando, nel
1772, unì a questa dignità di Grande Maestro quella del Grand'Oriente. 1 suoi congiurati gli
condussero allora la Madre-Loggia inglese di Francia. Due anni dopo il Grand'Oriente si affigliò
regolarmente le loggie di adozione e le fece in tal modo passare sotto la medesima direzione. L'anno
seguente, il Grande Capitolo generale di Francia si univa pure al Grand'Oriente. Infine, nel 1781, si
conchiuse una convenzione solenne tra il Grand'Oriente e la Madre loggia di rito scozzese.
Fatta così la concentrazione, stavano preparandosi all'azione. In seguito all'adunanza di
Wilhelmsbad, Knigge avea fondato a Francoforte il gruppo degli Eclettici. Questo gruppo non
contava ancora quattro anni di esistenza, e già era abbastanza numeroso e abbastanza diffuso al di
fuori per convocare un'assemblea generale nella Grande Loggia Eclettica. Là fu deciso l'assassinio
di Luigi XVI e del re di Svezia. Il fatto è ormai incontestabile: le testimonianze abbondano. In
primo luogo quella di Mirabeau il quale, all'apertura dagli Stati Generali, disse additando il re:
"Ecco la vittima"; poi quella del conte di Haugwitz, ministro di Prussia, al congresso di Verona,
dove accompagnò il suo sovrano, nel 1822. Vi lesse una memoria che avrebbe potuto intitolare "la
mia confessione". Egli disse che non solamente era stato framassone, ma che era stato incaricato
della direzione superiore delle riunioni massoniche d'una parte della Prussia, della Polonia e della
Russia. "Acquistai allora - egli disse - la ferma convinzione che il dramma cominciato nel 1788 e
1789, la Rivoluzione francese, il regicidio con tutti i suoi orrori, non solo erano stati decisi allora,
ma che erano eziandio il risultato delle associazioni e dei giuramenti. Quelli che conoscono il mio
cuore e la mia intelligenza giudichino l'impressione che queste scoperte produssero in me".

 Conte di Haugwitz, ministro di Prussia


Nel 1875, il 7 aprile, il cardinal Mathieu, arcivescovo di Besançon, scrisse ad uno de' suoi amici una
lettera che fu comunicata a Léon Pagès e da lui pubblicata. Vi si legge: "Vi fu a Francoforte nel
1784, un'assemblea di framassoni alla quale furono chiamati due uomini ragguardevoli di Besançon
de Raymond, ispettore delle poste, e Marie de Bouleguey, presidente del Parlamento. In questa
riunione venne deciso l'assassinio del re di Svezia e di Luigi XVI... L'ultimo superstite (dei due) lo
disse a Bourgon (Presidente onorario di camera alla Corte) che ha lasciato fra noi grande
riputazione di probità, di rettitudine e di fermezza. Io l'ho molto conosciuto e per lungo tempo;
poichè sono a Besançon da quarantadue anni ed egli è morto di fresco. Egli narrò molte volte il fatto
a me e ad altri".


Gustavo III
Gustavo III di Svezia (Stoccolma, 24 gennaio 1746Stoccolma, 29 marzo 1792)  re di Svezia dal 1771  fino al suo assassinio avvenuto nel Marzo del  1792.


Mons. Besson, allora vicario generale del cardinale Mathieu e poi vescovo di Nimes, completò la
rivelazione in questi termini: "Io posso confermare la lettera del cardinale con dei particolari che
non sono privi d'interesse e che mi furono molte volte narrati a Besançon, non solo dal presidente
Bourgon, ma da Weiss, bibliotecario della città, membro dell'Istituto e principale autore della
Biografia universale, pubblicata sotto il nome di Michaud. Bourgon e Weiss erano uomini dabbene
in tutta la forza della parola ... Il signor de Raymond visse fino al 1839. Fu lui che rivelò loro il
segreto delle loggie circa la condanna di Luigi XVI, in un'età in cui altro non si deve al mondo che
la verità. Weiss e il presidente Bourgon citavano ancora intorno a questo argomento le confessioni
del barone Jean Debry, prefetto di Doubs. Framassone, convenzionale e regicida, questo
personaggio, che gli avvenimenti aveano illuminato, tenne a Besançon una condotta onorevole, nei
dodici anni che trascorsero dal 1801 al 1814".
Ma ecco ciò che finirà di convincere. Nei primi giorni di marzo 1898, il R. P. Abel, gesuita di gran
fama in Austria, in una delle sue conferenze per uomini tenute a Vienna nell'occasione della
Quaresima, disse: "Nel 1784, ebbe luogo a Francoforte una riunione straordinaria della grande
Loggia Eclettica. Uno dei membri mise ai voti la condanna a morte di Luigi XVI, re di Francia, e di Gustavo, re di Svezia. Quest'uomo si chiamava Abel. Era mio avolo". Un giornale ebreo, La
nouvelle Presse libre, avendo rimproverato l'oratore di avere con questa rivelazione disonorata la
sua famiglia, il P. Abel disse nella conferenza successiva: "Mio padre, morendo, mi ha imposto,
come sua ultima volontà, di adoperarmi a riparare il male che egli e i nostri parenti aveano fatto. Se
non avessi dovuto eseguire questa prescrizione del testamento di mio padre, in data del 31 luglio
1870, io non parlerei come faccio".(7)
Decisa la morte del re, bisognava trovare i mezzi di compierla e, all'uopo, trovare un'assembla
composta d'uomini capaci di commettere tale misfatto.
Agostino Cochin e Carlo Charpentier, in uno studio pubblicato il 10 e il 16 novembre 1904
nell'Action française, dimostrano come la campagna elettorale del 1789 è stata condotta in
Borgogna. Da questo studio e da più altri simili essi giunsero a questa conclusione, verificata da
tutte le loro ricerche, che nello stato di dissoluzione in cui erano caduti tutti gli antichi corpi
indipendenti, provincie, ordini o corporazioni, è stato facile ad un partito organizzato d'impadronirsi
dell'opinione e di dirigerla senz'essere debitore nè al numero de' suoi affigliati, nè al talento de' suoi
capi. Questa organizzazione essi la dimostrano esistente ed operante con documenti d'archivi.
Studiandoli dappresso, rilevandone i nomi e le date, essi pervengono a "foggiare" i massoni, a
trovare le loro traccie in una serie di pratiche le quali, prese separatamente, non hanno nulla di
sorprendente, ma, guardate nel loro insieme, rivelano un sistema ingegnoso e un senso misterioso.
Quando si paragonano i risultati di questo lavorio in due provincie differenti e lontane,
l'impressione diventa sorprendente.
Di mano in mano che s'avvicina l'apertura degli Stati Generali, le società segrete raddoppiano la
loro attività.

Auguste Couder: Versailles, 5 maggio 1789, apertura degli Stati Generali


"Delatori, che non si poteano mai sorprendere - dice Luigi Blanc - facevano circolare da un luogo
all'altro, come per un filo elettrico, i segreti rubati alle corti, ai collegi, alle cancellerie, ai tribunali,
ai concistori. Si vedevano soggiornare nelle città certi viaggiatori sconosciuti, la presenza dei quali,
lo scopo, la condizione erano altrettanti problemi". Egli mostra il Cagliostro che fa la parte di
commesso viaggiatore della framassoneria in Francia e in Italia, in Polonia ed in Russia.
Nel 1787, si produsse un nuovo cangiamento nella massoneria francese, un nuovo grado fu
introdotto nelle loggie. I F... di Parigi si affrettano a comunicarlo ai F... di provincia. "Io ho sotto gli
occhi - dice Barruel - la memoria d'un F... che ricevette il codice di questo nuovo grado in una
loggia distante da Parigi più di ottanta leghe" (8).

Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo, noto con il nome di Alessandro, Conte di Cagliostro o più semplicemente Cagliostro (Palermo, 2 giugno 1743San Leo, 26 agosto 1795)


Le risoluzioni prese dal Grand'Oriente volavano per tutte le provincie all'indirizzo dei Venerabili di
ogni loggia. Le istruzioni erano accompagnate da una lettera concepita in questi termini:
"Appena avrete ricevuto il mio plico qui unito, ne accuserete la ricevuta. Vi aggiungerete il
giuramento di eseguire fedelmente e puntualmente tutti gli ordini che vi arriveranno sotto la stessa
forma, senza mettervi in pena per sapere da quali mani essi partono nè come vi pervengono. Se
rifiutate questo giuramento, o se vi mancate, sarete riguardato come se aveste violato quelle che
avete fatto nella vostra entrata nell'ordine dei F... Ricordatevi dell'Acqua tofana; ricordatevi dei
pugnali che aspettano i traditori".(9)
Il club regolatore poteva fare assegnamento almeno su cinquecentomila framassoni, pieni d'ardore
per la Rivoluzione, sparsi in tutte le parti della Francia, tutti pronti a sollevarsi al primo segnale d'insurrezione e capaci di trascinare con loro, per la violenza d'un primo impulso, la maggior parte
del popolo.
Si vide allora quello che veggiamo riprodursi al presente: la framassoneria avea bisogno per
l'esecuzione de' suoi disegni d'un numero straordinario di braccia; e perciò essa che non ammetteva
fin là nel suo focolare che uomini i quali avessero una certa posizione, vi chiamò allora la feccia del
popolo. Fin nei villaggi, i contadini vi accorrono per udirsi parlare di eguaglianza e di libertà e per
scaldarsi la testa sui diritti dell'uomo. Per siffatta gente, le parole libertà ed eguaglianza non aveano
bisogno per essere intese delle iniziazioni delle retro-loggie, ed era facile ai mestatori d'imprimer
loro con queste sole parole tutti i movimenti rivoluzionari che si voleano produrre.
Nel medesimo tempo, il duca d'Orléans chiamò alle loggie e fece entrare nella setta le Guardie
francesi.
Non si fa niente senza denaro e i rivoluzionari meno di ogni altro.
Il comitato direttivo, presieduto da Siéyès, e che comprendeva tra gli altri Condorcet, Barnave,
Mirabeau, Pétion, Robespierre, Grégoire, non trascurava di raccogliere e di accumulare dei fondi
per la grande impresa.

Maximilien de Robespierre
Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre  (Arras, 6 maggio 1758Parigi, 28 luglio 1794)


Mirabeau, nel suo libro La Monarchie prussienne,(10) pubblicato prima degli avvenimenti dei quali
fu egli stesso uno dei grandi attori, ne parla così: "La massoneria in generale, e soprattutto il ramo
dei Templari, produceva annualmente delle somme immense mediante le tasse dì ammissione e le
contribuzioni d'ogni genere: una parte era impiegata nelle spese d'ordine, ma una parte
considerevolissima entrava in una cassa generale di cui nessuno, eccetto i principali tra i Fratelli,
sapeva l'impiego".
Il medesimo ragguaglio ci viene fornito dalle carte segrete trovate presso il cardinale de Bernis.
Deschamps cita uno di questi documenti che appartenevano al circolo di propaganda annesso al
comitato direttivo dei Filaleti che avea per missione non solo di cooperare alla Rivoluzione in
Francia, ma di adoperarsi ad introdurla presso gli altri popoli dell'Europa. Si scorge che, il 23 marzo
1790, eravi in cassa la somma di un milione e cinquecentomila franchi, quattrocentomila dei quali li
avea forniti il duca d'Orléans; il soprappiù era stato offerto da altri membri il giorno della loro
iniziazione. La cassa generale della framassoneria contava nel 1790 venti milioni di lire, denari
contanti; secondo il resoconto doveano trovarsi dieci milioni dì più prima della fine del 1791.
Allorchè il Cagliostro venne arrestato a Roma dalla polizia pontificia nel settembre 1789, confessò
che la massoneria avea una grande quantità di denaro sparso nelle banche d'Amsterdam, di
Rotterdam, di Londra, di Genova, di Venezia, ch'egli, Cagliostro, avea ricevuto seicento luigi
contanti, alla vigilia della sua partenza per Francoforte.(11)
Essendo tutto così preparato, il giorno dell'insurrezione è fissato ai 14 di luglio 1789. 1 framassoni,
ritornati ai dì nostri al potere, sanno bene perché hanno scelto il 14 luglio a preferenza d'altre date
per la festa nazionale. Parigi è irto di baionette e di picche. La Bastiglia cade.(12) I corrieri che ne
portano la nuova alle provincie ritornano dicendo che dappertutto han visto i villaggi e le città in
rivolta. Le barriere in Parigi sono bruciate, in provincia i castelli sono incendiati, ecc. Il terribile
giuoco delle lanterne è cominciato; le teste sono portate sopra delle picche; il monarca è assediato
nel suo palazzo, le sue guardie sono immolate; egli stesso è ricondotto a guisa di prigioniero nella
sua capitale.




Allora incomincia il regno del Terrore organizzato per lasciare alla setta tutta la libertà di eseguire i
suoi sinistri progetti.
Ecco come fu inaugurato.
Verso la fine del mese di luglio 1789, sui diversi punti della Francia, dice Frantz Funck-
Brentano,(13) dall'Est all'Ovest, e dal Nord a Mezzodì, si diffuse improvvisamente uno strano
terrore, terror pazzo. Gli abitanti dei campi si rifugiavano nelle città le cui porte veniano poi chiuse
in gran fretta. Gli uomini si riunivano armati sui baluardi; erano, si gridava, i briganti. In certi
luoghi, giungeva un messaggero, cogli occhi stralunati, coperto di polvere, sopra un cavallo bianco
di schiuma. I briganti erano laggiù sulla collina posti in agguato nel bosco. In due ore sarebbero in
città. (Frantz Funck-Brentano descrive qui ciò che avvenne particolarmente in Alvernia, nel
Delfinato, in Guienna, ecc.). Il ricordo di quest'allarme rimarrà vivo tra le generazioni che ne furono
testimoni. "La grande paura" fu la denominazione che le si diede nel centro della Francia. Nel
mezzodì si chiamò "il grande spauracchio", "la grande paura", "l'anno della paura". Altrove si
chiamò la "giornata dei briganti" o "il giovedì pazzo", "il venerdì pazzo", secondo il giorno in cui si
produsse il panico. In Vandea il ricordo dell'avvenimento restò sotto questo nome: "i disordini della
Maddalena". Infatti il panico si produsse nella festa della Maddalena il 22 luglio.
Sotto qual soffio questo spavento, preludio del regime del Terrore, si diffuse così tutto ad un tratto
in tutta la Francia?
Come spiegarlo se non per l'azione concertata da una setta sparsa su tutti i punti del regno, a fine di
rendere possibili i delitti che si meditavano?(14)
Per compirli, era necessario il concerto delle teste e delle braccia. Per dirigere le une e le altre,
Mirabeau chiama i suoi F... congiurati nella chiesa dei religiosi conosciuti sotto il nome di
Giacobini; e ben presto l'Europa intera non conosce i capi e gli attori della Rivoluzione che sotto il
nome di Giacobini. Egli attribuisce a sè solo tutto ciò che comprende di più violento, la congiura
contro Dio e contro il suo Cristo, contro i re e contro la società.

Giacobini intorno all'albero della libertà

Non abbiamo il cómpito di farne la narrazione, e nemmeno il quadro; lo scopo di questi articoli è
unicamente di rispondere al voto così formulato da Luigi Blanc nella sua Storia della Rivoluzione.
"Importa d'introdurre il lettore nella mina che scavarono allora, sotto i troni e sotto gli altari, i
rivoluzionari, strumenti profondi ed attivi degli Enciclopedisti".
In quest'antro troviamo tutti i personaggi che hanno avuto la parte più attiva allo sconvolgimento
politico, sociale e religioso della fine del XVIII secolo: Filippo-Egalité, Mirabeau, Dumouriez, La
Fayette, Custine, i fratelli Lameth, Dubois-Crancé, Roederer, Lepelletier de Saint-Fargeau
appartengono alla loggia del Candore; Babeuf, Hébert, Lebon, Marat, Saint-Just a quella degli Amis
réunis ; Bailly, Barrère, Guillotin, Danton, Gorat, Lacépède, Brissot, Camille Desmoulins, Pétion,
Hébert, Collot-d'Herbois, Dom Gesle sono usciti dalla loggia delle Neuf soeurs a cui aveano
appartenuto Voltaire, d'Alembert, Diderot ed Helvétius. Siéyès faceva parte di quella dei Vingtdeux,
Robespierre era Rosa-Croce del Capitolo d'Arras.
È Mirabeau che, il 6 maggio 1789, addita Luigi XVI, dicendo: "Ecco la vittima!".
È Siéyès che, il 16 giugno, proclama che non può esistere alcun veto contro l'assemblea che
rigenera la Francia.
È Guillotin che, il 21 giugno 1792, trascina i deputati nella sala del Giuoco della Palla, ed è
quell'altro massone Bailly che improvvisa il giuramento della rivolta.
È Camillo Desmoulins che, il 14 luglio, nel giardino del Palais-Royal, getta nella folla il grido:
"Alle armi !" segnale del primo assassinio e del saccheggio.
È La Fayette che, il 21 giugno 1791, spedisce a Varennes quell'altro massone Pétion per catturare il
re fuggitivo e che si fa egli stesso carceriere delle Tuileries.
Il medesimo Pétion, sindaco di Parigi, abbandona, il 20 giugno 1792, la famiglia reale agli oltraggi
delle orde avvinazzate dei sobborghi.
E Roederer che, il 10 agosto, dopo un nuovo assalto alle Tuileries, abbandona la famiglia reale alla
Convenzione.
È Danton che organizza il massacro di settembre, mentre Marat fa scavare un pozzo in via della
Tombe-Issoire, per sotterrare nelle catacombe di Parigi i cadaveri degli scannati.
È Garat, framassone come tutti gli altri, che, alla vigilia del 21 gennaio, annunzia al re martire la
sentenza di morte senza dilazione.
Dopo il regicidio, Robespierre diviene il padrone del patibolo.

Il Regicidio di Luigi XVI di Borbone-Francia il 21 Gennaio 1793.


Il progetto della framassoneria giacobina, non si limitava a rendere giacobina la Francia, ma l'intero
universo: perciò abbiamo visto l'Illuminismo portato simultaneamente in tutti i paesi.
La loggia stabilita nella via Coq-Héron, presieduta dal duca di La Rochefoucauld, era divenuta in
modo speciale quella dei grandi massoni e si occupava della propaganda europea; là si tenevano i
più grandi consigli. Quegli che meglio conobbe questo stabilimento è Girtaner. Nelle sue Mémoires
sur la Révolution française, egli dice: "Il circolo della Propaganda è molto differente da quello dei
Giacobini, sebbene tutti e due si uniscano spesso insieme. Quello dei Giacobini è il grande motore
dell'Assemblea nazionale. Quello della Propaganda vuol essere il motore del genere umano.
Quest'ultimo già esisteva nel 1786; i capi ne sono il duca di La Rochefoucauld, Condorcet e Siéyès.
Il grande oggetto del circolo propagandista si è di stabilire un ordine filosofico, dominante
l'opinione del genere umano. Vi sono in questa società due specie di membri, quelli che
contribuiscono e quelli che non pagano. Il numero dei paganti è di circa cinquemila; tutti gli altri
s'impegnano a propagare dovunque i principii della società ed a tendere sempre al suo scopo".
I loro sforzi non furono sterili. "Di tutti i fenomeni della Rivoluzione - dice Barruel - il più
sorprendente e disgraziatamente anche il più incontestabile, è la rapidità delle conquiste che hanno
già prodotta la rivoluzione d'una sì gran parte dell'Europa e minacciano di produrre la rivoluzione
dell'universo; è la facilità con cui i suoi eserciti hanno innalzato la sua bandiera tricolore e piantato
l'albero della sua eguaglianza e della sua libertà disorganizzatrici in Savoia e nel Belgio, in Olanda e
sulle rive del Reno, in Svizzera e al di là delle Alpi, in Piemonte, nel Milanese e perfino a Roma".
Quindi, dopo aver accordato al valore dei soldati francesi e all'abilità dei loro capi la parte che loro
è dovuta in queste conquiste, egli soggiunge: "La setta e le sue congiure, le sue legioni di emissari
segreti precedettero da per tutto i suoi eserciti. I traditori erano nelle fortezze per aprirne le porte,
erano fino nell'esercito dei nemico, nei consigli dei principi per farne abortire i piani. I suoi clubs, i
suoi giornali, i suoi apostoli aveano disposta la plebaglia e preparate le vie".
Barruel dà molte prove di questa affermazione. La storia sincera delle conquiste della Repubblica e
dell'Impero l'ha confermata.


 
Si piantano gli "alberi della libertà" ed inizia il terrore

Continua...




Note al capitolo 13

(1) La Révolution française (a proposito del centenario del 1789), p. 34.
(2) "Nel 1776 - scrisse Enrico Martin - il giovane Mirabeau avea composto un piano di riforme in
cui proponeva all'ordine massonico di lavorare con moderazione, ma con fermezza e attività
sostenuta, a trasformare progressivamente il mondo, a minare il dispotismo, a proseguire
l'emancipazione civile, economica, religiosa, a conquistare la piena libertà individuale". (Histoire
de France, t. XVI, p. 465).
(3) Barruel, III, 24.
(4) Ibid., III, 275.
(5) Ibid., II. 46o.
(6) Histoire de la Révolution, t. II, p. 74 a 81.
(7) Il P. Abel è figlio del famoso ministro di Baviera, la cui carriera merita d'essere in due parole
ricordata.
Dapprima liberale, agente del partito prusso-massonico in Baviera, e per conseguenza fedele alla
tradizione di suo padre, il framassone del 1784, il ministro Abel si convertì dopo la morte di sua
moglie, e divenne quello che i Prussiani chiamano un clericale, un ultramontano, poichè dalla Prussia son venute queste due parole, immediatamente adottate dalle nostre loggie.
(8) La sostanza di questo mistero era un'imitazione del discorso che il Jerofante teneva all'Epopte
nel giorno della sua iniziazione. "La vera morale non è altra cosa che l'arte d'insegnare agli uomini a
divenire maggiorenni, a scuotere il giogo della tutela, a porsi nell'etá della loro virilità, a far a meno
di principi e di governi". Quando ascoltiamo la setta pronunciare il nome di morale, rammentiamoci
di questa definizione. Senza di essa le parole d'onestà e virtù, di buoni e di cattivi, non sono
intelligibili nella bocca degli adepti. Per loro, l'uomo buono ed onesto è colui che lavora
all'annientamento della società, il cattivo colui che si adopera a sostenerla.
(9) Barruel, II, p. 476.
(10) T. VI, p. 67
(11) Deschamps, II, p. 126.
(12) In prova che la Rivoluzione francese è stata organizzata da un'associazione cosmopolita,
Augusto Vacquerie scrisse nel Rappel del 27 messidoro (decimo mese dell'anno repubblicano
francese) anno 102, altrimenti detto, 15 luglio 1894, un articolo che finiva con queste parole:
"Padrone della Bastiglia, il popolo la demolì, e parve che un peso fosse levato dal petto di tutti.
"Non fu solamente la Francia che respiró. A Londra si fece un banchetto dove Sheridan bevette
alla distruzione della Bastiglia, alla Rivoluzione.
"La presa della Bastiglia fu proposta come tema di concorso nelle Università inglesi.
"L'Italia l'acclamò per la bocca di Alfieri.
A Pietroburgo, si abbracciavano per le vie piangendo di gioia.
Infatti tutti i popoli erano interessati per la liberazione d'un popolo di fratelli che non lavora per sé
solo e che quando fa una Dichiarazione dei diritti, dichiara, non i diritti dei Francese, ma i diritti
dell'uomo ".
(13) La Réforme sociale, n° del 10 novembre 1904, pp. 670-672.
(14) Le Bo rispose ai comuni di Montauban, spaventati per la mancanza di provvigioni: "Siate
tranquilli, la Francia ne ha abbastanza per dodici milioni d'uomini; bisogna che tutto il resto sia
messo a morte, pel trionfo della libertà, allora il povero non ne avrà difetto".