giovedì 31 maggio 2012

La lotta plurisecolare contro la Casa d'Austria. Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira.

Francesco I affermò che, per schiacciare il potere degli Asburgo, era disposto a chiamare in suo aiuto tutti i turchi e tutti i demoni.
Bismarck "odiava la potente Austria più di quanto amasse la Prussia".


Clemenceau "non sapeva e non capiva nient'altro che una cosa: è necessario espellere la Casa degli Asburgo, monarchia papista".


Perchè tanto odio nel corso di tanto tempo?



Perchè tanto furore della Rivoluzione nei confronti della Casa d'Austria, fino a giungere alla distruzione del suo potere nel 1918?







La Casa d'Austria, simbolo dell'ordine cattolico medievale



Nella notte di Natale dell'anno 800, mentre Carlo Magno pregava a Roma, il Papa san Leone III, avvicinatosi garbatamente a lui, lo incoronò Imperatore. In questo modo si inaugurava il grande Impero Cristiano d'Occidente. La nuova funzione così conferita a Carlo Magno, gli dava una preminenza positiva su tutti i sovrani cristiani; non una sovranità propriamente detta, ma una specie di primato onorifico nell'ordine temporale, una supremazia in virtù della quale gli competeva una sorta di "presidenza" nelle riunioni dei prìncipi cristiani, così come l'alto dominio su tutti gli interessi della Cristianità.



Nell'ordine spirituale, il titolo imperiale obbliga chi lo porta alla missione di difendere la Santa Chiesa, e, di conseguenza, tutti gli interessi cristiani. Nella confederazione dei popoli cristiani, dei quali l'Imperatore è il capo politico, il Papa è come il legame e la vita. Il Papa diventa l'arbitro naturale delle nazioni, dei popoli cristiani e dei loro prìncipi.



In questo primo periodo di splendore, l'Impero realizzò in modo mirabile l'ideale della Cristianità. Il Papa era come l'arbitro di ogni autorità: egli consacrava l'Imperatore e lo associava al suo stesso lavoro; il Papa e i Concili stabilivano la dottrina a cui l'Imperatore conformava le leggi dell'Impero, e questo accordo fra il potere spirituale e temporale, dava alla legislazione un incalcolabile potere.

Con la morte di Carlo Magno si verificò lo smembramento dell'Impero Cristiano, ma l'ideale da esso rappresentato non scomparve e venne restaurato nel 962. In questa occasione, consigliato da san Mayeul (san Maiolo Abate di Cluny), Papa Giovanni XII incoronò Ottone I Imperatore d'Occidente. Sorse così il Sacro Romano Impero Germanico, che fu il continuatore delle glorie dell'Impero carolingio.



La storia del Sacro Impero fu segnata da momenti gloriosi e da grandi tempeste.



Con la scomparsa della dinastia degli Hohenstaufen, nel 1250, esso entrò in un periodo di anarchia, noto come il "grande interregno"; infine, nel 1273, venne eletto Imperatore Rodolfo d'Asburgo. Il Principe Ottocker non accettò il nuovo Re, ma questi sconfisse il ribelle, gli sottrasse vari territori, Austria compresa, e trasferì la capitale dell'Impero a Vienna. La famiglia degli Asburgo prese il nome di Casa d'Austria e si manterrà al potere, dopo un breve intervallo, fino al 1918.



Attraverso una abile politica basata principalmente sulle alleanze matrimoniali con le famiglie reali europee, la Casa d'Austria riuscì ad ottenere una supremazia incontestabile. Carlo V riunì sotto il suo scettro, nel secolo XVI, uno dei maggiori Imperi della Storia; come si diceva all'epoca, il sole non tramontava mai sui suoi domini. Oltre ad essere Imperatore del Sacro Impero, era Re di Spagna e signore di numerosi territori europei e, inoltre, del vasto Impero coloniale nell'America recentemente scoperta. Il potere della Casa d'Austria si esprimeva nella seguente sentenza: A.E.I.O.U., ossia "Austria est imperare orbem universum", ossia, "alla Casa d'Austria appartiene l'impero su tutto il mondo".



Nel secolo XVI, il protestantesimo divise l'Europa cristiana in due blocchi contrapposti. L'eresia pretendeva di occupare la posizione che appartiene legittimamente alla Chiesa Cattolica. Ciò diede origine a lotte prolungate, nel corso delle quali gli Asburgo, governando il Sacro Impero e la Spagna, rappresentavano sul piano temporale il sostegno dell'ortodossia. In un certo senso, la supremazia della Casa d'Austria, significava la supremazia del cattolicesimo. La Casa d'Austria era, quindi, un simbolo glorioso dell'ordine cattolico medievale; simbolo dell'epoca in cui, secondo l'espressione di Leone XIII, "il Sacerdozio e l'Impero erano legati fra loro da felice concordia e da amichevole reciprocanza di servizi. La società civile, organizzata così, diede frutti superiori a qualsiasi aspettativa".




IL PROCESSO DI DEMOLIZIONE DEL POTERE DELLA CASA D'AUSTRIA

Carlo V e l'apogeo degli Asburgo



Come abbiamo visto, con la formazione del favoloso Impero di Carlo V, nel XVI secolo, gli Asburgo raggiunsero l'apice della gloria. Proprio in questa epoca il demonio lanciò, attraverso l'Umanesimo, il Rinascimento e il Protestantesimo, il primo grande attacco con l'obiettivo di distruggere la Santa Chiesa e la Civiltà Cristiana.

Per i più svariati motivi, fu all'interno del Sacro Impero che i protestanti ottennero i loro primi successi. CarloV era un uomo che aveva molto del rinascimentale, ma, a fianco dei vizi caratteristici del Rinascimento, nella sua anima era ancora viva la fede cattolica. Perciò, nonostante i tentennamenti e i tentativi di conciliazione, prese le difese della Chiesa nella lotta contro il protestantesimo.



Sul piano esterno Carlo V dovette affrontare le potenze europee che aderivano all'eresia protestante, oltre alla minaccia dei turchi, che in questa epoca erano all'apice del loro potere. Il conflitto fra i prìncipi protestanti e coloro che rimasero fedeli alla vera ortodossia, a fianco dell'Imperatore, diede origine a una lunga guerra civile. Tra i risultati più importanti essa ebbe quello di indebolire l'autorità imperiale che divenne il bersaglio dichiarato dell'attacco, dato che essa rappresentava il puntello del cattolicesimo.



Purtroppo l'Imperatore vide tra i suoi nemici non solo i protestanti e i mussulmani, ma anche sovrani cattolici: la cattolica Francia invidiava la grandezza degli Asburgo. Si ebbe quindi lo scontro, provocato da rivalità politiche, fra gli stessi prìncipi cattolici, cosa di cui evidentemente avrebbero beneficiato soltanto i nemici della Chiesa.



Francesco I, Re di Francia, non nascondeva il suo risentimento contro il potere degli Asburgo. Sebbene all'interno perseguitasse il protestantesimo, appoggiò i prìncipi protestanti tedeschi nella lotta contro Carlo V. E, avendo l'ambizione di dominare i possedimenti imperiali in Italia, entrò in aperta lotta con l'Imperatore giungendo persino a mettersi in contatto coi turchi e incitandoli ad un attacco ai territori del Sacro Impero. Una volta dichiarò che per schiacciare il potere degli Asburgo era disposto a chiamare in suo aiuto tutti i turchi e tutti i diavoli.



Carlo V, e più tardi suo figlio Filippo II, Re di Spagna, nonostante tutte le difficoltà, riuscì a vincere i suoi avversari, e mantenere l'egemonia degli Asburgo. Ma tutte queste lotte ebbero come risultato l'indebolimento del potere imperiale e la perdita della maggior parte dei possedimenti della casa d'Austria in Italia.




Il "grande piano" di Sully



Il calvinismo fece tali progressi in Francia, che per poco l'intera nazione non divenne protestante. La reazione dei cattolici, l'azione decisa da Filippo II e dai Papi, obbligarono Enrico di Navarra a convertirsi al cattolicesimo prima di salire al trono col nome di Enrico IV; tutto indica però che la sua conversione fu meramente formale, motivata dal suo opportunismo politico. Nel convertirsi, pare abbia detto che "Parigi vale bene una Messa". Il suo principale ministro fu il calvinista Sully.



Il Duca di Sully riaccese l'antica invidia della Francia contro il Sacro Impero, e formò una grande alleanza contro la preponderanza degli Asburgo in Europa. Si gloriava di essere l'inventore stesso del cosiddetto "grande piano", secondo il quale si doveva mutare la mappa d'Europa e si doveva umiliare la Casa d'Austria ed elevare il prestigio di Francia. Egli mirava a stabilire l'uguaglianza di diritti tra le diverse confessioni religiose e spezzare il potere degli Asburgo che, secondo Sully, erano i maggiori nemici della tolleranza religiosa e della indipendenza nazionale. Per liquidare il potere della Casa d'Austria pretendeva di smembrare il Sacro Impero,e proibire che fossero eletti due Imperatori della stessa famiglia di seguito.



Per portare a termine tale piano, Sully usò grandi mezzi e provocò una guerra contro l'Impero: si alleò con l'Unione Evangelica, formata dai prìncipi protestanti tedeschi, ed unì alla lotta l'Olanda, il Prìncipe di Galles e vari signori italiani. L'assassinio di Enrico IV interruppe la sua opera.




De Richelieu: gli interessi dello Stato al di sopra di quelli della Chiesa



La caduta di Sully non modificò la politica francese. Armand Jean du Plessis, cardinale e Duca di Richelieu, portò avanti, in forma ancora più aperta e studiata, i piani di distruzione della Casa d'Austria.



Richelieu fu uno dei principali strumenti nella lotta contro gli Asburgo. Sul letto di morte, quando il confessore gli chiese se perdonava i suoi nemici, rispose: "Non ho altri nemici che quelli del Re!". Sembra che nel cuore del famoso cardinale, l'amore agli interessi dello Stato, personificati nella persona del Re, avesse sostituito l'amore di Dio.



Il cardinale Richelieu divenne, a partire dal 1624, il capo onnipotente del consiglio dei ministri di Luigi XIII, dedicandosi interamente all'ingrandimento della Francia e alla distruzione del potere degli Asburgo, anche a costo di causare enormi pericoli alla Chiesa e alla Civiltà Cristiana. Il conflitto fra cattolici e protestanti nel Sacro Impero diede origine, nel 1618, alla cosiddetta Guerra dei Trenta Anni. Agli inizi fu una guerra civile interna all'Impero ma a causa dell'intervento di diverse potenze finì col trasformarsi in guerra generale europea.



Fin dall'inizio della lotta, Richelieu si mostrò decisamente a favore dei protestanti. Oltre all'aiuto finanziario agli eretici, la sua politica macchiavellica ottenne che diverse potenze protestanti entrassero in lotta contro l'Imperatore; per questo parteciparono al conflitto anche la Danimarca e la Svezia. Davanti ai brillanti successi delle armi imperiali, la Francia intervenne direttamente nel conflitto.



L'entrata in guerra della Francia mutò le sorti della stessa, che fino ad allora era stata favorevole ai cattolici. I trionfi militari francesi contribuirono in modo decisivo alla vittoria dei protestanti. Richelieu morì nel 1642, odiato da tutti. Duro nei confronti dei nobili, il suo governo non fu meno duro verso il popolo. Le continue guerre da lui cominciate, alzarono le tasse ad un livello insopportabile. Le varie rivolte popolari contro le difficoltà della vita furono domate con la stessa violenza con la quale aveva abbattuto il potere dei nobili e i successi in politica estera ebbero come risultato l'impoverimento all'interno: fu questo il risultato della politica di colui che rimase noto come il "grande cardinale".



Con la morte di Luigi XIII, si formò una reggenza diretta dalla regina Anna d'Austria. Il successore di Richelieu alla presidenza del consiglio dei ministri fu Mazarino, anche egli cardinale. Egli proseguì nella politica estera di Richelieu di appoggio ai protestanti per umiliare gli Asburgo; questa fu coronata dal successo con la Pace di Westfalia, celebrata nel 1648, con la quale la Guerra dei Trent'anni finì.



La Pace di Westfalia fu un grande trionfo del protestantesimo. Le potenze cattoliche, eccettuata la Francia, rimasero straordinariamente indebolite e furono trattate con sufficienza. Venne proclamato definitivamente il principio dell'indifferentismo religioso, che portò all'illuminismo e al razionalismo del secolo XVII. Papa Innocenzo X elevò una solenne protesta contro le disposizioni di quel trattato di pace, che si opponeva gravemente ai diritti della Chiesa. Dal puntodi vista politico, la Casa d'Austria uscì dall'accordo profondamente umiliata ed il suo potere fu straordinariamente ridotto, mentre le potenze protestanti, in particolare la Svezia, furono favorite.



Nel 1659, Mazarino concluse il Trattato dei Pirenei, mettendo fine alle ostilità con la Spagna originatesi durante la Guerra dei Trent'anni. Questo trattato consentì l'annessione di svariati territori appartenenti alla corona spagnola, in potere degli Asburgo, nel territorio di Francia. Mazarino, non contento di questi risultati, formò la Lega Renana in opposizione alla Casa d'Austria e deviò la linea di successione ereditaria del trono di Spagna, sposando Luigi XIV all'infanta spagnola Maria Teresa. La sua politica pose le basi per l'accentramento di un grande potere nelle mani di Luigi XIV: la supremazia passò dagli Asburgo ai Borboni.





Sotto il Regno di Luigi XIV l'Austria cessa di essere la prima potenza europea

La politica estera di Luigi XIV non si allontanò dalla linea tracciata da Enrico IV, Richelieu e Mazarino, che avevano tentato di dare alla Francia lo spazio dell'antica Gallia, cioè, di prolungarla fino al Reno, considerato la sua frontiera naturale, e annettendo numerosi territori appartenenti agli Asburgo; questa fu la ragione delle guerre contro la Spagna ed il Sacro Impero. Luigi XIV aveva qualità eccezionali.



Purtroppo, poche persone ne erano tanto coscienti e convinte quanto lui stesso: il suo orgoglio smisurato lo portò a voler dominare tutti i sovrani d'Europa e a compiere azioni deplorevoli. Tra questi fatti vanno però riconosciuti i suoi grandi gesti a favore degli interessi della Chiesa. Come esempio si può menzionare il suo deciso appoggio ai gesuiti nella lotta contro il giansenismo, la revoca dell'Editto di Nantes, ecc.


Il sultano Maometto IV pretendeva di dominare la Germania, la Francia e, successivamente, Roma, dove avrebbe voluto trasformare la Basilica di san Pietro in una scuderia. Questa minaccia portò il beato Papa Innocenzo XI a pensare ad organizzare una crociata contro i turchi. Ma questo grandioso progetto naufragò, principalmente a causa dell'atteggiamento di Luigi XIV, che, volendo abbattere l'Impero degli Asburgo, giunse persino ad inviare degli emissari al sultano, assicurandolo che non sarebbe intervenuto nel caso di un attacco mussulmano ai domini imperiali: pertanto i turchi si prepararono ad invadere l'Ungheria e l'Austria, ma gli Asburgo, aiutati dai polacchi, colsero delle strepitose vittorie contro i nemici della Cristianità. Luigi XIV, invidioso di questi successi, invase i territori del Sacro Impero, favorendo così l'offensiva dei mussulmani.



La Francia, durante il regno di Luigi XIV, fu lo Stato più potente d'Europa ed il centro della politica europea. Il monarca si servì del suo potere per intraprendere delle grandi guerre di conquista; ma mentre all'inizio ottenne dei successi, finì sconfitto nella Guerra di Successione in Spagna. Le campagne di Luigi XIV causarono l'indebolimento della Francia e degli Asburgo; la grande beneficiaria dei conflitti fu l'Inghilterra protestante, che passò a svolgere il ruolo di arbitro politico dell'Europa, diventando anche la prima potenza navale.




Napoleone estingue il Sacro Impero
La Rivoluzione Francese riaccese, ancora una volta, i conflitti fra la Francia ed il Sacro Impero, conflitti che durarono fino all'Impero napoleonico. Toccò a Napoleone, fra altri meriti funesti, quello di liquidare il Sacro Impero.

Nel dicembre del 1805, Napoleone sconfisse l'esercito austro-russo ad Austerlitz, nella famosa battaglia dei tre imperatori. L'anno successivo, obbligò Francesco I a rinunciare al titolo di Sacro Romano Imperatore, conservando solo quello di Imperatore d'Austria. Così finì il Sacro Romano Impero Germanico, che aveva avuto gloriosa origine nelle grandi gesta di Carlo Magno, e che aveva segnato in modo profondo la vita della Cristianità.




Dopo la caduta di Napoleone, i rappresentanti degli Stati vincitori si riunirono nel Congresso di Vienna, per rimodellare la mappa europea, profondamente alterata durante il periodo napoleonico. Era la vittoria di Metternich e dell'Impero Austriaco. I 300 Stati che formavano il Sacro Impero, ridotti a 38, divennero la Confederazione Germanica, sotto la presidenza dell'Austria. Il vice-presidente della Confederazione era il Re di Prussia.



Nonostante la vittoria su Napoleone, il Sacro Impero non fu restaurato! I sostenitori dell'Austria pretendevano di unificare tutte le popolazioni germaniche nella cosiddetta Grande Germania. I sostenitori della Prussia, a loro volta, preferivano costituire la cosiddetta Piccola Germania, dalla quale l'Austria sarebbe stata esclusa.



A partire dal 1818, per iniziativa della Prussia, si cominciarono ad abolire tutte le tasse doganali fra gli Stati tedeschi, costituendo l'unione doganale detta di Zollverein. Questa unione portò ad essi grandi vantaggi economici, e servì da base per la futura unificazione politica. L'Austria, appoggiata dagli Stati tedeschi del sud, di formazione cattolica, tentò svariate volte di entrare nello Zollverein, ma fu sempre ostacolata dalla Prussia, che contava sull'appoggio degli Stati del nord, di formazione protestante. L'esclusione dell'Austria provocò la diminuzione della sua influenza fra gli Stati germanici a beneficio della Prussia.




Le rivoluzioni liberali abbattono il potere degli Asburgo

Secondo l'espressione di Deschamps, Napoleone fu "la Rivoluzione a cavallo", poichè diffuse per tutta l'Europa le deleterie idee del 1789; ciò diede origine alla comparsa di movimenti, il cui obbiettivo era di sconfiggere i regimi vigenti a quel tempo e di imporre con la forza un'organizzazione politica e sociale sul modello della Rivoluzione Francese.



Le guerre e le rivoluzioni che segnarono il periodo dal1814 al 1918, cioè, dalla caduta di Napoleone fino a quella degli Asburgo, dei Romanov e degli Hohenzollern, furono un insieme di convulsioni nel corso delle quali tutta l'Europa, si trasformò secondo lo spirito della Rivoluzione Francese.



Subito dopo la caduta di Napoleone, l'Europa entrò in una fase di calma apparente. Tutto sembrava finito. Ma, nelle profondità della vita religiosa, culturale, sociale ed economica, la fermentazione rivoluzionaria andava guadagnando sempre più terreno. Nel 1830, il processo rivoluzionario tornò ad esplodere in Francia, con la deposizione del Re Carlo X.



L'esempio della rivoluzione del 1830 in Francia, provocò negli Stati tedeschi una serie di agitazioni. Anche nei domini austriaci nella penisola italiana, i carbonari promosserodelle rivolte nei ducati di Parma e Toscana. Ma queste sommosse furono rapidamente soffocate. Dopo un nuovo periodo di apparente tranquillità, scoppia in Francia la rivoluzione del febbraio 1848, che fu caratterizzata da una prima esplosione socialista ed ebbe delle ripercussioni in tutta Europa.



A Vienna, nello stesso anno, Metternich fu obbligato a scappare a causa di una rivolta e l'Imperatore promise di fare una serie di concessioni ai rivoluzionari. Allo stesso tempo, scoppiarono dei movimenti separatisti contro l'Impero in Ungheria, Boemia, Lombardia e Venezia. Tuttavia, l'Imperatore Francesco Giuseppe riuscì a ristabilire l'ordine. Sebbene sconfitte sul piano immediato, queste rivoluzioni contribuirono ad abbattere in modo considerevole l'autorità imperiale, preparando la futura sconfitta degli Asburgo.





La decadenza dell'Austria e l'ascesa della Prussia



Purtroppo, l'Austria non era esente dal contagio corrosivo dei germi rivoluzionari che in questo periodo contaminavano tutta l'Europa: la decadenza interna, più dell'azione dei nemici esterni contribuì alla sua rovina. Degustatrice delle migliori paste e del miglior chantilly del mondo, di salsicce incomparabili, con un consumo favoloso di gelato al caffè e chantilly, coi valzer di Strauss, la frivolezza delle cose, tutto così gioviale e tanto grazioso, l'Austria stava diventando bonacciona.



Intanto, la Prussia, luterana, rigida, irta, aggressiva, si stava fortificando. Uno dei maggiori colpi sofferti dagli Asburgo fu l'opera di unificazione tedesca realizzata da Bismarck, sotto l'egemonia della Prussia, nella quale l'Austria non venne inclusa. Otto von Bismarck apparteneva per nascita alla classe degli junkers o nobili rurali. Dopo aver frequentato le Università di Gottingen e Berlino come studente mediocre, ma come buon duellatore e scapestrato, divenne un pubblico funzionario, ma non tardò ad essere licenziato a causa delle sue abitudini irregolari e dissipate.



Per qualche tempo appoggiò il liberalismo, ma più tardi si trasformò in un rigoroso difensore della religione luterana e della monarchia assoluta. Divenne famoso per l'eloquio violento contro quella che chiamava "ignominiosa democrazia". Nel 1862, il Re Guglielmo I lo nominò presidente del Consiglio dei Ministri di Prussia. Alto quasi due metri, con lo sguardo duro e penetrante, senza scrupoli, audace, dalla volontà ferrea, esperto nella politica e nella diplomazia, aveva una visione profonda della Rivoluzione. Era un nemico temibile, poichè rimaneva sempre padrone di sè, ingannando frequentemente i suoi avversari. Aveva il genio della doppiezza, e nessuno meglio di lui sapeva preparare pazientemente l'agguato dove avrebbe fatto cadere i suoi nemici. Secondo quanto egli diceva, "le grandi questioni non si risolvono nè coi discorsi, nè coi voti, ma col ferro e col sangue".



Nella trasformazione degli Stati tedeschi in nazione unificata, Bismarck architettò un piano che fu realizzato in varie tappe, con una abilità quasi diabolica. In primo luogo progettò di eliminare l'Austria dalla sua posizione di egemonia nella Confederazione Germanica; come mezzo preliminare per raggiungere il suo obiettivo, entrò in conflitto con la Danimarca sul possesso dello Schleswig-Holstein. Queste province, abitate in maggioranza da tedeschi, erano in una situazione speciale. Dal 1815 l'Holstein era stato incluso nella Confederazione Germanica, ma entrambi i territori erano soggetti al Re di Danimarca. Nel 1864, quando la Danimarca tentò di annetterseli, Bismarck invitò l'Austria a partecipare ad una guerra contro quel paese. Fece seguito una breve campagna, al termine della quale il monarca danese dovette rinunciare a tutte le sue pretese sullo Schleswig-Holstein a favore dell'Austria e della Prussia.



Avvenne allora il fatto nel quale Bismarck sperava ansiosamente: una divergenza fra i vincitori attorno alla divisione dei territori che provocò finalmente una guerra nel 1866. Sapendo che gli Asburgo contavano sull'appoggio degli Stati tedeschi del sud, che erano cattolici, Bismarck formò una alleanza con l'Italia, promettendo di ricompensarla, dopo la vittoria, con la cessione di Venezia.



Il conflitto, conosciuto come la Guerra delle Sette Settimane, terminò con la sconfitta dell'Austria a Sadowa. L'Austria fu obbligata ad abbandonare le sue rivendicazioni sullo Schleswig-Holstein, a cedere Venezia all'Italia ed a consentire allo scioglimento della Confederazione Germanica.





La I Guerra Mondiale, ultimo colpo contro la Casa d'Austria
Nel 1859, in occasione della campagna per l'unificazione italiana, l'Austria perse il dominio della Lombardia e anche, nel 1860, l'influenza sopra i ducati italiani di Parma e Modena, oltre al Granducato di Toscana, che fino a quell'epoca era governato da Prìncipi austriaci. Tutti questi territori furono incamerati dal Piemonte.





Dopo la sconfitta di Sadowa, perdette Venezia, fu espulsa dalla confederazione degli Stati tedeschi e rimase interamente isolata dal mondo germanico. Oltre a ciò, a causa delle grandi difficoltà interne, l'Imperatore Francesco Giuseppe si rassegnò a firmare il Compromesso del 1867, che creò la monarchia dualista dell'Impero Austro-Ungarico. Fermenti rivoluzionari derivati dalla Rivoluzione Francese crearono grandi difficoltà per il mantenimento dell'unità imperiale. Bismarck faceva il suo gioco, lanciando una contro l'altra l'Austria e la Russia. Poco più tardi, l'Austria si avvicinò alla Germania, e finì col diventarne virtualmente un satellite, quanto meno nella politica estera.



Nel luglio del 1914, su pressione della Germania, l'Austria dichiarò guerra alla Serbia, cosa che diede origine alla Prima Guerra Mondiale. Il conflitto provocò lo smantellamento dell'Impero Austro-Ungarico. In conseguenza della sconfitta sofferta dall'Austria il 7 ottobre del 1918, la Polonia dichiarò la sua indipendenza. Lo stesso accadde con la Cecoslovacchia il giorno 28, e con la Jugoslavia il giorno 29. Il giorno 31, l'Ungheria dichiarava estinto il dualismo e diventava una nazione indipendente: l'esercito Austro-Ungarico si sciolse. Nel novembre, il Servo di Dio Carlo I, l'ultimo Re degli Asburgo, abdicava e si avviava all'esilio. Furono proclamate la repubblica d'Austria e la repubblica d'Ungheria.



Scomparve così quell'Impero che, nonostante non fosse neppure l'ombra del suo glorioso passato, era stato in altri tempi il paladino dell'ortodossia, e aveva inflitto delle sconfitte memorabili ai nemici della Cristianità.





Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...



(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)