venerdì 27 luglio 2012

La Monarchia sacra Parte Seconda :IL ‘TOCCO’ GUARITORE DEI RE : Una questione teologica: può un eretico compiere un miracolo?

File:Maurice Quentin de La Tour Prince Henry Benedict Clement Stuart.jpg
Enrico IX Stuart, nato Enrico Benedetto Maria Clemente Stuart (Roma, 6 marzo 1725Roma, 13 luglio 1807) pretendente legittimo (della linea cattolica degli Stuart), al trono di Inghilterra, Scozia e Irlanda dal 1788 al 1807. Fù  cardinale di Santa Romana Chiesa.



Un’obiezione apparentemente insormontabile potrebbe levarsi contro la veracità del rito guaritore. Non è forse vero che, almeno per il Regno d’Inghilterra, dei sovrani  non cattolici, eretici, esercitarono il tocco medicinale? Quale credibilità allora può avere il rito miracoloso se fu tranquillamente operato col medesimo successo anche da monarchi nemici dichiarati della Chiesa e da Essa formalmente scomunicati? Se il miracolo è un fatto da tutti constatabile che dimostra e attesta la verità della dottrina cattolica, come è possibile che il medesimo rito, operato da principi cattolici
e protestanti, ne sia un’attendibile argomento? Enrico VI I I (1509- 1547) morì scismatico, mentre Edoardo VI (1547-1553), Elisabetta I (1558- 1603), Giacomo I (1603- 1625), Carlo I (1625- 1648) e Carlo I I (1660- 1685) furono eretici notori, anche se quest’ultimo si convertì in punto di morte. Solo con Giacomo I I (1685- 1688), a parte la parentesi di sua figlia Anna (1702- 1714) che era anglicana, il rito inglese rientrò pienamente nell’ambito cattolico per restarvi fino alla morte di Enrico IX , ultimo principe inglese a toccare i malati (1807).
Già in antico alcuni teologici cattolici, come il gesuita Martin Antonio Delrìo nel Disquisitionum magicarum libri sex, risolsero la questione negando per i principi eretici la possibilità del miracolo ed avanzando tre spiegazioni non miracolose: 1) l’uso di medicine da parte del sovrano al momento del tocco; 2) l’illusione di guarire da parte chi malato non era; 3) un prodigio diabolico.
Senza nulla togliere a tali argomentazioni, vorremmo avanzare in via ipotetica un’altra soluzione.
Tanquerey si domanda se sono possibili miracoli nelle altre religioni: “È metafisicamente certo – insegna l’eminente teologo – che Dio non può confermare col miracolo l’errore: poiché, se consta con certezza che alcuni prodigi siano stati compiuti a vantaggio dell’errore, tali fatti debbono essere attribuiti ai demoni, che dispongono di un qualche potenza preternaturale e che impiegano volentieri per perdere le anime […] Se i fatti sono veri, occorre investigare se sono d’origine soprannaturale e divina, o meno. Molti di essi si spiegano con la frode, la suggestione, le forze straordinarie di cui
dispone il diavolo o con le leggi di natura. Così i miracoli attribuiti ad Asclepio molto verosimilmente si devono alla scienza medica dei sacerdoti. I prodigi avvenuti sulla tomba del diacono Paris [pseudo-santo dei giansenisti francesi del XVIII secolo] spesso s’accompagnavano a violente convulsioni e atti disonesti, che manifestano l’eccitamento nervoso.
I prodigi degli spiritisti e dei fachiri spesso procedono da cause naturali ”.
Il grande teologo, quindi, confermando le assennate affermazioni di Delrìo, ammette che un evento straordinario, che però non è vero miracolo, può essere prodotto per intervento del demonio. È possibile che i ‘miracoli’ inglesi, operati da principi non-cattolici, fossero quindi il risultato di un influsso preternaturale. Si tratterebbe in questo caso di prodigi.
Tuttavia – continua Tanquerey – “Dio, talvolta può operare miracoli per mezzo di ministri che professano una falsa dottrina, non per approvarne l’errore, ma per promuovere il bene o una verità particolare: per esempio, a lode del nome di Cristo, che invocano, e in virtù dei sacramenti, che impiegano. Così Dio avrebbe potuto compiere veri miracoli per mano del sacerdote scismatico P. Giovanni da Cronstadt a conferma della presenza di Cristo nell’Eucaristia; o per mezzo di Sadhu Sundhar, o del monaco Serafino di Sarov, per distogliere gli Indiani e i Ruteni dalle superstizioni del paganesimo e chiamarli a Cristo.
In questo caso, tuttavia, non vi deve essere alcuna relazione diretta tra il miracolo e la parte propriamente erronea della dottrina professata dal taumaturgo”.
Il miracolo delle scrofole fu suscitato da Dio in ambiente cattolico quale naturale corollario della concezione cristiana dell’origine divina del potere politico. La sua sopravvivenza nel Regno d’Inghilterra, caduto disgraziatamente nell’eresia, fu resa assai difficile dall’incompatibilità con le erronee opinioni degli eretici.
Era insomma un retaggio di cattolicesimo in un ambiente in cui dominava uno spirito avverso. Esso probabilmente fu mantenuto dalla Provvidenza, poiché non aveva alcun nesso diretto con le eretiche dottrine sostenute dai principi che lo compivano, anzi in un certo senso ne era la confutazione.
I protestanti inglesi non credevano nella possibilità che Dio operasse miracoli al presente, e il loro Re li compiva quotidianamente col tocco della mano. Essi negavano l’origine divina del potere politico, ed il sovrano protestante li sconfessava con un miracolo visibile.
La loro falsa teologia contestava alla radice l’efficace mediazione della Chiesa in ordine alla santificazione individuale. Tra Dio ed il singolo fedele non v’era posto per nessuno, né per i santi in Cielo, né per i sacerdoti sulla terra. Il loro monarca, semplice laico, sebbene laico sui generis, attestava proprio il contrario. Essendo capace, in quanto re, di guarire il corpo, si mostrava mediatore efficace tra Dio, fonte del potere regale, e il malato di scrofole.
Era insomma difficile, anzi impossibile, giustificare il tocco taumaturgico del sovrano in un’ottica rigorosamente anglicana. Tale incontestabile evento sovrannaturale, a ben vedere, sembrava più una prova contro che a favore della dottrina eretica.
Una fazione assai coerente del movimento eterodosso, quella calvinista, giunse ad abbattere in nome di tali idee la monarchia, assassinando il Re.
Il miracolo reale, restaurato dopo la sanguinaria prima Rivoluzione inglese (1649-1659) era la pratica confutazione e sconfessione di quelle opinioni. Quando, con la seconda Rivoluzione (1688) le idee sovversive ripresero il sopravvento, se non nella forma, poiché la monarchia venne mantenuta, certamente nella sostanza, ciò decretò la morte del rito inglese, che sopravvisse solo presso i legittimi principi cattolici discendenti da Giacomo I I .
Gli Hannover, che salirono sul trono inglese nel 1714, e i loro successori, semplicemente si rifiutarono di operare il tocco guaritore.