giovedì 30 agosto 2012

I falsi Luigi XVII apparsi nel secolo XIX (1°): JEAN MARIE HERVAGAULT

Premessa:

Soltanto nei primi decenni del XIX secolo apparvero circa un centinaio di falsi Delfini: tutti pretendevano di essere il figlio legittimo di Sua Maestà Cristianissima Re Luigi XVI e rivendicavano quindi il diritto di salire sul trono di Francia. I più conosciuti tra questi pretendenti sono un tal Barone di Richemont e, soprattutto, un orologiaio di Spandau, vicino Berlino, Karl Wilhelm Naundorf, un prussiano i cui eredi continuano a rivendicare la propria discendenza dai Re di Francia e ai quali l’Olanda ha riconosciuto il diritto di fregiarsi del nome di Borbone.
Addirittura qualcuno sostenne che Louis Pierre Louvel, che nel 1820 assassinò il Duca di Berry, altro non sarebbe stato che il Delfino Luigi Carlo (Luigi XVII) in preda a una crisi di follia, nel vedersi privato della sua legittima aspirazione al trono.
A dar retta ad un’altra leggenda il Delfino sarebbe riuscito a fuggire ad Haiti, dove sarebbe morto nel 1803. Si è anche sostenuto che Luigi XVII sarebbe stato condotto in Auvergne: qui avrebbe fatto il carrettiere fino alla sua scomparsa, sopraggiunta nel 1873.
Tra i falsi Delfini alcuni raccontarono d’essere stati portati fuori dal Tempio nascosti dentro una cesta di biancheria, altri attraverso un numero tale di sostituzioni (con un fantoccio prima, con un sordomuto e con un malato di scrofolosi poi); altri perfino nascosti addirittura dentro un cavallo a dondolo. Né mancarono personaggi folcloristici o addirittura esibizionisti, come quel “gentiluomo” che, per provare di essere Luigi XVII, si abbassò i pantaloni per mostrare, documenti alla mano, i propri genitali di mole propriamente regale.


JEAN MARIE HERVAGAULT
 



Il primo falso Delfino in ordine di tempo fu Jean Marie Hervagault, più vecchio di Luigi XVII, essendo nato a Saint-Lô il 21 settembre 1781. Pare ch’egli fosse il figlio naturale di un Prìncipe della famiglia monegasca dei Grimaldi. La madre, la merlettaia Nicole Bigot (o Bigaud), rimastane incinta, andò in sposa a Jean François Hervagault, cameriere personale del Principe, che esercitò in seguito il mestiere di sarto a Saint-Lô. Di bell’aspetto, privo d’istruzione, ma di una rara audacia e sfrontatezza, Hervagault, dopo aver ingannato numerosi credenzoni in Normandia, in Borgogna e nella Champagne, il 3 aprile 1802 fu condannato dal Tribunale di Reims a tre anni di prigione. Dal 1806 soldato nel 4° Battaglione Coloniale di Belle-Isle en Mer, nella fanteria della marina, temuto dalle autorità, in particolare dal Ministro della Polizia Fouché, che lo fece sorvegliare e più volte incarcerare, non cercò mai l’appoggio della Duchessa d’Angoulême, né dei Conti di Provenza o di Artois, mostrando grande ignoranza della vita della Famiglia Reale al Tempio, da dove sosteneva di essere uscito, nascosto dentro una cesta di biancheria. Costruì un castello di esagerazioni e assurdità, come quella d’essere stato accolto e riconosciuto dal Papa e dai Re d’Inghilterra e del Portogallo e di avere addirittura sposato la cognata di quest’ultimo, l’Infanta Francesca Benedetta. Morì nel carcere di Bicêtre l’8 maggio 1812, impenitente sino alla fine.