mercoledì 8 agosto 2012

LA FRAMASSONERIA SOTTO IL GOVERNO DI LUGLIO (Estratto da "Il probblema dell'ora presente" Vol. I di Mons. Delasuss )



I brani che verranno presentati in questa serie di pubblicazioni, frutto del genio Contro-Rivoluzionario di Mons. Delasuss espresso nel suo celebre scritto "Il probblema dell'ora presente", descriveranno minuziosamente ciò che successe durante le fasi cruciali dell'opera Rivoluzionaria che diede inizio alla seconda Rivoluzione , quella Politica. Consiglio perciò un'attenta lettura del testo.


Attenzione:

Alcuni degli scritti esposti è già comparso in questo sito. La loro ripubblicazione è avvenuta in maniera restaurata e arricchita.
I due Tomi componenti il lavoro di Mons. Delasuss( "Il probblema dell'ora presente") sono scaricabili anche attraverso questo sito.

Stema della Monarchia di Luglio




La mano della framassoneria è palese nella Rivoluzione del 1830 "Non istate a credere - disse
Dupin il maggiore, alto massone della loggia dei Trinosofi - che siano bastati tre giorni a far tutto.
Se la Rivoluzione fu sì pronta ed improvvisa, se l'abbiam compiuta in pochi giorni, si fu perché noi
avevamo una chiave di volta, ed abbiamo potuto sostituire immediatamente un nuovo e completo
ordine di cose a quello che era stato distrutto". La setta non poteva tollerare più a lungo sul trono il
ramo primogenito dei Borboni; d'altra parte erano troppo recenti gli orribili ricordi della prima
Repubblica per osar d'affrontare il sentimento pubblico proclamando una nuova Repubblica. Perciò
essa prese un mezzo termine e pose "come chiave di vôlta" dell'edificio che da quindici anni andava
preparando, "il figlio del regicida".(1)

File:Duc de Chartres.jpg
Il giovane Luigi Filippo di Borbone-Orlean ( Il figlio del Regicida)

Alla società Aide-toi, le ciel t'aidera (chi s'aiuta, il ciel l'aiuta), presieduta da L. Guizot, era stato
affidato l'incarico di preparargli le vie. Lo confessò Didier alla Camera dei deputati, il 18 maggio
1833: "Fu per le cure della nostra società che furono pubblicati e distribuiti gli opuscoli contro la
ristaurazione, che furono organizzate le sottoscrizioni in favore dei condannati politici, che fu data
la parola d'ordine di lagnarsi dei Gesuiti e di gridare nelle sommosse: Il Viva la Charta!".
Bisognava approfittare di tutte le occasioni per iscreditare il potere, per creargli imbarazzi ed
accrescere sempre più quelli che l'occasione potesse far nascere".(2)

François Pierre Guillaume Guizot (Nîmes, 4 ottobre 1787Abbazia di Val-Richer, 12 settembre 1874)


Questa società, propriamente parlando, non era framassonica, ma sotto la direzione della
framassoneria. Un'altra che era al di sopra delle Loggie e degli Orienti si travagliava collo stesso
intento. Era l'Ordine del Nuovo Tempio, fondato prima della grande Rivoluzione, e uno de' suoi
membri, Asved, così ne indicava il carattere: "Un solo odio accende il cuore de' suoi adepti, l'odio ai
Borboni ed ai Gesuiti ... Prima della Rivoluzione del 1789, i nuovi Templari non aveano altro scopo
dichiarato, che annientare il cattolicismo ... Al tempo in cui le orde straniere vennero ad imporre i
Borboni, i Templari si limitarono a sollecitare l'espulsione della razza asservita, e noi ci tenemmo
fedeli, fino al 3 agosto, a questo patriottico dovere ... L'odio si calmava col disprezzo e sonnecchiò
parecchi anni; ma il giorno in cui ci sentimmo oppressi, scoppiò come folgore ... L'irritazione
calmata ha ceduto il posto al bisogno di lavorare con perseveranza all'intento propostosi da tutte le
frazioni del Tempio: l'emancipazione assoluta della specie umana; il trionfo dei diritti popolari,
dell'autorità legale; la distruzione di tutti i privilegi senza eccezione, ed una guerra a morte contro il
dispotismo religioso o politico di qualsiasi colore. Un'immensa propaganda è ora organizzata a
questo scopo generale".
Il Nuovo Tempio, come l'Alta Vendita che gli succedette, era una di quelle società più
profondamente misteriose, che il Consiglio supremo crea secondo i bisogni del momento, con
elementi scelti, ai quali rivela per quanto è necessario, il segreto delle sue ultime intenzioni. Noi le
troviamo espresse in questi termini: "Guerra a morte all'autorità civile e religiosa; annullamento di
tutti i privilegi (leggi private) specie di quelli che regolano il corpo ecclesiastico e dì quelli che
fanno della Chiesa cattolica una società distinta, autonoma; diritti da concedere alla cieca
moltitudine onde farcela docile strumento di guerra contro le due autorità e le due società; arrivare
infine all'emancipazione assoluta della specie umana", anche e soprattutto rispetto a Dio. Come
mezzo ad ottener tutto questo: "La più estesa propaganda" d'idee rivoluzionarie ...
Tale fu lo scopo della Rivoluzione del 1830. Essa fu un punto di partenza e servì di punto
d'appoggio a tutto il movimento antisociale ed anticattolico che da Parigi si estese a tutta l'Europa. Il
Governo di Luglio lo favorì in Italia coll'occupazione di Ancona, nella Spagna e nel Portogallo
collo stabilimento di regimi consimili e soprattutto negli Stati del Papa col Memorandum.
All'interno, uno dei primi atti del Governo di Luglio fu di far fare un nuovo e gran passo alla libertà
dei culti e all'indifferenza religiosa. La perfidia giudaica fu messa alla pari delle comunioni
cristiane. L'articolo VII della Charta del 1830 diceva: "I ministri della religione cattolica, apostolica
e romana, professata dalla maggioranza dei Francesi, e quelli degli altri culti cristiani, ricevono
assegni dal Tesoro pubblico". Con una derogazione espressa a questo articolo, i rabbini furono
inscritti nel bilancio del prossimo anno.(3) "Al giorno d'oggi - dice a questo proposito il rabbino
Astruc nel suo libro Entretiens sur le judaïsme, son dogme et sa morale - nei nostri paesi
l'eguaglianza è completa: il nostro culto cammina accanto agli altri. I nostri templi non sono più
nascosti; ma si adergono agli occhi di tutti, costrutti dagli Stati e dai comuni come da noi medesimi.
Altro più non desideriamo che di adorare liberamente il Dio della libertà universale".
Il Governo di Luigi Filippo non si accontentava più di misconoscere, come quello di Napoleone I,
l'origine divina della Chiesa cattolica, ma dichiarava di misconoscere la divinità di N. S. Gesù
Cristo, accordando favori del tutto indebiti a quelli che fanno professione di negarla e di
bestemmiarla.

Luigi Filippo di Francia
Luigi Filippo di Borbone-Orléans, duca d'Orléans, usurpatore del Trono di Francia (Parigi, 6 ottobre 1773Claremont House, 26 agosto 1850) , conosciuto durante la Rivoluzione come il cittadino Chartres oppure Égalité fils, , usurpatore del Trono di Francia  come "re dei Francesi" dal 1830 al 1848 con il nome di Luigi Filippo I.


In pari tempo una guerra sorda fu diretta contro il cattolicismo. Non era più colla pena dell'esiglio e
del patibolo, ma col disprezzo pubblico provocato con tutti i mezzi. La religione veniva insultata
sopra quasi tutti i teatri, il clero vi era rappresentato sotto gli aspetti più odiosi; l'orgia, l'assassinio,
l'incendio gli erano attribuiti come azioni ordinarie. In pari tempo l'amministrazione d'ogni grado si
accaniva a maltrattarlo in ogni maniera come può rilevarsi dall'Ami de la Religion che registra le
vessazioni che gli si facevano giornalmente soffrire.
In quell'epoca nacque la questione operaia che dovea ben presto, sotto il nome di questione sociale,
preoccupare così vivamente operai e padroni, governati e governanti, e persino il Sommo Pontefice.
Ne rivelò l'esistenza e ne fu il primo atto la formidabile insurrezione di Lione.


L'insurrezione di Lione, o Rivolta dei Canut,  21 novembre 1831


La Ristaurazione aveva inaugurato il grande movimento industriale che doveva svilupparsi sotto i
regimi successivi. Durante quei quindici anni non vi fu uno sciopero di qualche importanza;
dappertutto regnava l'accordo tra padroni ed operai. "Nell'inverno del 1829 al 1830 - dice Le Play -
ho constatato nella maggior parte delle officine di Parigi, tra il padrone e gli operai, un'armonia pari
a quella che avea testé ammirata nelle miniere, nelle officine e nelle masserie dell'Annover".(4)

Pierre-Guillaume-Frédéric LE PLAY (1806-1882)




Ma, nel 1830, uno spirito nuovo si fe' sentire nel campo industriale. Gli economisti ufficiali
accreditarono la teoria secondo la quale il lavoro non è che una mercanzia come un'altra. Molti
padroni l'adottarono con premura, non pensarono più che a far fortuna, e sfruttarono i loro operai
invece di studiarsi a renderli migliori colle loro istruzioni e coi loro esempi. Era la conseguenza
necessaria del diminuito spirito di fede e del progresso delle dottrine naturalistiche che non veggono
altro fine per l'uomo che il godimento e l'agiatezza. Dal canto loro gli operai prestavano orecchio a
quelli che loro predicavano il progresso, dopo che glielo aveano fatto vedere nella facilità e
moltiplicazione dei godimenti, a quelli che li eccitavano al disprezzo del clero e li mettevano in
sospetto contro la dottrina che solleva gli animi mettendo dinanzi, come fine supremo dei loro
sforzi, le ricompense eterne. Quello che noi oggi vediamo non è che lo svolgimento di quanto si
fece allora.
Intanto i cattolici non se ne stavano, come oggi, inerti e passivi, ma reagivano con tutti i mezzi.
Incominciarono col fondare l'Agenzia generale per la difesa della libertà religiosa, poi le
Conferenze di San Vincenzo de' Paoli; si stabilirono in quasi tutte le grandi città di Francia delle
Accademie religiose; si inaugurarono le Conferenze di Notre-Dame; ed infine e sopratutto il Partito
cattolico bandì la crociata per la libertà d'insegnamento.
La Charta del 1830 avea consacrato come principio la libertà d'insegnamento, introdottovi non si sa
come. Il primo a rivendicarne l'applicazione, ad impegnarvi con lettera pubblica la lotta che dovea
divenire sì ardente, fu il vecchio vescovo di Chartres, seguito quindi dai grandi campioni, Mons.
Parisis, il C. di Montalembert e L. Veuillot.

File:Charles Forbes René de Montalembert.jpg
Charles Forbes René, Conte de Montalembert (Londra, 15 aprile 1810Parigi, 13 marzo 1870)








Louis Veuillot (Boynes, 11 ottobre 1813Parigi, 7 aprile 1883)


Questa rivendicazione della libertà d'insegnamento sollevò altre questioni: il diritto pel clero di
manifestare il proprio parere sulle grandi questioni sociali, e quello dei vescovi di potersela
intendere e concertarsi insieme per la difesa degli interessi religiosi; l'uso della stampa nella
discussione di questi interessi, e il concorso che i laici possono e devono recare al clero nella difesa
o nella conquista delle libertà della Chiesa; l'iniquità degli attacchi contro la vita religiosa ed in
particolare contro l'Istituto dei Gesuiti.
In questa grande lotta, vediamo il Governo francese cercare un punto d'appoggio a Roma. Vi mandò
il conte Rossi, nato in Italia, venuto in Francia dopo la rivoluzione del 1830, nominato successivamente decano della Facoltà di diritto in Parigi, membro dell' Istituto Pari di Francia. È la
fortuna ordinaria che incontrano coloro sui quali le società segrete hanno gettato gli occhi per farli
strumenti di particolari missioni; come pure la morte del Rossi sotto il pugnale d'un assassino è la
fine ordinaria di quelli che non obbediscono sino al termine alla consegna loro affidata.
Inviato straordinario presso la Corte pontificia, ricevette, malgrado le ripugnanze manifeste di
Gregorio XVI, il titolo e l'ufficio di ambasciatore. Era suo mandato di ottenere, per mezzo del
segretario di Stato, le concessioni di cui aveva bisogno il Governo per giungere a' suoi fini. Si può
vedere nel libro di Follioley, Montalembert et Mons. Parisis, con qual arte seppe condurre i
negoziati e il successo che ne ottenne. L. Veuillot ne espresse il carattere, e ne fece la difesa con
queste parole: "Vi furono tra noi dei cuori timidi per cui il Papa credette prudente di pregare e di
aspettare".(5)

File:Podesti Ritratto di Gregorio XVI.JPG
Papa Gregorio XVI, nato Bartolomeo Alberto (in religione Mauro) Cappellari (Belluno, 18 settembre 1765Roma, 1º giugno 1846),  254º vescovo di Roma , papa della Chiesa cattolica e Re dello Stato Pontificio  (1831-1846).


Note al capitolo
(1) Le Mémoires di Metternich di fresco pubblicate, gettano vivissima luce sulle congiure
massoniche che approdarono al rovesciamento della legittima dignità reale per sostituirle il governo
volteriano di Luigi Filippo.
(2) Citato da Deschamps, II, 247.
(3) Non eravi alcuna ragione plausibile per accordare uno stipendio ai sedicenti ministri del culto
israelita. Gli ebrei medesimi non riconoscono loro alcun carattere sacerdotale, né alcuna autorità sui
loro correligionari. Parlando del privilegio che veniva accordato agli ebrei, Portalis disse: "È
un'autorizzazione pubblica della setta che l'ottiene, è una forma di stabilità che le si accorda, un atto
solenne di naturalizzazione che le si dà, una conferma autorevole della sua dottrina e de' suoi dogmi
de' quali s'incoraggia la propaganda e se ne assicura l'insegnamento"
(4) La Réforme en Europe et le Salut en France, p. 51.
(5) Mélanges, Ier série, t. II, p. 293.