venerdì 7 settembre 2012

LA FRAMASSONERIA SOTTO LA SECONDA REPUBBLICA (Estratto da "Il probblema dell'ora presente" Vol. I di Mons. Delasuss )

I brani che verranno presentati in questa serie di pubblicazioni, frutto del genio Contro-Rivoluzionario di Mons. Delasuss espresso nel suo celebre scritto "Il probblema dell'ora presente", descriveranno minuziosamente ciò che successe durante le fasi cruciali dell'opera Rivoluzionaria che diede inizio alla seconda Rivoluzione , quella Politica. Consiglio perciò un'attenta lettura del testo.



Attenzione:

Alcuni degli scritti esposti è già comparso in questo sito. La loro ripubblicazione è avvenuta in maniera restaurata e arricchita.
I due Tomi componenti il lavoro di Mons. Delasuss( "Il probblema dell'ora presente") sono scaricabili anche attraverso questo sito.


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Stemma della Seconda Repubblica Francese



Dal 1844 al 1848, la campagna per la libertà della Chiesa fu condotta con coraggio pari all'ingegno. Dal canto suo la massoneria si mise a studiare le vie e i mezzi per mettervi fine. Quindi deliberò di riunire una grande assemblea come fa sempre alla vigilia di quelle pubbliche sommosse che non manca mai di suscitare ogni volta che vede farsi una seria opposizione all'opera che prosegue da cinque secoli. Nulla poteva sembrare più opposto a' suoi disegni quanto la libertà della Chiesa nell'educare cristianamente la gioventù; e il partito cattolico mostravasi allora forte a conquistarla.
Quest'assemblea si riunì nel 1847 a Strasburgo, luogo centrale pel convegno degli emissari di Francia, d'Alemagna e di Svizzera. Eckert ci dà i nomi di tutti i membri di quest'assemblea. Fra i delegati di Francia notiamo: Lamartine, Crémieux, Cavaignac, Caussidière, Ledru-Rollin, Louis Blanc, Proudhon, Marrast, Marie, Pyat, ecc., tutto il Governo provvisorio.(1)
Ai primi giorni dell'anno seguente, la Rivoluzione scoppiò non solamente in Francia, ma in tutta l'Europa, con una simultaneità inesplicabile, se non si tien conto della cospirazione internazionale delle loggie. Lo scoppio accadde contemporaneamente a Parigi, a Vienna, a Berlino, a Milano ed in tutta l'Italia, Roma non esclusa. "La Rivoluzione - dice Eckert - agitò dovunque il suo pugnale insanguinato e la sua torcia incendiaria".
I framassoni che si trovarono al convegno di Strasburgo si impadronirono del Governo. Dodici
giorni dopo, il 10 marzo 1848, il supremo Consiglio di rito scozzese si recò a congratularsi del loro
felice successo. Lamartine rispose: "Io sono convinto essere dal fondo delle vostre loggie che
uscirono, dapprima nell'ombra, poi nella penombra, ed infine nella piena luce, i sentimenti che
hanno finito col fare la sublime esplosione di cui fummo testimoni nel 1789, e della quale il popolo
di Parigi diede al mondo, pochi giorni fa, la seconda e, spero, l'ultima rappresentazione".(2)
Mentre il Grand'Oriente presentava così le sue felicitazioni, un altro membro del Governo
provvisorio, l'ebreo Crémieux gli disse: "La Repubblica è nella massoneria".(3) Dopo questa
confessione e questa promessa, egli indicò qual sorta di lavoro la Repubblica dovea compiere di
concerto colla framassoneria: "L'unione dei popoli su tutti i punti del globo contro l'oppressione del
pensiero (per mezzo della Chiesa) e contro la tirannia dei poteri"; in altri termini, l'insurrezione del
genere umano tutto quanto contro ogni autorità civile e religiosa, contro tutto ciò che si oppone allo
stabilimento della civiltà massonica. Poco appresso, per preparare in tutto l'universo le vie a questa
civiltà, il medesimo Crémieux fondò l'Alleanza Israelita Universale, il cui fine dichiarato è
l'annientamento del cristianesimo e l'egemonia della razza ebrea su tutte le altre razze.
Il movimento rivoluzionario così suscitato dalla framassoneria, sostenuto e sviluppato dalle società
segrete, toccò il suo colmo nelle giornate di giugno. Ma non meno potente per arrestare il moto
rivoluzionario, divenne la corrente conservatrice sorta, come vedemmo, nel 1843, che si era di
molto ingrandita sotto l'azione del partito cattolico e che avea attratto a sé tutti quelli che s'erano
impauriti delle minaccie del socialismo. Ben presto compresero i conservatori che non vi era salute
se non nella religione, e tale sentimento divenne tanto generale e sentito da sforzare Cavaignac e
Napoleone a gareggiare nel favorire i cattolici; il che provocò la spedizione di Roma e la legge sulla
libertà dell'insegnamento. A queste due grandi vittorie altre ne seguirono. Si vide rinascere la libertà
dei concili e la libertà del sacrificio cristiano: si lasciò al clero e alle comunità religiose un posto
preponderante negli istituti pii, e nello studio dei mezzi per risolvere la questione sociale, messa
innanzi sotto il regime precedente, ma che le teorie socialistiche aveano singolarmente aggravata.
Sembrava che la Chiesa andasse trionfando dello spirito rivoluzionario. Ma no; la corrente cattolica
non era abbastanza pura, e la corrente massonica non facea che sospendere per un istante il suo
corso per ispingerlo più tardi con maggior vigore.

Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (Parigi, 20 aprile 1808Chislehurst, 9 gennaio 1873)
 

Il liberalismo avea di già infetta la corrente cattolica.(4) Il liberalismo cattolico consiste
essenzialmente nello sforzo fatto per avvicinare la Chiesa al Mondo, il Vangelo ai Diritti dell'uomo,
per riconciliare, come disse Pio IX nell'ultima proposizione del Sillabo, la Chiesa e "la civiltà",
quale l'intese l'umanismo del Rinascimento e quale la vuole la framassoneria. Tutto il lavoro dei
cattolici liberali, da oltre tre quarti di secolo, fu inteso unicamente a fare questo connubio, lavoro
ingrato e funesto che non può approdare se non al trionfo del male.
Lamennais fu il creatore del cattolicismo liberale, come l'ab. de Saint-Cyran, col quale egli ha dei
tratti di somiglianza, era stato il creatore del Giansenismo. Entrambi si studiarono con pertinacia di
far penetrare il veleno delle loro dottrine particolarmente nel clero, ben convinti che dal clero
scenderebbe facilmente nell'animo del popolo. Anche oggidì, quelli fra i democratici cristiani che
sotto questa etichetta vogliono nascondere alcun che di diverso da ciò che Leone XIII ha approvato,
invocano Lamennais; ed hanno ragione, perché egli è veramente il loro padre e maestro.
"Il Lamennais - dice Crétineau-Joly - si annuncia come l'angelo sterminatore del razionalismo, ed
arriva d'un salto all'apoteosi della ragione umana; egli non parla che del principio di autorità, e lo
scalza in tutte le sue gradazioni e sotto tutte le sue forme; il suo primo grido di guerra è contro
l'indifferenza, la sua ultima parola propagherà, sanzionerà l'indifferentismo reale, confondendo i
diversi culti in un club universale figlio della framassoneria; egli immola il sacerdozio e l'impero
alla tiara, e finisce per umiliare la tiara sotto l'autorità delle masse ignoranti o profane; egli si
circonda di giovani chierici o laici, si accaparra le buone volontà e le sospinge verso l'abisso,
sull'orlo del quale Gregorio XVI riuscì ad arrestarle tanto in Francia che in Italia, nel Belgio come
in Alemagna ... Il dissimulare era uno dei metodi del Lamennais. Egli non si spiegava sinceramente
(perché, come dice S. Bernardo, non amava sinceramente); ma sapeva esagerare le speranze e
spingere fino all'estremo la febbre del bene apparente che le sue opinioni presto o tardi doveano
realizzare".(5) Quanti lineamenti di questo ritratto si riscontrano in quelli dei nostri contemporanei
che si vantano di essere e di dirsi suoi discepoli!

Hugues-Félicité Robert de Lamennais (June 19, 1782 - February 27, 1854)
 
Papa Gregorio XVI (Belluno, 18 settembre 1765Roma, 1º giugno 1846),
 
 
Annunziando il secondo volume del suo Essai, il Lamennais avea scritto ad uno de' suoi ammiratori
degli Stati Uniti: "La Chiesa è qui molto abbandonata; non abbiamo anzi, a dir vero, in questo
momento che un'ombra di Chiesa". Sono frasi che si odono anche ai giorni nostri. Altro tratto di
somiglianza: il cardinal Bernetti dando relazione dell'udienza accordata a Lamennais da Leone XII,
diceva: "Egli non sarà né il primo, né l'ultimo a volerci dominare dall'alto della sua obbedienza ... a
farci pagare la sua difesa coll'imporci le sue dottrine e col farci abbracciare le sue esagerazioni". Lo
zelo affettato per la difesa "delle direzioni papali" non servi. forse anche a' dì nostri di passaporto a
pericolose esagerazioni ed anche a funeste dottrine?

Leone XII.jpg
Papa Leone XII (Genga, 22 agosto 1760Roma, 10 febbraio 1829)
 
 

Note

(1) L'Osservatore cattolico di Milano pubblicò nel mese di agosto 1888 una serie di lettere che avea
ricevute da Berlino circa le disposizioni dell'Imperatore di Germania riguardo alla Framassoneria e
al Ghetto. Fra i molti fatti importanti che vi sono riferiti si trova anche questo: "Glasbrenner, ebreo
e framassone, pubblicò a Berlino nell'ottobre 1847, un calendario nel quale era scritto sotto la data
del 26 febbraio 1848 ciò che segue: "La casa di Luigi Filippo fa il suo inventario: il passivo supera
l'attivo,,. Così quattro mesi prima, questo ebreo segnava a due giorni dopo la data della rivoluzione
che dovea scoppiare a Parigi e in una gran parte d'Europa. Evidentemente, come nel 1789, le loggie
aveano preparato gli avvenimenti e le date".
(2) Non è possibile dir meglio come si fanno le rivoluzioni. Esse sono preparate dalle idee e dai
sentimenti gettati nel pubblico il quale, così prevenuto, le lascia fare o anche vi applaudisce. Questi
sentimenti e queste idee sono elaborati nell'ombra delle loggie pel risultato che devono ottenere, poi
lanciati nella corrente dell'opinione, da prima nella penombra, poi in piena luce. Quando la setta li
giudica abbastanza entrati nello spirito pubblico, dà il segnale dell'esplosione. Questi sentimenti e
queste idee si riferiscono tutti e sempre alle "Idee moderne", ai "Principii dell'89", ai "Diritti
dell'uomo". Si vedrà più tardi, nel capitolo della "corruzione delle idee", che questi "Principii" sono
stati inventati, per loro propria confessione, dagli Ebrei per istabilire la loro dominazione sui
cristiani e su tutto il genere umano.
(3) Un impiegato superiore della città di Parigi di nome Flottard pubblicò nella Revue
hebdomadaire la narrazione della presa dell'Hótel-de-Ville (Palazzo municipale) e della creazione

del Governo provvisorio. Non fu composto che di cinque membri; ma quando il decreto usci dalla
tipografia nazionale ne avea sette. Crémieux e Marie erano stati aggiunti:
"Io affermo - dice Flottard - che questa addizione non è stata deliberata, e che non era stata fatta
sulle bozze rinviate dalla tipografia e che io ho qui sotto gli occhi mentre scrivo. Un solo nome ha
provocato delle proteste. Quello di Marie dovea far passare quello di Crémieux".
Crémieux quindi non mancò d'installarsi al Governo provvisorio del 1871 per fare in pari tempo gli
affari degli Ebrei. Egli decretò la loro naturalizzazione in massa nell'Algeria.
(4) Il liberalismo non è un'eresia ordinaria. Esso è stato giustamente chiamato dell'ab. Chesnel (I
diritti di Dio e le idee moderne) l'eresiarchia. È l'eresia propria, personale di Satana, poichè
consiste, per la creatura, nell'usurpare a suo profitto l'indipendenza e la sovranità che non
appartengono che a Dio da tutta l'eternità, e nell'ordine del tempo a N. S. Gesù Cristo. Da ciò si
scorge che il liberalismo moderno differisce da tutto ciò che l'ha preceduto in fatto di rivolta e di
peccato. È il peccato stesso, l'ultimo termine e il più alto grado del peccato. Il liberalismo chiama
"l'uomo del peccato", e prepara le vie all'anticristo.
La seduzione liberale ha acciecate quasi tutte le intelligenze: le ultime nozioni del vero
cristianesimo finiscono di cancellarsi negli spiriti. Quale trasformazione nelle idee, nei costumi,
nelle credenze, dai giuristi realisti del XIV e XV secolo fino ai nostri giorni, passando per Lutero,
per Voltaire e Gian Giacomo Rousseau e per Lamennais il grande seduttore dei cattolici. Essi sono i
figli della stessa idea. gli agenti della stessa seduzione. La loro successiva comparsa segna le tappe
del movimento rivoluzionario.
L'ultimo venuto, Lamennais, non è il meno pericoloso né il meno funesto. Egli è il padre e il capo
della scuola insieme cattolica e rivoluzionaria, della pacificazione, della conciliazione, insomma
dell'unione e della fusione tra il Cristianesimo e la Rivoluzione. L. Chapot, Revue catholique des
Institutions et du Droit, septembre 1904, n. 9, p. 198.
(5) L'Eglise romaine en face de lá Révolution, II, 276-284.