giovedì 13 settembre 2012

La Monarchia Sacra Parte terza : La Monarchia Sacra e la Teologia: Imperatore e Suddiacono

Stefano di Blois, in francese Étienne d'Angleterre o Étienne de Blois, in inglese Stephen of England o spesso Stephen of Blois (Blois, 1096Dover, 25 ottobre 1154) È considerato l'ultimo re normanno d'Inghilterra.
 


Rovesciando la più volte citata espressione di Stefano di Blois: «Il Re è santo; egli è l’Unto del Signore; non invano ha ricevuto il sacramento dell’unzione», potrebbe dirsi che il Sovrano legittimo è unto proprio perché è sacro. Egli è di già sacro, prima e senza l’unzione. La Consacrazione, però, operata dalla Chiesa, che sola dispone sulla terra del potere di santificare e benedire, dichiara tale sacralità d’origine divina.
La Chiesa, istituendo la cerimonia della Consacrazione, ha tradotto col linguaggio mistico che le è proprio, la dottrina dell’origine divina della prerogativa sovrana.
Nella cerimonia solenne e complessa con cui il Sacro Romano Imperatore, il principe titolare della potestà universale in temporalibus, era unto e incoronato a Roma dal Pontefice Romano, Gerarca e Pastore supremo della Chiesa Universale, s’evidenza con chiarezza tale connotazione della potestà sacra temporale.
Accanto infatti ad elementi strettamente connessi all’esercizio della sovranità temporale, come la consegna delle insegne del potere: corona, spada, scettro, pomo d’oro, ve ne sono altri nella cerimonia che sottolineano, alla maniera ecclesiastica, tale tratto distintivo:
(I) l’Imperatore si prosterna a terra e su di lui si cantano le Litanie che s’impiegano
nell’ordinazione del Suddiacono;
(II) poi avviene l’Unzione vera e propria:
«Procedono all’altare di San Maurizio, dove il Vescovo di Ostia unge col segno di croce con Olio dei catecumeni il suo braccio destro e le scapole…».
Si noti che dal secolo X il Pontificale Romano ha svilito la prassi dell’unzione imperiale: (a) introducendo l’uso dell’Olio dei catecumeni al posto del Sacro Crisma, unguento più pregiato; (b) restringendo l’unzione al braccio e alle scapole, e non, come in antico, sul capo e sulla mano alla maniera episcopale. Solo nei regni più prestigiosi della Cristianità (Francia, Inghilterra e Germania) l’antica prassi rimase in vigore.
(III) Subito dopo l’unzione il sovrano riceve dal Papa il bacio della pace “sicut unum ex diaconibus” [come uno dei diaconi].
(IV) All’Incoronazione, secondo momento capitale della cerimonia, il Papa pone la corona “supra mitram imperiale”, ossia la corona s’appoggia su una mitria simile a quella dei vescovi.
Al riguardo va poi menzionato il fatto che il Sacro Imperatore veste durante la cerimonia paramenti para-sacerdotali come la tunica, la stola, la dalmatica (paramento proprio del Diacono) ed il piviale, il “manto” citato nell’Ordo del Pontificale Romano.
(V) L’azione liturgica, tuttavia, davvero notevole e che vale la pena di commentare è la seguente: durante la Santa Messa pro Imperatore, all’Offertorio, l’Imperatore “more subdiaconi offert [Pontifici] calicem et ampullam” [alla maniera del suddiacono porge al Papa il calice e l’ampolla].
Dopo il conferimento dell’unzione con Olio sacro e la consegna della Corona, si ha qui il momento massimo dell’espressione ecclesiastica delle potestà sacra dell’Imperatore.
Egli porge al Pontefice, il quale sta esercitando il potere sacerdotale nella consacrazione delle Sacre Specie, il Calice, il vaso sacro ove sarà raccolto il Vino trasformato in Preziosissimo Sangue di NS Gesù Cristo, e l’ampolla con l’acqua da aggiungere al vino, simbolo della natura umana di Cristo.
Un semplice profano non avrebbe mai avuto accesso ai Vasi sacri, con cui si compie il rito principale della religione rivelata, il Santo Sacrificio della Messa. Così il sacro Imperatore partecipa «more subdiaconi», come un suddiacono, alla liturgia sacerdotale per eccellenza del Cattolicesimo.
L’Ordo della consacrazione specifica: «stat ibi [ad altare]» fino alla Comunione.
L’Imperatore rimane presso l’Altare, ove il Pontefice offre a Dio il S. Sacrificio della Messa, nel Presbiterio, il luogo sacro per eccellenza dell’edificio di culto, fino alla conclusione del rito.
In questa rubrica v’è l’intenzione di sottolineare la sacertà del sovrano, che «alla maniera del suddiacono», come un chierico ordinato, rimane accanto al Pontefice Romano, presso l’Altare, il fulcro dell’azione sacrificale, fino al compimento del rito sacro.
(VI) Infine il sovrano riceve la Santa Comunione, sotto le due specie, ossia bevendo al Calice, con il bacio della pace, come un sacerdote.
«La consacrazione [unzione]non era il solo atto che mettesse in luce il carattere quasi-sacerdotale dei re. Quando, verso la fine del secolo XIII, ci si abituò a riservare rigorosamente ai preti la comunione sotto le due specie, accentuando così energicamente la distinzione tra il clero e i laici, la nuova regola non venne applicata a tutti i sovrani. Nella sua consacrazione, l’imperatore continuò a comunicare sia col pane sia col vino».