venerdì 28 settembre 2012

La Monarchia Sacra Parte terza : La Monarchia Sacra e la Teologia: Il Suddiacono

File:Johann Gottfried Auerbach 002.JPG



Il Sacramento dell’Ordine costituisce nella Chiesa l’autorità governante. Esso conferisce, seppure in gradi diversi, la potestà di santificare.
“I riti che conferiscono i poteri sacri sono otto nella Chiesa Latina, due sacerdotali [Episcopato, e Sacerdozio vero e proprio] e sei ministeriali [Diaconato, Suddiaconato, Accolitato, Esorcistato, Lettorato, Ostiariato]. Però i due Ordini sacerdotali si sogliono computare come uno solo, perché l’Episcopato non è che un ampliamento del Presbiterato.
Rimangono dunque sette Ordini (numero mistico). Tuttavia non sono a rigore sette Ordini distinti, ma piuttosto sette gradi di uno stesso Ordine, perché tutti dicono relazione più o meno prossima all’Eucaristia. I tre gradi ministeriali inferiori ordinano remotamente all’Eucaristia: l’Ostiariato accogliendo il popolo in Chiesa; il Lettorato istruendolo, l’Esorcistato provvedendo alla sua disciplina e soprattutto rimovendo un ostacolo alla Comunione (il dominio del demonio). I tre gradi ministeriali superiori ordinano prossimamente all’Eucaristia: l’Accolitato conferendo il potere sugli utensili non sacri necessari al Sacrificio; il Suddiaconato conferendo il potere sui vasi sacri; il
Diaconato sulla stessa Eucaristia consacrata. Il Sacerdozio poi consiste soprattutto nel potere di consacrare l’Eucaristia, mentre l’Episcopato trasmette ad altri questo stesso potere consacratorio. Quest’unità dell’Ordine si deve concepire […] come l’unità di un tutto potestativo, nel quale i singoli partecipanti possiedono la stessa cosa in grado più o meno perfetto […]: colui che sta nel grado superiore possiede tutto quello che hanno i gradi inferiori e qualche cosa di più”.
Oltre alla distinzione tra Ordini sacerdotali e ministeriali, v’è anche quella tra
Ordini sacri o maggiori (in senso stretto) e Ordini non sacri o minori:
“Ordine sacro è quello che dà potere diretto sulle cose sacre ed esige una speciale consacrazione a Dio mediante l’accettazione del celibato […]. Dal secolo XI in poi i Latini cominciarono a considerare come sacro anche il Suddiaconato, soprattutto perché […] realmente dà potere su cose sacre, ossia sui Vasi sacri eucaristici”.
Il Suddiaconato è il primo degli Ordini Sacri, assieme al Diaconato e al Sacerdozio, di cui l’Episcopato rappresenta il perfezionamento. Esso fu istituito in aiuto dei Diaconi, sia nelle funzioni liturgiche, sia nell’amministrazione dei beni della Chiesa.
Il rito d’ordinazione del suddiacono indica come suo primo ufficio:
“Aquam ad ministerium altaris preparare [Preparare l’acqua per il ministero dell’altare]. Come primo e più nobile ufficio del Suddiacono viene indicato quello d’infondere l’acqua nel Calice all’Offertorio della Messa, come il Diacono infonde il vino: è un’azione molto breve e poco appariscente, ma si tratta di preparare immediatamente la materia del Sacrificio, e precisamente in quella particolarità della mistione dell’acqua nel vino, che ha un alto valore mistico […]simboleggiando l’unione delle due nature in Cristo e la congiunzione delle membra del Corpo mistico con il capo, Cristo”.
Accanto ad altre mansioni il Suddiacono ha inoltre la cura dei Vasi Sacri occorrenti per il S. Sacrificio: “Calicem et Patenam in usum Sacrificii eidem offerre” [Porgere al Diacono il Calice e la Patena per il Sacrificio]. In questo modo al Suddiacono è conferita potestà sui Vasi sacri in ordine al Sacrificio Eucaristico.
Qual è la natura sacramentale dei vari Ordini? L’Episcopato e il Sacerdozio sono certamente Sacramenti. Si discute se lo siano o meno anche gli altri Ordini. È comunque dottrina certa che il Diaconato è vero Sacramento, mentre è più probabile che lo siano anche gli altri Ordini:
“La questione è se a questi Ordini sia annessa la grazia sacramentale, e perciò abbiamo ragione di vero Sacramento: a) Molti, soprattutto tra i moderni teologi, lo negano […]b) Altri tuttavia, con San Tommaso, quasi tutti gli Scolastici, Tomassino e L. Billot, ritengono che questi Ordini nella loro sorgente, ossia nel Diaconato, siano d’istituzione divina, e che Cristo abbia poi lasciato alla Chiesa il potere di dividere il diaconato in vari Ordini inferiori […]: opinione che, un tempo comune tra gli Scolastici, noi consideriamo come più probabile”.
Tuttavia, anche prescindendo dalla questione se il Monarca sia o non sia ordinato e costituito vero Suddiacono al momento della sua solenne Consacrazione ed Incoronazione da parte del Sommo Pontefice, ovvero se egli riceva o meno il Sacramento dell’Ordine e quindi il Carattere e la grazia sacramentale che gli sono annessi, rimane il profondo significato teologico e dottrinale incluso alla partecipazione attiva more suddiaconi del depositario della Monarchia Universale, del Principe eminente della Cristianità, dell’Alter ego in temporalibus del Papa, alla cerimonia sacerdotale
per eccellenza: il Santo Sacrificio della Messa cattolica.
Non si sottolineerà mai a sufficienza l’importanza di tale situazione. Lex orandi, Lex credendi, la norma della preghiera è anche norma e regola della fede, recita un celebre adagio. La liturgia dell’Unzione imperiale nei suoi due elementi centrali, ossia l’Unzione del sovrano, e la sua attiva partecipazione more suddiaconi, come un suddiacono, al Santo Sacrificio della Messa, gettano uno squarcio sulla concezione sacrale del potere politico.
(1) Il Sovrano riceve l’Unzione, che non è un Sacramento, ma un Sacramentale, e che non lo costituisce come monarca, ma, pur nella sua solenne fastosità, appare come un rito accessorio e declaratorio. Ciò conferma la dottrina dell’origine divina del potere temporale, che si appoggia alla legge di natura, di cui Dio è l’autore.
(2) Tuttavia, durante la Santa Messa della Sua Consacrazione (Missa pro Imperatore), esercita un reale potere sui Vasi sacri come un Suddiacono in ordine alla cerimonia essenziale della Chiesa Cattolica: il Santo Sacrificio della Messa.
Come ammetteva candidamente il celebre canonista Guglielmo Durando, senza dirimere la questione se l’Imperatore fosse o no un vero suddiacono:
“Esercita tuttavia tale ufficio [di suddiacono], poiché nel giorno della sua ordinazione, dapprima viene ricevuto come canonico dai canonici di San Pietro, serve poi al Signor Papa durante la Messa nell’ufficio di suddiacono, preparando il calice e compiendo quel che gli compete”.
Così il potere sacerdotale ha espresso l’idea della sacralità della suprema autorità politica. Sull’esempio biblico, il detentore del potere politico non solo era degno d’essere unto, come i Sacerdoti, ma soprattutto partecipava attivamente, predisponendo la materia del Santo Sacrificio e preparando i Vasi sacri, al Santo Sacrificio. La sua dignità sacra lo rendeva abile ad esercitare una funzione sacerdotale.
Certo egli non godeva della pienezza di tale potere, che, la Provvidenza, istituendo la Chiesa, aveva ordinato distinta dall’autorità temporale. Tuttavia, essendo unica la fonte delle due autorità, era come se vi fosse un punto di contatto. Insomma, l’Imperatore non era affatto un semplice laico.
Certamente la Chiesa Docente, equiparando la carica massima temporale della Cristianità all’Ordine minore del Suddiaconato, intendeva sottolinearne la costitutiva inferiorità rispetto alla pienezza del Sacerdozio.
Un umile e povero parroco di campagna della più sperduta landa era, da questo punto di vista, di gran lunga superiore al principe più potente della terra. Il primo, infatti, disponeva di un potere diretto in ordine all’elemento più importante del culto e della religione cattolica: poteva consacrare le Sacre Specie, rinnovando come alter Christus il Sacrificio della Croce nella Santa Messa. Tale potestà il Sacro Romano Imperatore non aveva. In questo senso si ribadiva, anche liturgicamente, l’inferiorità
dell’ordine naturale rispetto a quello soprannaturale.
Tuttavia, v’era anche il rovescio della medaglia. Se, giusta il costante insegnamento della Chiesa, la potestà naturale dei Principi legittimi era sottomessa ratione peccati al magistero e alla disciplina della Chiesa gerarchica, era anche vero, come dimostrava il ministero suddiaconale dell’Imperatore che anch’esso partecipava, in qualche modo, di tale potere. Al punto che il sovrano, non come semplice laico, ma come Suddiacono, partecipava attivamente alla celebrazione della Santo Sacrificio
della Messa.
Da tale dottrina, come vedremo, sarebbero discese inevitabili conseguenze in ordine all’azione del monarca cattolico nella Chiesa.