mercoledì 17 ottobre 2012

Edmund Burke, il primo avversario della Rivoluzione francese


Edmund Burke  ( Dublino, 12 gennaio 1729 – Beaconsfield, 9 luglio 1797).
 
 

La vita e le opere

Edmund Burke nasce a Dublino, in Irlanda, il 12 gennaio 1729 da padre anglicano e da madre cattolica: insieme al fratello Richard viene educato da anglicano così da potere, in futuro, intraprendere la carriera pubblica; la sorella, invece — come era costume nell'Irlanda del tempo —, riceve un'educazione cattolica. Ciononostante, l'ambiente cattolico che de facto ne circonda costantemente la vita, gli studi coltivati e, certamente, anche l'appartenenza etnica, contribuiscono a creare in lui quello che è stato definito "stampo di pensiero cattolico".

Dal 1743 al 1748, studia arti liberali al Trinity College di Dublino formandosi su autori classici greci e latini. Fra questi, Aristotele e Cicerone esercitano sul futuro parlamentare un'influenza profonda come maestri, rispettivamente, di retorica e di pensiero — lo stesso Edmund Burke verrà poi considerato uno dei massimi prosatori di lingua inglese —, e di filosofia politica. Nel 1750, a Londra studia diritto al Middle Temple. Ben presto però, stanco del pragmatismo materialista e della metodologia di tipo meccanicista di cui sono impregnati gli insegnamenti di quella scuola, pur contrariando il padre, l’abbandona per dedicarsi alla carriera letteraria.

Ma, con il tempo, il futuro statista acquisisce comunque una seria conoscenza del diritto europeo continentale e di quello britannico, dalla romanistica al Common Law. Estimatore e conoscitore del diritto naturale antico e moderno, approfondisce il pensiero di Cicerone e degli Stoici latini, e, fra i moderni, quello di Richard Hooker (1553-1600), figura che egli considera come la massima fonte del diritto canonico dell'epoca della Riforma protestante. Questi, pastore anglicano autore di The Laws of Ecclesiastical Polity — chiamato "il Tommaso d'Aquino della Chiesa anglicana" —, dette continuità, parzialmente e a certe condizioni, alla tradizione della filosofia scolastica nell'Inghilterra successiva allo scisma della prima metà del secolo XVI.

Altra fonte importante della formazione e poi del pensiero burkiani è la catena dei grandi giuristi britannici da sir Edward Coke (1552-1634) a sir William Blackstone (1732-1780) — l'autore dei Commentaries on the Law of England —, passando per i giurisperiti moderati favorevoli all'incruenta "Rivoluzione Gloriosa" inglese del 1688.

Peter J. Stanlis — uno dei massimi studiosi statunitensi viventi del pensiero dell'uomo politico anglo-irlandese — scrive: "E’ importante notare che la sua erudizione giuridica, comprendente le tradizioni del diritto naturale, del diritto delle nazioni, del Common Law inglese, del diritto criminale e dei precedenti consuetudinari nel diritto positivo, ne imbevvero e ne informarono la filosofia politica, il senso dell'Europa come grande commonwealth di nazioni con un'eredità morale e giuridica comune e la fiducia nel cammino della tradizione lungo la storia".

Nel maggio 1756, l'anglo-irlandese pubblica il primo scritto, in forma anonima: A Vindication of Natural Society, un pamphlet di genere satirico che deride la filosofia libertina e deista allora in voga. Il 12 marzo 1757 sposa Jane Nugent.

Nell'aprile dello stesso anno, rimaneggiando appunti precedenti, dà alle stampe A Philosophical Inquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful. In quest’opera dedicata all’estetica, indagando le fondamenta psicologiche dell'arte e ricusando l'idea di esse come semplice prodotto di rigide regole teoretiche, il futuro statista anticipa aspetti importanti del pensiero filosofico della maturità.

Nei mesi precedenti, era apparso anche l'anonimo An Account of the European Settlements in America, testo con ogni probabilita’ redatto da Will Burke (un parente di Edmund), nel quale sono stati individuati numerosi apporti del pensatore anglo-irlandese. L'opera, più volte riedita, ottenne un buon successo e contribuì a incrementare l'attenzione britannica sull'America. In essa, l'anonimo autore mostra di simpatizzare con l'idea di libertà politica espressa dalle Colonie britanniche, avvisando i propri compatrioti della pericolosità di certe misure commerciali troppo restrittive.

Il 9 febbraio 1758, Janet Burke dà alla luce il figlio Richard. Nel medesimo anno, Edmund inizia la direzione dell'Annual Register — pubblicato da Robert Dodsley —, una corposa rassegna che, dal 1759, si occupa di storia, politica e letteratura, dapprima solo britanniche, poi anche europee continentali, e che egli dirige — redigendo anche numerosi articoli di proprio pugno — fino al 1765.

Fra il 1758 e il 1759, scrive Essay towards an Abridgment of the English History — interrotto all'epoca del regno di re Giovanni Plantageneto, detto Senza Terra —, un’opera pubblicata postuma nel 1811. In questo stesso periodo, Edmund Burke inizia a frequentare Samuel Johnson (1709-1784), l'eminente letterato tory: nonostante la diversità delle loro opinioni politiche, fra i due intercorreranno profonde stima e amicizia.

Nel 1759, diviene segretario privato e assistente politico di William Gerard Hamilton, un suo ambizioso coetaneo già attivo in Parlamento. La redazione dei Tracts Relative to the Laws against Popery in Ireland — scritti frammentari importanti che verranno pubblicati postumi nel 1797 — risale all’autunno del 1761, durante un soggiorno irlandese.

Dopo la separazione da William G. Hamilton, il pensatore anglo-irlandese si lega a Charles Watson-Wentworth, secondo marchese di Rockingham (1730-1782), divenendone presto segretario. Questi, il 10 luglio 1765, viene nominato Primo Ministro da re Giorgio III benchè il sovrano sia assai riluttante ad affidare l'incarico a un whig. Eletto nel medesimo anno alla Camera di Comuni nella circoscrizione di Wendover, Edmund Burke diviene presto la guida intellettuale e il portavoce alla Camera dei Comuni della "corrente Rockingham" del partito whig, la quale, peraltro, gode solo di brevi successi politici fra il 1765 e il 1766 e di nuovo, per pochi mesi, nel 1782.

Edmund Burke siede dunque fra i banchi dell'opposizione per la maggior parte della propria carriera politica ed è durante questa seconda fase della sua esistenza che lo statista-pensatore pubblica le opere più note, fra cui: Thoughts on the Causes of the Present Discontents nel 1770, Speech on the Conciliation with the Colonies nel 1775, Reflections on the Revolution in France nel 1790, Thoughts on the French Affairs e Appeal from the New to the Old Whigs nel 1791, nonchè le Letters on a Regicide Peace concluse nel 1796.

Il 9 luglio 1797, Edmund Burke muore nella sua casa di campagna di Beaconsfield, in Inghilterra.


Il pensiero politico-filosofico

Gran parte dell'attività pubblica burkiana è impegnata a difendere da un lato la Chiesa anglicana dagli attacchi dei "liberi pensatori" e dei riformisti protestanti radicali, dall'altro i cattolici e i dissenzienti protestanti lesi nei propri diritti dalla politica assolutistica del governo londinese.

Ratio di quest’azione politica non è un concetto "latitudinario" di libertà religiosa, ma un visione d'insieme precisa della natura umana e dei rapporti fra lo Stato, i corpi sociali intermedi e i singoli individui minacciati dall'assolutismo moderno. Obiettivo di Edmund Burke è quello di garantire uguali diritti a tutti i sudditi britannici, in qualunque parte del globo si trovino e qualunque fede religiosa professino: diritti concreti acquisiti storicamente in virtù della secolare tradizione costituzionale e consuetudinaria britannica — i "benefici" —, e — a partire dal 1789 francese non a caso in aspra polemica, fra l'altro, con le "liberta’ inglesi" — contrapposti alle astrazioni illuministico-razionalistiche della Loi e del "diritto nuovo".

Lo statista diviene e rimane celebre per quattro "battaglie parlamentari". La prima, a tutela dei diritti costituzionali tradizionali dei coloni britannici in America, si oppone alla tassazione arbitraria imposta dal governo londinese e difende l'autentico significato della Costituzione "non scritta" britannica. Con lungimiranza, Edmund Burke si accorge della miccia che tale politica va innescando nella polveriera nordamericana e fa di tutto per allontanare lo spettro della perdita delle Colonie. Mai favorevole all'indipendenza che queste dichiarano nel 1776, una volta scoppiato il conflitto armato fra Corona britannica e America Settentrionale, egli giudica gli eventi come una "guerra civile" interna all'Impero — non una rivoluzione — presto sanabile.

La seconda battaglia parlamentare è quella condotta contro l'amministrazione pubblica che impedisce questa volta ai sudditi irlandesi di fruire dei diritti costituzionali britannici, anche se in tema di libertà religiosa Edmund Burke non riesce ad avere altrettanto parziale successo in difesa dei compatrioti cattolici.

In terzo luogo, lo statista chiede la messa in stato d'accusa di Warren Hastings, governatore generale dell'India britannica, a motivo del suo malgoverno, ma non è ascoltato. La sua azione decisa comporta comunque qualche moderato successo e, soprattutto, funge da monito — poco ascoltato — per il futuro. L'impero dove mai tramontava il sole crollerà infatti più per l'ottusità di certi suoi governanti che non per altre ragioni.

L'ultima tenzone parlamentare burkiana ha a tema la Rivoluzione francese. Nelle Reflections on the Revolution in France — una delle opere più commentate e influenti della storia inglese moderna, pubblicata poco dopo la "presa della Bastiglia" (14-7-1789) —, l’uomo politico anglo-irlandese intuisce, analizzando le premesse filosofiche che aveva veduto dipanarsi lungo i decenni precedenti, l'intero corso degli eventi rivoluzionari, dal regicidio alla dittatura militare napoleonica, stigmatizzandone la natura. Per lui, la Rivoluzione costituisce l'avvento della barbarie e della sovversione di ogni legge morale e di ogni consuetudine civile e politica.

Sull'interpretazione di tale evento, del resto, lo stesso partito whig si spacca, insanabilmente diviso fra i "nuovi whig" liberali di Charles James Fox e gli "old whig" guidati appunto da Edmund Burke, i quali finiscono per stringersi in lega politica con i tory di William Pitt, il giovane. Proprio alla difesa burkiana del "commonwealth cristiano d'Europa", a cui la Francia giacobina e atea si è sottratta e contro il quale essa combatte accanitamente — Edmund Burke afferma che, negli anni della Rivoluzione, la Francia autentica risiede all'estero —, si deve quell'appoggio parziale che, in alcuni momenti, il governo britannico fornisce alla causa controrivoluzionaria francese.

Il lume della filosofia politica burkiana è, infatti, la difesa dell'ethos classico-cristiano fondamento della normatività che il pensatore ravvisa nelle consuetudini giuridiche e culturali del suo paese, parte della "società delle nazioni" cristiane europee. Il rapporto burkiano fra diritto naturale morale e istituzioni civili vede le seconde come tentativo storico per incarnare il primo, secondo una logica che unisce morale personale e morale sociale. La "filosofia del pregiudizio" — ossia della tradizione e della consuetudine storica — è la grande arma del common sense britannico burkiano.

Per Russell Kirk (1918-1994) — uno dei "padri" della rinascita burkiana statunitense contemporanea —, il pensatore anglo-irlandese appartiene al "partito dell'ordine": egli, infatti, sa ben rappresentare la figura di quel legittimismo patriottico britannico accorto che unisce fedeltà e critica costruttiva, e che si riassume nell'espressione conservatrice "opposizione di Sua maestà" antitetica a quella rivoluzionaria di "opposizione a Sua Maestà".

La sua influenza si esercita su pensatori importanti come Joseph De Maistre e su numerosi autori di area culturale anglosassone, francese e tedesca; ma soprattutto da origine a quello che nel mondo di lingua inglese prende nome "tecnico" di "pensiero conservatore", inteso come opposizione cosciente al mondo nato con il 1789 francese e con la filosofia rivoluzionaria che lo ha ispirato e mosso.

Edmund Burke, certo del prossimo successo dei giacobini anche in terra inglese, volle che il luogo della propria inumazione fosse tenuto segreto per paura che i nemici potessero un giorno giungere a dissacrare il luogo del riposo delle spoglie mortali del loro primo e radicale avversario.


Per approfondire:



La critica più seria ed esaustiva sulla figura di Edmund Burke è pressochè esclusivamente in lingua inglese e, a partire dagli anni 1950, la produzione anglosassone di testi autorevoli di critica burkiana ha raggiunto livelli ottimi. Diverse sono le edizioni delle opere del pensatore e statista anglo-irlandese, benchè — anche in lingua inglese — non ne esista ancora una scientifica completa.

In italiano, ci si può riferire a Scritti politici, a cura di Anna Martelloni, UTET, Torino 1963; Riflessioni sulla rivoluzione francese, con una prefazione di Domenico Fisichella, Ciarrapico, Roma 1984; Inchiesta sul Bello e sul Sublime, a cura di Giuseppe Sertoli e Goffredo Miglietta, 4a ed., Aestethica, Palermo 1992; Pensieri sull'attuale malcontento, a cura di Gabriella Galliano Passalacqua, ECIG, Genova 1987; e Difesa della società naturale, a cura di Ida Cappiello, Liberilibri, Macerata 1993.

Marco Respinti