martedì 16 ottobre 2012

Mazzini era ossessionato da una sola idea: “liberare l’Italia”.

Giuseppe Mazzini  (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872).



Chiesa Viva n°388

È interessante sentire cosa disse di Giuseppe Mazzini il massone di levatura internazionale Raimondo Doria: «L’ho conosciuto nel 1828 (Giuseppe Mazzini, a quel tempo, aveva 23 anni) e devo dire chiaramente che, come membro della sètta (Carboneria) egli è uno dei membri più pericolosi e influenti; quando le sue passioni politiche si risvegliano, non vi è nulla che egli si rifiuti di commettere, come appare chiaro dal suo progetto di assassinare Sua Maestà l’Imperatore d’Austria e il Principe di Metternich»1.
Pietro Svegliati, una spia prezzolata dall’Austria, di Mazzini scriveva: «Il carattere di questo giovane entusiasta è estremamente pericoloso perché, essendo libero da ogni interesse personale, egli vive solo per la rigenerazione dell’Italia, e per raggiungerla, è pronto ad affrontare ogni pericolo, a sacrificare ogni cosa, anche se stesso, adottando, qualora fosse necessario, anche l’assassinio...»2.
Ma in cosa consisteva la “rigenerazione” o la “liberazione dell’Italia”, per Mazzini? Lo storico Hales scrive:
«Mazzini era ossessionato da una sola idea: “liberare l’Italia”. Ma da che cosa? Dall’occupazione dell’Austria di Venezia, di Milano e dal controllo indiretto dell’Austria sul resto della penisola; liberarla dal dispotismo dei principi negli altri Stati, dal privilegio dell’aristocrazia e da quello della Chiesa cattolica. Nell’incertezza di cosa avrebbe dovuto emergere al loro posto, Mazzini, come i rivoluzionari sin dalla nascita, era ossessionato da una cosa sola: la necessità di demolire e non da quella di ricostruire»3.
In una parola, per Mazzini, l’Italia doveva essere liberata dal “Cattolicesimo”!
Già nei primi anni della sua militanza nella Carboneria a Genova, Mazzini aveva strane compagnie: «Ci si domanda come potesse Mazzini camminare mano nella mano con persone come Doria e come i suoi amici, l’omicida Sgarzaro, e il futuro assassino Argenti, che egli incontrava, “quasi tutti i giorni” a bordo della “Spartano”, la nave di Sgarzaro che era ancorata nel porto di Genova. Di cosa parlavano essi? (...). Noi sappiamo solo che, una volta, Sgarzaro si vantò raccontando: “Quando servivo i Costituzionalisti in Spagna, ebbi l’incarico di occuparmi di 53 frati che portai al largo e che gettai in mare nelle onde, legati a due a due, eccetto l’ultimo che - aggiunse sorridendo - fui obbligato a gettarlo da solo”»4.
La Carboneria non aveva pietà per i traditori interni.
Juri Lina scrive: «Nella Carboneria, un traditore perdeva la sua testa, il suo corpo veniva bruciato, le ceneri sparse in tutte le direzioni, e l’esecutore della sentenza si lavava con l’acqua»5.
Lo storico Hales dice che, nella Carboneria, vi era la regola accettata dai più che solo i traditori dovevano essere assassinati, ma non i nemici aperti. Infatti, scrive:
«Argenti, che il governo austriaco aveva rifiutato come console dell’Argentina a Milano, ritenne il Metternich responsabile di questo rifiuto e, roso dal desiderio di vendicarsi, cercò di interessare i Carbonari di Genova ad un piano di assassinio del Metternich. In presenza del Gran Maestro della Loggia “Speranza”, Passano, di Doria e di Mazzini, egli disse che si sarebbe occupato lui stesso di organizzare l’omicidio. I membri dalla Loggia, però, si opposero dicendo che la Costituzione dei Carbonari richiedeva l’assassinio dei traditori interni e non dei nemici; altri dissero che l’assassinio dei nemici poteva essere accettato solo come il “colpo di grazia”, a seguito, però, di una sollevazione popolare... Mazzini, invece, “rimase silenzioso”»6.
Nel 1831, Mazzini fondò la “Giovane Italia”, e i membri «non si chiamavano più, tra loro, “cugini” ma “fratelli” (...). Essi dovevano infiltrarsi in posizioni di responsabilità pubbliche e dovevano giurare di “eliminare” (assassinare) sia i traditori sia i tiranni»7. Con la “Giovane Italia” Mazzini mise in atto la sua “dottrina dell’assassinio”, che, oltre i traditori interni, riguardava anche i nemici, detti “tiranni”:

Art. XXX: Quelli che non obbediscono agli ordini della società, o quelli che rivelano i suoi misteri, devono essere pugnalati senza alcuna pietà. Lo stesso castigo spetta ai traditori.
Art. XXXI: Il Tribunale segreto pronuncerà la sentenza e sceglierà uno o due membri affiliati per la sua immediata esecuzione.
Art. XXXII: Chi si rifiuterà di eseguire la sentenza verrà considerato uno spergiuro e, some tale, dovrà essere ucciso sul posto.
Art. XXXIII: Se il colpevole fuggirà, egli dovrà essere (...) abbattuto da una mano invisibile...
Art. XXXIV: Ogni Tribunale segreto deve essere competente non solo nel giudicare gli adepti colpevoli, ma anche nel far mettere a morte ogni persona che sia stata colpita da anatema.8

Note:

1 Cfr. E.E.Y.Hales, “Mazzini and the Secret Societies - The Making of a Mith”, Eyre & Spottiswoode, Londra 1956, p. 47.
2 Idem, p. 47.
3 Idem, p. 36.
4 Idem, p. 49.
5 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 251.
6 Cfr. E.E.Y.Hales, op. cit., p. 48.
7 Idem, p. 48.
8 Cfr. Mons. G.E. Dillon, “Grand Orient, Freemasonry unmasked”, Christian Book Club of America, p. 110.