sabato 17 novembre 2012

Giacinto De Sivo e la storia negata delle Due Sicilie (Parte 2°) : Le sette.

Giacinto De Sivo
 
 

I brani che seguono, raccolti sotto il titolo - di nostra scelta - Giacinto De Sivo e la Storia negata delle Due Sicilie - sono tratti dalla Storia del Regno delle Due Sicilie dal 1847 al 1861.


Queste verità son dure a' novatori del paese; ma sorretti da quei di fuori non hanno scrupolo di porre in fuoco la patria, e darla a mangiare a' forestieri. Oggidì le rivoluzioni suscitate in tutti regni hanno una, anzi unica cagione, la setta. Ancor v'ha chi crede i rivolgimenti seguiti da ottant'anni in Europa fosser per circostanze di ciascuno stato, non per trame generali premeditate da un concetto. Danvi cagione il mal governo, la oppressione, i balzelli, la poca libertà, e altro; credono il governar bene, le buone leggi, e la piena libertà abolirebbero le rivolture. Dicono chimere le società segrete; Massoni, Filosofi, Illuminati, Giacobini, Carbonari, Mazziniani, Unitarii nomi da spauracchio; le sette, anche che fossero, non aver forza da sollevar nazioni; e addebitano piuttosto al caso che alla settaria possa le ruine rivoluzionarie. Altri sono che non negano un po' di premeditazione ma sputan sentenze: le intenzioni esser buone, le idee volere trionfo di virtù, e la società rigenerata; i mali essere insiti alle mutazioni, dopo la tempesta venire il cielo netto e bello. Però guerra civile, saccheggi, arsioni di città, uccisioni d'innocenti non li spaventano, che tai disordini dicono menare ad ordine duraturo.

I settarii poi, se in disgrazia, negan la setta; se in fortuna ne menan vanto. Ricaduti rineganla sempre. Ma v'han di essa documenti innumerevoli: confessioni, rivelazioni, catechismi stampati, riconoscimenti in legali giudizi!, libelli proprii, e celebrazioni. Si riuniscono in segreto ove stan sotto, in palese ove stan sopra; si riconoscono in capo al mondo, si sorreggono, s'aiutano, si spingono alla preda concordi; ma abbrancatala se la stracciano, si insidiano, si sbugiardano, si accusano e si pugnalano a vicenda. Vediam tai sette cambiar nome e forme; ferite risanare, percosse reagire, schiacciate rinascere, e sempre con uno intento: colpire chiesa e trono, pigliare la potestà e la roba, e surrogare alla legge del diritto quella della passione. Dicono voler libertà ed uguglianza, ma le voglion per sé; voglion sugli altri l'arbitrio e la dittatura. Fatti a un modo in tutte parti, con un programma, divampan contemporanei a spartirsi la terra.

Il volgo s'annoia a pensare, e volentieri s'acconcia alle idee altrui; così pochi scaltri fanno 1'opinione che si dice pubblica, e partorisce ruine. Molti negatori delle sette son come settarii, che ne riescono stupidi strumenti; e imboccati ne ripetono i motti in piazza; plebe essi, persuadon la plebe, che n'è tanta al mondo; e con vaghe parole seminan ree dottrine. Voglion parer saputi, e son zimbello di furbi. Servonli a bocca come eco, a dar novelle false, a infamare la potestà, e a denunziare i fatti, a farla parere esosa e insopportabile. Dichiarato malo il governo, suscitato il desio del nuovo, e l'ansia del ribellare, la setta domanda prima giustizia, poi riforme, franchigie, costituzioni, costituenti, armi, castelli, e tutto; ma fa fare a quei suoi gridatori; e se plaudisce a parziali mutazioni il fa salendo un altro piuolo di quella scala, che mette al pieno mutamento della società. Questo vuole. Essa oggi è forte, vincitrice, ha in Italia il dominio, ma non riposa; si abbevera di vendette, ma non si sazia; va dritto sempre innanzi.

Informate e mosse le ultime rivolture dalle segrete società, non potrei di quelle far limpida storia, se di queste non notassi i nomi, gli autori, i dogmi, le leggi, l'opere, gl'incrementi ed i trionfi. Però brevemente dirò di ciascuna, e '1 loro confederarsi, e succedersi, e il divampar di tutte insieme, lo sforzato rintenebrarsi, e l'improvviso risfavillare. Gli uomini operano per le idee che hanno, un'idea moltiplicata si chiama opinione, e si fa potentissima; ond'è degli onesti ed avveduti raddrizzarla sul giusto. Che se l'opinione sinistra prevalga, e cresca, e corra come sinora, allora le trame e le menzogne settarie indorate di parole brille appellanti alle passioni comprimeranno la ragione, il dovere, ed il bello; cadrà allora ogni religione, quale che sia, e ogni presente ordine di stato; sacerdozio, scettro, milizia, magistratura, ricchezza, nobiltà, tutto. Sparirà anche la proprietà: non campi chiusi, non termini, non palagi, non capanne; tutto è di tutti e di niuno, non pur mogli e figli saran nostri, si perderà la nozione di Dio. Queste verità sovente qualche animoso predisse, non creduto abbastanza, malgrado le insidie svelate dagli esecrandi fatti visti con gli occhi, e più volte rinnovati. Or se dopo l'ultime sperienze le nazioni non s'adergono a difesa, i nati o i nipoti nostri piangeranno, e indarno.


 Di Redazione A.L.T.A.