giovedì 29 novembre 2012

La tattica della Contro-Rivoluzione (Estratto dal libro "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione" di Plinio Corrêa de Oliveira)



La tattica della Contro-Rivoluzione può essere considerata a proposito di persone, gruppi, o correnti
di opinione, in funzione di tre tipi di mentalità: il contro-rivoluzionario attuale, il controrivoluzionario
potenziale e il rivoluzionario.


1. In relazione al contro-rivoluzionario attuale

Il contro-rivoluzionario attuale è meno raro di quanto ci sembri a prima vista. Egli possiede una
chiara visione delle cose, un fondamentale amore della coerenza e un animo forte. Per questo ha una
nozione lucida dei disordini del mondo contemporaneo e delle catastrofi che si addensano
all'orizzonte. Ma la sua stessa lucidità gli fa cogliere tutta l'ampiezza dell'isolamento in cui così
frequentemente si trova, in un caos che gli sembra senza via d'uscita. Allora il controrivoluzionario,
molte volte, tace scoraggiato. Triste situazione: vae soli, dice la Scrittura (3).
Un'azione contro-rivoluzionaria deve, anzitutto, mirare a scoprire questi elementi, fare in modo che
si conoscano, che si appoggino gli uni agli altri, per la professione pubblica delle loro convinzioni.
Questa azione può realizzarsi in due modi diversi:
A. Azione individuale

Questa azione deve essere svolta anzitutto su scala individuale. Niente è più efficace della presa di
posizione contro-rivoluzionaria franca e coraggiosa di un giovane universitario, di un ufficiale, di
un professore, soprattutto di un sacerdote, di un nobile o di un operaio influente nel suo ambiente.
La prima reazione che otterrà sarà, a volte, di indignazione. Ma se persevererà per un tempo più o
meno lungo, a seconda delle circostanze, vedrà a poco a poco manifestarsi degli amici.
B. Azione d'insieme

Questi contatti individuali tendono, naturalmente, a suscitare nei diversi ambienti vari controrivoluzionari
che si uniscono in una famiglia spirituale, le cui forze sono moltiplicate dal fatto
stesso della loro unione.

2. In relazione al contro-rivoluzionario potenziale

I contro-rivoluzionari devono presentare la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione in tutti i loro
aspetti, religioso, politico, sociale, economico, culturale, artistico, ecc. Infatti i contro-rivoluzionari
potenziali le vedono in generale soltanto attraverso qualche aspetto particolare, e da questo possono
e devono essere attratti alla visione totale dell'una e dell'altra. Un contro-rivoluzionario che
argomentasse soltanto su un piano, quello politico, per esempio, limiterebbe di molto il suo campo
di attrazione, esponendo la sua azione alla sterilità, e, quindi, alla decadenza e alla morte.
3. In relazione al rivoluzionario


A. L'iniziativa contro-rivoluzionaria

Di fronte alla Rivoluzione e alla Contro-Rivoluzione non vi sono neutrali. Vi possono essere,
certamente, dei non combattenti, la cui volontà o le cui velleità sono, però, consapevolmente o no,
in uno dei due campi. Per rivoluzionari intendiamo, infatti, non solo i partigiani integrali e dichiarati
della Rivoluzione, ma anche i "semi-contro-rivoluzionari".
La Rivoluzione ha potuto procedere, come abbiamo visto, a patto di occultare il suo volto totale, il
suo vero spirito, i suoi fini ultimi.
Il mezzo più efficace per confutarla di fronte ai rivoluzionari consiste nel mostrarla intera, sia nel
suo spirito e nelle grandi linee della sua azione, che in ciascuna delle sue manifestazioni o manovre
apparentemente inoffensive e insignificanti. Strapparle, dunque, la maschera significa sferrarle il
più duro dei colpi.
Per questa ragione, lo sforzo contro-rivoluzionario deve dedicarsi a questo compito con il massimo
impegno.
È chiaro che, in secondo luogo, sono indispensabili al successo di una azione contro-rivoluzionaria
le altre risorse di una buona dialettica.
Con il "semi-contro-rivoluzionario", come d'altronde anche con il rivoluzionario che ha "coaguli"
contro-rivoluzionari, vi sono alcune possibilità di collaborazione, e questa collaborazione crea un
problema speciale: fino a che punto è prudente? A nostro avviso, la lotta contro la Rivoluzione si
svolge convenientemente soltanto legando tra loro persone radicalmente e completamente esenti dal
suo "virus". Si può facilmente concepire che i gruppi contro-rivoluzionari possano collaborare con
persone come quelle sopra ricordate, in vista di qualche obiettivo concreto. Ma è la più evidente
delle imprudenze, e la causa, forse, della maggior parte degli insuccessi contro-rivoluzionari,
ammettere una collaborazione totale e duratura con persone infette da qualche influenza della
Rivoluzione.

B. La controffensiva rivoluzionaria

In generale il rivoluzionario è petulante, verboso ed esibizionista, quando non ha davanti a sé
avversari, o quelli che ha sono deboli. Ma se trova chi lo affronta con fierezza e ardimento, allora
tace e organizza la campagna del silenzio. Un silenzio, però, in mezzo al quale si percepisce il
sommesso bisbiglio della calunnia, o qualche mormorio contro l'"eccesso di logica" dell'avversario.
Ma un silenzio confuso e pieno di vergogna che non è mai rotto da una qualche replica di valore. Di
fronte a questo silenzio di confusione e di sconfitta, potremmo dire al contro-rivoluzionario
vittorioso la battuta di spirito scritta da Veuillot ad altro proposito: "Interrogate il silenzio, non vi
risponderà nulla" (4).

4. Élites e masse nella tattica contro-rivoluzionaria

La Contro-Rivoluzione deve cercare, per quanto possibile, di conquistare le moltitudini. Tuttavia
non deve, immediatamente, fare di questo il suo obiettivo principale, e un contro-rivoluzionario non
ha motivo di scoraggiarsi per il fatto che la grande maggioranza degli uomini non è attualmente
dalla sua parte. Infatti uno studio attento della storia ci mostra che a fare la Rivoluzione non sono
state le masse. Esse si sono mosse in senso rivoluzionario perché hanno avuto dietro di loro élites
rivoluzionarie. Se avessero avuto dietro di loro élites di orientamento opposto, probabilmente si
sarebbero mosse in senso contrario. Il fattore "massa", come dimostra una visione obiettiva della
storia, è secondario; il fattore principale è la formazione delle élites. Ora, per questa formazione, il
contro-rivoluzionario può essere sempre provvisto delle risorse della sua azione individuale, e può
quindi ottenere buoni risultati, nonostante la carenza di mezzi materiali e tecnici contro cui, a volte,
deve lottare.

Di Redazione A.L.T.A.