sabato 24 novembre 2012

Monti, ovvero «il pericolo pubblico numero uno»

Fino a poco tempo fa, nei giorni in cui il cielo si rabbuiava e decideva di bagnare la zucca degli italiani, si era soliti dire: «piove! Governo ladro». Anche oggi, la pioggia – che non si cura dei tecnici prestati alla politica – continua a fare il suo onesto lavoro, ma nessuno osa più sfidare il Governo, anzi: gli italiani, inzuppati come pulcini, dicono: «piove! Monti sia lodato».
Il piccolo apologo è necessario per spiegare come Mario Monti sia «il vero pericolo pubblico numero uno perché troppa gente non lo giudica un pericolo». Troppi italiani vedono in lui “l’uomo della Provvidenza” solamente perché non lo si è mai visto sorridere – diffidate sempre di chi non ride; molto probabilmente non è una persona seria – o perché veste tristissimi completi grigi («cinquanta sfumature di grigio» in salsa deprimente).
Se fossimo una Nazione coerente, il 16 novembre 2011 (il giorno in cui venne presentata la formazione del governo tecnico), avremmo dovuto modificare l’art. 1 della Costituzione nel modo seguente: «l’Italia è una Dittatura, fondata sulle lobbies. La sovranità appartiene al Presidente della Repubblica, che non la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, ma a suo piacimento». Già, perché se un uomo (Mario Monti) – noto per aver trafficato con Goldman Sachs e con Bilderberg (gentilissimi nel farsi trovare a Roma proprio il giorno del primo compleanno del Governo Monti) – viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica e, sette giorni dopo, lo stesso Presidente della Repubblica lo nomina pure Presidente del Consiglio e Ministro dell’economia e delle Finanze, dobbiamo almeno avere il pudore di non considerarci più una democrazia.
La democrazia è un gioco di equilibri tra i partiti e funziona fino a quando un partito non è capace di occupare il 90% del parlamento. Nel caso in cui ciò dovesse accadere, ci si troverebbe di fronte ad una dittatura. Monti, catapultato dai banchi universitari a quelli di palazzo Chigi, ha ottenuto – durante la sua prima “fiducia” – 281 sì e 25 no al Senato e 556 sì e 61 no alla Camera. Una maggioranza bulgara, capace di imbarazzare perfino i dirigenti dell’URSS.
Il Presidente della Repubblica ha dichiarato proprio oggi che nessuno potrà uscire dalla via tracciata dal governo tecnico: è Monti a tracciare il solco, ma è Napolitano che lo difende. Sempre il Presidente della Repubblica ha affermato che «Monti è un senatore a vita e, pertanto, ha uno studio a palazzo Giustiniani (non si facciano ironie sul fatto che questo palazzo è stato la sede storica del Grand’Oriente d’Italia) dove potrà ricevere chiunque, dopo le elezioni, vorrà chiedergli un parere, un contributo o un impegno». Come dire: chi vorrà governare con una maggioranza decente dovrà passare dal suo ufficio.
Pur non essendo amanti della democrazia, ci troviamo nella necessità di difenderla affinché non si instauri in Italia una dittatura silenziosa. Intanto, fuori dalla finestra, qualche goccia di pioggia si tuffa sulla strada: «piove! Governo ladro». Comincia così la resistenza.
Articolo e immagine a cura di Matteo Carnieletto
 
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