mercoledì 26 dicembre 2012

La Monarchia sacra Parte Quinta: La Monarchia sacra e i Vescovi : Canonici e Papi nelle elezioni vescovili del XIII secolo

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Rodolfo I d'Asburgo  (1º maggio 1218Spira, 15 luglio 1291)
 


Rintuzzata la preponderanza del potere monarchico, i veri beneficiari della ri- forma gregoriana furono, da principio, i Capitoli delle cattedrali. I Canonici, infatti, approfittarono, da un lato, delle difficoltà oggettive che impedivano la presenza alle nomine dei laici autorizzati e degli altri ecclesiastici. Si opposero tenacemente, dall’altro, a cedere ai vescovi comprovinciali e agli abati qualsiasi influenza nelle designa- zioni,  riuscendo, per un breve periodo, a divenire i veri detentori del diritto elettorale. A questo risultato paradossale del moto gregoriano, se ne aggiunse un secondo, di più grande momento: la sempre maggiore azione del Papato quale arbitro supremo delle designazioni vescovili. A poco a poco, infatti, le elezioni contestate e dubbie, che divennero sempre più numerose proprio per lo squilibrio provocato dalla riforma gregoriana, spianarono la strada all’intervento di Roma. I Papi, al principio del XIII secolo, devono intervenire sempre più frequente- mente nella maggioranza delle cause episcopali, nominando spesso direttamente i nuovi titolari, senza tener conto delle pretese dei Capitoli delle cattedrali. Le nomine dirette cominciano a divenire la regola, e non più, come per il passato, un fatto d’ec- cezione. Al termine di questo processo, attorno alle metà del secolo XIV, nonostante re- sistenze varie, «in materia di elezioni episcopali la nomina diretta da parte del sommo pontefice divenne il diritto comune. Il papa aveva concentrato nelle sue meni due cose un tempo distinte: la scelta della persona e l’atto che conferiva la giurisdizione». Così, l’antica prassi elettorale che lasciava alla chiesa locale la parte maggiore nelle designazioni, divenne l’eccezione alla norma generale.