lunedì 10 dicembre 2012

Mons. de Ségur: Il liberalismo cattolico è «una peste perniciosissima.».


Monsignor Louis-Gaston de Ségur (1820-1881)

protonotario apostolico, canonico del capitolo di Saint-Denis.

Il liberalismo cattolico è «una peste perniciosissima.»

Brano tratto da: HOMMAGE AUX JEUNES CATHOLIQUES-LIBÉRAUX
(in: Louis-Gaston de Ségur, Oeuvres, tomo X, pag. 346.)
(Pag. 428-443, traduzione: C.S.A.B.)

XIX

Riassunto della tesi: il liberalismo cattolico è «una peste perniciosissima.»

Il liberalismo cattolico «è una peste perniciosissima», cioè a dire una malattia mortale, perchè è un errore gravissimo contrario ad una grande verità rivelata; è eretico al fondo, perchè nega in maniera multiforme i diritti di Dio, del suo Cristo e della sua Chiesa nei confronti delle società umane, attribuisce ai governi il diritto di porre le loro leggi e la loro politica in opposizione con le leggi, con il volere di Gesù Cristo. Negare siffatta sovranità sociale del Figlio di Dio non equivale forse a negare la sua divinità? Negare siffatto diritto e siffatta missione superiore della Chiesa non è forse negare direttamente la sua missione divina?
Il liberalismo è «una peste perniciosissima» perchè si estende a tutto e ovunque fa penetrare il virus eretico delle dottrine protestanti e rivoluzionarie; esso comincia coll'alterare la Religione, e prosegue la sua opera deleteria in campo filosofico, ove genera l'ontologismo; si espande nella politica con le sue fatali illusioni e la sua impotenza per il bene, si manifesta in tutto, nell'educazione, nell'insegnamento, nella famiglia, nell'individuo, e così viene a contatto di una moltitudine di anime, che deteriora, quando non le porta direttamente a perdizione.
«Le altre eresie, afferma un grande pensatore citato da un grande Vescovo [1], le altre eresie si sono potute circoscrivere; ma il liberalismo, assumendo tutte le denominazioni della verità (progresso, lumi, libertà, eguaglianza, fraternità, legge, civilizzazione ecc.), appare di fronte ai popoli sotto un tale travestimento che, se Dio non interviene ad abbattere una simile impostura, essa porterà a termine la rovina della Francia e della cristianità intera.[»]
Il liberalismo è «una peste perniciosissima» a motivo delle sue tendenze, e proprio così provoca i propri danni fra i ranghi della gioventù cattolica. Nessun cattolico pensa infatti di negare in teoria il diritto sovrano di Gesù Cristo e della sua Chiesa sulle società, ma in pratica i cattolici, allorchè sono colpiti dal liberalismo, si comportano da veri liberali, e invece di difendere, come sarebbe loro dovere, i diritti di Gesù Cristo e della sua Chiesa, sono sempre pronti a sacrificarli in nome della politica, in nome delle necessità del momento, in nome dell'opinione pubblica, in nome del fatto compiuto; li si vede rivendicare per i nemici della fede, almeno indirettamente, la libertà di attaccare la Chiesa, impiegando una sorta di generosità cavalleresca nel sostenere i pretesi diritti dell'errore e reclamando, per i nemici di Dio, privilegi uguali a quelli dei suoi servi., ed in quanto personalità pubbliche costoro porranno in essere atti che implicano la negazione di ciò che credono in quanto persone private. Simili tendenze, logica conseguenza dei principi cattolico-liberali, possono conciliarsi, mi chiedo, con la fede di un vero cristiano? Uno stesso uomo può forse avere due coscienze? e ciò che per la persona privata è falso, come può farsi vero per la persona pubblica?
Il liberalismo cattolico è «una peste perniciosissima» perchè indebolisce fino a paralizzare i difensori della Chiesa e del diritto. In che consiste la forza dell'armata cattolica? Non è forse nella propria fede, nell'energia indomabile della propria fede? Ma il liberalismo è una delle cause principali dell'indebolimento della fede tra di noi, esso fa vacillare la fede nelle anime abituandole a vedere l'errore marciare a pari passo con la verità: quando infatti si attribuiscono diritti uguali ad entrambi, li si riduce ambedue al rango di mere opinioni. Il liberalismo riduce la fede di un gran numero di cristiani a un forse, ad una probabilità umana, ad una opinione più o meno rispettabile. A motivo dei danni provocati dal liberalismo non vi è niente di più comune al giorno d'oggi che udire dei cristiani, persino dei Religiosi e dei sacerdoti, parlare di opinioni religiose, che fanno da pendant alle opinioni politiche; non è più questione di verità, che il liberalismo sacrifica sistematicamente al diritto (!) della maggioranza, o ancora a ciò che vien chiamata «la carità»; il liberalismo priva  il cristianesimo del suo nerbo.
Il liberalismo è «una peste perniciosissima» perchè pone la divisione fra i cattolici e fra i buoni. La Chiesa si basa sull'unità non meno che sulla verità. Il cattolicesimo liberale tende a spezzare l'unità mentre mina la verità; esso attira sotto i suoi drappi multicolori una parte dei cattolici, mentre gli altri restano fedeli al drappo immacolato della verità e dell'obbedienza, al drappo della Santa Sede; perciò sono sorti due partiti dal seno della Chiesa, e così ecco sorgere divisioni, ecco uno scompiglio continuo. I cattolici fedeli protestano, come è loro dovere, contro le concessioni fatte all'errore ed allo spirito del mondo, e d'altra parte i cattolici liberali, che credono di salvare la Chiesa col transigere, col venire a patti con i propri nemici, accusano i loro avversari di rovinare la  Chiesa stessa con le loro «esagerazioni», urlano all'intolleranza, alla testardaggine, all'accecamento, osano persino elevare il loro biasimo fino ai nostri Vescovi, fino al Sovrano Pontefice (il Sillabo ed il Concilio ne sono le prove), accusandoli a mezza voce di provocare la rovina della Chiesa.
E se, come accade in tutte le battaglie, qualcuno dei difensori dell'ortodossia e della Santa Sede non riesce a misurare sempre matematicamente la portata dei propri colpi, se fa un movimento sbagliato, se soprattutto ha la disgrazia di colpire un po' troppo forte, questo eccesso di zelo nei fratelli sarà perseguito con ben più rigore che l'aperta ostilità dei nemici.
E si vedrà allora il seguente spettacolo desolante: dei cattolici ferventi che in chiesa sono riuniti con i loro fratelli ai piedi dello stesso altare, ove partecipano dello stesso Pane celeste, e che, fuori della stessa chiesa, si mostrano nei loro confronti più passionali, più aspri, più ingiusti, più impietosi di quanto non lo siano verso gli eretici e gli atei. Quanto fanno male alla causa di Dio queste scandalose divisioni!
E che cosa ne è la causa? lo zelo dei cattolici puri forse? il coraggio dei difensori della verità? Evidentemente no. Sarà forse l'intenzione malvagia dei cattolici liberali? Nemmeno: la maggior parte di essi s'ingannano in buona fede. Chi ne è responsabile allora? Ascoltate il Papa, egli ce lo dice chiaramente: il colpevole ne è il liberalismo cattolico. Sì, ecco la peste che, dopo aver alterato la verità nelle menti, si riversa all'esterno per spezzare l'unità dei cuori e degli sforzi.
Il liberalismo è «una peste perniciosissima» perchè, laddove regna, rende impossibile la salute della società, in quanto colpisce la vita della società alla radice stessa, come la filossera che uccide la vite alla radice. «Il principale pericolo e il principale male delle nostre società consiste in questo, che cioè nell'ambito della cosa pubblica e sociale i fedeli, e purtroppo spesso anche i sacerdoti della nostra generazione, hanno ritenuto che, anche in pieno cristianesimo, si potesse osservare la neutralità e l'astensione nei confronti della fede cristiana, come se Gesù Cristo non fosse venuto o fosse scomparso dal mondo. Tuttavia chiunque professa o pratica una simile teoria si condanna a non poter fare assolutamente nulla per la guarigione e la salvezza della società. E se non siamo riusciti a eliminare il male interiore che ci mina, che ci dissecca e che ci uccide, ciò accade perchè, pur avendo la fede privata, abbiamo accettato di aver parte dell'infedeltà nazionale; perchè, quando Gesù Cristo, per mezzo di quell'organo infallibile che è il suo Vicario e la sua Chiesa, ha condannato una dottrina sociale come erronea e perniciosa, noi l'abbiamo ritenuta necessaria; quando egli ha insegnato una cosa, noi abbiamo più o meno fatto il contrario. Ecco la causa della nostra impotenza [2]
Questo male, il quale altro non è che il cattolicesimo liberale, paralizza persino le buone opere, le preghiere e le penitenze che si elevano in ogni luogo verso il trono della misericordia divina per implorare il perdono e la salvezza: e come Nostro Signore salverebbe una società risoluta a far a meno di lui, a contraddire i suoi insegnamenti e a disconoscere e violare i suoi diritti? Il soccorso temporale di Dio può forse essere invocato legittimamente contro il suo proprio Figlio, contro la sua autorità ed il suo comando?
Se, al fondo delle nostre preghiere e dei nostri pellegrinaggi, dei nostri digiuni e delle nostre buone opere, si ritrovano sempre le nostre stesse ostinazioni; se, pur pregando e facendo l'elemosina, sosteniamo testardamente gli stessi sistemi condannati dall'insegnamento e dalle definizioni della Chiesa; se accarezziamo sempre gli stessi pregiudizi, se adoriamo sempre gli stessi idoli, le false libertà, i mortiferi principî dell'89, ravvivati nel 1830, glorificati nel 1852 e successivamente, allora le nostre preghiere rimarranno necessariamente sterili, e la saggezza, la santità e la giustizia di Dio legheranno le mani alla sua misericordia.
L'Imitazione  dice a questo riguardo una parola profonda che si applica alle società più ancora, se possibile, che agli individui: «Val meglio scegliere di avere contro di sè il mondo intero, che avere davanti a sè Gesù offeso.» [Eligendum est magis totum mundum habere contrarium, quam Jesum offensum. De imitazione Christi, Liber II, caput VIII. N.d.T.] E, nello stato in cui il liberalismo ha ridotto la nostra povera società moderna, «è Gesù offeso» che questa stessa società ha davanti a sè, Gesù messo fuori legge. Ecco il motivo di quelle situazioni impossibili che nessuno sa risolvere e contro le quali qualunque uomo è destinato a fallire.
Fintanto che non si tornerà socialmente e politicamente al Re Gesù ed alle salutari direttive della sua Chiesa si avrà un bel pregare, un bel fare opere buone: la salvezza sarà impossibile. La mano liberale via via distruggerà ciò che la mano cattolica avrà edificato.
Come il mulo, animale ibrido, anche il liberalismo cattolico, dottrina ibrida frutto dello spirito falso e della falsa carità, è infecondo, sterile e, quel che è peggio, rende sterile tutto ciò che tocca.
Il liberalismo cattolico è «una peste perniciosissima» perchè pone alla base delle nostre istituzioni pubbliche dei principî le cui conseguenze estreme, rigorosamente logiche, portano a degli orrori. Il principio fondamentale del liberalismo si può così riassumere: di fronte alla legge, l'errore ha gli stessi diritti della verità.
Ecco allora la «libertà di pensiero», che si può così formulare: Ho il diritto di pensare tutto ciò che voglio, di credere tutto ciò che voglio, di negare tutto ciò che voglio. Ho il diritto di credere che Dio non esiste, che non ho un'anima, che il furto è permesso, che a uccidere un uomo si fa tanto male quanto a uccidere un pollo.
Ne consegue «la libertà di coscienza»: Tutte le religioni hanno uguale diritto al rispetto ed alla protezione della legge: stesso rispetto e stessa protezione per il Vangelo e per il Corano. Stesso rispetto per il cristiano che adora Gesù Cristo e per il giudeo che lo bestemmia. Stesso rispetto per il cattolico che venera la santa Eucaristia e per l'ugonotto che la calpesta. Stesso rispetto per il martire e per il suo carnefice.
Di conseguenza ecco «la libertà di parola»: Ho il diritto di dire tutto ciò che penso, e nessuno ha il diritto di impedirmi di parlare. Ho il diritto alla bestemmia. Impedirmi di lodare Dio ed impedirmi di insultarlo sono entrambi un attentato alla mia libertà, e di conseguenza un delitto.
Ed ecco allora «la libertà di stampa»: tutto ciò che ho diritto di dire, ho il diritto di stamparlo e di pubblicarlo. Qualunque apostata ha il diritto di scrivere che Gesù Cristo non è Dio, e nessuno, nessun potere ha il diritto di fermare il suo libro o il suo giornale.
Ecco poi «la libertà d'azione»: Ho il diritto di fare tutto ciò che voglio, alla sola condizione (anch'essa perfettamente arbitraria) di essere in regola con la polizia.
Certamente tutti i cattolici liberali, e non solo costoro, ma tutte le persone oneste rifiutano con indignazione queste assurde ed orribili follie; tuttavia ammettono bellamente i principi da cui esse derivano, e nei bassifondi della società non mancheranno mai dei terribili logici che ne trarranno le conseguenze.
Infine il liberalismo cattolico è una peste, «una peste perniciosissima», perchè i cattolici che ne sono colpiti divengono essi stessi, lo vogliano o no, gli autori di tutte le disgrazie pubbliche. Ovunque e sempre, la storia moderna lo dimostra, sono le illusioni e le debolezze dei buoni a preparare le vie agli eccessi rivoluzionari. Ogni '89 porta in grembo un '93, come il fiore porta in sè il frutto in germe. Il liberalismo è la Rivoluzione in fiore; la demagogia e l'anarchia sono la Rivoluzione nei suoi frutti.
La Rivoluzione si è discreditata da sè con i disastri che va accumulando da un secolo; essa è riconosciuta colpevole di averci detto altrettante menzogne quante promesse, ed i suoi adepti più ardenti sono i primi a dichiararla in bancarotta; sarebbe dunque venuto il momento di scuotersi di dosso il suo giogo per tornare all'ordine cristiano. Nonostante il buon Dio spiani le vie e prepari ogni cosa, chi ci impedisce di resuscitare alla vera vita cattolica, alla vera vita sociale e politica? Chi? Non sono i forsennati della Comune, non sono i nemici dichiarati della Religione e della società, ma sono i cristiani preda di falsi ideali, i pretesi fautori dell'ordine che conservano e proclamano proprio i principi di quella Rivoluzione di cui combattono le violenze, sono i rivoluzionari moderati, sono i cattolici liberali. La Rivoluzione dottrinale, il liberalismo trattiene il figliuol prodigo che vuol ritornare alla casa paterna, che vuol gettare lungi da sè gli stracci della propria licenza e rivestirsi nuovamente dell'abito bianco della libertà, che vuol sfuggire al giogo disonorevole del dispotismo o dell'anarchia per rimettersi, pacifico e fiducioso, sotto la mano paterna dell'autorità.
E come fa il liberalismo a trattenerlo? può farlo, perchè esso altro non è che la dottrina della Rivoluzione, stante il fatto che la Rivoluzione è la pratica estrema, ma logica, del liberalismo. Se la Rivoluzione avesse a proprio favore solamente le proprie violenze, i suoi trionfi non potrebbero essere che passeggeri: ma essa perpetua il suo impero per mezzo delle sue dottrine: e sono i fautori di queste sue dottrine, soprattutto quando sono onesti e religiosi, in altri termini sono i liberali cattolici che, nonostante le loro buone intenzioni, oppongono una barriera insormontabile alla resurrezione della società cristiana.
Ovunque in Francia come pure in tutta l'Europa cristiana la forza principale della Rivoluzione risiede nell'appoggio che i fautori dell'ordine prestano ai principi rivoluzionari, molto più  che nella rabbia con cui i fautori di disordine ne deducono le conseguenze. Il liberalismo è il veleno che uccide: l'anarchia è la decomposizione che segue alla morte.
E quanti sono i fautori dell'ordine che si trovano in questa situazione! Più del novanta per cento. Nessuno vorrebbe morire privo dei sacramenti, tutti hanno la fede, benchè non tutti siano sempre praticanti; dunque sono cattolici, sì, ma più ancora liberali, ed è per questo che fanno, senza volerlo e talora perfino senza saperlo, il male orribile ed incalcolabile di cui abbiamo parlato.
Chiedo allora a tutti gli uomini di fede e di buona fede: il dotto e cattolicissimo vescovo di Poitiers aveva ragione di esclamare in una di quelle incomparabili omelie che talora assumono l'importanza di un vero e proprio avvenimento: «Voi, che non avete nulla in comune con l'empietà dei liberali rivoluzionari ma professate le dottrine del cattolicesimo liberale irrevocabilmente iscritte nel catalogo degli errori condannati dalla Chiesa, fate attenzione: non è a fianco del fondamento cristiano, è sopra questo stesso fondamento che si deve elevare l'ordine. Altrimenti è il disordine, l'anarchia e di conseguenza il ritorno inevitabile al regime del dispotismo che siete condannati a riportare pur maledicendolo [3]
Ecco, amici miei, i frutti avvelenati del liberalismo cattolico. Giudicate l'albero dai suoi frutti.

XX


Che occorre fare dunque in pratica?
È semplicissimo: bisogna essere cattolici dalla testa ai piedi, cattolici nelle idee e nei giudizi, cattolici nelle simpatie, cattolici nel parlare, cattolici in tutto e dappertutto, negli atti pubblici come pure nella condotta privata.




E siccome la prima condizione richiesta per essere cattolici è di essere veramente e pienamente sottomessi al Vicario di Dio, Capo supremo della Chiesa e regola vivente della vera fede, la nostra prima preoccupazione dev'essere di evitare come il fuoco ciò che potrebbe diminuire o alterare minimamente il religioso rispetto e l'obbedienza assoluta nei confronti della Santa Sede: ciò è della massima importanza. Nei nostri studi, nelle nostre discussioni, nelle nostre letture, nelle nostre conferenze, perfino nelle nostre relazioni non vi poniamo abbastanza attenzione, e ne consegue che ci lasciamo contagiare.
«Voi, cari figli, ci dice il Santo Padre, ricordatevi che, sulla terra, il Romano Pontefice tiene il posto di Dio, ed allora, in tutto ciò che concerne la fede, la morale ed il governo della Chiesa, egli può dire con il Cristo: "Chi non raccoglie con me, disperde". Fate dunque che tutta la vostra saggezza consista in un'obbedienza assoluta ed in una libera e costante adesione alla Cattedra di Pietro [4].» 




Alla luce di questa infallibile pietra di paragone potremo facilmente riconoscere l'oro puro e discernerlo dal rame dorato. Ogni dottrina che si distanzia in qualunque cosa dall'insegnamento di Roma dev'essere per ciò stesso sospetta; e non solo sospetta, ma da respingersi, e non solo da respingersi, ma da combattersi. È questa «la buona battaglia della fede» di cui parla l'Apostolo san Paolo ed alla quale noi tutti siamo chiamati a prender parte, gli uni come capi, e sono i sacerdoti, gli altri come semplici soldati di Gesù Cristo, e sono i laici.

XXI

«Ma che fare specialmente per garantirci da ciò che il Santo Padre chiama il virus delle opinioni cattolico-liberali?»
Per prima cosa non leggete, o leggete con estrema precauzione i giornali, le riviste e le pubblicazioni del partito. Il giornale in particolare è una goccia d'acqua quotidiana che a poco a poco scava la pietra e corrompe la mente. L'esperienza lo dimostra ogni giorno. Se volete sfuggire al liberalismo cattolico evitate i giornali liberal-cattolici. E notate che i più pericolosi sono quelli dalla forma più moderata, più dolciastra.
Al contrario leggete fedelmente, poichè via! bisogna ben leggere qualche giornale, leggete quei rari fogli pubblici che si danno come regola principale quella di conformarsi in ogni punto alla lettera ed allo spirito degli insegnamenti della Santa Sede. Non lasciatevi prendere dalle amare ed ingiustificate critiche di cui sono oggetto. Se li si detesta tanto, è perchè non intendono venire a patti con gli errori che sono di moda, perchè questi errori li individuano e danno loro la caccia fin dall'inizio, perchè scoprono con sgradevolissima inopportunità i complotti ed i maneggi del nemico, perchè non adulano l'opinione pubblica come fanno ogni giorno i giornali liberali, e perchè sono pronti a tutto piuttosto di indietreggiare di un millimetro quando si tratta di difendere la verità, il diritto, i principî, la causa del Papa e della Chiesa.
Inoltre informatevi seriamente e solidamente intorno alle principali questioni che sono all'ordine del giorno, cercando la luce là dove essa è, cioè in libri apertamente cattolico-romani, ove il falso non sia mescolato al vero, ove l'acqua della verità sia pura e limpida. L'ignoranza della vera dottrina cattolica è quasi sempre la fiaccola  delle tesi liberali.
Questa ignoranza genera un'illusione fra le più comuni, quella che fa sì che i giovani sprofondino sempre più nel liberalismo con lo specioso pretesto che non si devono occupare di questioni dottrinali, che non ci capiscono nulla e che devono lasciar ciò ai sacerdoti, ai teologi ecc.; costoro rimangono sistematicamente liberali in pratica, col pretesto che non lo sono in teoria. Guardatevi da questa illusione, che vi infeuderebbe al partito liberale e, checchè se ne dica, vi inoculerebbe attraverso tutti i pori «il virus delle opinioni cattolico-liberali.»
Infine, e soprattutto, diffidate assolutissimamente degli ecclesiastici imbevuti di liberalismo. Un solo prete cattolico-liberale fa più male di cinquecento laici. In materia di dottrina la parola di un laico di norma ha poco peso; ma quella di un prete è tutt'altra cosa. Dio ha detto in effetti: «Le labbra del sacerdote conserveranno la scienza, e dalla sua bocca si apprenderà a  conoscere la legge[Mal. 2, 7:  Labia enim sacerdotis custodient scientiam, et legem requirent ex ore ejus, quia angelus Domini exercituum est. N.d.T.] Ora, che fa il prete liberale? A coloro che gli chiedono la verità, egli dispensa l'errore; e quale errore? quello che il Sovrano Pontefice dichiara solennemente essere più temibile per i cattolici di oggi delle stesse bestemmie rivoluzionarie. «La più grande disgrazia che possa accadere ad un cristiano laico, diceva recentemente Pio IX ad uno dei nostri Vescovi, è quella di avere come consigliere ed amico un sacerdote imbevuto di dottrine cattive. Un sacerdote che ha cattivi costumi, lo si disprezza, lo si respinge; ma un sacerdote di cattive dottrine vi seduce tanto più facilmente quanto più le sue opinioni adulano le idee del momento.»
Amici miei, miei cari amici, non lasciatevi abbacinare dallo splendore dei nomi e delle belle reputazioni; agli ecclesiastici cattolico-liberali manca il principale di tutti i meriti, quello di una fede pura e di un giudizio solido. Non tutto ciò che luccica è oro: in una tale materia ciò è letteralmente vero.
Il piccolo numero di ecclesiastici che, trasportati dalla vanità e dallo spirito d'indipendenza, hanno la disgrazia di sostenere il liberalismo cattolico sono o menti difettose oppure ambiziosi che possono essere talora brillanti ma non hanno nè la vera scienza, nè il vero spirito della Chiesa.
Diffidate degli ecclesiastici liberali, quale che possa essere il loro talento o il loro zelo, se fanno un po' di bene da una parte, fanno tre volte più male dall'altra; li si è visti all'opera all'epoca del Concilio: non erano gallicani solo perchè erano liberali. Oggi, se è vero che gallicani non ce ne sono più, i liberali sono ancora là e, salvo onorevoli ma troppo rare eccezioni, il loro spirito è rimasto lo stesso; dopo tutti gli avvertimenti venuti dalle labbra del Papa, avvertimenti necessariamente conosciuti dal clero, occorrerà loro un'incredibile buona fede per poter essere scusati al tribunale di Dio.  

NOTE:

[1] M. Blanc Saint-Bonnet, nel suo bel libro la Légitimité, citato da Mons. Vescovo di Poitiers. [Card. Louis-Édouard Pie, N.d.T.]
[2] Mons. Vescovo di Poitiers; omelia del 25 novembre 1873. [Card. Louis-Édouard Pie, N.d.T.]
[3] Natale 1873.
[4] Breve ai Milanesi.