mercoledì 23 gennaio 2013

22 gennaio, triste anniversario abortista.

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 Non far morire l’innocente e il giusto (Es 23,7)
Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato (Ger 1,5)
Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra (Sal 139,15)
 
Il 22 gennaio 1973 la Suprema Corte degli Stati Uniti decideva a maggioranza il caso Jane Roe et al. V. Henry Wade (questi era il Procuratore Distrettuale della Contea di Dallas). La legge del Texas aveva infatti violato il due process previsto dal XIV Emendamento alla Costituzione, poiché non consentiva alla ricorrente (il cui vero nome, Norma L. McCorvey, divenne noto quando la donna, pentita, si convertì e si consacrò alla lotta prolife) di abortire al di fuori dei casi tassativi di incesto o di violenza sessuale. La sua gravidanza “indesiderata” non vi rientrava, nonostante un primo tentativo di simularne l’origine da uno stupro.
La Corte Suprema realizzò un bilanciamento tra gli interessi in gioco, reputati tutti meritevoli di tutela: la privacy della ricorrente da un lato (nell’accezione di diritto al “controllo” di quanto ci appartiene e pertiene, corpo incluso), l’interesse alla protezione della vita prenatale e della salute femminile dall’altro. La conclusione “di compromesso”, vincolante per tutti gli Stati membri, fu la liberalizzazione dell’aborto entro il primo trimestre di vita intrauterina del bambino. Successivamente, peraltro, la Corte stessa mostrò di voler estendere detta soglia fino alla viability, ossia al termine dal quale il bambino può sopravvivere con successo fuori dal ventre materno (convenzionalmente, il settimo mese).
Le due sole dissenting opinions alla decisione furono espresse dai giudici Byron R. White e William H. Rehnquist.
Nel sistema di common law statunitense, il dispositivo della sentenza Roe v. Wade ha forza praticamente costituzionale e nell’opinione pubblica fu, ed è tuttora, sostenuto da forti attività di lobbying, sovente improntate a grossolana menzogna
Nei soli USA, dal 22 gennaio 1973 si stima si siano verificati più di 55.882.000 aborti, soprattutto grazie alla decisione della Suprema Corte.
(altri – agghiaccianti – dati sono disponibili qui: http://www.numberofabortions.com/).
 
Capiresti questo suicidio della razza umana se con l’occhio della ragione vedessi la “bellezza” e la “gioia” della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi, allora sì che capiresti la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori.
Questi genitori vorrei cospargerli con la cenere dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro  responsabilità e per negare ad essi la possibilità  di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un’abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori assassini.
A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti.
Vedi, io non sono un santo, eppure non mi sento mai così vicino alla santità, come quando dico parole forse un po’ forti ma giuste e necessarie a  quelli che commettono questo crimine. E sono sicuro di avere ottenuto l’approvazione di Dio per il mio rigore, proprio perché da Lui, dopo queste dolorose lotte contro il male, ottengo sempre, anzi mi sento imporre, qualche quarto d’ora di meravigliosa calma.
 
(S. Pio da Pietrelcina)
di Ilaria Pisa
 



Fonte:

http://radiospada.org/