domenica 17 febbraio 2013

Apologia di Teodosio

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«Anche tu, o augusto imperatore, sei un uomo.»

Sant’Ambrogio all’Imperatore Teodosio I

La figura dell’Imperatore romano Teodosio I (che regnò dal 19 gennaio 379 al 17 gennaio 395) è oggi piuttosto svalutata, in primis da coloro che dovrebbero mostrargli una profonda gratitudine per il suo operato. Egli viene infatti tacciato di aver riportato nell’Impero Romano lo status quo antecedente all’Editto di Milano del 313, con la variante che fu il Cristianesimo l’unica religione permessa invece che il paganesimo.
 
Tale considerazione può essere facilmente respinta tenendo in considerazione due fattori: prima dell’editto di Costantino grossomodo tutti i culti erano ammessi e tollerati all’interno dell’Impero, con la sola esclusione di quello cristiano. Non si può parlare quindi di una vera e propria “religione di stato”, nonostante l’ufficializzazione sul piano istituzionale della cosìdetta religione romana, in quanto anch’essa fu frutto del sincretismo di diverse credenze che rendono oggi visibile una sua evoluzione lungo i secoli. In secondo luogo, prima di Costantino l’Imperatore era considerato dai romani “Rex et Pontifex”, era ossia investito del potere temporale e spirituale, mentre con Teodosio si attuerà definitivamente quella separazione iniziata implicitamente nel 312 da Costantino (che rifiutò il titolo di “Pontifex Maximus”) tra la sfera temporale e quella spirituale.
La conseguenza logica di tale evento è che in quanto uomo perfino l’Imperatore avrebbe dovuto rispondere a Dio del suo operato senza alcun privilegio dovuto alla sua posizione sociale (cosa impensabile prima di allora). Sarà appunto per questo che Teodosio, consapevole della cosa, accetterà i mesi di penitenza e la richiesta pubblica di perdono (che gli verrà accordato nel Natale del 390) impostagli dal Vescovo di Milano Ambrogio in seguito al massacro di Tessalonica, che costò la vita a circa 7000 persone. Significativi in quest’ambito furono il gesto di Sant’Ambrogio, il quale negò a Teodosio l’entrata in chiesa in seguito a tale massacro e la volontà dell’Imperatore di rimettersi alla volontà del Vescovo.
Tale separazione sovracitata però non significò affatto uno stato laico (come diremmo oggi) e neutrale nei confronti della Verità: con l’Editto di Tessalonica del 27 febbraio 380 il Cristianesimo diverrà infatti, per la prima volta nella storia, la religione ufficiale dell’Impero Romano. Quel 27 febbraio di 1633 anni fa vide i suoi albori il primo stato cristiano.
Qualcuno potrebbe obiettare affermando che con Teodosio le violenze contro i cittadini non cristiani arrivarono al punto di violentare perfino le coscienze (si pensi ai Decreti Teodosiani del 391-392), ma cinicamente viene da chiedersi come si sarebbero comportati nei confronti dei cristiani i suoi avversari Arbogaste e Flavio Eugenio se avessero vinto la battaglia del Frigido nel 394 (a tal riguardo vorrei ricordare la celebre frase di Arbogaste prima dello scontro, che lasciava ben poco spazio ad una possibile tollerenza religiosa: “All’orizzonte i lampi preannuncia una battaglia, le fontane di Roma spilleranno il sangue dei traditori dell’antico culto, che i cristiani tornino ad essere pasto per i leoni e le loro anime nettare per Ade”).
Ovviamente, in quanto essere umano anche Teodosio ebbe dei limiti, infatti se da un lato fu con lui che l’Impero Romano divenne ufficialmente cristiano, dall’altro non si possono nascondere o sminuire gli eccessi dei Decreti Teodosiani, i quali non facevano alcuna distinzione tra foro interno e foro esterno in quanto a politica religiosa.
 
Si può dire che nonostante tutto è stato grazie ad un uomo pieno di contraddizioni come Flavio Teodosio che il labaro recante il Chrismon (portato per la prima volta da Costantino alla battaglia di Ponte Milvio) venne saldamente piantato sui colli romani dando inizio a quello che successivamente sarà la Cristianità.
 
a cura di Federico
 
 
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