venerdì 26 aprile 2013

Cos'è l' "opzione preferenziale per i nobili"? (Estratto dall'opera di Plinio Corrêa de Oliveira "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana")


 
Opzione preferenziale per i nobili: quest'espressione può forse sorprendere a prima vista quelli che hanno familiarità con la formula cara a Giovanni Paolo II: "opzione preferenziale per i poveri". Nondimeno, è appunto un'opzione preferenziale per i nobili ad animare questo libro.

La principale obiezione che questa affermazione può suscitare sta nel fatto che, ex natura rerum, un nobile è quantomeno bene inserito, importante e ricco; egli ha quindi molti mezzi per uscire da una situazione di indigenza in cui accidentalmente si trovi. L'opzione preferenziale in suo favore è già stata fatta dalla Provvidenza, nel dargli tutto quanto è necessario perché si rimetta in piedi.

Il caso del povero è esattamente contrario. Egli non è illustre, non dispone di relazioni utili, spesso manca di risorse per rimediare alle proprie carenze. Di conseguenza, un'opzione preferenziale che lo aiuti a soddisfare le sue necessità - almeno quelle essenziali - può essere di stretta giustizia. Quindi, un'opzione preferenziale per i nobili sembra quasi un sarcasmo rivolto contro i poveri.

In realtà, quest'antitesi tra nobili e poveri ha sempre meno ragione di essere, se consideriamo che la povertà va colpendo un numero sempre maggiore di nobili, come ricordato da Pio XII nelle sue allocuzioni al Patriziato e alla Nobiltà romana. E il nobile povero viene a trovarsi in una situazione più avvilente di quella del povero non nobile. Quest'ultimo infatti, per la stessa modestia delle sue condizioni, può e deve suscitare e porre in atto un senso di giustizia come pure la generosità del prossimo.

Al contrario, il nobile, proprio nel fatto di essere nobile, trova motivo per non chiedere aiuto, e preferisce nascondere il suo nome e la sua origine, quando non può evitare di far apparire la sua povertà. Si tratta di quello che, con espressivo linguaggio, veniva chiamata una volta "povertà vereconda".

La soddisfazione dei bisogni di questo tipo di nobili - come d'altronde dei decaduti, di qualsiasi livello sociale - era oggetto di speciali elogi da parte degli antichi, e la carità cristiana escogitava mille maniere per alleviare la situazione dei poveri vergognosi, affinché ricevessero l'aiuto necessario senza offendere il sentimento della loro dignità.

Non è solo il povero di risorse materiali a meritare un'opzione preferenziale; ma anche quelli che, per le circostanze della loro vita, hanno doveri particolarmente ardui da compiere, e ai quali incombe maggior responsabilità, a motivo del buon esempio che può risultarne a vantaggio del corpo sociale, come pure, all'opposto, a motivo dello scandalo che può derivarne, se questi doveri vengono trasgrediti.

In queste condizioni si trovano spesso membri della nobiltà contemporanea, come vedremo.

L'opzione preferenziale per i nobili e quella per i poveri non si escludono fra loro, e meno ancora si contrappongono, come insegna Giovanni Paolo II: "Sì, la Chiesa fa sua l'opzione preferenziale per i poveri. Una opzione preferenziale, si badi, non dunque un'opzione esclusiva o escludente, perché il messaggio della salvezza è destinato a tutti".

Queste diverse opzioni sono modi di manifestare il senso di giustizia o di carità cristiana che sole possono affratellarsi nel servizio dell'unico Signore, Gesù Cristo, che fu modello dei nobili e dei poveri, come ci insegnano con insistenza i Romani Pontefici.

Queste parole servano da chiarificazione per coloro che, animati dallo spirito della lotta di classe - per il momento in evidente declino - ritengono che esista una relazione inevitabilmente conflittuale tra il nobile e il povero. Questo equivoco ha condotto molti a interpretare le parole "opzione preferenziale", usate da S.S. Giovanni Paolo II, come se significassero preferenza esclusiva. Tale interpretazione, passionale e faziosa, manca totalmente di obiettività. Le preferenze di una persona possono rivolgersi simultaneamente, e con diversi gradi d'intensità, a diversi oggetti. Per sua natura, la preferenza per uno di essi non indica in alcun modo la obbligatoria esclusione di altri.


Scritto da:

Redazione A.L.T.A.