martedì 16 aprile 2013

Regno Lombardo-Veneto: dalla Belle Époque milanese alla continuazione della Serenissima.

 
 
Introduzione
Regno Lombardo-Veneto - Localizzazione
Il Regno Lombardo-Veneto è uno Stato che fu dipendente dall’Impero Austriaco, concepito dal cancelliere Klemens von Metternich all'inizio della Restaurazione seguita al crollo dell'impero napoleonico, e sancito nel 1815 dal Congresso di Vienna. Il Lombardo-Veneto perse quasi tutta la Lombardia (eccetto la provincia di Mantova) nel 1859, quando questa venne usurpata e annessa allo stato piemontese al termine della seconda guerra di espansionismo sabaudo, ma il regno venne interamente occupato nel 1866 con l’occupazione del Veneto, della provincia di Mantova e del Friuli da parte dell'artificioso  "Regno d'Italia" sancito dall'iniquo Trattato di Vienna del 3 ottobre dello stesso anno.




File:Flag of Kingdom of Lombardy-Venetia.gif               File:Regno Lombardo-Veneto.jpg
       Bandiera del Regno Lombardo-Veneto                     Stemma del Regno Lombardo-Veneto


 
Inno: Serbi Dio l'austriaco Regno 




Origine del nome e genesi del Regno 

Il nome di Regno Lombardo-Veneto fu istituito dal governo Asburgico il 7 aprile 1815 nelle aree riunite della Lombardia e del Veneto  (più la Valtellina appartenente ai Grigioni e il Friuli) ricevute legittimamente e confermate dal Congresso di Vienna:

l'antico Ducato di Milano (Milano, Monza, Como, Pavia, Lodi, Cremona) e il connesso Ducato di Mantova,  era un legittimo possedimento degli Asburgo d'Austria già dalle guerre di successione spagnola;  e la Repubblica di Venezia , collassata nel 1797 per motivi esterni (invasione napoleonica) ed interni (corruzione dei membri del governo) , era , al crollo dell'impero napoleonico , e secondo il principio di legittimità, "stato vacante"; e tenendo conto del Trattato di Campoformio, l'Impero d'Austria otteneva questi territori e con essi la responsabilità di governarli con rettitudine e rispetto per le sue genti.

Territorio e province del Ducato di Milano (1797)
 
Repubblica di Venezia - Localizzazione
Territori della Repubblica di Venezia  alla sua caduta (1797)
 
 
 
 

Lombardia e Veneto divennero così le due parti di una nuova entità statale che ne rappresentava l'organica continuità storica, in quanto all'interno non mancavano le differenti note amministrative tra la radicata società veneta e l'altrettanto radicata società milanese.
Il nome venne scelto ad esito di un, non breve, dibattito. Il governo asburgico  non volle conservare il nome scelto da Napoleone, l'astratto e nazionalista Regno d'Italia. Vi sono evidenze che si prese in considerazione la dizione Ost und West Italien (Italia orientale ed occidentale), e anche Österreichische Italien (Italia austriaca). Vennero infine scartate dizioni eccessivamente legate ad una delle due capitali o regioni: d’altra parte, Milano e Venezia , storicamente rivali, non erano mai state unite sotto un unico governo sin dall'arrivo dei Longobardi. Non esisteva quindi alcun termine per definire unitariamente i due territori. Si preferì quindi pronunciarle entrambe, con l'intento di stimolare un senso di avvicinamento che rendesse possibile un futuro unitario tra le popolazioni lombarde e quelle venete, ed anche per mantenere il senso di appartenenza storica delle stesse. La difficile onomastica non significava , tuttavia, una presunta artificiosità della "nuova" istituzione amministrativa.


Cartina del Regno Lombardo-Veneto




L'istituzione del Regno

Il 7 aprile 1815 veniva annunciata la costituzione del Regno del Lombardo-Veneto. Esso veniva costituito in base al Trattato di Vienna aggregando i prima citati territori del Ducato di Milano, Ducato di Mantova, Dogado e Domini di Terraferma della decaduta Repubblica di Venezia, oltre alla Valtellina già parte della Repubblica delle Tre Leghe, e all'Oltrepò ferrarese già pontificio, mentre lo Stato da Màr, già sottoposto alla Serenissima, ne fu invece escluso incorporandolo direttamente ai territori dell'Impero.
Il Regno fu affidato a Francesco I d'Asburgo-Lorena, Imperatore d'Austria e Re del Lombardo-Veneto. Il Re (che era anche l'Imperatore d'Austria) avrebbe governato attraverso un Viceré, con residenza a Milano e a Venezia, nella persona dell’Arciduca Ranieri, nato in Toscana e fratello minore dell'imperatore.



 Francesco I, primo sovrano del Lombardo-Veneto fino alla sua morte avvenuta nel 1835.


 
Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena , primo viceré del Lombardo-Veneto.
 
 
 

Lombardia e Veneto, separate dal Mincio, ebbero ciascuna un governo proprio,  Consiglio di Governo, affidato ad un Governatore, e distinti organismi amministrativi dette Congregazioni Centrali, alle cui dipendenze stavano le amministrazioni locali, tra cui le Congregazioni Provinciali e le Congregazioni Municipali.
Le competenze del Governatore, attraverso il Consiglio di Governo, erano assai ampie e riguardavano: censura, amministrazione generale del censo e delle imposizioni dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici, nomine e controllo delle Congregazioni Provinciali. Oltre, naturalmente, al comando dell’esercito imperiale stanziato nel Regno, che, negli anni successivi si sarebbe occupato soprattutto di garantire l’ordine pubblico e di difendere il territorio dalle ambizioni sabaude.
L’amministrazione finanziaria e di polizia, infine, era tolta al Consiglio di Governo ed attribuita direttamente al governo Imperiale a Vienna, che agiva attraverso un Magistrato camerale (Monte di Lombardia, zecca, lotto, intendenza di finanza, cassa centrale, fabbricazione di tabacchi ed esplosivi, uffici delle tasse e dei bolli, stamperia reale, ispettorato dei boschi e agenzia dei sali), un Ufficio della Contabilità, una Direzione generale della Polizia.
Considerata la marginale centralizzazione, almeno nei primi anni,  del potere nelle mani del Governatore, nominato da Vienna, e del governo imperiale, ben si comprende come il ruolo del Viceré non fosse  marginale, egli rappresentava in tutto l'imperatore e Re. A tal fine egli manteneva anche splendidi palazzi, ove teneva corte.


Milano e Venezia

"I sudditi italiani della Casa d'Austria " scriveva Carlo Cattaneo "ebbero a pagare un terzo delle gravezze dell'Impero , benché facessero solo un ottavo della popolazione." In altre parole il Lombardo-Veneto era per l'Imperial-Regio governo un indispensabile polmone finanziario , anche e soprattutto per il fatto che era un sistema chiuso: le nazioni e i popoli dell'Impero erano tagliati fuori dai mercati d'oltremare. Il che non impedì alla Lombardia e al Veneto sotto il governo asburgico un salto di qualità senza eguali in gran parte d'Europa in campo economico , culturale e civile . 
Non limitiamoci a ricordare Porta , Parini, Manzoni, Beccaria, Volta, i fratelli Verri: pensiamo solo a Milano e alla fitta ragnatela di innovazioni che riuscì a produrre nell'arco di un sessantennio , dall'Accademia di Brera (1776) al Teatro alla Scala (1778) , dalla nascita del catasto edilizio e terriero alla scuola elementare obbligatoria , dal completamento del Naviglio Pavese (1819) all'introduzione dell'illuminazione pubblica a gas (1820) , dalla Cassa di Risparmio e di Prudenza (1823) all'apertura della Galleria De Cristoforis (1832) all'inaugurazione dell'Arco della Pace (1838) , alla ferrovia Milano-Monza (1840) , dal servizio tranviario a cavalli (1841) alla Società di incoraggiamento Arti e Mestieri (1842) alla rete civica di acqua potabile (1844) , fino alla creazione di un sistema sanitario pubblico che assommava 85 presidi ospedalieri e un flusso di 23.000 pazienti annui nella sola Milano, allo smantellamento dei bastioni murari spagnoli sostituiti da un reticolo circolare di porte daziarie e all'apertura  di vie commerciali con il Tirolo e l'Austria. Inevitabile il boom demografico che accompagna lo sviluppo industriale : all'alba del 1848 nella sola Lombardia vivevano 2.670.000 persone, la città di Milano contava 157.000 abitanti (e con la provincia arrivava a 434.000) , Como 19.000, Bergamo 35.000, Brescia 36.000, Pavia 25.000, Mantova 30.000, Cremona 2.000, ma quasi 2.300.000 vivevano nelle campagne.


Il Duomo di Milano nel 1850
 
 
 
Varese, veduta della città nella metà dell'Ottocento
Varese nel 1850
 

Per Venezia e l'area veneta la situazione non cambiava : lo sviluppo industriale era diverso per distribuzione e specializzazione ma l'economia era marcatamente caratterizzata dall'agricoltura e dal commercio marittimo che la costa veneta offriva. La prima cosa che il governo asburgico si premurò di fare nelle terre di San Marco fu  di mandare un segnale alla popolazione , un segnale di continuità della Serenissima che , sebbene non più Repubblica Aristocratica , risorgeva dalle ceneri dopo il nefasto periodo napoleonico: emblematico fu il gesto che Francesco I d'Asburgo-Lorena fece in omaggio alla città di Venezia. Il 13 Dicembre 1815, riconsegnava alla città di Venezia e alla Veneta Nazione uno dei tanti capolavori rapinati da Napoleone, i Cavalli di San Marco. In quell'occasione vi fu il riconoscimento che  l’imperatore Francesco I fece al popolo Veneto, che chiamò, giustamente, “VENETA NAZIONE”!


Nella capitale veneta fioriva l'arte e la cultura e il commercio:  il teatro La Fenice era il cuore culturale della città di Venezia dove la nobiltà veneziana e l'alta borghesia si riunivano a fianco dei graduati dell'Imperial-Regio esercito. Il porto di Venezia vedeva ogni giorno attraccare navi cariche di merci  che alimentavano i commerci interni al Regno e diretti in parte alle altre province dell'Impero . La situazione rendeva palese la continuità della Serenissima nonostante la bandiera fosse diversa.
Bisogna rammentare anche il giuramento di tutta la popolazione compresa la nobiltà`,  nobiltà che sedeva nel vecchio maggior consejo di Venezia compreso Ludovico Manin giurarono fedeltà al kaiser legittimando così ulteriormente il governo Asburgico in Veneto. L'ambasciatore piemontese e il vescovo della città  descrissero il delirio della popolazione per l`arrivo degli Imperial-Regi.
La popolazione nel Veneto e nelle terre friulane contava all'incirca 3.000.000 di abitanti concentrati in maggioranza nelle campagne ed in parte nelle maggiori città (Venezia, Udine, Verona, Vicenza, ecc...).
Sia a Milano e nella Lombardia che a Venezia e nelle terre di San Marco tutti manifestavano , nonostante le differenti vedute politiche, esplicitamente l'ammirazione per il sistema di governo asburgico che aveva garantito loro la possibilità di crescere e arricchirsi  e consentito perfino alla gente comune di non patire la fame e di sperare addirittura di poter fare i soldi, come i signori.




 
 
Piazza San Marco nel 1850
 
 



La marginalizzazione del patriziato locale successiva ai moti settari


Tutte le alte cariche del Regno erano naturalmente di nomina regia. Fin dal principio le alte cariche  erano in gran parte affidate a "forestieri"; "forestieri" e tutti alti gallonati di grande prestigio furono i governatori, e la grandissima parte degli ufficiali stanziati nel Lombardo-Veneto (mentre la truppa rispecchiava l’eterogenea composizione delle popolazioni dell’impero) e il Viceré: i "forestieri", che si erano dimostrati all'altezza e meritevoli di ricopripre alte cariche, godevano, quindi, del controllo sull'amministrazione della vita del Regno. Famoso, a tal proposito, un colloquio del 1832 fra il nobile lombardo Paolo de' Capitani e Metternich: "Che necessità c'è di far occupare ogni posto notevole da Tirolesi e da sudditi di altre province?.
Questa situazione di marginalizzazione del patriziato locale non nacque come una manifesta scarsa considerazione del governo asburgico nei confronti della nobiltà lombardo-veneta , ma esse si sviluppò dopo i moti settari del 1820-1821 nei quali alcuni membri dell'alta aristocrazia e della borghesia lombardo veneta si erano resi i promotori. Questo generò una conseguente sfiducia del governo imperiale verso questa classe che mostrava irriconoscenza e fame di potere.
Questa situazione si presentava molto diversa dall'epoca di Maria Teresa d'Austria, quando  si era cercato di far compenetrare molto di più ministri e addetti imperiali e lombardi nell'amministrazione dei domini di possesso imperiale, legando simultaneamente la nazione alla corona dell'Imperatrice. Ovviamente questa era la linea che inizialmente si era proposta la commissione del Congresso di Vienna del 1815, anche se le condizioni cambiarono repentinamente, come detto in precedenza,  già dai moti del 1820-21. Queste rivolte settarie , infatti, avevano portato il governo asburgico a ridurre la loro stima nei confronti del patriziato e dell'alta società lombardo-veneta e per questo molte cariche erano state loro precluse come contro misura.
 Il 1º gennaio 1816 entrarono in vigore i codici civile e penale austriaci per il Lombardo-Veneto, cosa che limitava in parte la possibilità di intervento della classe dirigente lombardo-veneta, sia pur attraverso il Consiglio di Governo.
Al patriziato locale  era concesso totalmente   il governo delle Congregazioni Provinciali e Municipali, che non erano affatto cariche così marginali. Le Congregazioni Municipali, ad esempio, curavano anche la manutenzione di edifici comunali, chiese parrocchiali e strade interne, gli stipendi dei propri dipendenti e della polizia locale.

 Il patriziato (in particolare lombardo) viveva di feste ed eventi mondani che si tenevano al Palazzo Reale, ed i rappresentanti dell'aristocrazia, se meritevoli, venivano sommersi di cariche e di onorificenze, per manifestare la gratitudine del governo asburgico.
Sempre ai lombardo-veneti era inoltre riservata la direzione dei teatri più importanti del Regno come quello alla Scala di Milano o La Fenice di Venezia. L'astuta  direzione di questi importanti mezzi di comunicazione per l'epoca e la complicità dei direttori, permisero indirettamente e direttamente il passaggio anche dei messaggi sovversivi che furono fondamento dei moti rivoluzionari , che videro impegnato primo tra tutti il traditore parmense Giuseppe Verdi che non a caso fece rappresentare alcune delle proprie opere a Milano ed a Venezia. A teatro quella parte dell'aristocrazia viziata e arrivista sfogava la propria impossibilità di farsi notare al governo con l'acquisto dei posti più in vista e dei palchi più ricercati in prossimità delle autorità.

Il Teatro alla Scala era uno dei più importanti centri di spettacolo nel Regno Lombardo-Veneto.
 
 
 
Va anche detto che il governo asburgico, come accennato in precedenza,  fece di tutto per rivalutare il passato glorioso delle tradizioni dell'area lombardo-veneta e fu così che ad esempio la Corona Ferrea venne mantenuta quale simbolo della regalità nel Regno Lombardo-Veneto e prescelta quale corona ufficiale per le incoronazioni di ogni nuovo Re al titolo di Sovrano, incoronazioni che si svolgevano nel Duomo di Milano. Per commemorare l'importanza di queste glorie, venne istituito inoltre il mantenimento dell'Ordine della Corona Ferrea, che venne concesso in prevalenza a lombardo-veneti per ricompensarli delle loro benemerenze verso l'amministrazione asburgica.


File:Coronation.FerdinandI.Milan.jpg
L'interno del Duomo di Milano parato a festa in occasione dell'incoronazione di Ferdinando I a Re del Lombardo-Veneto nel 1835.
 
 
Casacca cerimoniale da araldo del Regno Lombardo Veneto, 1838, Museo del Tesoro Imperiale di Vienna.
 
 
 
La Corona Ferrea nella teca dove si trova oggi
 
 
 
 

Governanti del Regno: Re, Viceré e Governatori


Cariche essenziali di governo

Il governo del Regno Lombardo-Veneto era strutturato secondo una precisa situazione gerarchica che comprendeva poche cariche effettive accentratrici del potere e molte cariche onorifiche.
Sovrano dello Stato era l'Imperatore d'Austria, che aveva il titolo di Re del Regno Lombardo-Veneto, ma egli risiedendo a Vienna (capitale dell'intero Impero), governava attraverso un proprio sottoposto o Viceré, il quale come abbiamo detto aveva una rappresentanza fisica dell'Imperatore e Re . A reggere i rapporti tra governo centrale e Stato dipendente, erano due Governatori, rispettivamente uno per la Lombardia con sede a Milano ed uno per il Veneto con sede a Venezia. A ciascun governatore sottostava un Vicepresidente di governo il quale aveva funzione di operare in assenza del governatore, al quale seguiva un Imperial Regio Consigliere Aulico prescelto dall'Imperatore, col compito di vigilare sull'operato di governatore e vicepresidente di governo.
A queste prime cariche seguivano gli Imperial Regi Consiglieri di Governo che avevano il compito di coadiuvare il Governatore nell'amministrazione fisica dello Stato assegnatogli, ed erano solitamente nel numero di 9 per Lombardia e 9 per il Veneto. A questi facevano seguito gli Imperial Regi Segretari di Governo ed altre cariche minori di cancelleria ed amministrazione .
Seguivano quindi le Imperial Regie Delegazioni Provinciali che vantavano un delegato ed un vice-delegato per ogni provincia del regno, sia in Lombardia che in Veneto. Tali delegazioni raccoglievano di fatto le questioni dei comuni minori e le portavano a conoscenza del governo.
 
Sovrani

Al Trono del Lombardo-Veneto si sono succeduti i seguenti Sovrani "de jure e de facto":









 

 

 

Viceré

I vari sovrani hanno regnato attraverso i seguenti Viceré:

Heinrich Johann Bellegarde in una stampa d'epoca

Anton Viktor Austria 1779 1835 1.gif






Il Feldmaresciallo Ferencz Gyulai in una litografia del 1850

 Governatori o Luogotenenti

I Viceré hanno retto il Regno attraverso la collaborazione dei seguenti governatori o luogotenenti:

 Lombardia

 

Heinrich Johann Bellegarde in una stampa d'epoca



Regno Lombardo-Veneto - Stemma


Franz Hartig.jpg

Regno Lombardo-Veneto - Stemma
Regno Lombardo-Veneto - Stemma




23 marzo 1848 - 6 agosto 1848: occupazione della Lombardia da parte dei Piemontesi in corrispondenza del Plebiscito farsa per l'unione Lombardo-Piemontese (1848)

Schwarzenberg, Felix.jpg

Franz Emil Lorenz von Wimpffen, in una fotografia di Ludwig Angerer del 1860
Regno Lombardo-Veneto - Stemma

Regno Lombardo-Veneto - Stemma

Regno Lombardo-Veneto - Stemma

Regno Lombardo-Veneto - Stemma

Veneto

 

Regno Lombardo-Veneto - Stemma



Regno Lombardo-Veneto - Stemma


Regno Lombardo-Veneto - Stemma
Regno Lombardo-Veneto - Stemma
Regno Lombardo-Veneto - Stemma

Regno Lombardo-Veneto - Stemma
23 marzo 1848 - 24 agosto 1849: coesistono l'autorità della caricaturale  Repubblica di Venezia e dell'amministrazione asburgica
Il conte di Nugent ritratto in una litografia di Eduard Kaiser del 1848

Il conte von Gorzowsky ritratto in una litografia di Melchiorre Fontana del 1850


Regno Lombardo-Veneto - Stemma


Kajetan Bissingen-Nippenburg Litho.JPG

Regno Lombardo-Veneto - Stemma



Economia e debito pubblico

L'economia del Regno Lombardo-Veneto, come accennato in precedenza,  dalla sua fondazione è stata sommariamente imperniata attorno all'industria e all'agricoltura  , la quale ha sempre rivestito un ruolo fondamentale soprattutto nella Lombardia dell'Oltrepò. Le coltivazioni essenziali, che consentivano il sostentamento dello Stato e le esportazioni, consistevano in frumento, orzo, segale e soprattutto riso.
Nella stessa città di Milano, inoltre, era molto attivo il commercio legato alle grandi industrie produttive e manifatturiere comprese i calzaturifici e le fonderie di metalli. A Venezia era invece assai diffusa la pesca e le attività di produzione delle navi in quanto la città, assieme a Trieste, rappresentava il porto principale dell'Impero Austriaco e uno dei grandi sbocchi verso il Mar Mediterraneo.
Per quanto riguarda il debito pubblico, in uno studio di Adriano Balbi, del 1830, è riportato l'ammontare della rendita, ovvero dei titoli rappresentativi del debito pubblico emessi dagli stati  italiani.

Quadro statistico dei vari stati d'Italia di A. Balbi
TerritorioPopolazioneEsercitoRendita (in franchi)
Regno Lombardo-Veneto4.930.0005.000122.000.000
Regno delle due Sicilie7.420.00030.00084.000.000
Regno di Sardegna3.800.00023.00060.000.000
Stato Pontificio2.590.0006.00030.000.000
Granducato di Toscana1.275.0004.00017.000.000




Trasporti e comunicazioni

Dagli studi condotti già all'epoca, apprendiamo che il Regno Lombardo-Veneto si trovava all'avanguardia anche nel campo dei trasporti e delle linee di comunicazione, in particolare se rapportato per l'epoca ad altri stati della Penisola.
Rilevanti erano stati gli sforzi compiuti per la realizzazione delle strade ferrate che senza gravare eccessivamente sulla popolazione,  tra Lombardia e Veneto coprivano una distanza notevole che poneva il grande stato di dipendenza asburgica secondo solo al piccolo e affamato Regno di Sardegna ove, per opera del famelico primo ministro Cavour tale opera  era iniziata alcuni anni prima massacrando di nuove tasse il popolo in miseria.
La tratta ferroviaria Novara-Milano venne inaugurata nel maggio del 1859 dopo il frutto di lunghe trattative di collaborazione nei costi tra il Regno di Sardegna e la Lombardia, anche se meno di un mese dopo il milanese sarà conquistato e occupato da Vittorio Emanuele II con la Battaglia di Magenta , vinta dall'esercito francese , che coinvolgerà direttamente questa ferrovia per l'invasione del territorio lombardo da parte dei piemontesi.
Altro mezzo di trasporto abbondantemente utilizzato nel Regno Lombardo-Veneto (data anche la presenza di grandi corsi d'acqua) era il trasporto per mezzo di barche. Le corriere operavano regolarmente lungo il Naviglio Grande e gli altri navigli minori in Lombardia, collegando buona parte della periferia con la darsena di Milano, mentre a Venezia i traghetti collegavano le isole della laguna tra loro e con la costa illirica.


Diligenza in servizio nel 1850 fra Milano e Abbiategrasso


 
Divisione amministrativa


L'unione fra le due regioni del regno era assai labile, e così l'amministrazione reale del territorio fu affidata a due distinti Consigli di Governo facenti capo ai due Governatori. Le classi agiate erano rappresentate nelle due Congregazioni Centrali, nominate dai Governi su proposta delle stesse, che erano composte da un nobile e un possidente per ogni provincia, un borghese per ogni città, e il governatore quale membro e presidente di diritto.
I due Governi della Lombardia e del Veneto erano suddivisi in diciassette Province. Ciascuna Provincia era retta da una Delegazione Provinciale, istituita per la prima volta il 1º febbraio 1816 e al cui capo era posto un Regio Delegato. In ogni Provincia era inoltre presente una Congregazione Provinciale composta per metà da nobili e per metà da possidenti locali, nominati per sei anni dal Governo su proposta delle autorità locali. I deputati provinciali erano proposti al Governo dalla Congregazione Centrale la quale sceglieva sulla base di terne presentatele dalle Città e dalla stesse Congregazioni Provinciali uscenti. Le prime nomine nel 1815 furono fatte direttamente dall'imperatore, mentre in seguito per rinnovi parziali triennali. Le Congregazioni vennero sciolte durante il periodo di governo militare del regno , che seguì alle rivolte settarie,  fra il 1848 e il 1857. Le Congregazioni erano composte da quattro o sei o otto deputati provinciali, più un deputato per ogni città, più il Regio Delegato in qualità di componente e presidente di diritto.


         Province Lombarde
 



 
             Province Venete
Ogni Provincia era suddivisa in Distretti, di cui 127 in Lombardia e 91 nel Veneto. Ogni Distretto era suddiviso in Comuni, cellule di base dell'amministrazione pubblica. A secondo della loro popolazione, i Comuni potevano appartenere a tre classi differenti: i Comuni di I classe, cioè i capoluoghi controllati direttamente dalle Delegazioni Provinciali, avevano un Consiglio Comunale di non più di 60 membri; i Comuni di II classe, dotati di un Consiglio Comunale di almeno 30 membri, erano sottoposti ad un Cancelliere del Censo; i Comuni di III classe, i più piccoli, erano diretti dall'Assemblea dei proprietari che si riuniva una volta l'anno, alla presenza del Cancelliere del Censo, per nominare i funzionari e per approvare il bilancio e i tributi, mentre nella restante parte dell'anno venivano delegati tre proprietari per l'ordinaria amministrazione.

 
Le province del Regno Lombardo-Veneto
 
 
 
 
 
 La questione della capitale


Come abbiamo già discusso nei capitoli precedenti, all'interno di tutte le forme di amministrazione del governo Lombardo-Veneto, vennero  mantenute le divisioni tradizionali tra Lombardia e Veneto, a loro volta unitamente dipendenti dall'Impero d'Austria.
È altresì vero, però, che l'Imperatore, non potendo essere in due posti nello stesso momento,  nominava un suo rappresentante amministrativo e legale nei suoi territori , il quale prendeva il nome di Viceré. È bene premettere che molti dei Viceré del Regno risiedettero  entro i confini del Lombardo-Veneto. Ad ogni modo i Viceré avevano la loro sede formale al Palazzo Reale di Milano, il quale accoglieva gli appartamenti del Viceré che erano utilizzati come residenza ufficiale anche dall'Imperatore quando questi si trovava in visita nel Regno. La residenza di campagna era rappresentata dalla Villa Reale di Monza.

Stampa d'epoca del Palazzo Reale di Milano
 
Incisione d'epoca della Villa Reale di Monza
 
 

La preferenza di Milano su Venezia per la scelta di una residenza, era dovuta a un fattore fondamentale: innanzitutto essa era una città strategicamente importante per tutta l'area dell'Italia settentrionale ,  peraltro questa tradizione di residenza milanese, seguiva le orme di quanto aveva fatto già Maria Teresa d'Austria ponendo la sede dell'antico Ducato di Milano a Milano.
Bisogna tenere conto del fatto che , essendo i territori della Lombardia e del Veneto divisi in due aree separate di amministrazione si deve considerare che entrambe le aree (Regno Lombardo e Regno Veneto ) possedevano la propria capitale nella quale risiedeva un governatore: Milano per la Lombardia e Venezia per il Veneto.


Cartina del territorio lombardo
 
 
Cartina del territorio veneto
 
 
 
 


Ordinamento giudiziario (Il Senato di Giustizia e l'amministrazione della giustizia).


Il senato di giustizia del Regno Lombardo-Veneto dopo che lo stato venne costituito, venne aperto ufficialmente il 7 aprile 1815, con sede a Vienna, rimanendo nella capitale imperiale sino al 28 giugno 1816, ovvero sino a quando il comandante Bellegarde non poté garantire l'ordine statale sull'area lombardo-veneta. Nelle sessioni di questa prima fase vennero trattati gli affari giudiziari relativi al Veneto ed alla Dalmazia.
A partire dal 30 giugno 1816 apprendiamo che l'Imperial Regio governo diede disposizioni perché a partire dal 1 agosto 1816 venisse attivato il Senato di Giustizia del Regno a favore dell'intero stato da poco costituito e come tale che riprendesse l'attività amministrativa e deliberativa direttamente sul territorio lombardo-veneto. Esso aveva essenzialmente il compito di controllare che tutte le azioni di governo si svolgessero "secondo la legge stabilita". Tale organo era praticamente un grande tribunale, ovvero aveva il compito di avallare le condanne più gravi che poi dovevano essere sottoscritte dall'Imperatore, giudicando delitti come la lesa maestà, il furto, la sommossa , il vilipendio ala religione, ecc. fino a comminare il carcere a vita o  la pena di morte nei casi più gravi.
In base alla sovrana risoluzione dell'11 aprile 1829, apprendiamo che il senato era retto da un presidente e da dieci consiglieri aulici, sei austriaci, quattro lombardo-veneti (solitamente due lombardi e due veneti).

Il palazzo del Senato di Milano
 

Il Senato sopravvisse di fatti sino al 3 gennaio 1851 quando il Feldmaresciallo Radetzky, con parere favorevole dell'Imperatore, visti i recenti disordini che le rivoluzioni settarie avevano portato soprattutto in Lombardia, ne decise la temporanea soppressione e i compiti amministrativi di sua precedente competenza vennero trasferiti al Ministero della Giustizia, a Vienna: ci troviamo nel periodo  di "sperimentazione del centralismo" nell'Impero, che durerà fino al 1859, come contromisura al pericolo di nefasti accadimenti come quello che caratterizzò il 1848.  Questo punto  gettò parte della classe dirigente del  Lombardo-Veneto nel malumore, sentendosi privati di un'importante pietra miliare: l'autonomia nella giustizia.

L'amministrazione della giustizia nel Regno Lombardo-Veneto era suddivisa in tre gradi: Pretura e Tribunale, Tribunale d'appello e Supremo Tribunale di Giustizia. Ciascun capoluogo provinciale era sede di un tribunale di primo grado, mentre nei due centri regionali di Milano e Venezia erano presenti due corti d'appello. Al vertice del sistema si trovava il Senato, la Corte di Cassazione del Regno, che era stabilita a Verona, presso il Palazzo dei Capitani, a capo del quale venne posto il conte d'Oettingen-Wallerstein.
Circa la giustizia lombardo-veneta sovente si ravvisato apparentemente incongruenze ed inesattezze tra i vari emendamenti legislativi pubblicati dal 1815 al 1859, il che è spiegabile alla base di fraintendimenti, disordini e dei consequenziali inasprimenti delle pene, soprattutto come risposta ai  due periodi rivoluzionari del 1848-1849.  Nel Regno Lombardo-Veneto la pena di morte non era stata abolita e continuava ad essere comminata per lesa maestà, ribellione ed altri gravi reati, anche se veniva spesso mutata e concessa la grazia.
In parallelo, altrettanto diffuso, era l'esilio o il carcere duro che la giustizia lombarda e veneta prescrisse in quegli anni in special modo per i cospiratori rivoluzionari ed i settari carbonari i quali erano distribuiti su tutto il territorio. Colpevoli illustri giustamente puniti da  questa equa  giustizia furono Silvio Pellico, Piero Maroncelli e Federico Confalonieri. Il carcere duro era rappresentato dalla Fortezza dello Spielberg presso Brno, nell'attuale Repubblica Ceca, allora parte  dell'Impero d'Austria.

L'arresto dei cospiratori settari Silvio Pellico e Pietro Maroncelli a Venezia. Si notino nella scena i gendarmi con la caratteristica giubba verde.
 

Anche in questo passo, come si è visto, la saggia giustizia asburgica colpiva in particolare gli affiliati alla setta , in quanto essi erano un pericolo per la quiete pubblica e l'ordine .
Tutte le milizie armate non asburgiche, e perciò gestite da lombardo-veneti soggetti all'amministrazione imperiale (come la guardia civica o polizia municipale), indossavano la caratteristica giubba verde.



 Esercito del Regno Lombardo-Veneto


L'esercito del Regno Lombardo-Veneto constava di nove reggimenti che rientravano all'interno del più vasto esercito imperiale. Essi erano:
  • 23° (Lodi),
  • 38° (Brescia),
  • 43° (Bergamo),
  • 44° (Milano),
  • 55° (Monza),
  • 13° (Padova),
  • 16° (Treviso),
  • 26° (Udine),
  • 45° (Verona).

45° Reggimento Arciduca Sigismondo (formato da reclute veronesi e rodigine)
 
 
 
16° Reggimento Conte Zannini (reclutato a Vicenza e Treviso).






Inoltre il Lombardo-Veneto forniva il personale che costituiva: i battaglioni cacciatori da campo (Feldjäger-Bataillone) N° 6, 11, 18 (lombardi), 8 e 25 (veneti), i reggimenti ulani (unità di cavalleria armate di lancia) N° 9, 11 (lombardi), 6 e 7 (veneti) ed il reggimento dragoni N° 8.
Contingenti lombardi e veneti erano altresì destinati a servire in tutte le altre unità combattenti e di servizio dell'armata imperiale: artiglieria da campagna (reggimenti N° 3, 6, 9 e 10), lanciarazzi (racchettieri) e artiglieria costiera, genio (battaglioni N° 1, 2, 6, 9, 10, 11) e pionieri (battaglioni N° 2, 6). Sudditi del Regno formavano gli equipaggi della flottiglia dei laghi lombardi e del Danubio, oltre naturalmente che della marina da guerra: alle province di Treviso e di Venezia (distretti di leva del reggimento di linea N° 16) spettava infatti alimentare il Corpo Marinai, mentre alle province di Padova e di Rovigo per intero e Vicenza in parte (distretti di leva del reggimento N° 13) e a quelle di Udine e di Belluno (reggimento N° 26) spettava inviare i contingenti annui alla fanteria ed all'artiglieria di Marina. Nel territorio del Regno era reclutata anche la gendarmeria locale (Gendarmerie): la Marina militare era denominata "Marina Austro-Veneta".

(Ripartizione territoriale della monarchia ai fini del completamento dell'Armata dell'8 dicembre 1856)

Una modifica alla ripartizione territoriale del 1856 venne introdotta tre anni dopo. Già con la chiamata di leva dell'anno di guerra 1859 (seconda guerra di espansionismo sabaudo), le reclute prima assegnate ai reggimenti ulani N° 7 (veneto) e 9 (lombardo), che divennero ambedue galiziani, furono avviate ai reggimenti dragoni N° 1 e 3.

(Ordinanza circolare del 17 gennaio 1859)

Il Litorale Adriatico contribuiva, come si addice agli abitanti di una terra affacciata sul mare, ad alimentare la marina da guerra ed il corpo delle flottiglie, oltre a formare il 19º battaglione cacciatori, il reggimento corazzieri N° 5 e quello dragoni N° 4, l'artiglieria costiera, il 6º battaglione genio ecc.
Nel reggimento Cacciatori dell'Imperatore (Kaiserjaeger), reclutato tradizionalmente nelle regioni montane del Voralberg e del Tirolo, di cui faceva parte anche il Trentino, affluivano invece le reclute  che popolavano quella provincia.
Il battaglione era la pedina fondamentale per dosare le forze in funzione del compito da assolvere; in guerra contava 1336 uomini suddivisi in 6 compagnie; la compagnia contava 221 uomini (4 ufficiali, 2 sergenti maggiori "Feldwebel", 4 sergenti "Zugsführer", 8 caporali, 12 sotto-caporali "Gefreite" e 191 soldati semplici inclusi tamburini, trombettieri, zappatori, conducenti e attendenti).
Sul piede di guerra il reggimento era formato da 4 battaglioni operativi (uno di granatieri su 4 compagnie e tre di campagna su 6 compagnie), più il 4º battaglione di campagna, destinato di norma di presidio nelle guarnigioni, e quello di deposito su 4 compagnie, per un totale di 6886 uomini delle 32 compagnie, compreso lo stato maggiore di reggimento, a cui faceva parte la banda musicale che sempre seguiva il reggimento in campagna. Il carreggio, affidato ad un apposito sottufficiale denominato "Wagenmeister", era composto da 32 carri e 76 cavalli, inclusi la fucina da campo ed il carro ambulanza.

(Organisationsstatut für die k.k. Armee, 26 gennaio 1857)


Soldati d'esercito nel Regno Lombardo-Veneto (1859)
 


 Religione

La religione era uno dei fondamenti che più  univa il Regno Lombardo-Veneto al suo interno e con l'Impero Austriaco, in quanto entrambe  avevano alla loro base una profonda fede cristiana e come tale il cattolicesimo era stato dichiarato religione di stato.
A Venezia, permaneva un copioso nucleo ebraico con sede nel ghetto di Cannaregio. A Milano il cattolicesimo, ad ogni modo, aveva pesantemente risentito delle riforme apportate da Giuseppe II alla fine del Settecento, il quale, imbevuto di ideali settari,  aveva soppresso molti conventi e monasteri nel tentativo di incamerare i beni della chiesa nelle casse statali dell'allora Ducato di Milano. La nuova politica asburgica consistette quindi in una riconciliazione con la chiesa milanese, alla quale vennero concessi nuovi onori e privilegi da poter esercitare come ad esempio la presidenza spirituale dell'ordine cavalleresco lombardo-veneto della Corona Ferrea. Non mancarono ad ogni modo le presenze d'influenza "austriaca" anche nell'ambito ecclesiastico appena dopo la costituzione del Regno: a Milano, nel 1818, venne eletto arcivescovo l'austriaco Karl Kajetan von Gaisruck che rimase in carica sino al 1846, governando la diocesi .



L'arcivescovo Karl Kajetan von Gaisruck


Nelle terre del Regno Lombardo-Veneto la Chiesa cattolica contava sulle seguenti diocesi:


Province lombarde
Provincie venete




Lingue del Regno

La lingua ufficiale del Regno Lombardo-Veneto era l'italiano, lingua nella quale veniva impartita l'istruzione elementare, che era obbligatoria e gratuita per tutti i bambini del Regno. La popolazione parlava abitualmente le lingue locali: lombardo, veneto, friulano e ladino. Presenti anche minoranze germanofone (cimbri, sappadioti) nelle province di Vicenza, Belluno, inoltre una minoranza parlava sloveno in provincia di Udine nella Slavia veneta.


Pesi e misure

Anteriormente all'introduzione del sistema metrico-decimale e anche quando questi venne introdotto con regolarità, continuò a persistere in Lombardia come in Veneto un sistema metrico decimale per pesi e misure varie che di seguito riportiamo.


Misure di lunghezza

Equivalenze di misura agrimensoria o di superficie lombardo-veneta
Unità di misurametri
Miglio (3000 braccia)1784,809344
Gettata (2 trabucchi)5,222220
Trabucco (6 piedi)2,611110
Piede (12 once)0,435185
Oncia (12 punti)0,036265
Punto (12 atomi)0,003022
Atomo0,000252

 Misure agrimensorie o di superficie

Equivalenze di misura agrimensoria o di superficie lombardo-veneta
Unità di misurametri quadrati
Manso[18]94250,5776
Iugero7854,2148
Pertica[19]654,5179
Tavola27,27157917
Piede2,272631598

 Misure di capacità per liquidi

Equivalenze di misura di capacità per liquidi lombardo-veneta
Unità di misuralitri
Brenta (da 3 staia)75,554386
Staio (2 mine o 4 quartari)25,184795
Mina o Secchia (2 quartari)12,592398
Quartaro (4 pinte o 8 boccali)6,296199
Pinta (2 boccali)1,574050
Boccale (2 mezzi o 4 bicchieri)0,787025
Mezzo (2 bicchieri)0,393512
Bicchiere o Zaina0,196756

 Pesi

Equivalenze di peso lombardo-veneta
Unità di pesochilogrammi
Fascio (100 libbre grosse)76,251714
Quintale (4 rubbi o 100 libbre piccole)32,679306
Rubbo (25 libbre piccole)8,169826
Peso (10 libbre grosse)7,625171
Libbra da olio (32 once)0,871448
Libbra grossa (28 once)0,762517
Libbra piccola (12 once)0,027233
Oncia (24 denari)0,027233
Denaro (24 grani)0,001135
Grano0,000047



Monetazione e francobolli (Numismatica lombardo-veneta e filatelia lombardo-veneta)


Dal 1822 il Lombardo-Veneto conobbe una radicale trasformazione anche in cambio monetario.
Il sistema di conto scelto fu quello milanese, restaurato dopo la parentesi napoleonica e preferito in quanto già armonizzato ai modelli "tedeschi", mentre non fu restaurato l'antico retaggio di epoca medievale della complessa monetazione della Repubblica di Venezia. La coniazione austro-milanese consisteva in una monetazione nei classici tre metalli (oro, argento, rame), la quale andò a differenziarsi e perfezionarsi sotto i diversi sovrani che regnarono. All'epoca della sua fondazione nel Regno Lombardo-Veneto circolavano ancora le valute francesi, in quanto i pesanti debiti contratti in guerra non permettevano un'immediata coniazione. Fu solo dal 1822 che vennero proposte le nuove monete:
  • Sovrana
  • 1/2 Sovrana
  • Scudo Nuovo da 6 lire
  • 1/2 Scudo Nuovo (o fiorino)
  • 1 lira austriaca
  • 1/2 lira austriaca
  • 1/4 di lira austriaca
  • 5 centesimi (o soldo, in quanto un ventesimo di lira)
  • 3 centesimi
  • 1 centesimo
Fu Francesco Giuseppe ad apportare le prime variazioni nel sistema monetario Lombardo-Veneto: egli infatti eliminò il 1/4 di lira austriaca, sostituendolo con una moneta in rame da 15 centesimi, aggiungendone anche una da 10 centesimi. Successivamente alla guerra del 1859, nel Veneto entrò in vigore come moneta spicciola il soldo e i 5/10.
Il governo asburgico, inoltre, abolì definitivamente tutta una serie di zecche minori che già si trovavano poco attive sul finire del Settecento e sotto l'amministrazione di Maria Teresa e Giuseppe II, mantenendo attive unicamente le zecche di Milano e Venezia.
Parallelamente a questa circolazione di monete, erano usate come monete di libero scambio anche quelle dell'Impero Austriaco (austriaca ed ungherese), che seguivano una tipologia di monetazione differente: il calibro in questi casi era costituito dal peso effettivo del metallo della moneta.
Qui di seguito vengono riportate le tre differenti monetazioni circolanti liberamente all'interno del Regno Lombardo-Veneto con i cambi dell'epoca:

Equivalenze in moneta locale - Monetazione lombardo-veneta
MonetaLire austriache
Sovrana40
Scudo da 6 lire6
Lira1
Centesimo0,01
Equivalenze in moneta locale - Monetazione austriaca
MonetaLire austriache
Ducato14
Talero6
Svanzica1
Kreutzer0,05
Equivalenze in moneta locale - Monetazione ungherese
MonetaLire austriache
Corona40
Fiorino2,857
Soldo0,0285


                                 
              1 soldo, 1862                                                            5/10 di soldo, 1862



La storia filatelica del Lombardo-Veneto è assai più giovane rispetto a quella numismatica in quanto i primi francobolli stampati ufficialmente (e quindi non a timbro) vennero realizzati a partire dal 1º giugno 1850 sotto l'amministrazione di Francesco Giuseppe che regolamentò anche questi valori tassati con precise normative.
A Milano come a Venezia si diffusero in parallelo anche i valori tassati per i giornali, gli almanacchi e le pubblicazioni ed all'amministrazione asburgica va anche il merito di aver introdotto in queste regioni le marche da bollo ed i valori tassati per la grande quantità di documentazione cartacea che andava producendosi negli uffici governativi
Secondo le normative postali d'epoca il costo era delle normali lettere era il seguente (1 lega=7,420 chilometri):
  • nel circondario di distribuzione dell'ufficio postale di impostazione: cent. 10
  • per una distanza inclusivamente a 10 leghe: cent. 15
  • oltre a 20 leghe: cent. 45
Si considerava lettera semplice quel plico che non superasse in peso un "lotto viennese" che corrispondeva a 17,5 grammi.


Serie completa dei francobolli in centesimi circolanti nel Regno Lombardo-Veneto dal 1850 al 1858





 Riduzione e occupazione del Regno

Il 22-23 marzo 1848 al termine delle Cinque giornate di Milano, gli Imperial-Regi si ritirarono da Milano e da Venezia. I due Consigli di Governo furono sostituiti dall'auto-proclamato e settario Governo provvisorio di Milano e dalla scimmiottatura del Manin chiamata  "Repubblica di San Marco".
Il 9 agosto 1848 con l'Armistizio di Salasco, seguito alla vittoria asburgica del 24-25 luglio a Custoza sulle truppe piemontesi, terminò la prima fase della prima guerra di espansionismo sabaudo : Milano venne liberata dall'anarchia rivoluzionaria ed il settario Governo Provvisorio della Lombardia venne sciolto. Il 22-23 marzo 1849 Carlo Alberto venne di nuovo sconfitto a Novara e abdicò in favore dell'assai peggiore  Vittorio Emanuele II. Il successivo 24 agosto, dopo un lungo assedio, e dopo essere stata ridotta grazie al Manin ad un cumolo di macerie e miseria,  Venezia  venne liberata dagli Imperiali.
Il Regno Lombardo-Veneto subì , dopo la sconfitta nella campagna militare del 1859, la perdita della Lombardia (con l'eccezione di Mantova, come stabilito dai termini del Trattato di Zurigo che non venne interamente rispettato nelle sue parti più importanti).


File:Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano.jpg
La nefasta entrata in Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III l'8 giugno 1859 in una dipinto di propaganda risorgimentale.
 

  Fu occupato totalmente dall'illegittimo stato italiano  nel 1866, al termine della Terza guerra di espansionismo sabaudo , ridicola parentesi della guerra Austro-Prussiana ,  quando il Veneto venne ceduto al artificioso e sabaudo Regno d'Italia con la Pace di Praga e con il triste e famoso plebiscito farsa del 1866.


Il Leone di San Marco, in questa vignetta, è costretto a lasciare Venezia dopo l'occupazione sabauda.
Si legge in alto a sinistra: 1866,  San Marco scappa dalla sua terra dopo 1300 anni di gloria! Arriva l'Italia.



Fonte:
 
Wikipedia
 
Le cinque giornate di Radetzky (Giorgio Ferrari).
 
 
Scritto da:
 
Redazione A.L.T.A.