lunedì 27 maggio 2013

Quel fatal 1866 (Parte 1°) : Il principio, ossia dall'usurpazione del 1859 all'alleanza "italo-prussiana" del 1866.







Dopo aver narrato le vicende di "quello strano 1859" voglio ora narrarvi le vicende di "quel fatal 1866" che segnò oltre all'occupazione della Veneta Nazione,  la battuta d'arresto in senso attivo  dei moti anti-unitari nei ducati emiliani e nel Granducato di Toscana: la speranza di una Restaurazione in breve tempo. Questa vergognosa guerra di espansione che rincorreva il mito astratto del nazionalismo italiano estromesse la saggia e secolare guida asburgica nella penisola italiana e il suo legittimo governo sulle terre di San Marco.
Come di consuetudine , narrerò i fatti senza retorica e senza censure; perché la verità è preziosa , e chi la conosce è veramente libero.


 









Gli antefatti e il principio : dall'usurpazione del 1859 all'inizio del 1866.
 




I tentativi di alleanza dei  frammassoni Cavour e La Marmora :


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Camillo Benso di Cavour
Dopo l’armistizio di Villafranca (11 giugno 1859) con il quale si concludeva la seconda guerra di espansionismo sabaudo  , Cavour intuì che l'occupazione del Veneto sarebbe potuta avvenire grazie ad un accordo con la rivoluzionaria-conservatrice Prussia. Anche questo  Stato , infatti, tramava contro la potenza dell’Austria che reggeva con grandezza e piena legittimità da secoli il Sacro Romano Impero prima e la Confederazione germanica poi.
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Alfonso La Marmora
Il massonico e cinico Presidente del Consiglio Cavour (qualche mese prima di morire) nel gennaio 1861 inviò nella capitale prussiana Berlino il generale  e criminale Alfonso Ferrero La Marmora, con l’incarico ufficiale di rappresentare l'artificioso ed illegittimo Regno d’Italia, nella vece di "lecchino ufficiale della corte sabauda", all’incoronazione di Re Guglielmo I di Hohenzollern . La missione aveva infatti lo scopo segreto di sondare le intenzioni del governo prussiano su di un’eventuale accordo contro l’Austria. La missione non ebbe esito positivo, soprattutto per la pessima considerazione della Prussia nei confronti di quel regnucolo di second'ordine definito anche troppo liberale.

 
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La Confederazione germanica a legittima  guida Asburgica (confine rosso).
 
 

Giuseppe Pasolini
Nel periodo 1861-1866 l’Italia sabauda  fece ancora alcuni tentativi per usurpare il Veneto all’Austria che, non riconoscendo - giustamente -  il nuovo "regno", portò il settario governo "tricoloruto" a chiedere la mediazione di Francia o Gran Bretagna. In tal senso un primo passo fu fatto da  due frammassoni : Giuseppe Pasolini nel dicembre 1863 e un secondo da La Marmora nel novembre 1864. Entrambi i tentativi, però, non diedero risultati a loro utili.
Tutto ciò fino agli inizi di ottobre del 1865, quando la diplomazia sabauda compì un ultimo passo per occupare e usurpare il Veneto senza mettersi eccessivamente in gioco. La Marmora autorizzò, infatti, il Conte Alessandro Malaguzzi Valeri, astuto settario,  ad aprire trattative segrete con l’Austria, alla quale fu offerta una ingente somma di danaro in cambio delle province venete. Anche questa missione fallì incontrando la fiera opposizione del governo Imperiale.









Le manovre del diabolico Bismarck:


Bismarck nel 1860
Tre anni dopo la sua ascesa al potere in Prussia, il Primo ministro Otto von Bismarck, fortemente anticattolico , massone del 33° grado del RSAA,  nel 1865, decise di porre fine alla retta e legittima guida asburgica in Germania con la guerra. Egli avviò pertanto dei contatti esplorativi con la Francia e con l’Italia sabauda.
Alla fine del luglio 1865 fece domandare al Presidente del Consiglio La Marmora , come un astuto burattinaio,  da un suo diplomatico, Karl von Usedom, a Firenze (allora capitale dell'illegittimo Regno d'Italia), quale atteggiamento avrebbe avuto l’Italia sabauda  in caso di conflitto austro-prussiano. La risposta di La Marmora fu a dir poco furbesca e classicamente "italiota": per non rischiare troppo egli dichiarò che non avrebbe potuto prendere impegni senza conoscere le intenzioni di Napoleone III di Francia.

Costantino Nigra
Costantino Nigra
Interrogato il 13 agosto 1865 sull’argomento dall’ambasciatore settario sabaudo a Parigi Costantino Nigra, il ministro degli Esteri francese Drouyn de Lhuys, massone anch'egli,  riferì che la Francia in caso di guerra austro-prussiana si sarebbe tenuta neutrale e che non si sarebbe opposta ad un coinvolgimento dell’Italia sabauda a favore della Prussia.
Intanto, per niente preoccupato per quella commedia  che mostrava un clima che si faceva più disteso fra Prussia e Austria con la Convenzione di Gastein, Bismarck a settembre confermò al rappresentante sabaudo a Berlino Quigini Pulica che lo "scontro finale" era solo rimandato. Tuttavia, per arrivare alla guerra senza rischiare di essere aggredito a sua volta dalle potenze vicine, si assicurò dell’atteggiamento sostanzialmente benevolo della Russia e del disinteresse della settaria per eccellenza  Gran Bretagna. Non gli rimaneva, quindi, di consultare anch’egli la Francia.
Da ciò scaturirono gli incontri fra Bismarck e Napoleone III di Biarritz e di Parigi dell’ottobre e del novembre del 1865, durante i quali l’"imperatore" francese confermò che avrebbe mantenuto la neutralità. A Parigi, il 2 novembre 1865 Bismarck confidò a Nigra, complottando nell'ombra da "buoni" massoni,  che occorreva fare presto poiché la situazione  dell'esercito Confederato composto dagli Stati facenti parte della Confederazione Germanica alleati all’Austria , era in cattive acque, mentre la situazione prussiana era in migliori condizioni.
Alexander von Mensdorff in un ritratto d'epoca ad opera di Friedrich von Amerling
Alexander von Mensdorff-Pouilly
Tornato dalla Francia, Bismarck provocò deliberatamente un peggioramento delle relazioni austro-prussiane; dapprima, secondo i suoi piani,  provocando incidenti nei Ducati danesi oggetto della Seconda guerra dello Schleswig (1864), poi, il 26 gennaio 1866, inviando all’Austria una dura nota di protesta con l’accusa di complottare - il bue che da del cornuto all'asino- con gli Augustenburg, pretendenti al trono dei ducati. Il 7 febbraio, il ministro degli Esteri asburgico , Alessandro di Mensdorff, protestò  a sua volta , ed  a ragione , contro l’intromissione prussiana nell’amministrazione del Ducato dell’Holstein e contro il clima insostenibile venutosi a creare per colpa della Prussia. Alla fine, a Berlino, il 28 febbraio 1866, il guerrafondaio Consiglio della Corona prussiano decise per la guerra contro l’Austria e per stringere un’alleanza con l’Italia sabauda per usarla come diversivo bellico.




 
 
 

Le trattative e le garanzie:



Giuseppe Govone.jpg
Giuseppe Govone
Durante il Consiglio della Corona del 28 febbraio 1866, la Prussia decise di chiedere al governo sabaudo di inviare a Berlino un ufficiale per trattare le questioni militari di un’eventuale alleanza, mentre uno prussiano sarebbe stato mandato a Firenze. Il governo sabaudo scelse  l’incaricato per la missione nella persona del massacratore delle genti di Sicilia  generale Giuseppe Govone che il 10 marzo 1866 arrivò a Berlino.
Il generale, partito da Firenze con istruzioni “poche e generiche” ricavò dal suo primo colloquio con Bismarck un’impressione non molto incoraggiante per i piani di espansione. Il Primo ministro prussiano gli prospettò, infatti, un trattato generico con l’Italia sabauda che, essendo privo di elementi pratici, sembrava più adatto a determinare, almeno inizialmente e apparentemente,  un’intimidazione all’Austria per ottenere vantaggi sulla questione dei Ducati danesi che altro.
Lord Clarendon nel 1864 circa
Negli stessi giorni giungeva notizia da San Pietroburgo che la Russia , in eterna competizione con la Casa d'Austria ed in cerca di espansione nei Balcani , si opponeva ad una proposta francese di concedere all’Austria i principati danubiani (sempre più indipendenti dal protettorato turco) in cambio del Veneto all’Italietta del Savoia . Analoghe perplessità avevano d’altronde espresso il settario ministro degli Esteri britannico Clarendon e lo stesso governo austriaco che si mostrava imperterrito e coerente.

 
Guglielmo I di Germania
Guglielmo I di Prussia.
L’attenzione si concentrò, quindi, di nuovo sul diabolico  Bismarck e sulla sua proposta, la cui debolezza era dovuta al fatto che il primo ministro era avversato nei suoi disegni bellicosi sia alla corte di Guglielmo I, per timore di una eccessiva compromissione e possibile sconfitta,  che nel Paese. Per questi motivi Bismarck non avrebbe potuto stringere con l’Italia sabauda  un trattato reciproco con l’obiettivo di una "guerra decisiva", ciò che invece desiderava La Marmora e la combriccola settaria a Firenze. Tuttavia, l’incitamento del doppiogiochista  Napoleone III a cogliere comunque l’occasione e concludere un trattato convinse il governo sabaudo, che si vedeva protetto da eventuali ed eccessivi rischi,  a mettere da parte le riserve. Da Parigi il settario Costantino Nigra scriveva infatti a La Marmora il 23 marzo 1866 che il Bonaparte consigliava al governo sabaudo di accettare l’alleanza con la Prussia e che non avrebbe permesso all’Austria di attaccare l'artificioso "regnucolo" nel caso la Prussia si fosse, poi, ritirata dal conflitto.




 
 
 

 
La firma e il testo del trattato:
 
 
 
Napoleone III.
Dopo aver preso visione di uno schema di Bismarck del trattato, il 28 marzo 1866, il presidente del Consiglio sabaudo  La Marmora telegrafò al suo rappresentante a Berlino Giulio De Barral per comunicargli la favorevole impressione che il progetto aveva avuto a Firenze. Il 31, un’altra comunicazione di Nigra a La Marmora trasmetteva il desiderio di Napoleone III di far scoppiare la guerra per trovare il modo di ampliare i confini della Francia sul Reno e di conseguenza affrettare lo sfaldamento della potenza Cattolica d'Europa; nonché l’assicurazione che se l’Austria avesse aggredito l’Italia sabauda per prima, la Francia sarebbe intervenuta contro l’Austria come avvenne nel 1859.
A questo punto non rimaneva che concludere. Il trattato di alleanza "sabaudo-prussiana" fu firmato a Berlino l’8 aprile 1866 da De Barral e Govone per conto del Savoia , e dal machiavellico  Bismarck per la Prussia. Eccone il testo:
[…]
  • Art. 1. Vi sarà amicizia ed alleanza fra S.M. il Re d’Italia [ Vittorio Emanuele II ] e S.M. il Re di Prussia [ Guglielmo I ].
  • Art. 2. Se i negoziati che S.M. il Re di Prussia sta per aprire con altri Governi tedeschi in virtù di una riforma della Costituzione federale conforme ai bisogni della Nazione germanica non riuscissero, e S.M. per conseguenza fosse messa in condizione di prendere le armi per far prevalere le sue proposte, S.M. il Re d’Italia, dopo l’iniziativa presa dalla Prussia, appena ne sarà informato, in virtù della presente convenzione, dichiarerà guerra all’Austria.
  • Art. 3. A partire da tale momento, la guerra sarà proseguita dalle LL.MM. , con tutte le forze che la Provvidenza ha messo a loro disposizione, e né l’Italia né la Prussia potrà concludere pace o armistizio senza mutuo consenso.
  • Art. 4. Il consenso [alla pace o all’armistizio] non potrà essere rifiutato quando l’Austria avrà acconsentito a cedere il Regno Lombardo-Veneto e alla Prussia territori austriaci equivalenti come popolazione al detto Regno.
  • Art. 5. Questo trattato cesserà di avere vigore tre mesi dopo la firma, se in tale intervallo la Prussia non avesse dichiarato guerra all’Austria.
  • Francesco Giuseppe I d'Austria,
    l'"Imperatore nella tempesta".
     Ritratto nel 1865 eseguito
    da Franz Xaver Winterhalter.
  • Art. 6. Se la flotta austriaca lascia l’Adriatico prima della dichiarazione di guerra, S.M. il Re d’Italia manderà un numero sufficiente di vascelli nel Baltico, dove stazioneranno per essere pronti ad unirsi alla flotta prussiana, appena si inizieranno le ostilità.
Appena firmato il losco trattato, Bismarck presentò alla Dieta di Francoforte (il parlamento della Confederazione germanica) la proposta che si riunisse un’assemblea scaturita da elezioni dirette, la quale esaminasse le proposte dei governi dei singoli stati germanici intorno ad una riforma federale. L’effetto doveva essere quello di creare scompiglio nel governo Asburgico (guida della confederazione), invece la proposta venne accolta con diffidenza e sarcasmo quando ancora la fedeltà della maggior parte dei Principi Tedeschi era posta esplicitamente verso l'Imperatore Francesco Giuseppe I .


















L'Impero d'Austria e la tentata  proposta  di cessione del Veneto:



Diffusasi la notizia di un trattato "italo-prussiano", l’Impero d'Austria compì vari tentativi per rompere l’alleanza e salvare la situazione da una guerra ormai incombente e che minacciava l'Impero nella sua integrità. Emerse la proposta di cedere il Veneto alla Francia (l’Austria ufficialmente non aveva rapporti con l’illegittima Italietta del Savoia) in cambio della neutralità francese e sabauda in caso di conflitto austro-prussiano.
La proposta fu fatta dal governo asburgico a Napoleone III che ne informò il 4 maggio 1866 Nigra. Quest’ultimo, il giorno dopo, telegrafò a La Marmora. L’offerta era vincolata al non intervento di Francia e Italia sabauda a favore della Prussia e consisteva nei seguenti punti:
  • Cessione del Veneto alla Francia che a sua volta lo avrebbe ceduto all’Italia sabauda  (la cessione avrebbe compreso tutte le fortezze del Quadrilatero);
  • Pagamento di una somma di danaro da parte dell’Italia sabauda (altri debiti) che sarebbe stata destinata alla costruzione di fortificazioni austriache sul nuovo confine;
  • Il tutto previa occupazione austriaca della regione prussiana della Slesia.

Una vignetta umoristica sull’alleanza "italo-prussiana" del giornale austriaco Humoristické listy (9 maggio 1866). In ceco l’autore si domanda: “Cosa darebbero i due per vedere anche all’indietro?” Vittorio Emanuele II in barca con il peso del Veneto e Bismarck con il peso dei ducati danesi precipitano verso la guerra (“Valka”) e contro la roccia delle forze unite dell’Impero asburgico.
 

Inizialmente a La Marmora, talentuoso nel trucidare i civili ma non nel combattere una guerra vera,  l'offerta sembrò interessante, tanto più che il trattato appena concluso con la Prussia non obbligava la Prussia a soccorrere l’Italia sabauda in caso di attacco dell'Austria. La proposta non era, però, priva di inconvenienti per lo staterello sabaudo. Innanzitutto sarebbe stato violato un patto con la militarmente potente Prussia che sarebbe diventata da "protettrice" a nemica dell’Italia sabauda . Secondo, l’Italia sabauda sarebbe stata in debito con la Francia per la cessione del Veneto. Terzo, l’offerta di Vienna avrebbe condotto all’occupazione austriaca della Slesia e ad una reazione prussiana , cosa che appariva alquanto problematica se quest'ultima fosse divenuta nemica del Savoia.
La Marmora , terrorizzato e timoroso, volle nuovamente e comunque sondare la Prussia sul suo comportamento nel caso di un attacco preventivo austriaco all’Italia sabauda, onde poter decidere sull’offerta di Vienna con maggiore tranquillità: parandosi le spalle per ogni eventualità. Dall’ambasciatore De Barral, il 7 maggio, ricevette la risposta che sia Bismarck che Guglielmo I, nonostante il trattato non lo prevedesse esplicitamente, avevano dato l’assicurazione che la Prussia avrebbe soccorso l’Italia sabauda in caso di attacco Imperiale. Così tranquillizzato, dopo un proficuo scambio di idee fra Govone e Nigra a Parigi (entrambi contrari ad accettare l’offerta perché sapevano benissimo che avrebbero rischiato di meno), il burattino La Marmora si decise a rifiutare la proposta asburgica «[…] il governo di Firenze essendo risoluto a non transigere riguardo agli impegni assunti colla Prussia, oltre i limiti nei quali la Prussia sarebbe disposta a fare, riguardo agli impegni presi coll’Italia», come comunicò a Govone che, arrivato nella capitale, ripartì la sera del 14 per Parigi.
 



 




Le manovre del doppiogiochista d'Europa Napoleone III:




Napoleone III
Napoleone III.
Messa da parte la proposta asburgica, l’alleanza "italo-prussiana" dovette affrontare un’altra prova. Napoleone III, che evidentemente cominciava a dubitare dei vantaggi che avrebbe ottenuto la Francia da una guerra fra Austria e Prussia, progettò un caricaturiale congresso europeo che doveva affrontare i problemi in sospeso: il Veneto, i ducati danesi e la riforma della Confederazione germanica. In quest’ultima sede si sarebbe discusso di uno Stato neutrale sul Reno a beneficio della Francia. L’Austria, sempre più convinta delle false parole del settario francese  rifiutò, neutralizzando l'ingannevole  proposta francese.
Napoleone III, tuttavia, da "buon" doppiogiochista approfittatore,  riuscì a strappare a Vienna l’accordo (12 giugno 1866) di cedergli il Veneto in caso di vittoria sulla Prussia. In cambio la Francia non sarebbe intervenuta contro l’Austria e avrebbe indotto l’Italia sabauda a fare lo stesso.









La guerra alle porte:



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Infanteria Imperial-Regia :
Regg.to n. 16 Conte Zannini, Vicenza e Treviso.
Tra inganni, sotterfugi , e complotti massonico-europei la guerra era alle porte.
Con la promessa di neutralità della Francia, l’Austria , costretta dagli eventi, si predispose definitivamente alla guerra. Già il 1º giugno 1866, forzata per sovversione prussiana a contravvenire agli accordi di Gastein, dichiarò la Dieta di Francoforte competente sulla decisione circa i ducati danesi. La Prussia ebbe la scusante e dichiarò violata la convenzione di Gastein e occupò militarmente il Ducato dell’Holstein, assegnato dalla convenzione all’Austria, le cui truppe si ritirarono senza sparare. Il 12 giugno (giorno dell’accordo con la Francia), Vienna ruppe le relazioni diplomatiche con Berlino e il 14 presentò alla Dieta una mozione per la mobilitazione federale contro la Prussia. Questa cogliendo la palla al balzo dichiarò senza alcun diritto  sciolta la Confederazione germanica e il 15 fece avanzare l’esercito verso sud invadendo la Sassonia che si era schierata con l’Impero d'Austria. Il 16 il conflitto era, di fatto, iniziato. L'Italia sabauda sarebbe entrata ridicolmente in guerra subito dopo.







Fine Parte 1°...



Fonte:

  1. Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 51.
  2. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 56.
  3. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 58.
  4. ^ Karl Georg Ludwig Guido, conte di Usedom (1805-1884), diplomatico prussiano a Firenze dal 1863 al 1869.
  5. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 60-61.
  6. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 64-65.
  7. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 56.
  8. Efisio Quigini Pulica (1827-1876), conte, diplomatico, incaricato d’affari a Berlino dal 1864 al 1867.
  9. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 57.
  10. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 76, 78.
  11. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 87.
  12. ^  Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 60.
  13. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 95.
  14. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 105.
  15. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 108.
  16. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 117-118.
  17. ^ Giulio Camillo De Barral De Montauvrard (1815-1880), conte, rappresentante italiano a Berlino dal 1864 al 1866.
  18. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 64.
  19. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, p. 122.
  20. ^ AA.VV., Storia delle relazioni internazionali, Bologna, 2004, pp. 59-60.
  21. ^ S.M. Sua Maestà.
  22. ^ LL.MM. Loro Maestà.
  23. Chiala, Ancora un po’ più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866, Firenze, 1902, p. 127.
  24. ^Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 66.
  25. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 148-149.
  26. ^ Chiala, Ancora un po’ più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866, Firenze, 1902, pp. 173-176.
  27. ^ Taylor, L’Europa delle grandi potenze, Bari, 1961, pp. 244-245.
  28. ^ Taylor, L’Europa delle grandi potenze, Bari, 1961, p. 247.
  29. ^ Chiala, Ancora un po’ più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866, Firenze, 1902, pp. 369-370.
  30. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 239-241.
  31. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, p. 71.
  32. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 31, 250.
  33. ^ Bortolotti, La guerra del 1866, Milano, 1941, pp. 31-32, 257-258.
  34. ^ Giordano, Cilindri e feluche, Roma, 2008, pp. 72-73.
  35. Tra Asburgo e Prussia - La Germania dal 1815 al 1866.  Di Heinrich Lutz, il Mulino - Le vie della Civiltà.


Scritto a cura di:

Presidente e fondatore A.L.T.A. Amedeo Bellizzi .