lunedì 17 giugno 2013

I Cristeros messicani: per Cristo Re contro la massoneria

 
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 56/13 del 5 giugno 2013, San Bonifacio

Messico martire
di don Ugo Carandino


cristero5La casa editrice Amicizia Cristiana ha curato la ristampa del libro Messico martire, scritto dal padre Luigi Ziliani, della Compagnia di Gesù, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1929 e, da quanto scrive Marco Respinti (Basta Bugie.it, n. 238 del 30/3/2012), ebbe ben 15 riedizioni nell’arco di 10 anni.
L’iniziativa editoriale è stata suggerita dal film Cristiada, relativo all’insurrezione armata che dal 1926 al 1929 mobilitò i cattolici messicani (i “Cristeros”) contro il regime massonico e anticlericale del presidente Plutarco Elias Calles. In Italia, come ogni pellicola che non rientra nel filone propagandistico hollywoodiano, il film non ho trovato un distributore (all’indirizzo Internet: http://federiciblog.altervista.org /2012/11/28/film-cristiada-viva-cristo-rey/ i lettori troveranno i link per vedere e scaricare il film).
Il lettore, fin dai primi capitoli del libro, capirà di aver speso bene i suoi soldi. In effetti, nella parte introduttiva, l’Autore (che si recò più volte in Messico, in particolare nel 1928, in piena persecuzione), situa la vicenda dei Cristeros nella guerra più ampia scatenata dalla setta massonica contro la Chiesa per la conquista del potere mondiale (e in particolare dei Paesi cattolici dell’America Latina), indicando negli Usa il braccio armato della setta. Alcune considerazioni, scritte 80 anni fa, sono di estrema attualità: “Per questi adoratori del dollaro noi tutti siamo dei paria, che devono servire, contenti delle briciole buttate a terra dalle tavole dei ricchi epuloni. …Oggi la dottrina di Monroe: ‘L’America agli americani’ ha avuto ora una nuova interpretazione elastica con la formula: ‘Tutta l’America e tutto il mondo per la massoneria’. Nella loro insaziabile voracità i framassoni, forti della loro prosperità, sono convinti che mangeranno tutto; perché è la loro ora. Poi verrà sicuramente l’ora della indigestione (speriamo, ndr)” (pag. 34). E ancora: “Aveva già detto il Presidente Roosevelt: ‘L’assorbimento dell’America Latina è molto difficile finché sarà cattolica’. Il Messico è la prima muraglia che i massoni vogliono abbattere per inondare l’America Latina con la civiltà del relativismo e del dio dollaro” (pag. 33; l’indebolimento arrecato dal Concilio alla Chiesa ha certamente favorito il dilagare delle sette protestanti nei Paesi latino-americani). Ma Ziliani ricorda anche che “la potente massoneria Nord Americana va sempre distinta dal nobile popolo di quel grande Continente, in grande parte maggioranza di indole buona e conservatrice, quando non cattolico” (pag. 29).
Nelle stesse pagine introduttive, padre Ziliani tratteggia un breve ma esauriente panorama storico del Messico (che si può applicare alle altre terre precolombiane del Nuovo Mondo), dall’arrivo degli Spagnoli alle rivoluzioni liberali del XIX secolo. Il lettore vi troverà numerosi spunti di riflessione per controbattere la corrente vulgata anticattolica, presente in ogni settore della cultura ufficiale (anche nelle apparentemente “neutrali” guide turistiche: acquistandone una per un viaggio in Argentina, vi ho riscontrato l’esaltazione del periodo precolombiano, la demonizzazione dell’evangelizzazione cristiana e infine l’elogio dei movimenti rivoluzionari dell’ottocento).
Scrive l’Autore: “La Cattedrale (della Città del Messico) sorge significativamente sui ruderi dell’antico tempio del sole, alla quale divinità si offrivano sacrifici umani di innocenti e d’infanti, strappando il cuore delle vittime. E mettendolo ancora palpitante e a caldo nella fauci del mostruoso Quetzalcoatl, uccello-serpente, decapitando quindi l’innocente e facendo rotolare la sua testa mozza giù fino al popolo festante” (pag. 19). “In piazza della Capitale c’è un monumento storico dedicato agli Imperatori aztechi. E’ un omaggio iniquo … ai tiranni di quell’impero” (pag. 17). L’opera della Chiesa nelle Americhe fu fondamentale per la religione e per la società: “Convertito al cattolicesimo il loro sovrano, tutti gli Indi passarono in massa nel grembo della Chiesa, che valorizzò le loro energie per il bene comune” (pag. 17). La Santa Vergine, apparsa nel 1851 a Guadalupe all’azteco Cuauhtlatoatzin (battezzato poi col nome di Juan Diego), diede “prova della sua benevolenza verso i nuovi figli, confermando il suo Patrocinio sulla nuova cristianità … Maria di Guadalupe guadagnò presto il cuore di tutti gli Indi, e fu chiamata giustamente la Buona Madrina nel loro battesimo” (pag. 20). Contro l’avidità di una parte degli Spagnoli, la Chiesa difese strenuamente gli Indios: “nel Terzo Concilio Messicano del 1585 vengono stabilite pene canoniche contro i vessatori degli indigeni, intimando riparazione dei danni. E proprio da qual tempo s’iniziano le opere di beneficenza, istituti di carità e di protezione, asili, ospedali, ricoveri, ospizi. Non toccate dunque la storia, perché questa strappa la maschera ai mentitori” (pag. 26-27).
Ziliani non nasconde il suo disappunto per le rivolte che portarono alla separazione del Messico dalla Spagna (aggredita nello stesso periodo e dalla stessa setta in Europa): “L’indipendenza del Messico ebbe origine da un movimento rivoluzionario incomposto, quasi anarchico, non dal bisogno del popolo” (pag. 25). La rivoluzione fu manovrata dall’esterno:“Già nei primi anni della dichiarata indipendenza la massoneria fece incorporare agli Stati Uniti le conservatrici Louisiana e la Florida … la setta del triangolo e del compasso creò l’incidente col Messico, e nella conclusione della pace si appropriò di tre Stati a forte presenza cattolica: il Nuovo Messico, la Nuova California e il Texas … Più tardi nel 1853 fu annessa anche l’Arizona. Chi fomentò la rivolta contro Massimiliano Imperatore, finanziando la rivolta armata del ferocissimo Gen. Juares? Fu la massoneria, che in tutto il mondo cercava di abbattere una monarchia come quella asburgica … E fu la massoneria internazionale a sostenere Obregon e attualmente Calles, elettosi senza voto popolare, imposto alla Nazione da Obregon” (pagg. 29-30).
Dopo la panoramica storica, l’Autore passa a esaminare il periodo della Cristiada, con la descrizione di meccanismi di geopolitica ben collaudati: “Ed è in questa persecuzione che i figli della Vedova giocano una buona carta. La mossa americana del non intervento nei cosiddetti affari interni del vicino Messico, può essere una buona politica per ottenere in cambio una legislazione più accomodante agli interessi petroliferi dei cresi in grembiulino di New Jork … Calles, non potendo colpire i grandi magnati del petrolio, che vivono all’ombra della Loggia di Wall Street, e hanno il coltello per il manico, ha ottenuto in cambio il non intervento nella sua politica vessatoria contro i cattolici … Fu detto da un magnate del petrolio che vale più un gallone di nafta che un litro di sangue … I finanzieri della squadra e compasso di Wall Street pensano al petrolio, e alla Casa Bianca hanno imposto la formula: affari interni del Messico… Questo è cinismo ed istrionismo! Non intervento ed intervento in casa altrui quando fa comodo!” (pagg. 30-32).
Gli avvenimenti messicani ricordano “l’empietà rivoluzionaria della rivoluzione francese. Qui come là. È la solita storia massonica: una minoranza audace che opprime la maggioranza onesta” (pag. 35). Ma a volte la maggioranza reagisce, si organizza e si arma, come i cattolici della Vandea, del Tirolo e degli Stati italiani preunitari che insorsero contro le vessazioni giacobine e napoleoniche. Così pure i cattolici messicani, in nome della S. Vergine di Guadalupe e di Cristo Re (devozione che ebbe un forte impulso dopo che, nell’Epifania del 1914, l’Episcopato messicano volle ornare le immagine del Redentore con i simboli della regalità), si sollevarono a migliaia contro la tirannide governativa. La Chiesa rappresentava per i settari un ostacolo da superare per la conquista del Messico: allora gli aggressori (i presidenti-generali) indossarono i panni degli aggrediti, proprio come nella “favola esopiana del lupo e dell’agnello” (pag. 34). Sotto la presidenza del gen. Venustiano Carranza, nel 1917 a Querètaro fu varata la nuova Costituzione “degli Stati Uniti del Messico”, con il famigerato art. 130 che determinava per il clero la perdita di “ogni personalità giuridica nell’essere, nel possedere, nell’ereditare, nel succedere, nel ricevere” (pag. 38). Si mettevano le basi per passare dalla persecuzione giuridica a quella fisica, sull’esempio della Russia e della Spagna: “Prima la spogliazione, poi le manette, infine la mannaia” (pag. 38). Infatti, in poco tempo si passò dall’espulsione di vescovi e sacerdoti alla devastazione di chiese sino alle prime fucilazioni di ecclesiastici (pag. 39).
Sotto la presidenza del gen. Alvaro Obregon, una bomba fu fatta scoppiare dall’anarchico Luciano Perez sotto il tronetto che reggeva l’effige miracolosa della S. Vergine nella basilica di Guadalupe. La deflagrazione causò gravi danni all’altare, ma il quadro fu illeso: questo fatto, che ha del miracoloso, non fu però sufficiente a placare l’indignazione dei cattolici, in particolare dalle popolazioni indiane. L’indignazione sfociò in resistenza armata quando nel giugno 1926 fu varata la “Legge Calles”, che prendeva il nome dall’ennesimo generale-tiranno del Messico. Le nuove disposizioni, in nome della “libertà” rivoluzionaria, negavano ogni libertà concreta alla Chiesa: espulsione dei preti stranieri; limitazione di un sacerdote per ogni 15.000 abitanti, ma col divieto di indossare la talare e dell’insegnamento religioso; soppressione delle comunità religiose; limitazione alla stampa cattolica; persino delle sanzioni ai genitori che favorivano la vocazione dei figli… (pag. 40). Col capitolo intitolato “Non possumus” (pag. 41) si arriva alla parte centrale del libro: lascio al lettore il compito di scoprire, in più di cento pagine, i nomi, i luoghi, gli avvenimenti legati all’insurrezione e al martirio di tanti cattolici messicani, con numerosi episodi che richiamano alla mente l‘ardimento dei primi martiri romani. E’ da precisare, nella nostra epoca offuscata dagli errori conciliari, che Cristeros non morirono per la “libertà religiosa”, ma per la libertà della Chiesa di esercitare i suoi inalienabili diritti nella sfera spirituale e temporale.
Nell’ultima parte del libro Ziliani (pag. 175) traccia un parallelo tra la Passione di Gesù e la passione del Messico, indicando Calles nei panni di Caifa, i moderati (“i cattolici timorosi e comodi”) nei panni di Erode e infine “la venerabile in tutti i sensi Società delle Nazioni” in quelli di Pilato. Tra i cattolici “timorosi e comodi” possiamo annoverare quella parte dell’episcopato messicano che, malgrado i coraggiosi interventi di Pio XI e l’eroismo della maggioranza dei Vescovi, con un atteggiamento rinunciatario determinò il triste epilogo alla guerra dei Cristeros, con delle drammatiche conseguenze per chi aveva combattuto. A questo proposito “Messico martire” è un libro da leggere anche perché illustra e precisa il ruolo che ebbe Pio XI. Non dimentichiamo che sulla vicenda messicana (come sulla condanna dell’agnostico Charles Maurras) il pontefice di Desio è stato oggetto di aspre e ingenerose critiche, anche da parte degli avversari (coscienti o incoscienti) del Papato che si annidano nel mondo “tradizionalista”. Padre Ziliani traccia l’azione di Papa Pio XI a favore della Chiesa messicana nel capitolo “Roma ha parlato” (pag. 179); cita in particolare l’enciclica Acerba Animi del 29/9/1932, nella quale Papa Ratti denuncia come il regime messicano abbia “l’intenzione di distruggere la stessa Chiesa Cattolica” ed esorta il clero insieme ai fedeli a continuare a difendere i sacrosanti diritti della Chiesa. In un volumetto a parte, “Encicliche sulle persecuzioni in Messico, 1926-1937”, già segnalato dalla nostra rivista, “Amicizia Cristiana” ha pubblicato i diversi atti del magistero di Pio XI sul calvario messicano: l’epistola apostolica Paterna sane (2/2/1926), l’enciclica Iniquis afflictisque (18/11/1926), la citata enciclica Acerba animi magnitudo e l’enciclica Firmissimam constantiam (28/3/1937).
Il libro termina proprio con l’elogio fatto da Pio XI ai cattolici messicani:“Popolo di Confessori e di Martiri” (pag. 214). Il già citato Respinti ci informa che padre Ziliani nel decennio 1928-1938 tenne in Italia e in altri Paesi d’Europa un incredibile numero di conferenze (quasi trecento!) per denunciare la persecuzione della Chiesa messicana da parte del regime anticlericale di Calles. La ristampa di “Messico martire” rappresenta anche un doveroso omaggio al sacerdote che con coraggio e bravura ci ha tramandato le gesta di quei Confessori e Martiri. ¡Viva Cristo Rey!

Luigi Ziliani, Cristiada. Messico martire. Storia della persecuzione, Amicizia Cristiana,
Chieti 2011, pag. 218, euro 15,00.
Recensione pubblicata sul n. 66 della rivista Sodalitium.



Fonte:

http://federiciblog.altervista.org/