martedì 11 giugno 2013

IL MATRIMONIO OMOSESSUALE ED IL CALENDARIO DEL DUCE

975908_259142314224503_1082967483_n

Tempo fa ho scritto un articolo sul matrimonio omosessuale (del quale mi pento parzialmente per le ragioni che vado ad illustrare), intitolato “il Matrimonio di Serie B” (anche se poi qualcuno della redazione di Radio Spada lo ha rinominato “Matrimonio 2.0”), esponendo il principio “date mihi indissolubilitatem, dabo vobis culimonium”, ovvero sostenendo che la Chiesa e/o i cattolici potrebbero smetterla di opporsi in maniera pregiudiziale al c.d. “matrimonio” omosessuale, a due condizioni: prima, che l’eventuale “unione civile” fra persone dello stesso sesso non si chiami “matrimonio” ma diversamente (io avevo proposto “unione nuziale”) visto che in tal modo non si originerebbe una “famiglia fondata sul matrimonio” godente di tutti i diritti previsti dalla Costituzione (art. 29) e quindi si eviterebbe che – il giorno dopo – la Corte Costituzionale dichiari illegittima e discriminatoria qualsiasi norma (o prassi o mancanza di norma) tesa ad impedire, da parte di tale “famiglia”, l’adozione di minori; secondo, che i cattolici ottengano in cambio, almeno in forma “opzionale” e “per chi liberamente la scelga” la “indissolubilità” anche civile per il proprio matrimonio, in modo da debellare l’idea stessa di divorzio ed il vizio del consenso che – in molti casi – alberga nelle coscienze degli sposi al momento di pronunciare il fatidico “sì” (con possibili drammatici risvolti di “nullità” del sacramento). (1)
Infatti, dicevo, una volta accettata l’omosessualità come fatto “normale”, quale “danno” in più potrebbe arrecare alla società il fatto di consentire la celebrazione dei “contratti nuziali omosessuali”? E dunque, per lo meno, si cerchi di “ridurre il danno”, da un lato guidando il processo in modo da evitare una inevitabile sentenza della Suprema Corte pro-adozione (ed io infatti interpreto da questo punto di vista – e dunque non negativamente – la proposta dell’on. Galan (2) del PDL su questo tema) dall’altro chiedendo qualcosa in cambio (cioè l’indissolubilità opzionale).
Tutte queste considerazioni rimangono valide e “realiste” in una Italia che si va sempre più scristianizzando e nella quale il cattolicesimo, già passato da “religione di Stato” a “religione maggioritaria”, deve forse prepararsi ad una battaglia difensiva tipica delle minoranze (forse a breve anche “perseguitate”).

Però l’altra sera, in pizzeria, ho assistito ad una discussione tra il pizzaiolo, che aveva appeso nel suo locale un calendario del Duce, ed un avventore – evidentemente antifascista – che protestava per la presenza di tale “gadget”. La discussione, che fra intellettuali si sarebbe dispiegata per ore ed ore, si è – invece – conclusa rapidamente con la seguente affermazione del pizzaiolo: “Ehi, quante storie!!! Che quei calendari si vendono dal giornalaio!”. Discussione terminata.
Il fatto stesso che il calendario si venda dal giornalaio ha tolto ogni arma dialettica all’avventore antifà. “Si vende dal giornalaio”, ergo non c’è nulla di male. Ciò che è reale è razionale. Anzi, ciò che è legale è morale.
L’intellettuale lo sa che non è vero. Noi lo sappiamo che ci sono un sacco di cose LEGALI che però sono IMMORALI e dunque il fatto che lo Stato italiano regolamenti le “unioni nuziali omosessuali” non ci farebbe “né caldo né freddo”. Ma, per l’uomo della strada, sarebbe come sapere che si vendono dal giornalaio…

Pierfrancesco Palmisano


(1) cfr: http://radiospada.org/2013/01/08/matrimonio-2-0-punti-fermi-e-paradossi/
(2) cfr questo articolo di Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2013/05/28/news/unioni_gay_ecco_la_proposta_del_pdl-59801921/ ; si noti che quando l’on. Galan afferma: «Equiparazione con le nozze etero ma CON DUE sostanziali differenze: non c’è la parola matrimonio e non sono previste le adozioni»  in realtà bisognerebbe correggerlo e dirgli che la differenza è solo UNA: se ci fosse la parola “matrimonio” ci sarebbero inevitabilmente e conseguentemente anche le adozioni.

Fonte:

http://radiospada.org/