lunedì 1 luglio 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 3°).




 
 
Il Regno di Luigi XV di Francia


Luigi XV di Francia (1715 ca.).




Il futuro Luigi XV nacque nel Castello di Versailles il 15 febbraio 1710, sotto il Regno del bisnonno Luigi XIV. Era il terzogenito di Luigi, Duca di Borgogna e di Maria Adelaide di Savoia, sorella del Re Carlo Emanuele III. Suo nonno paterno era il Gran Delfino Luigi di Borbone detto Monseigneur, figlio del Re Sole. Luigi, che alla nascita venne insignito del titolo di Duca d'Angiò, aveva il titolo ed i privilegi di un Petit-Fils de France.











La Reggenza:


Nell'agosto del 1715, divenne chiaro che anche Luigi XIV era prossimo alla morte: la cancrena lo stava consumando. Il 1º settembre, il Re Sole si spense all'età di settantasette anni, dopo un Regno di ben settantadue. Nel luglio 1714 Luigi XIV aveva emanato il cosiddetto "decreto di Marly" in cui si inseriva la possibilità che anche i figli naturali, se legittimati, potessero succedere al Trono. Nel caso della morte del piccolo Duca d'Angiò, eredi legittimi sarebbero quindi diventati due dei figli che il Re Sole aveva avuto dalla Marchesa di Montespan: il Duca del Maine ed il Conte di Tolosa.

Partendo da sinistra: il Duca del Maine ed il Conte di Tolosa.



Luigi XIV andò nuovamente contro la tradizione, che, come legittimo che sia, non accettava la nomina a Re per i figli illegittimi, e prese questa decisione seguendo le sue ambizione personale per evitare che la sua discendenza diretta nel governo del Paese terminasse. La scelta cadde sui due fratelli per la grande insistenza della nuova moglie del sovrano, Madame de Maintenon, che li aveva allevati sin dalla più tenera età. La nomina serviva inoltre ad affiancare i due fratelli a colui che era stato designato come Reggente al Trono, l'arrivista e ambizioso Filippo II d'Orléans, figlio dell'ambiguo, e dalle strane abitudini,  fratello minore del sovrano, Filippo I d'Orleans . Sino alla maggiore età del nuovo Re, Filippo avrebbe esercitato la reggenza, ma sarebbe sempre stato affiancato da un Consiglio di Reggenza composto da quattordici membri.

Il Duca Filippo II d'Orléans.

Filippo venne nominato presidente del Consiglio, ma per prendere una decisione doveva in ogni caso ottenere la maggioranza dei voti. Luigi XIV era ancora in vita quando sorsero i primi scontri tra due fazioni avverse: quella composta dalla Maintenon, dal Duca del Maine e dal Conte di Tolosa, e quella di Filippo. Quest'ultimo godeva dell'appoggio dell'alta aristocrazia, alla quale aveva promesso grandi ricompense,  e del Parlamento di Parigi, mentre il partito dei due legittimati cercava l'appoggio della nobiltà minore, insofferente per i privilegi dei Pari e dei Duchi e per la loro marginalizzazione.
L'alta nobiltà inoltre si opponeva alla nomina dei figli illegittimi, elemento di rottura con la tradizione monarchica, che aveva creato uno status intermedio, quello di "legittimato" tra i principi di sangue e i duchi. Il Parlamento di Parigi, che ormai era un covo di illuministi al soldo del politicante di turno,  si vide restituiti diritti che gli erano stati tolti da Luigi XIV ed ottenne, sempre per volere di Filippo,  posti di rilievo per i suoi membri nei consigli della Reggenza. L'Orleans venne favorito anche dal maggiore favore che nutriva verso gli esponenti del giansenismo e del gallicanesimo (eresie che avevano molti simpatizzanti tra i parlamentari parigini), mentre i Cattolici romani, fedeli a Papa Clemente XI che aveva da poco condannato i giansenisti e le loro eresie , si raccolsero attorno alla Montespan.



Clemente XI
Papa Clemente XI .
Due giorni dopo la morte del Re, si riunì il Parlamento di Parigi: oltre ai parlamentari anche aristocratici e principi del sangue si riunirono per la prima volta dopo anni. Filippo aprì la seduta e venne data pubblica lettura delle volontà di Luigi XIV. Al termine della lettura, Filippo propose ai membri del Parlamento riuniti, la maggior parte dei quali già "comprati" in precedenza,  di nominarlo unico Reggente e di abolire il Consiglio di Reggenza. Come c'era da aspettarselo , i membri del Parlamento accolsero con favore la proposta del Duca d'Orléans, che divenne Reggente unico del giovane Re Luigi XV (che aveva appena 5 anni). Per consolidare il legame di favoritismi con il potere parlamentare, Filippo decise di trasferire la corte da Versailles a Parigi, come descrive in dettaglio nelle sue Memorie Saint-Simon. Mentre Filippo aveva trasferito la sua dimora al Palais-Royal, Luigi venne mandato nel castello di Vincennes, fuori Parigi, immerso nel verde di una foresta dove il Re avrebbe potuto godere di un'aria più salubre di quella della capitale. Nel 1716, Luigi venne portato nel Palazzo delle Tuileries, non distante da Palais-Royal e nel cuore di Parigi, poiché il paese di Vincennes risultò troppo piccolo per ospitare tutto il suo seguito.
Per quanto riguarda la politica interna, Filippo, con l'aiuto del  suo favorito , il cardinale Guillaume Dubois, divenuto primo ministro nel 1722, e di John Law, controllore generale delle finanze, favorì fortemente la nobiltà, spogliata di gran parte degli incarichi da Luigi XIV e affamata di quell'ambizione deleteria che avrebbe condotto la Francia nel baratro. Sul campo internazionale, nel 1717 strinse un'alleanza, che prese il nome di Triplice Alleanza, con la Gran Bretagna dell'usurpatore  Giorgio "I" e con i protestanti Paesi Bassi contro la politica di Filippo V di Spagna, con la scusa che egli  non aveva ancora abbandonato il progetto di un grande Regno che unisse Parigi e Madrid.




Educazione di Luigi XV:


Luigi XV di Francia nel 1720 circa .
Come ogni Principe francese che avesse raggiunto i sette anni, Luigi fu tolto alle cure della governante, Madame de Ventadour, per essere affidato ai precettori, primo fra tutti il Duca di Villeroi, soprintendente dell'educazione del giovane Re e amico di Luigi XIV. Come appoggio per il Duca fu nominato precettore André-Hercule de Fleury. Villeroi amava mettere alla prova il piccolo sovrano, che durante le cerimonie pubbliche diede dimostrazione di essere perfettamente padrone delle sue emozioni e di sapersi comportare da Re.
In quanto tutore, Fleury diede a Luigi una preparazione culturale eccellente. Già in giovane età l'allievo aveva imparato a scrivere, a leggere, a danzare ed aveva subito manifestato amore per la storia e la geografia.
Fleury scelse per lui alcuni grandi intellettuali ed eruditi della sua epoca, come il cartografo Guillaume Delisle. Luigi, avido lettore e ragazzo molto curioso, si interessò alla scienza, in particolare fisica e medicina e si dedicò alla lettura di saggi di matrice illuministica, saggi che ne corruppero la giovane mente. Successivamente, finanziò la creazione di un reparto di fisica (1769) e di meccanica (1773) presso il Collège de France.






Incoronazione e matrimonio :


 
L'incoronazione di Luigi XV presso Reims.
Nel 1722 la corte tornò ufficialmente a stabilirsi a Versailles, da dove non si sarebbe più mossa. Il Re aveva nel frattempo raggiunto la maggiore età e si preparava ad essere incoronato: il 25 ottobre 1722 la cerimonia solenne ebbe luogo nella Cattedrale di Reims e un anno dopo, nel 1723, il Consiglio di Reggenza venne sciolto e il giovane sovrano fu riconosciuto ufficialmente come Re di Francia con il nome di Luigi XV. Pochi mesi dopo moriva Filippo II d'Orléans, al quale erano stati affidati incarichi minori di governo.
Su esortazione di Fleury, Luigi nominò Luigi-Enrico di Borbone-Condé, Duca di Borbone e suo parente più prossimo, primo ministro. Di fatto il Duca di Borbone occupava ora il posto che era stato di Filippo d'Orléans ma con una fedeltà verso il sovrano e verso la Corona che all'Orleans mancavano.
La preoccupazione principale del Duca di Borbone era la discendenza. Luigi era giovane e stava crescendo vigoroso, ma aveva anche dovuto attraversare lunghi periodi di malattia; se fosse successo qualcosa al Re, la corona sarebbe passata al ramo collaterale, quello degli Orléans e quindi nelle mani di Luigi d'Orléans, figlio di Filippo e altrettanto ambizioso e corrotto. Per scongiurare questo problema, si cercò una moglie per il Re che fosse in età per dargli un erede. Dopo vari negoziati, si propose al Re la mano di Maria Leszczyńska, figlia del Re di Polonia Stanislao Leszczyński. Maria aveva sette anni in più di Luigi, era sana e sembrava che potesse dargli in tutta sicurezza un erede. Stanislao, che aveva perso il Trono, vedeva questa come una grande occasione di riscatto ed accettò subito. Sia Luigi che Maria erano soddisfatti per la conclusione dei negoziati e convolarono a nozze nel settembre del 1725.
Maria Leszczyńska nel 1730.
Il Duca di Borbone intanto cercò di allontanare da Parigi il vecchio tutore del Re, Fleury, poiché con il suo ascendente sul sovrano, andava acquistando sempre più potere. Così cercò di convincere il Re a congedare il cardinale: con l'aiuto della nuova Regina, che gli era debitrice per essere diventata moglie del Re , il Duca tentò di convincere Luigi a sbarazzarsi dello scomodo cardinale. Ma Luigi, molto legato all'anziano ecclesiastico rifiutò, ed approfittò dell'impopolarità del Duca, che stava preparando una nuova guerra contro le potenze cattoliche di Spagna e del Sacro Romano Impero, per cacciare lui e la sua amante in esilio a Chantilly. Rimproverò aspramente anche Maria, che aveva in questo modo agito contro la sua volontà, e da quel momento non si abbandonò mai a lei in una relazione di confidenza.







Il Governo del  Cardinale Fleury:



Il Cardinale Fleury .

Dal 1726 sino al giorno della sua morte, avvenuta il 29 gennaio 1743, il Cardinale Fleury, pur senza il titolo di primo ministro, amministrò la Francia con l'assenso del Re. Tornava sulla scena un primo ministro cardinale come Richelieu sotto Luigi XIII e Mazzarino sotto Luigi XIV. Gli storici contemporanei tendono a definire il periodo di governo di Fleury come uno dei migliori dell'ancien regime ma , analizzando la situazione culturale di chiaro stampo illuminista che in Francia si stava diffondendo, e delle prime logge massoniche che questo pensiero deviato stava facendo sorgere , il parere su questo periodo cambia radicalmente.







 Politica interna :


Philbert Orry .
Con l'aiuto di ministri come Philibert Orry, il cardinale riuscì a segnare il suo governo anche di opere positive:  raggiunse il pareggio del bilancio nel 1738. Inoltre promosse una grande politica di espansione economica: in particolare le vie di comunicazione furono migliorate ed ampliate. Creò canali, come quelli che collegano i fiumi Oise e Somme ed ampliò il fiume Schelda, sino a farlo sfociare nei Paesi Bassi. In pochi anni, la Francia divenne il paese meglio organizzato come sistema stradale in tutta Europa. Anche a livello edilizio ci fu una enorme crescita. Città come Parigi, Bordeaux, Rennes, Nîmes, Nantes, Rouen crebbero e vennero trasformate da città con architettura medievale in centri "moderni", grazie alla costruzione di piazze, palazzi, edifici pubblici. Il numero della popolazione aumentò molto, tanto che Lione e Marsiglia arrivarono a contare oltre centomila abitanti. Inoltre il cardinale si dedicò a combattere il giansenismo, già condannato dal Papa, che in Francia illuminista aveva trovato grande sviluppo, ed il gallicanesimo, che auspicava uno scisma dalla Chiesa di Roma per fondare un'eretica Chiesa francese indipendente.
Venne promosso anche il commercio marittimo, trascurato durante il Regno di Luigi XIV, tanto che il numero delle navi da commercio divenne quattro volte maggiore tra il 1715 ed il 1789.





Politica estera:


Germain Louis Chauvelin .

Sul piano internazionale, Fleury tentò di mantenere un clima di distensione e di equilibrio, stipulando trattati di pace con la Gran Bretagna e stringendo patti di riconciliazione con la Spagna.
Intanto, la Regina aveva partorito per la terza volta e finalmente era nato il tanto sospirato erede, un maschio che venne battezzato con il nome di Luigi Ferdinando. Per la prima volta la nobiltà arrivista   mostrava riconoscenza nei confronti della Regina polacca, accolta freddamente in principio, festeggiando il nascituro per giorni. La nascita di un erede maschio garantiva continuità alla linea dinastica ed impediva a Filippo V di Spagna un eventuale  tentativo di impossessarsi del Trono di Francia.
Nel 1733, pur contro la politica di Fleury, Luigi acconsentì, su consiglio del suo ministro  Germain Louis Chauvelin, a scendere in guerra. Era infatti da poco scoppiata la Guerra di successione polacca: il suocero del re, Stanislao Leszczyński, chiese aiuto alla Francia per poter tornare sul Trono di Polonia, lasciato vacante dopo la morte del Re Augusto II. Spalleggiato da un forte partito francese, Stanislao giunse a Varsavia dove una Dieta di nobili polacchi lo rimise sul Trono. La Russia e l'Impero asburgico appoggiavano tuttavia il figlio del defunto Re, Augusto III; in breve l'esercito Imperiale entrò in Polonia e Stanislao dovette fuggire e fu destituito per una seconda volta.
Stanislao Leszczyński, Duca di Lorena dal 1738.
I francesi non intervennero più negli affari polacchi, ma attaccarono il Ducato di Lorena, il cui Duca, Francesco III, era promesso sposo di Maria Teresa d'Asburgo, figlia dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI. Una volta sposati, la Lorena avrebbe rappresentato un pericolo per la Francia, in quanto aumentava pericolosamente la vicinanza dei confini del Sacro Romano Impero al territorio francese. Così le truppe francesi dilagarono in Lorena e presero la capitale, Nancy.
I conflitti si conclusero nel 1738 con un bilancio positivo per la Francia di Luigi XV, che conquistava il Ducato di Lorena. Il Trattato di Vienna pose definitivamente fine alle ostilità: a Stanislao venne concesso di Regnare sulla Lorena, a titolo di indennizzo per la perdita del Regno di Polonia, mentre Francesco III ottenne i diritti di successione sul Granducato di Toscana.
Luigi e Fleury continuarono quella politica di alleanze che andavano contro la stessa Cristianità : l'Impero ottomano, nemico della civiltà Cristiana e dei Cattolici Asburgo,  alleato della Francia dal Regno di Luigi XIV , aveva riottenuto il controllo di Belgrado grazie ai francesi, che ricevettero in cambio importanti privilegi commerciali.
Ma i conflitti non dovevano terminare: nel 1740, alla morte dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo, scoppiò la Guerra di successione austriaca. Il cardinale non riuscì, per la seconda volta, a frenare il partito della guerra, che convinse Luigi ad entrare nel conflitto. La Francia quindi, schierata a fianco della Prussia, dichiarò guerra all'Impero di Maria Teresa. Il conflitto durò sette anni, ma il cardinale non fece in tempo a vederne la conclusione. Si spense infatti il 29 gennaio 1743, all'età di novant'anni.


 

 
Il governo personale di Luigi XV, le Bien-Aimé :


Luigi XV di Francia ventenne.
Con la morte del cardinale, Luigi XV decise di non affidarsi più ad un primo ministro e di amministrare in prima persona gli affari del suo Regno: Luigi XV decise di seguire ciò che gli aveva lasciato detto il bisnonno Luigi XIV, al quale era molto affezionato e per il quale provava un grande rispetto: "Ascoltate i vostri ministri, accettate consigli, ma decidete da solo". 
Nel giugno del 1744 Luigi XV lasciò la corte e Versailles per mettersi alla testa delle sue truppe che combattevano contro l'Impero, l'Inghilterra e l'Hannover. Questa decisione rese il Re ancora più amato presso il popolo e presso l'esercito. Tuttavia, dopo una breve visita ad alcune città delle Fiandre, Luigi si ammalò e dovette fermarsi nella città di Metz, dove le sue condizioni parvero subito molto gravi. La Francia cadde in un profondo scoraggiamento e per tutto il Paese il popolo pregava per la salvezza del sovrano. Con l'aiuto dei medici, in particolare di François Quesnay, Luigi riuscì a riprendersi e, su consiglio del suo confessore, licenziò la sua amante, Madame de Chateauroux, che l'aveva seguito fin sui campi di battaglia. La notizia della guarigione del Re e della cacciata della sua amante, venne accolta a Parigi con grande entusiasmo tanto che da quel momento Luigi venne chiamato "il Beneamato".





Jean-Baptiste de Machault d'Arnouville .
Il tentativo di riforma degli "illuministi":



Dalle sue lettere si comprende quanto Luigi XV fosse lucido e profondo mentalmente, e quanto fosse esperto in questioni politiche; nonostante ciò fu sempre trattenuto nelle sue decisioni da una sorta di timore di sbagliare, di incertezza e mancanza di fiducia in sé stesso, che superò solamente verso gli ultimi anni di Regno. Sciaguratamente , i suoi ministri ebbero larga autonomia: raramente il Re si oppose alla loro linea d'azione politica. Essi si riunivano e prendevano le decisioni che poi venivano sottoposte al sovrano, il cui compito era quello di confermarle o di modificarle.

Marc-Pierre de Voyer de Paulmy conte d'Argenson .
Nel 1749 il controllore generale di Luigi XV , d'Arnouville, decise di attuare una radicale riforma: introdusse infatti il vingtième , tassa sui redditi imposta a tutti i francesi senza eccezione alcuna ma che colpiva maggiormente gli ordini religiosi e la Chiesa . Ovviamente la nobiltà protestò per questa nuova riforma e rifiutò di pagare; a protestare maggiormente fu il Clero, che vedeva nell'imposizione di questa tassa  la rottura dei suoi privilegi e come un insopportabile tentativo da parte dello Stato di assoggettare la Chiesa. A questo punto l'Alto Consiglio, organo presieduto dal Re per le questioni diplomatiche, militari e religiose si divise in due parti in totale e feroce disaccordo tra loro. Il primo partito, detto dei Dévots, si schierò dalla parte della Chiesa e tra i suoi maggiori rappresentanti spiccavano la Regina Maria, il Delfino Luigi Ferdinando, le figlie del sovrano, i Gesuiti e, stranamente ,  il Conte d'Argenson, segretario di Stato per la guerra e avversario instancabile di d'Arnouville: Il marchese d'Argenson,  era uno dei più grandi protettori del diabolico Voltaire, fu il primo a condividere i suoi progetti per spogliare la Chiesa ed a sviluppare il piano da seguire per la distruzione dei religiosi.  I suoi piani per modificare il sistema amministrativo delle provincie minarono l’autorità della monarchia.

Madame de Pompadour ritratta nel 1748.
 Il secondo partito, retto dalla marchesa di Pompadour, era invece sostenitore della politica riformista-illuminista  di Machault: Jeanne-Antoinette Poisson marchesa di Pompadour (1721-1764), dama d'onore della Regina e amante prediletta di Luigi XV. Vera “eminenza grigia” della corte di Versailles. Si circondò di filosofi e nemici della monarchia, di cui era potentissima protettrice. Rimproverata per la sua immoralità dai padri Gesuiti, giurò di combattere la compagnia e assecondò ogni intrigo pur di screditarli.Luigi XV,   difensore della religiosa, vista la sua educazione Cattolica e la dura opposizione del clero decise saggiamente , nel 1751, di lasciar cadere il progetto. L'applicazione della legge contro il clero fu così interrotta e si dovette rivedere l'intera riforma fiscale.









La lotta all'eresia Ugonotta:


Nonostante fossero stati duramente sconfitti presso la loro roccaforte di La Rochelle dal cardinale Richelieu e fosse stato revocato l'Editto di Nantes, che lasciava loro libertà religiosa e d'azione, gli ugonotti in Francia erano ancora presenti in grosse comunità. Luigi XV, seguendo la politica religiosa inaugurata da Luigi XIV , promosse delle campagne di contenimento  contro di loro. L'eretico rito protestante nel Regno non era ammesso: numerosi matrimoni furono resi nulli e, di conseguenza, i figli di coppie ugonotte non furono riconosciuti e vennero privati dell'eredità paterna. Le riunioni protestanti furono intercettate ed i partecipanti  arrestati. A Cevenne, luogo di grande concentrazione di ugonotti, una riunione fu interrotta dalle autorità regie che vennero assalite da alcuni facinorosi e tutto finì  nel sangue mentre nel 1749 a Bordeaux furono condannate quarantasei persone perché ugonotte accusate di omicidio. Nel 1752 vi fu una nuova ingente migrazione di ugonotti dalla Francia.




Il tentativo di assassinio :


Luigi XV di Francia.
Il 5 gennaio 1757 Luigi XV si trovava a Versailles. Era andato a far visita alla figlia e verso sera aveva deciso di recarsi al palazzo del Grand Trianon, dove avrebbe passato la notte. Mentre passava tra due ali di soldati, dal buio apparve un uomo che si gettò sul sovrano pugnalandolo alla spalla. Il Re cadde a terra e richiese subito di poter vedere un confessore. Il pugnale non aveva leso organi vitali in quanto il Re, a causa del clima molto rigido di quei giorni, indossava abiti particolarmente pesanti. L'attentatore, subito bloccato dalle guardie, si chiamava Robert François Damiens. Damiens venne interrogato per scoprire se avesse avuto dei complici, ed emerse che l'uomo era  servitore di parlamentari : alcuni dissero che egli aveva sviluppato il suo proposito criminoso a seguito dei discorsi critici verso il monarca, frequenti nel suo ambiente di lavoro, ma la questione è molto più complessa per essere liquidata in questo modo.
Luigi XV era disponibile a perdonare, ma si trattava sempre del primo tentativo di regicidio in Francia dal 1610, quando Enrico IV era stato assassinato da François Ravaillac, ed un processo era quindi inevitabile. Senza che il Re lo volesse , il Damiens venne torturato e condannato a morte dal Parlamento di Parigi che lo aveva incitato all'atto criminoso, e venne giustiziato il 28 marzo 1757 sulla pubblica piazza, mediante squartamento, metodo d'esecuzione riservato ai traditori ed ai regicidi.
Robert-François Damiens .
La crudele messa a morte di Damiens  fornì ai "Philosophes" una scusa per attaccare il governo. In verità, le metodologie dell'esecuzione non erano state decise dal Re, che non volle nemmeno assistere, ma dai membri del Parlamento di Parigi, i quali speravano di screditare la Monarchia e al tempo stesso per tentare di riconciliarsi in questo modo con il monarca, dopo la loro opposizione alla "tassa sul ventesimo" e il loro appoggio ai Giansenisti contro il volere del Re. Pare che Luigi XV, dopo l'esecuzione, si fece fare un resoconto, ma dopo la descrizione delle torture e della morte di Damiens, il Re, visibilmente sconvolto, si ritirò nella sua stanza e pianse lungamente sopra il letto.
Durante la convalescenza di Luigi XV, la Luogotenenza del Regno venne assunta dal figlio Luigi Ferdinando, grande  Cristiano e grande promessa per il futuro del Regno ,  che entrò nel Consiglio di Stato. Il sovrano poté comunque tornare allo svolgimento delle sue mansioni in breve tempo.



 

 
 
Il tramonto del Regno di Luigi XV:


Étienne François de Choiseul .
Caduto in un profondo stadio di sfiducia, il re congedò i suoi ministri e si affidò a Choiseul: Étienne-François duca di Choiseul (1719- 1785), feroce persecutore degli Ordini religiosi. Ministro degli esteri dal 1758 al 1770. Soppresse l'Ordine dei Gesuiti in Francia (1764) e lasciò che si riprendesse la stampa dell'Enciclopedia.
Con Choiseul la guerra ai Gesuiti divenne più accesa : L'assemblea del clero, composta da cinquanta prelati, cardinali, arcivescovi e vescovi francesi, consultata da Luigi XV quando si trattò di distruggere l'ordine dei Gesuiti , rispose espressamente: “I Gesuiti sono utilissimi alle nostre diocesi per la predicazione, per la direzione delle anime, per stabilire, conservare e far rifiorire la fede e la pietà con le missioni, le congregazioni e i ritiri da noi approvati e sotto la nostra autorità. Per tali ragioni pensiamo, sire, che interdire loro l'istruzione porterebbe grave pregiudizio alle nostre diocesi, e che per quanto riguarda l'istruzione della gioventù sarebbe difficilissimo rimpiazzarli con la stessa utilità, soprattutto nelle città di provincia dove non vi sono università.” ( Parere dei vescovi, anno 1761. ) 
L'annientamento dei Gesuiti fu talora attribuito al giansenismo, e certo non si può negare che i giansenisti si mostrarono assai desiderosi di ottenerlo, ma il Duca di Choiseul e la famosa cortigiana marchesa de Pompadour, che allora regnavano in Francia all'ombra di Luigi XV, non amavano i giansenisti più dei gesuiti. Il duca e la marchesa erano al corrente di tutti i segreti dei congiurati sofisti, anche solo per il fatto che conoscevano quelli di Voltaire, ( lett. di Volt. a Marmontel, 13 agosto 1760. ) e Voltaire, come disse lui stesso, avrebbe voluto che si mandasse ciascun Gesuita nel fondo del mare con un giansenista al collo. ( Lett. a Chabanon. ).
I giansenisti non furono dunque altro che una muta di cani aizzati da Choiseul, dalla Pompadour e dai filosofi contro i Gesuiti. Ma Choiseul e la Pompadour che interesse ne avevano e qual'era la mano che li guidava? Il ministro era prima di tutto un uomo dalla condotta chiaramente empia, mentre la cortigiana voleva vendicarsi del Gesuita de Sacy che rifiutava di amministrarle i sacramenti se non avesse abbandonato la corte e non avesse riparato lo scandalo della sua vita pubblica con Luigi XV; l'uno e l'altra, secondo le lettere di Voltaire, erano sempre stati i grandi protettori dei nuovi sofisti, e specialmente il ministro favoriva sottobanco tutti i loro segreti per quanto gli era consentito dalle circostanze politiche. (V. Lett. di Volt. a Marmontel 13 agosto 1760.)

Luigi XV di Francia
Luigi XV di Francia.
 Luigi XV cercò di salvaguardare le prerogative della Chiesa e della monarchia. A causa della sua vita dissoluta non riusci però ad imporsi. La sua irresolutezza fu pagata a caro prezzo dal pronipote Luigi XVI.
Nel 1764, morì Madame de Pompadour, rimpianta da tutti i settari,  tranne che dal resto della Francia. La morte della favorita del Re, gettò l'infatuato Luigi in un nuovo periodo di profonda depressione. Nel giro di pochi anni, il sovrano perse la moglie, affetta dalla tubercolosi,  il nipote maschio erede al trono, Duca di Borgogna , il figlio Luigi Ferdinando e la figlia Elisabetta, Duchessa di Parma. Ma ben presto al Re venne presentata una giovane donna: il suo nome era Jeanne Bécu, conosciuta poi come Madame du Barry. La giovane conquistò il Re , ancora debole davanti al gentil sesso ,   che non poté più staccarsi da lei e la presentò alla corte, davanti ad una folla di aristocratici sbigottiti.




Il Re, oltre ad essere stato ormai ribattezzato, a causa dei sovversivi ministri che lo circondavano,  le Mal-Aimè (il mal-amato, in contrapposizione al suo precedente soprannome) era oggetto delle satire più feroci e menzognere.
Intanto, il ministro Choiseul, che si era alleato con i parlamenti, aumentandone molto l'influenza, cominciava a perdere il favore del sovrano che sembrava rinsavire con l'età. Inoltre la du Barry, pur non interessandosi di politica, aveva una profonda disistima per il ministro. Uno degli ultimi atti di Choiseul fu quello di combinare un matrimonio tra il Delfino, Luigi Augusto e la figlia dell'imperatrice Maria Teresa, Maria Antonietta d'Austria. La caduta di Choiseul avvenne nel dicembre 1770, quando il ministro propose al Consiglio del Re di appoggiare la Spagna contro la Gran Bretagna nella difesa delle isole Falkland: gli avversari del ministro si opposero ad una nuova dichiarazione di guerra ed il Re cacciò Choiseul in esilio nella sua residenza di campagna. Il governo era ora nelle mani di d'Aiguillon, Maupeou e Terray. I tre ministri si impegnarono per ristabilire l'autorità della monarchia assoluta; il potere dei parlamentari venne notevolmente diminuito e la tassa vingtiéme fu introdotta, portando una maggiore equità nelle distribuzione delle tasse.
Il Re si spense nei suoi appartamenti di Versailles il giorno 10 maggio 1774.
Ereditava il trono suo nipote Luigi Augusto, Luigi XVI di Francia.



Le conclusioni su un Regno:


Luigi XV di Francia.
Fu in Francia che il sovversivo e anticristiano filosofismo prese le forme di una vera e propria cospirazione, e fu sempre in Francia che fece i più gravi danni all'interno della classe costituita dai cittadini ricchi e potenti; non riuscì a sedersi sul Trono dei Borbone come si era seduto sui troni del nord protestante , ma storicamente non  si può nascondere che Luigi XV, per quanto non fosse né un empio né un adepto, sia stato una delle principali cause dei progressi della congiura anticristiana.  Non ebbe la disgrazia di perdere la fede, anzi amò la religione, ma negli ultimi trentacinque anni della sua vita la fede restò morta e pressoché inattiva nel suo cuore: la dissolutezza dei suoi costumi, gli scandali pubblici che diede, il trionfo delle sue cortigiane corrisposero così male al titolo di re cristianissimo che sarebbe stato quasi lo stesso se avesse professato la religione di Maometto.  I sovrani non si resero conto a sufficienza di quanto male facesse loro l'apostasia dei costumi; essi non vollero perdere la religione,
che sapevano esser un freno per i loro sudditi, ma guai a coloro che la considerano solo sotto questo aspetto! Non serviva che conservassero  i dogmi nel loro cuore, ma dovevano mantenere la fede con il loro esempio. Dopo quello del clero, era  necessario l'esempio del Re per contenere i popoli. Se la religione non era per loro che una questione politica, la più vile plebaglia se ne sarebbe accorta assai presto, e quando avrebbe scoperto che questa stessa religione era un'arma che essi usavano contro di essa, presto o tardi l'avrebbero distrutta , ed essi non avrebbero contato più nulla. Se pretendevano di credere alla religione senza osservarne i precetti morali, il popolo, come loro , si sarebbe creduto  religioso senza morale; ed era stato detto da lungo tempo: a che servono le leggi senza i costumi? Verrà un giorno in cui il popolo, credendosi più conseguente del Re , lascerà da parte sia la morale che il dogma; e allora, cosa ne sarà della Monarchia?
Queste lezioni furono spesso ripetute a Luigi XV dagli oratori cristiani, ma sempre invano. Egli, privo di morale, si circondò di ministri privi di fede, che lo avrebbero ingannato assai meno facilmente se il suo amore per la religione fosse stato sostenuto dalla pratica della virtù. Dopo la morte del cardinal de Fleury ebbe ancora alcuni ministri, come il maresciallo di Belle-Isle o il signor Bertin, i quali non meritano di essere compresi nella classe degli adepti di Voltaire; ma ebbe poi il signor Amelot ministro degli affari esteri, il conte d'Argenson nello stesso ministero, i duchi di Choiseul, di Praslin e Malesherbes. Ebbe, fin che visse, la sua marchesa di Pompadour; e tutte queste persone ebbero intimi rapporti con Voltaire e la sua congiura.
Come ho già detto in precedenza, la condotta di Luigi XV minò il Trono che il nipote Luigi XVI ereditava.




Continua...

Fonte:

Wikipedia.

"Memorie per la storia del Giacobinismo" dell'abate Barruelle , Tomo I.

Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.