venerdì 30 agosto 2013

GRANDE IMPRESA DI CORRUZIONE (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo I°) .


Per raggiungere lo scopo di Voltaire, la setta sa bene che non le basta di ottenere, dai governi ad essa devoti, leggi e decreti, di rovesciare i troni e abbattere il potere temporale dei romani Pontefici.
Bisogna colpire le anime. È in esse che l'idea cristiana deve essere soffocata, che deve morire, se vuolsi che non possa più rivivere. Continuando a vivere nelle anime, un giorno o l'altro, farà necessariamente rivivere le istituzioni. Ora, le anime non possono essere veramente colpite di morte
se non per la corruzione; per la corruzione dei costumi e soprattutto delle idee. Per ciò il capo occulto dell'Alta Vendita le avea commesso il mandato principale di alterare le idee e corrompere i costumi, soprattutto a questa doppia fonte della vita cristiana: la gioventù laica e la gioventù ecclesiastica. Essa vi si adoperò in tutto il tempo della sua esistenza. Non vi ha dubbio che, dopo di essa, altri furono incaricati a continuare l'opera sua.
Due mesi dopo il suo arrivo a Roma, il 3 aprile 1824, Nubius scrisse a Volpe: "Fu imposto alle mie spalle, caro Volpe, un peso troppo grave: dobbiamo fare l'educazione immorale della Chiesa".
Quattordici anni dopo, il 9 agosto 1838, in una lettera scritta da Castellamare a Nubius, Vindice, parlando dei colpi di pugnale prodigati dai carbonari, ne mostra l'inutilità e ricorda che la loro missione è ben diversa; non sono gl'individui, ma è il vecchio mondo, la civiltà cristiana che essi devono uccidere: "Non individualizziamo il delitto; per ingrandirlo fino alle proporzioui dell'odio contro la Chiesa noi dobbiamo generalizzarlo. Il mondo non ha il tempo di badare ai gemiti della vittima: esso passa e dimentica. Noi, caro Nubius, noi soli possiamo sospendere la sua marcia. Il cattolicismo, meno ancora della monarchia, non teme la punta d'uno stile ben affilato; ma queste due basi dell'ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non istanchiamoci dunque mai di corrompere. Tertulliano diceva con ragione che il sangue dei martiri era seme di cristiani. Ora è deciso nei nostri consigli, che noi non vogliamo più cristiani; non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Fa d'uopo che lo respirino coi cinque sensi, che lo bevano, che ne sieno sature. Fate dei cuori viziosi, e voi non avrete più cattolici.
Il consiglio è stato inteso. Fin dai primi giorni della Ristaurazione, la setta, per guadagnare il terreno che avea perduto, s'accinse a depravare, a corrompere in grande. Sotto l'Impero, Voltaire e Rousseau non avevano trovato né compratori, né lettori, per la buona ragione che la ristampa delle loro opere era interdetta come un attentato ai buoni costumi o alla ragione politica. La setta fece inserire nella Charta la libertà della stampa e subito si mise all'opera. Essa creò il mestiere dei venditori ambulanti, che aveva fatto agire sì abilmente sulla fine del XVIII secolo, moltiplicò le edizioni di Voltaire e le divise per metterle alla portata di tutti. Dopo non cessò d'inventare nuovi mezzi per rendere popolare il vizio sotto tutte le forme; ma non lo fece mai con tanta audacia, con una volontà sì manifesta, come in questi ultimi anni. Ed è proprio ora che le popolazioni lo respirano pei cinque sensi, lo bevono e ne sono sature. Tutte le influenze direttrici dello spirito pubblico, la scuola e la caserma, le cattedre e il parlamento, la stampa e le amministrazioni comunali, provinciali e governative concorrono fraternamente a spingere sempre più oltre la pubblica depravazione".(1) Guardate bene la Repubblica e lo spettacolo che essa offre - diceva di recente Maurizio Talmeyr. - Essa ha sopportato soprattutto una dominazione, la dominazione massonica. Dove l'ha condotta questa dominazione? A una trasformazione politica e sociale? No. Ci avrebbe almeno data la libertà? Nemmeno. Ma qual'è allora l'opera della repubblica massonica? Un'opera di pura depravazione. Pornografia dei libri, del teatro, dei salons, dei giornali, dei poeti, dei romanzieri, degli autori drammatici!" Tutto questo mondo e tutte queste cose e molte altre ancora vanno a gara nello spingere più oltre la corruzione universale. Lo Stato vede e, invece di reprimere, favorisce. Quante prove se ne potrebbero addurre! Nel 26 novembre 1900, essa inaugurava a Montmartre la statua dell'ebreo Enrico Heine, che esercitò un fascino così funesto sulla società del secondo Impero e che diceva: "È mestieri ritornare, anziché alla continenza e al rigore, alla gioconda licenza, istituire dei saturnali, e procurare, col libero amore, il miglioramento estetico dell'animale ragionevole". Nel gennaio 1902, Leygues, ministro dell'Istruzione pubblica, imponeva alle ragazze, come preparazione alla patente superiore, la lettura dell'Essai sur les moeurs di Voltaire. Un mese prima, erasi intentato un processo contro un disegnatore che aveva spinto la licenza fino agli estremi limiti. Uno dei testimoni poté dire: "Nel liceo sono stato educato nell'amore del paganesimo. Alla scuola di Belle Arti mi fu insegnalo il culto del nudo. Dunque lo Stato solo è responsabile della mia inclinazione afrodisiaca". Quante altre prove potrebbero aggiungersi a quelle!
La educazione che lo Stato fa impartire ai figli del popolo è corrompitrice, non meno di quella che dà agli artisti. Libri di una oscenità ributtante sono posti nelle biblioteche delle scuole, dati in premio. Le vignette oscene si scorgono dovunque, ma particolarmente alla porta dei licei e delle scuole. Si cerca di cogliere per sorpresa le giovani pie nei luoghi stessi dove si recano a fare le loro divozioni.(2) Si inseriscono nelle croci e in altri oggetti di pietà delle vedute fotografiche d'una sconvenienza ributtante. Questi oggetti si vendono alla porta delle chiese, ove si recano numerosi pellegrinaggi, da mercanti che mostrano come modello altri oggetti somiglianti che contengono vedute di monumenti religiosi. Il Figaro ha segnalato il fatto nel gennaio 1902. Egli aggiungeva che dei collegiali, delle ragazze, ricevevano, presso un banco di tramways, degli opuscoletti intitolati: Pour Dieu! - Pour la Patrie! che si accettavano senza diffidenza e che contenevano un tessuto d'inesprimibili oscenità. Non havvi in simile propaganda alcuna speculazione mercantile, alcun materiale profitto. È lo avvelenamento calcolato come han voluto i Quaranta. Le taverne, i luoghi di mal fare sono moltiplicati a bella posta. Si colgono tutte le occasioni per diffondere mediante la stampa, in tutte le classi della società, la conoscenza e la cupidigia delle peggiori dissolutezze.
Per non parlare che dell'ultima "l'affare Syveton", si pubblicano le confidenze più sfacciate. Lungo intere colonne, si poterono leggere turpitudini, che, alcuni anni addietro, non sarebbero state permesse nell'appendice più licenziosa. Quante persone che non avrebbero voluto leggere quell'appendice, leggevano queste novelle! Per delle settimane, giovani operai, collegiali, ragazze, tutta l'adolescenza e la gioventù di Francia, han potuto soddisfare i loro malvagi istinti in questa lettura nauseante. Chi è là per cogliere l'occasione e approfittarne per indirizzare ai giornali che vogliono divertire la loro clientela, tutto ciò che può sovreccitare la curiosità malsana e propagare il vizio?
Si fa più che propagarne la conoscenza, si trovano autorità per incoraggiare ad abbandonarvisi. Il 4 dicembre 1904, Piot, senatore della Côte-d'Or, indirizzò al Presidente del Consiglio una lettera in cui richiamava la sua attenzione su questo fatto: alle porte di Parigi, dei municipi cedono le sale dei sindaci alle riunioni che preconizzano le teorie di Maltus.
E non solo è incoraggiata la lussuria, ma tutti i generi di corruzione sbocciano dal mondezzaio in cui siamo trascinati. La cupidigia non conosce più limiti. Per guadagnar presto il denaro, che permetterà tutti i divertimenti, la folla gioca alle corse, la borghesia e la nobiltà giocano alla borsa, senatori e deputati barattano i loro voti cogli chèques; e, infine, la delazione, l'odiosa delazione, è organizzata dall'alto al basso della scala sociale. Vindice non mentiva quando diceva: "È la corruzione in grande che noi abbiamo intrapresa".
Perché la corruzione sia profonda e duratura, bisogna che discenda dall'alto. L'Alta Vendita l'aveva ben compreso; perciò s'applicava a corrompere l'aristocrazia.
Nella lettera in gran parte da noi citata, Piccolo Tigre non esortava soltanto a far entrare nelle loggie più nobili e principi che fosse possibile, ma voleva che si cercasse di corromperli.
"Una volta che un individuo - egli dice - anche un principe, specialmente un principe, comincia a corrompersi, persuadetevi che egli non si arresterà guari sulla via. Poco buon costume si trova anche nella gente più morale (gli piaceva dir così) e si cammina molto in fretta in questa progressione" (e questo è vero).

Non sarebbe punto impossibile di trovare in queste linee la spiegazione della caduta nel vizio di molti principi contemporanei, e forse di quei nostri re, i quali, per i loro costumi, hanno desolato la Francia e la Chiesa, perché la framassoneria non data da oggi: sempre essa ha avuto il medesimo scopo come sempre fece ricorso agli stessi mezzi.
Nella nostra società cristiana, la donna, collo sguardo fisso in Maria, conserva nella famiglia e nella società, l'aroma della purezza. La virtù che emana da essa, circonda anche l'uomo vizioso, lo sforza a una certa ritenutezza e tante volte giunge perfino a sollevarlo dalla corruzione. La setta lo sa, e per questo fa di tutto per trascinare nel fango la donna. Vindice ce lo fa sapere: "Un mio amico, giorni fa, rideva filosoficamente di questi nostri progetti e diceva: Per abbattere il cattolicismo, bisogna prima sopprimere la donna. La frase è vera in un senso, ma poiché non possiamo sopprimere la donna, corrompiamola". I licei delle giovani non furono istituiti coll'intenzione di rispondere a questa parola d'ordine?
Non è il medesimo pensiero che ha dettato i decreti Combes, che hanno fatto chiudere tutti gli stabilimenti tenuti dalle religiose? Le religiose, prima in iscuola, poi nelle riunioni domenicali, ispirano alle fanciulle il rispetto a se stesse, la decenza e la purità. Malgrado tutte le seduzioni e gli allettamenti, la fede e i costumi cristiani si sono mantenuti in tante famiglie per mezzo delle madri educate dalle religiose. Sparse ovunque, nelle nostre città e nei nostri villaggi, esse erano il più potente ostacolo alla grande impresa di corruzione promossa dalla setta. Essa ha deciso di farle sparire. Si è chiesto per quale aberrazione i nostri governanti aveano potuto scegliere come prime vittime queste donne così dedicate al bene, così venerate dalle popolazioni, in mezzo alle quali si trovano. Non ci fu un errore, ma un calcolo.
Non ci piace insistere su questo punto delicato della corruzione della donna e per la donna. È bene però avvertire le famiglie di guardarsi da coloro che si introducono in esse, di sorvegliare ciò che vi si fa. Il 7 dicembre 1883, il giornale l'Emeute di Lione scriveva: "È tempo di rinforzare le nostre file con tutti gli elementi che si uniranno al nostro odio. Le giovani saranno potenti aiuti: esse andranno a cercare i figli di famiglia fino nel seno delle loro madri per spingerli al vizio e al delitto stesso: esse si faranno le serve delle figlie dei borghesi per poter loro inculcare le vergognose passioni ... Vi è ancora un altro ufficio utile che incomberà a queste donne ausiliarie, in mezzo a queste famiglie nemiche; ma non ne diremo niente e con ragione. Tale potrà essere l'opera delle donne attaccate alla rivoluzione".
Un segretario di Mazzini, Scipione Petrucci, non esagerava per nulla quando faceva, il 2 aprile 1849, a Paolo Ripari, questa confessione spoglia d'ogni riguardo: "Il nostro è un gran partito porco: questo in famiglia lo possiamo dire".
Vi ha ancora qualcosa di peggio, di più ributtante, di più satanico di quanto abbiam veduto. Vindice, dopo di aver detto: "corrompiamo la donna", aggiungeva: "corrompiamola insieme colla Chiesa: Corruptio optimi pessima. Noi abbiamo intrapresa la corruzione in grande: la corruzione del popolo per mezzo del clero, e del clero per mezzo nostro: la corruzione che deve condurci un giorno al seppellimento della Chiesa cattolica. Lo scopo è abbastanza bello per tentare uomini come noi. Il miglior pugnale per assassinar la Chiesa e per colpirla nel cuore è la corruzione. Dunque all'opera fino al termine!"
E si misero all'opera. Che un prete sia corrotto o che il popolo creda alla sua corruzione, è quasi la stessa cosa per l'effetto che la setta ha in vista: propagare il vizio, dando a pensare che la virtù è impossibile, che tutti gli uomini, senza eccezione, si abbandonano alle proprie passioni e che là dove sembra esservi più ritenutezza, non vi è che maggiore ipocrisia.

Così, fin dalla Rivoluzione del 1830, il prete fu rappresentato nei teatri e nei romanzi come un essere pieno di turpitudini. Alla fine del secondo Impero, cominciarono, e dopo che la Repubblica divenne massonica, furono ripresi quei processi scandalosi quasi sempre intentati per permettere ai giornali della setta d'imputare al clero i vizi più vergognosi. Bisognava quindi più che fosse possibile non accontentarsi di calunniare; corrompere realmente sarebbe molto meglio, ed ecco perché fu fatta la legge dei preti coscritti, che abbandona l'innocente levita alle promiscuità della caserma; e siccome un anno di vita militare non produce l'effetto voluto, sta per farsi una nuova legge, che impone due anni.
Vindice non era il solo che parlava come udimmo. Nel tempo stesso, o poco dopo, Quinet, professore al collegio di Francia, fece un'edizione delle opere dell'immondo luterano, Marnix de Sainte-Aldegonde, e ne diede questa ragione nella prefazione che vi fece : "Trattasi non solo di combattere il papismo, ma di estirparlo; non solo di estirparlo, ma di disonorarlo; non solo di disonorarlo ma, come voleva la legge germanica contro l'adulterio, di soffocarlo nel fango (p. 31).
"Colui che imprende a sradicare una superstizione caduca e perniciosa come il cattolicismo, se possiede l'autorità, deve anzitutto allontanare questa superstizione dagli occhi del popolo e renderne l'esercizio impossibile, nel tempo stesso che toglie ogni speranza di vederla rinascere" (p. 37). (3)
Qual onore più grande per il cattolicismo che quello d'aver tali nemici, e vederli ridotti a valersi ed a far pompa di siffatti mezzi nella speranza di avere ragione di noi!

Note :

(1) E la famiglia è senza rimprovero? Per non citare che un sol punto indicato un giorno dalla Libera Parola, come non rimanere stupiti dell'incredibile libertà lasciata alla gioventù sulla spiaggia? "Accompagnato da uno straniero, io mi trovavo uno di questi ultimi giorni in una spiaggia di Normandia. Dinanzi a noi un lieto drappello di giovani e di fanciulle faceano echeggiare il casino delle loro risa continue. Io comunicai al mio compagno le riflessioni che questo spettacolo mi suggeriva.
Bisogna confessare - mi disse allora lo straniero - che voi avete in Francia un modo di educare le vostre figlie sotto ogni rispetto deplorevole. La giovine francese gode per tre mesi una libertà quasi completa. In mezzo a giovani, suoi compagni di tutti i momenti, ella nuota, monta a cavallo, giuoca al crivello, va in bicicletta e si riposa la sera di tutte le fatiche della giornata danzando come una disperata. Durante questo tempo, le mamme sul lido a fare dei ricami. L'estate sta sul finire. Allora, attenzione! Al primo segno le vostre giovani devono rientrare nel rango; esse devono astenersi di far due passi se non sono accompagnate dalla cameriera ... E voi congratulatevi di avere ancora degli angeli con un regime mirabilmente fatto per generare dei demoni!".

(2) Di tratto in tratto il prefetto di polizia indirizza ai commissari di polizia di Parigi una circolare che loro ingiunge di istituire processo verbale contro coloro che espongono imagini contrarie ai buoni costumi. Si può dire: pura ipocrisia; poiché, all'indomani di un sequestro, si constata la presenza dei medesimi disegni nelle stesse vetrine; e ogni giorno la figura si fa più oscena e l'esposizione più cinica.
Il 26 ottobre 1904, si tenne a Colonia un congresso per combattere l'immoralità. Oltre la Germania e l'Austria erano rappresentate l'Inghilterra, il Belgio, gli Stati Uniti, la Danimarca, la Svizzera e la Francia.
 Il pastore Weber, presidente, apri questo congresso con un discorso sui progressi spaventevoli che fa l'avvelenamento della società per mezzo della letteratura immonda. Si sono allora uditi i rapporti dei delegati delle differenti nazioni sulla situazione e sulle leggi dei loro paesi a questo riguardo. Béranger, senatore, presentò il rapporto della situazione della Francia. Non vi ha alcun paese in cui la letteratura immorale sia tanto diffusa. Una petizione coperta da 210,000 firme e chiedente una legge contro questo flagello, è stata inviata al presidente del Consiglio. I delegati delle altre nazioni fecero quasi tutti questa osservazione che il fiotto impuro che si spande sopra di esse viene principalmente dalla Francia. È certo questo? Non sarebbe più vero il dire che la framassoneria ha portato il suo più potente sforzo sopra la Francia?

(3) Non è inutile osservare che nel 1903 il governo della Repubblica ha festeggiato ed anche fatto festeggiare dai fanciulli delle scuole il centenario della nascita d'Edgar Quinet.