mercoledì 23 ottobre 2013

Ennesima lezione ai conformisti parrocchiali: anche Granzotto (il Giornale) critica Francesco I

conformista


Scrive oggi un lettore de Il Giornale:

Caro Granzotto, come scriveva Roger Scruton ne Il suicidio dell'Occidente: «Il fon-damentalismo cristiano è una cosa completamente differente da quello islamico: esso implica il ritorno alle ve-riti inconfutabili del Vangelo, ed è spesso in conflitto con la pratica ordinaria del sacro, com'è riassunto nella Messa cattolica. La religione ha due componentiabbastanzadifferenti: la fede ed il rituale. Il sacro appartiene al secondo». Papa Bergoglio modifica il rituale, perciò incrina il sacro e qualcuno può anche non apprezzare. Io personalmente non credo che sbaciucchiare i bambinetti sia l'interpretazione giusta del detto evangelico: «Lasciate che i fanciulli vengano a me» e la cosa, più che lasciarmi perplesso, mi disturba. 
Risponde Paolo Granzotto:
Posso sbagliarmi - mi capita spesso - ma il turbamento peri modi e i gesti di Papa Bergoglio non mi pare possa esser annoverato fra le pratiche scismatiche o semplicemente irrispettose. E dunque se ne può parlare senza che nessuno si risenta. Lei accenna ai baci, carezze e moine ai bimbi, caro Simondi, io potrei ribattere con il rosario posto a mo' d'orecchino e insieme seguitare l'elenco delle disinvolture protocollari di Francesco I. Accolte dai più come «simpatiche» manifestazioni di una Chiesa che si apre, che si adatta, che si adegua ai tempi nostri così informali, disinvolti e in maniche di camicia. Mah. Seguito a chiedermi: nella sua millenaria presenza, la Chiesa si «apri», si adattò, si adeguò mai? Per dire, forse si imbarbarìperaprirsi eadeguarsi ai barbari? Epoi il rituale, la tradizione della quale sbarazzarsi con «simpatica» spigliatezza. Va bene che di norma vengono usate come fiches, ma le parole restano pietre. Tradere, da cui scende «tradizione», sta per«consegnare». Trasmettere. E che si fa, tutto ciò che la Chiesa ci ha consegnato lo buttiamo via perché non è più di moda? Senza dire di quel passo del Vangelo - Matteo, 5,18 - che è come una martellata sulle dita degli allergici alla tradizione: Iota unum non praeteribit, nemmeno un nulla muterà. Un nulla.

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