lunedì 14 ottobre 2013

Persecuzioni anticristiane — I: Pakistan

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Situazione molto critica per i cristiani in Pakistan dopo l’attentato stragista islamico del 22 settembre dinanzi alla chiesa anglicana di tutti i Santi a Peshawar, dove sono morte oltre 100 persone e si contano circa 200 feriti, molti dei quali gravi.
In una nota inviata a Fides, l’avvocato cristiano Nasir Saeed, responsabile dell’Ong CLAAS (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement), impegnata nella difesa dei cristiani in Pakistan, afferma: «Temo che l’attacco a Peshawar possa segnare una svolta negativa per la persecuzione dei cristiani in Pakistan. Finora per colpirli si è usato il pretesto della blasfemia, spesso con false accuse. Ora l’intimidazione diventa barbaro assassinio e si tenta di eliminare i cristiani dal paese».
L’arcivescovo di Karachi Joseph Coutts, presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan, dichiara a Tempi.it che «l’attacco davanti alla chiesa a Peshawar è un attentato senza precedenti perché è successa una cosa mai avvenuta prima e che ci spaventa». I cristiani del Pakistan conoscono bene il significato della parola persecuzione, ma il presidente della Conferenza episcopale pakistana spiega perché questo attacco da parte di due kamikaze talebani è diverso da tutti gli altri. Fino ad ora la persecuzione anticristiana in Pakistan si basava principalmente sull’applicazione settaria della famigerata legge sulla blasfemia (v. il caso della cristiana-cattolica Asia Bibi, detenuta ingiustamente in carcere da tre anni, per false accuse di blasfemia), su omicidi mirati, estorsioni, episodi di oppressione e discriminazione in danno dei cristiani. L’attentato del 22 settembre, stando alla rivendicazione talebana, «non è diverso solo perché non era mai stata attaccata così una chiesa —spiega monsignor Coutts—; il problema sta nella rivendicazione dell’attacco. I talebani hanno detto che se gli Stati Uniti non smetteranno di attaccare con i droni, loro continueranno a vendicarsi sui cristiani e sulle chiese in Pakistan». Per questo la situazione è più grave delle altre volte: le comunità cristiane, secondo la rivendicazione, vengono considerate dai gruppi islamisti radicali come ostaggio su cui compiere ritorsioni nel caso di attacchi delle forze USA.
Padre Waseem Walter, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan, descrive all’Agenzia Fides l’atmosfera di alta tensione fra le minoranze religiose dopo l’attacco kamikaze del 22 settembre: «È un momento davvero molto triste per la Chiesa pakistana. La situazione è molto critica. I fedeli cristiani morti nell’attentato alla chiesa di Peshawar sono martiri innocenti della fede, in quanto sono stati uccisi mentre erano in chiesa a pregare. Nelle nostre chiese stiamo organizzando veglie di preghiera per loro. Chiediamo a tutti i fedeli del mondo di pregare per noi».


A cura di Rodrigo Ottavio (http://radiospada.org/).