giovedì 10 ottobre 2013

Stati Uniti: il secessionismo nel New England d’inizio XIX° secolo (3° parte)


Proponiamo la traduzione integrale in italiano della terza parte  del saggio Yankee Confederates: New England Secession Movements Prior to the War Between the States, da parte di Thomas J. DiLorenzo, tratto dal libro Secession, State and Liberty curato da David Gordon. Thomas J. DiLorenzo è professore di economia alla Loyola University-Maryland’s Sellinger School of Business and Management, senior fellow del Ludwig von Mises Institute e membro associato dell’Abbeville Institute. Saggista economico-politico e storico indipendente autore dei libri The Real Lincoln: A New Look at Abraham Lincoln, His Agenda, and an Unnecessary War Lincoln Unmasked: What You’re Not Supposed To Know about Dishonest Abe(Traduzione di Luca Fusari)

Calhounismo 

John C. Calhoun, il feroce antesignano partigiano sudista della metà del XIX° secolo, fu definito “l’architetto della nullificazione” a causa del suo ruolo mentre fu senatore della South Carolina, ottenendo che il governo federale riducesse nel 1828 le «tariffe abominevoli». La South Carolina ed altri Stati del Sud facevano affidamento sul commercio estero, e credevano che le tariffe elevate beneficiassero gli industriali del Nord, diminuendo la loro concorrenza, mentre danneggiavano il Sud, inducendo i governi europei a reagire con proprie tariffe sulle importazioni dal Sud degli Stati Uniti. Inoltre, il Sud difficilmente beneficiò dei ricavi incassati dalle tariffe, rendendo in tal modo la legge tariffaria del 1828 «uno strumento di monopolio e di oppressione».27
Calhoun orchestrò una convenzione di nullificazione in South Carolina che votò nel 1832 per annullare la tariffa. Per evitare un confronto, il governo federale trovò un compromesso con una forte riduzione dei tassi della tariffa. Dopo che fu raggiunto il compromesso, Calhoun ribadì il pensiero di Jefferson sulla nullificazione quando dichiarò che essa deve sempre rimanere uno strumento degli Stati in quanto fu il miglior strumento noto per arrestare «l’allarmante crescita della corruzione politica e per salvare la Costituzione, l’Unione e la Libertà di questi Stati».28
Quasi trenta anni prima della crisi della nullificazione in South Carolina, i Federalisti del New England precorsero le orme di Calhoun (che all’epoca era una ventenne studente a Yale). In tutte le lettere pubblicate dei Federalisti del New England, si legge delle denunce di un governo federale sempre più esteso che stava sproporzionatamente pregiudicando la loro regione. I Federalisti, tuttavia, erano più radicali di Calhoun: volevano la secessione, non annullare semplicemente le leggi infami.
I Federalisti erano convinti che il governo federale «fosse caduto nelle mani di sudisti infedeli, anti-commerciali, ed anti-New England».29 Essi credevano ci fosse una cospirazione da parte della «fazione della Virginia» atta a «governare e deprimere il New England», nelle parole di Stephen Higginson.30 John Lowell, Jr. dichiarò che in qualsiasi conflitto tra il loro Stato e il governo federale, «è nostro dovere, nostro più solenne dovere, rivendicare i diritti, e sostenere gli interessi dello Stato che noi rappresentiamo».31 Timothy Pickering aggiunse che la sua lealtà era per un «ordine naturale verso Salem, il Massachusetts, il New England, e l’Unione nel suo insieme».32

http://blogs.dickinson.edu/hist-404pinsker/files/2010/09/Federalist-No.-39.jpgQueste dichiarazioni sono sorprendentemente simili alle giustificazioni di secessione date da molti dei più importanti Confederati del Sud nel 1861. Ricordano in particolare la risposta di Robert E. Lee al generale Winfield Scott quando Scott gli offrì il comando dell’esercito dell’Unione pochi giorni prima che la Virginia ufficialmente si separasse. «Se l’Unione sarà sciolta e il governo interrotto tornerò al mio Stato nativo a condividere le sofferenze del mio popolo e a salvarlo difendendolo con la mia spada contro chiunque».33
Le parole pronunciate da Roger Griswold, governatore del Connecticut, suonavano esattamente come quelle di Calhoun se solo si invertisse le parole ‘Nord’ e ‘Sud’. «L’equilibrio di potere sotto l’attuale governo è decisamente a favore degli Stati del Sud. (…) L’estensione e la crescente popolazione di tali Stati deve per sempre renderli sicuri della loro preponderanza che ora possiedono». Egli si lamentò anche del fatto che il New England pagasse «la parte principale delle spese del governo» senza ricevere i benefici commisurati, il che lo portò a concludere che «non ci può essere sicurezza per gli Stati del Nord, senza una separazione dalla confederazione [l'Unione]».34

L’embargo

Chiaramente, i Federalisti del New England ritenevano che i politici del Sud, che dominavano il governo federale, stessero volutamente danneggiando gli Stati del New England. Notevole credito fu prestata a questa teoria della cospirazione, almeno nella mente dei Federalisti, quando nel 1807 Jefferson dichiarò un embargo su tutto il commercio estero. L’embargo riaccese il fuoco della secessione che si era raffreddato per l’episodio di Hamilton-Burr. I Federalisti iniziarono la pianificazione di un convegno che si sperava avrebbe portato alla creazione di una confederazione del Nord.
Nel 1807, la Gran Bretagna era in guerra con la Francia, ed annunciò che avrebbe «garantito una propria marineria dovunque l’avesse trovata», il che comprendeva anche dalle navi statunitensi. Dopo che una nave da guerra britannica catturò la USS Chesapeake fuori da Hampton Roads, in Virginia, Jefferson impose l’embargo come espediente temporaneo.
L’abolizione del diritto al commercio internazionale, schiacciò l’economia nazionale e danneggiò il New England in modo sproporzionato, poiché in quel momento la regione era fortemente dipendente a livello commerciale. Tuttavia, si stima che circa la metà di tutto il commercio con l’Inghilterra e la Francia durante l’embargo sia continuato per opera dei contrabbandieri, migliorando con le loro azioni alcuni degli effetti economici dannosi prodotti dalla politica.

http://collections.libraries.iub.edu/warof1812/archive/fullsize/85027c5e40a33094adbde1cfca6290c4.jpgQuando Jefferson lasciò l’incarico, nel Gennaio del 1809, il suo successore, James Madison, impose un ‘Enforcement Act’, che consentì il sequestro come bottino di guerra delle merci, sul modello di quelli anti-droga odierni, se solo si sospettasse che esse fossero destinate all’esportazione.
L’esercito e la marina furono autorizzate a far rispettare l’embargo, facendo ai mercanti americani in tempo di pace ciò che i nostri nemici avrebbero voluto fare durante la guerra. Questo radicalizzò i secessionisti che non si limitarono più a parlarne a porte chiuse, ma cominciarono a parlar di secessione pubblicamente.
Pubblicarono un bando pubblico ricordando alla nazione che la Costituzione degli Stati Uniti era «un trattato d’alleanza e di Confederazione» e che il governo centrale era un’associazione di Stati, in modo che «ogni volta che le sue disposizioni siano violate, o i suoi principi originari modificati dalla maggioranza degli Stati o del loro popolo, non è più uno strumento efficace, ma ogni Stato è libero dallo spirito di quel contratto dal ritirarsi dall’Unione».35
La legislatura del Massachusetts formalmente condannò l’embargo, chiedendo che il Congresso lo abrogasse, e dichiarando che l’Enforcement Act «non è giuridicamente vincolante». Questo fu un atto di nullificazione, praticamente identico a quello della South Carolina di 25 anni dopo. Una convenzione del New England fu programmata nella quale la strategia per la secessione doveva essere stabilita.
Il popolo del New England fu altrettanto indignato, come i politici Federalisti lo erano su l’embargo. Il popolo «infiammò Washington con le proteste» e nei cinque Stati del New England, Madison vinse solo nel piccolo Vermont alle elezioni del 1808.36 Madison vinse le elezioni, ma l’embargo generò tanta animosità verso di lui che si concluse nel Marzo del 1809. Ironia della sorte, l’azione sottrasse il vento alle vele della prevista convenzione secessionista, quantomeno temporaneamente.
Continua…

Note

27 Irving H. Bartlett, John C. Calhoun: A Biography (New York: W.W. Norton, 1993).
28 Ibid., p. 201.
29 Banner, To the Hartford Convention, p. 48.
30 Ibid., p. 100.
31 Ibid.,p.ll7.
32 Ibid.
33 Douglass Southall Freeman, Lee (New York: Charles Scribner’s Sons, 1991), p. 110.
34 Lettera di Roger Griswold a Oliver Wolcott, 11 Marzo 1804, in Adams, Documents Relating to New-England Federalism, p. 376.
35 Banner, To the Hartford Convention, p. 301.
36 Powell, Nullification and Secession in the United States, p. 203.