domenica 17 novembre 2013

Studio scientifico. L'alimentazione vegetariana uccide molti più animali di quella onnivora


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Quante volte avete sentito dire dagli animalisti che mangiare carne non e' etico perche' comporta l'uccisione di esseri senzienti, che l'allevamento danneggia l'ambiente, che spreca vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone?
Non solo non e' cosi', ma sarebbero proprio loro, i vegetariani, ad uccidere piu' animali degli onnivori che mangiano carne. Addirittura 25 volte in piu', dimostra uno recente studio australiano.
Partiamo dal presunto spreco di vegetali impiegati nell'allevamento: e' vero che gli animali di cui si nutre l'uomo si nutrono di vegetali e che l'uomo si nutre anche di vegetali (alcuni uomini, i vegani, solo di vegetali), ma non e' vero che gli animali consumino gli stessi vegetali che consuma l'uomo. Non li consumano nella stessa forma neanche quando la pianta e' la medesima.
Facciamo l'esempio del mais, il granoturco che tutti conosciamo: l'uomo ne consuma solo la granella (spesso solo parte di essa), mentre l'animale mangia tutta la pianta, e se da un ettaro di terra coltivato a mais  si possono ottenere oltre 75 tonnellate di mais ceroso per alimentare gli animali, se ne possono ottenere solo 13 di granella.
Non e' molto differente per la soia, tanto cara ai vegani: gli animali non mangiano il tofu o il tempeh, ma il "pannello", dopo che e' stato estratto l'olio.
Senza contare poi, che la maggior parte dei bovini nel mondo si nutre al pascolo di vegetazione che l'uomo non mangia.
Cio' dovrebbe gia' essere sufficiente per sfatare la teoria animalista secondo cui l'allevamento di animali per l'alimentazione umana sprecherebbe vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone.
Ma Mike Archer, Professore australiano dell'Università del New South Wales, impegnato nella ricerca sull'evoluzione della Terra ed i sistemi di Vita, e' andato oltre, dimostrando che rispetto alla produzione di carne, la produzione di molti vegetali consumati dall'uomo possa uccidere un numero di animali senzienti 25 volte superiore per chilogrammo di proteine utilizzabili prodotte, tra l'altro in modo crudele, ed anche generare maggiori danni ambientali.
Archer ha evidenziato cio' che e' ovvio, ma di cui la gente spesso non si accorge: mentre la maggior parte dei bovini macellati si nutrono al pascolo di vegetazione perlopiu' spontanea, la produzione di grano, riso e legumi richiede l'eliminazione di tale vegetazione autoctona e cio' si traduce nella morte di migliaia e migliaia di animali la cui vita era legata a quell'ecosistema e a quel tipo di vegetazione.
Quindi, visto che dal pascolo non si ottengono vegetali che l'uomo possa consumare, per ottenere piu' vegetali consumabili dall'uomo e' necessario distruggere nuova vegetazione spontanea, con le conseguenze appena descritte.
Qualcuno ora obbiettera' che l'Italia abbia estensioni ben diverse dall'Australia e che qui gli animali non pascolino. Beh!, sappia che nel mondo i pascoli e le praterie coprono piu' del doppio della superficie destinata alle colture e che nel nostro Paese, che e' un puntolino sul mappamondo, gran parte della carne bovina, suina, ovina ed anche equina e' di importazione. Fanno eccezione le carne di pollo e di tacchino che sono prodotte in quantita' sufficienti direttamente in Italia.
Chiarito questo punto, passiamo ai numeri degli animali uccisi per essere mangiati e di quelli uccisi per non essere mangiati: Archer ha calcolato che dall'abbattimento di un bovino cresciuto al pascolo si ottenga una carcassa di circa 288 Kg, la quale, una volta disossata, rende il 68% di carne, che al 23% di proteine e' pari 45kg di proteine per animale ucciso. Questo significa che per ottenere 100 kg di proteine animali utilizzabili serva abbattere 2,2 animali.
Chi ha avuto occasione, almeno una volta nella vita di soffermarsi a guardare l'aratura dei campi, si sara' sicuramente accorto che il trattore e' sempre seguito da stormi di uccelli predatori, dalle nostre parti soprattutto corvi e gabbiani. Questi uccelli non fanno altro che predare tutti i piccoli mammiferi, lucertole, serpenti e altri animali, soprattutto cuccioli, messi in fuga dal trattore. Il loro numero e' difficilmente stimabile, ma elevatissimo.
Poi ci sono gli animali che vengono uccisi per difendere i raccolti: non solo viene avvelenata una quantita' incalcolabile di insetti e ragni, ai quali ben pochi animalisti si interessano, ma anche migliaia di topi, che, invece, vengono considerati esseri senzienti.
Archer ha stimato che nella coltivazione del frumento vengano uccisi almeno 100 topi per ettaro all'anno, quindi, con rese medie di circa 1,4 tonnellate per ettaro, visto che il frumento contiene il 13% di proteina utilizzabile, si puo' calcolare che vengono uccisi almeno 55 animali senzienti per produrre 100 kg di proteine vegetali utilizzabili: 25 volte di piu' che per la stessa quantita' di carne bovina prodotta al pascolo.
Considerino inoltre i "cari" animalisti, che questi animali soffrono di piu' di quelli uccisi nel ciclo di allevamento o nella caccia, perche' a loro non e' garantita ne' la limitazione del dolore al minimo o lo stordimento preventivo che e' garantito agli animali da macello, ne' la morte istantanea che e' assicurata a quelli selvatici cacciati.
Liberamente tratto da "Ordering the vegetarian meal? There's more animal blood on your hands" di Mike Archer AM, Professor, Evolution of Earth & Life Systems Research Group at University of New South Wales (Fonte:Federfauna.org)