1653743_10202973110718029_1412762609_n
La chiesa ecumenica cattolica d’Abruzzo celebra il primo matrimonio tra omosessuali. Ed è già una notizia “nella regione dei politici mandrilli” visto il recente scandalo di amministratori a spasso per il mondo con le amanti a spese dei cittadini. Il rito, come riferito dalla stampa che ha seguito l’evento, è stato identico a quello cattolico: “c’erano i testimoni di nozze, le fedi sul cuscinetto, gli addobbi floreali, i confetti di color arcobaleno, chierichetti, paggetti, incenso, musica ecclesiale, lancio di petali, e alla fine lo scambio di baci tra gli sposi. La sala dell'albergo Parco degli Ulivi di Scerne di Pineto, in provincia di Teramo, è stata addobbata per l’occasione come una vera e propria chiesa con tanto di altare e celebrante con i paramenti. E a celebrare c'era un prete: non un cattolico ma un sacerdote della Chiesa cattolica ecumenica, che si definisce indipendente dalla cattolica Romana ed è nata negli Stati Uniti a Santa Ana, California nel 1987 e dal 2013 si è diffusa anche in Italia”. Tutto normale, almeno in apparenza, ma purtroppo per gli interessati quel rito non ha alcun valore per il semplice motivo che l’ordinamento italiano non riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso e men che meno la chiesa cattolica ecumenica, almeno per ora. Ma, in questo caso, è l’aggettivo a trarci d’impiccio, la chiesa che ha officiato l’unione non è romana ma ecumenica, di cui già ci siamo occupati nel passato, quella con vescovi trentenni, del sacerdozio femminile, della comunione ai divorziati e, appunto, delle nozze gay. Per lo stato ed i cattolici si tratta solo di una messa in scena, per i partecipanti il rito ha la sua valenza simbolica visto che, sempre come riportato dalla stampa, i novelli sposi “coronano un sogno inseguito per 49 anni”. La chiesa cattolica ecumenica, per certi versi, è più cattolica di quella romana: sacerdote con clergyman, paramenti al gran completo, altare ornato di tutto punto: cose difficili da trovare perfino in alcune parrocchie che sembrano garage o supermercati per quanto sono fredde e vuote ed invece, siccome anche l’occhio vuole la sua parte, c’è tutta una ritualità che non viene affatto sottovalutata dai sacerdoti ecumenici. E sono ecumenici davvero visto che, stando a quel che si legge nelle agenzie, “la chiesa cattolica ecumenica si iscrive nel novero di quelle protestanti ed i suoi sacerdoti sono nominati dai valdesi”. A parte che non risultano “sacerdoti valdesi” ma pastori, non se ne sono mai visti nemmeno con abiti cattolici a voler essere pignoli. Comunque, chi si aspettava piume e paillettes ci sarà rimasto male: solo un tradizionale addobbo di fiori e confetti arcobaleno in omaggio al movimento gay che ha fortemente sostenuto l’evento. Il prete è presidente della sezione locale di Pescara dell’Arcigay, non che sia disdicevole ma è un’altra contraddizione che fa il paio con quella del “sacerdote valdese”. E poi un’altra questione fondamentale: i sacramenti amministrati sono validi? Certo, gli ecumenici riconoscono il primato di papa Bergoglio, dichiarano di avere “continuità apostolica”, vengono invitati agli incontri per l’unità dei cristiani ma questa è tutta un’altra storia. Loro dicono che i sacramenti sono validi così come sarebbero lecite ordinazioni e celebrazioni. Avremmo più di un dubbio in merito, soprattutto nel caso del matrimonio omosessuale e tenuto conto di quello che dice la Genesi ma “nella chiesa che si deve adeguare alla realtà” è un’altra pignoleria ed a furia di cercar pagliuzze perdiamo di vista la trave. La trave è rappresentata da quella chiesa cattolica romana che, a parte un comunicato dei vescovi campani, nulla ha fatto e nulla ha detto; dai vescovi abruzzesi che nella diocesi di Teramo permettono la “celebrazione di matrimoni (sic) omo” con tanto di paramenti sacri mentre e in quella di Pescara li invitano perfino a tenere sermoni, dunque, incoraggiando e sdoganando di fatto tali realtà che di cattolico non hanno davvero nulla se non un richiamo nella denominazione. Non dobbiamo meravigliarcene, del resto le conferenze episcopali e i loro vescovi applicano solo il nuovo credo bergogliano, quello “del chi sono io per giudicare?”.

Amos De Luca (http://radiospada.org/)