venerdì 31 gennaio 2014

Considerazioni di attualità sulla "Lumen Fidei"

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(Tradotta e liberamente adattata dallo spagnolo da Foro Catòlico 5 luglio, 2013, traduzione in esclusiva per Radio Spada) 
 
 
“In Maria, Figlia di Sion, si compie la lunga storia della fede dell’Antico Testamento che include la storia di tante donne fedeli, partendo da Sara, donne che, insieme ai patriarchi, furono testimoni del compimento delle promesse di Dio e del sorgere della nuova vita.”
Nelle sue 115 menzioni della parola luce e i suoi molti riferimenti alla illuminazione, l’enciclica osa corrompere le Sacre Scritture introducendo la frase “non si spenga”. “Ho chiesto per te,che la tua fede non si spenga” Quando le Sacre Scritture precisano “…che la tua fede non venga meno” (non deficiat fides). Viene incentrato tutto sulla “ebraicità” di Maria, anche se in modo sottile e apparentemente, pienamente “cattolico”: un illuminismo “sionista” che altera l’interpretazione delle Scritture e predica una sorta di neo-moseismo progressivo.
 
Abramo, nostro padre nella fede “In lui, Abramo, nostro padre nella fede, occupa un posto celebre. Nella sua vita succede qualcosa di sconcertante: Dio gli rivolge la Parola, si rivela come un Dio che parla e lo chiama per suo nome. La fede è vincolata all’ascolto. Abramo non vede Dio, però sente la sua voce. In questo modo la fede acquisisce un carattere personale. Qui Dio non si manifesta come il Dio di un posto, neanche appare vincolato a un sacro tempo determinato, ma come il Dio di una persona, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, capace di entrare in contatto con l’uomo e stabilire un alleanza con lui.”
La fede di Israele “Nel libro dell’Esodo, la storia del popolo di Israele segue la stella della fede di Abramo. La fede nasce di nuovo da un dono originario: Israele si apre all’intervento di Dio, che vuole liberarlo dalla sua miseria. La fede è chiamata a un lungo cammino per adorare il Signore nel Sinai e ereditare la terra promessa.” 
Chi legge è indotto a capire come “le tre religioni monoteiste” siano in fin dei conti tre aspetti della medesima verità. In tal senso è disponibile on-line la rivista Sodalitium n° 65, articolo “La compagnìa degli anelli” ( a cui rimando) in cui si riporta l’antico racconto esoterico a base degli equivoci attuali. Non vi è traccia infatti né alcun cenno alla teologìa della sostituzione, all’Apostasìa del Venerdì Santo, alla Dottrina Cattolica che INSEGNA come si è “figli di Abramo” essenzialmente NELLA FEDE e non nella “carne”, quindi e necessariamenteche giudei e mussulmani non pregano il vero Dio, l’unico Dio e che hanno bisogno di conversione. I Padri Noè, Abramo e Mosè erano “cristiani in voto” e attesero per millenni il Cristo, che venisse a liberarli dal Limbo e portarli nel Paradiso.
 
Molto chiaramente il duo “Ratzinger/Bergoglio” precisa in che “magistero” getta le fondamenta della sua “dottrina” e cioè, nel “magistero” del Concilio Vaticano Secondo:
L’anno della fede è iniziato nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Questa coincidenza ci permette di vedere che il Vaticano II è stato un Concilio sulla fede…Il Concilio Vaticano II ha fatto si che la fede brilli dentro l’esperienza umana, ricorrendo così ai cammini dell’uomo contemporaneo.”
L’unità della fede è, per tanto, quella di un organismo vivo, come ha spiegato chiaramente il beato John Henry Newman, che metteva tra le note caratteristiche per assicurare la continuità della dottrina nel tempo, la sua capacità di assimilare tutto quello che trova, purificandolo e portandolo alla sua migliore espressione.”
Il CVII visto come un ritorno precristiano all’Antico Patto, riveduto e corretto anche per i mussulmani. Un CVII “illuminato” che rilegge Noè, Abramo, Mosè, Maria, come protagonisti ed antesignani dell’ecumenismo attuale, rinnegatore di quello infallibilmente tratteggiato da Pio XI nell’Enciclica Mortalium Animos. Per precisare anche l’origine della fede, non parte dai Padri o dai Dottori della Chiesa, ma dalla fede imperfetta e dalla legge morta di Abramo e Mosè, fonti ancora ripetute nella enciclica.
 
La fede, per la sua propria naturalezza, vuole rinunciare alla possessione immediata che sembra offrire la visione, è un invito ad aprirsi alla fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto, che vuole rivelarsi personalmente e nel momento opportuno.”
Ratzinger e Bergoglio invocano forse una magica apparizione del Volto: ”è un invito ad aprirsi alla fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto, che vuole rivelarsi personalmente e nel momento opportuno.”
 
 
Fede e famiglia “Nel cammino di Abramo verso la città futura, la Carta agli ebrei si riferisce a una benedizione che si trasmette da padre in figlio (cf.Hb 11,20-21). Dio invita Abramo ad andare via dalla sua terra e gli promette di fare di lui una sola grande nazione, un grande popolo, sul quale discende la benedizione di Dio (cf.Gn12,1-3). Il capitolo 11 della Carta agli Ebrei termina con un riferimento a coloro che hanno sofferto per la fede (cf.Hb 11,35-38) fra i quali occupa un posto speciale Mosè, che ha accettato l’affronto di Cristo (cf.v.26).”
Fede e bene comune “Quando presentò la storia dei patriarchi e dei giusti dell’Antico Testamento, la Carta agli Ebrei mette in rilievo un aspetto essenziale della sua fede. La fede non solo si presenta come un cammino, ma anche come un’edificazione, come la preparazione di un posto nel quale l’uomo possa convivere con gli altri. Il primo costruttore è Noè, che, nell’Arca, riesce a salvare la sua famiglia (cf.Hb 11,7). Dopo Abramo, del quale si dice che, mosso dalla fede, abitava in tenda, mentre aspettava la città di solidi cementi (cf.Hb 11,9-10). Nasce così, in relazione con la fede, una nuova affidabilità, una nuova solidità, che può giungere solo da Dio.”
E’ così che per questi “pontefici”, le fonti della loro fede evidentemente si dirigono verso l’Antico e derogato Testamento, per il quale pretendono di resuscitare la Legge di Mosè o Moseismo. Il duo (Anas?) Ratzinger / (Kaifas?) Bergoglio - a torto considerati da qualcuno in opposizione tra loro - produce una enciclica fumosa di “esoterismo illuminato” e subdolamente sincretista: un “dio” che vuole una Nuova Civiltà, in cui domina il motto roncalliano del considerare come fondamento “ciò che ci unisce”.
 
Da Roncalli fino a Wojtyla (tra breve "San Giovanni Paolo II Il Grande") gli occupanti della Sede Pontificia avevano già fornito i loro primi passi a introdurre elementi esoterici, numerologia e immagini cabaliste, riscattando dallo Index le opere di Maria Valtorta, quindi i suoi “misteri luminosi”, la “coroncina” di Faustina Kowalska, Babel e il suo illuminista “Cristo della Misericordia”. I fautori della bicefalia vaticana in questa enciclica infatti citano Nietzsche, l’autore dell’Anticristo; citano anche Dante e le sue errate dottrine niente affatto avallate (come una superficiale lettura del magistero non infallibile di Benedetto XV vorrebbe), il cabalista ebreo Martin Buber; il “convertito” John Henry Newmann; però della Sacra Tradizione e degli insegnamenti dei papi di 20 secoli, quasi niente. La Tradizione Apostolica brilla, ma per la sua assenza celata.