giovedì 20 marzo 2014

Ratzinger e i movimenti ecclesiali — Parte C

C. OsservazioniInseriamo qui alcune varie osservazioni.
C1. Definizione sintetica
«I movimenti nascono per lo più da una personalità carismatica guida, si configurano in comunità concrete che in forza della loro origine rivivono il Vangelo nella sua interezza e senza tentennamenti riconoscono nella Chiesa la loro ragione di vita, senza di cui non potrebbero sussistere».

Questa definizione può naturalmente essere sciolta nelle caratteristiche della parte B.

Udienza generale del Papa in Piazza San Pietro

C2. Patologie
«Vi erano propensioni all’esclusivismo, ad accentuazioni unilaterali, donde l’inattitudine all’inserimento nelle Chiese locali».

Le possibili manifestazioni assolutistiche di un movimento (ma anche di uno pseudo-movimento) si classificano in due tipi:
— Esclusivismo: tendenza di un movimento a ritenersi il solo destinatario di un carisma. Sebbene i carismi siano spesso di tipo fondazionale, cioè relativi alla nascita di un preciso movimento, essi non sono (né possono essere) in alcun modo considerati proprietà dei membri del movimento. Chiunque, anche al di fuori del movimento, può attingere tesori spirituali da quel carisma; anzi, questo è il modo migliore per fare apostolato e farsi conoscere.
— Unilateralità: tendenza di un movimento a considerare il proprio carisma l’unico possibile nella Chiesa. Classicamente, questo genera una certa volontà di prevaricazione, sia a livello organizzativo, portando ad uno scontro con la Chiesa locale, sia a livello intellettuale, sfociando in uno snobismo deleterio.
Entrambe queste patologie vìolano l’Apostolicità (B2) e la Parità (B4) e conducono alla rottura dell’Armonia con le Chiese locali (C5) e, nei casi più gravi, alla perdita del Cum Petro (B1+2). Quelle esposte non sono ovviamente le sole patologie possibili, ma senza dubbio sono le più comuni.
C3. Degenerazione
[A proposito delle comunità di base:]
«La grande miseria ha, giustamente, attirato l’attenzione soprattutto sui problemi sociali, ma poi, in questo modo, qua e là, ha anche impoverito la fede, nel senso che l’impegno sociale sostituiva quasi la fede e non scaturiva più dalla fede».

Quando un movimento, per qualsiasi ragione, perde l’Integrità di fede (B1), esso cessa immediatamente di essere un movimento, cessando l’azione dello Spirito Santo attraverso di esso.
«Se Dio non è presente, tutto il resto non funziona più».
La Degenerazione è quindi radicalmente differente dalle Patologie (C2): le seconde sono processi reversibili, la prima no.
C4. Atmosfera di famiglia
«I movimenti, mi sembra, hanno questa specificità di aiutare a riconoscere in una grande Chiesa, che potrebbe apparire soltanto come una grande organizzazione internazionale, la casa dove si trova l’atmosfera propria della famiglia di Dio e nello stesso tempo si rimane nella grande famiglia universale dei santi di tutti i tempi».

L’ambiente familiare che si respira nei movimenti è stato spesso definito “il buon odore di Dio”, perché è riconosciuto come un sintomo positivo di azione dello Spirito Santo. Da notare, però, che la “famiglia” non è limitata ai soli membri viventi (e visibili) ma anche alla Chiesa purgante e trionfante: l’aria di famiglia si configura, quindi, come un modo spontaneo di mostrare la comunione dei santi.
Questa caratteristica è un’indiretta conseguenza dello Sviluppo parallelo (B3).

C5. Armonia nella diversità: le Chiese locali
«Non è loro consentito [ai vescovi, ndr] indulgere ad alcuna pretesa d’uniformità assoluta nella organizzazione e nella programmazione pastorale. Non possono far assurgere i loro progetti pastorali a pietra di paragone di quel che allo Spirito Santo è consentito operare».

Accade spesso che i movimenti non riescano ad armonizzarsi con le Chiese locali, ma qui J.R. è chiaro: meglio essere meno uniformi e lasciare più spazio alla diversità. Se necessario, si può addirittura compromettere la pace interna, pur di non rinunciare alla “totalità della testimonianza”, come viene definita dal teologo. D’altra parte, come conseguenza del Cum Petro (B1+2), i movimenti devono mostrarsi comunque obbedienti al vescovo, cercando l’armonia reciproca senza rinunciare alle proprie peculiarità.
«Chiese locali e movimenti dovranno, le une e gli altri, costantemente riconoscere e accettare che è vero tanto l’ubi Petrus, ibi Ecclesia quanto l’ubi episcopus, ibi Ecclesia. Primato ed episcopato, struttura ecclesiale locale e movimenti apostolici hanno bisogno gli uni degli altri».
C6. Trasversalità
«In queste nuove realtà nascono vocazioni sacerdotali e quindi anche nuove forme di aggregazione nella vita sacerdotale, ma nascono pure rami di vita religiosa o di vita consacrata e rimane comunque molto importante l’impegno dei laici».

J.R. osserva fenomenologicamente che nei movimenti non ci sono solo laici, ma spesso anche sacerdoti e religiosi. Questo, da un punto di vista organizzativo, può essere problematico, perché le Congregazioni a cui un movimento deve riferirsi sono diverse. Ma J.R. spiega che ciò è in realtà un vantaggio, perché i movimenti si configurano come “culle” per le nuove vocazioni, grazie soprattutto a due fattori:
— L’Atmosfera di famiglia (C4), che favorisce la creazione di un ambiente spiritualmente sano, anche in una società radicalmente avversa al cristianesimo;
— Lo Sviluppo parallelo (B3), che consente ai singoli membri di sviluppare tutte le qualità necessarie per percepire e mettere in pratica gli impulsi dello Spirito, soprattutto, ma non solo, quelli di tipo vocazionale (e non va dimenticato che anche il matrimonio è una vocazione!).

C7. Correnti e Iniziative di mobilitazione
Non bisogna confondere i movimenti con due categorie simili:

Le Correnti:
«Il movimento liturgico della prima metà del secolo scorso, come pure quello mariano, emerso con forza sempre crescente nella Chiesa fin dall’Ottocento, li caratterizzerei non come movimenti, bensì come correnti, che poi hanno potuto, sì, condensarsi in movimenti concreti, quali le Congregazioni Mariane o i raggruppamenti di gioventù cattolica, ma non vi si sono esaurite».
La distinzione fondamentale è sul ruolo del carisma fondazionale. Una corrente è un mutamento di sensibilità in una parte rilevante della Ecclesia, e si può manifestare storicamente come una tendenza a concentrarsi su di un determinato tema. Spesso, da una Corrente possono nascere anche congregazioni o istituti di vita religiosa, ma in essi il ruolo del carisma fondazionale è in un certo senso “minore” e frutto delle condizioni storiche in cui si è espressa la Corrente: in altre parole, essi sono la sua concretizzazione. Al mutare delle condizioni storiche, le congregazioni e gli istituti fondati possono scomparire, perché il loro ruolo era semplicemente funzionale al diffondersi della Corrente.
Basti qui ricordare tutte le congregazioni dedite ai problemi sociali nate nel XIX secolo: esse sono servite a focalizzare l’attenzione su certi temi e, pur essendo molte di esse ormai scomparse, il ruolo svolto nella Chiesa è stato prezioso.

Le Iniziative di mobilitazione:
«Raccolte di firme per postulare una definizione dogmatica, o cambiamenti della Chiesa, d’uso comune oggigiorno, non sono nemmeno essi dei movimenti, ma delle iniziative di mobilitazione».
Ad esempio, lo pseudo-movimento chiamato Noi Siamo Chiesa è in realtà una Iniziativa stabilizzatasi nel tempo. La dimostrazione è facile: in esso manca un Carisma fondazionale (B0a) e il Cum Petro (B1+2). Ma il problema più grosso è la tendenza a voler imporre certe linee decisionali alla Chiesa senza adeguate argomentazioni teologiche, che oltre ad essere una palese dimostrazione di unilateralità (C2), è indubbiamente indice di scarsa Apostolicità (B2).

George P. (http://radiospada.org/)


Bibliografia
Ratzinger J., Nuove irruzioni delle Spirito. I movimenti della Chiesa, Edizioni San Paolo, 2006
Ratzinger J., Messori V., Rapporto sulla fede, Edizioni Paoline, 1985
Ratzinger J., Maier H., Democratizzazione della Chiesa. Possibilità e limiti, Editrice Queriniana, 2005
Ratzinger J., Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, San Paolo, 2001

Clemens J., I movimenti ecclesiali e le nuove comunità nel pensiero del cardinale Joseph Ratzinger, articolo disponibile su http://php.fabriano-matelica.chiesacattolica.it/std/2009-01-28_Clemens.pdf
Cordes P.J., Benedetto XVI ispira i nuovi movimenti e le realtà ecclesiali, Libreria Editrice Vaticana, 2012