venerdì 23 maggio 2014

Una memorabile pagina di Fede nella conquista e nella cristianizzazione europea delle Americhe: Una lezione di storia poco conosciuta*

  (dalla rivista Il mese del Sacro Cuore, anno 1892)


Ritratto di Cristoforo Colombo eseguito da Sebastiano del Piombo, 1519
Cristoforo Colombo
 (Genova, 1454 - Valladolid, Spagna, 1507)
C’è un avvenimento, legato alla scoperta dell’America, che molti dei nostri giovani forse non hanno mai udito.   Durante l’ultima traversata oceanica di Colombo accadde infatti che i quattro vascelli al suo comando furono assaliti dalla più furiosa tempesta, che l’intrepido navigatore avesse mai sperimentato. Le onde trascorrevano così alte e s’infrangevano con tale violenza contro le navi, che i marinai ne persero ogni controllo; e, quasi a distruggere ogni umana speranza, la Provvidenza permise che Colombo cadesse gravemente ammalato. Una delle sue vecchie ferite si era riaperta e per nove giorni l’equipaggio disperò della sua vita.  Per otto giorni i vascelli furono alla mercé di questo totale e tremendo disordine degli elementi. La pioggia cadeva ad intervalli a torrenti.
D’improvviso, il 13 dicembre 1502, mentre la sofferenza di Colombo si era fatta più acuta, grida strazianti si levarono da una delle navi sulla quale gli equipaggi degli altri bastimenti si erano radunati. Una violenta e distruttrice tromba d’aria flagellava le onde, trasformandole in un’enorme tromba marina, conosciuta come tifone. Sventura per quelli che s’imbattono sulla sua rotta nel bel mezzo dell’oceano!
Il grido di disperazione che saliva dall’equipaggio a quella tremenda vista, penetrò nella grande anima di Colombo; tremante, aprì gli occhi e, con un grande sforzo, si trascinò fino in coperta. Egli sospettava che in questo spaventoso sconvolgimento della natura vi fosse una qualche influenza diabolica e, siccome la morte lo aveva privato dell’assistenza spirituale di padre Alessandro, il cappellano della flotta, decise di recitare da sé il prologo del Vangelo di San Giovanni.  Ordinò quindi di accendere le candele benedette e di spiegare al vento il vessillo della spedizione; poi, cingendosi della sua spada sotto il cingolo di San Francesco, ch’egli indossava sempre, prese fra le sue mani il libro sacro e, di fronte all’orrendo mostro che seguitava invariabilmente ad approssimarsi, a voce alta, affinché fosse udita al di sopra del rumore degli elementi scatenati, lesse le ispirate parole del discepolo prediletto.  All’espressione “e il Verbo si fece carne e venne a dimorare in mezzo a noi”, sguainata la spada e pieno di viva Fede, tracciò nell’aria, proprio innanzi al tifone, il segno della croce. All’istante il tifone, mugghiando, si dissolse, disperdendosi nella sconfinata immensità dell’Oceano Atlantico.


Nota:

*Adsum, bollettino del Mater Dei Seminary di Omaha, in Nebraska (Usa), marzo 2014, p. 3. Titolo originario: A less known lesson in History. Sovratitolo, traduzione dall’inglese, iconografia e didascalie sono redazionali. L’articolo originario è ripreso dal periodico Month of Sacred Heart, anno 1892.


Fonte: Traditio.it