sabato 28 giugno 2014

28 giugno 1914-28 giugno 2014 : Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este e l'assassinio di Sarajevo.

Nota introduttiva: Non è mia intenzione citare luoghi comuni o mezze verità su un fatto storico assai cruciale per la storia d'Europa e del mondo intero , ma è altresì vero che è mia ferma intenzione raccontare quello che fu , la sua causa e il suo tragico esito.



Primi anni e carriera militare


Il piccolo Francesco Ferdinando in un'immagine del 1864.


Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d'Asburgo-Este nacque a Graz , il 18 dicembre 1863. Figlio dell'Arciduca Carlo Ludovico d'Asburgo-Lorena, fratello minore dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria, e della di lui moglie Maria Annunziata di Borbone-Due Sicilie. Nelle sue vene scorreva il sangue di 112 famiglie dell'alta aristocrazia europea  e tra i suoi avi si contano 2047 antenati illustri, tra i quali Maria Teresa d'AustriaCarlo V del Sacro Romano Impero ,Filippo II di SpagnaLuigi XIV di FranciaUgo CapetoCarlo MagnoEnrico I l'Uccellatore,Eleonora d'AquitaniaFederico II di SveviaMaria Stuarda e molti altri. 
Con la morte di Francesco V di Modena,  nel 1875, si estinse il ramo maschile degli Asburgo-Este . Il Duca aveva lasciato in eredità gran parte delle sue proprietà private e tutti i suoi legittimi titoli e diritti al giovane Francesco Ferdinando, a certe condizioni, fra cui l'adozione del nome degli Este. Così , il giovane Arciduca , all'età di 12 anni , divenne legittimo Duca di Modena e Reggio con il nome di Francesco VI di Modena. 
Francesco Ferdinando entrò in giovane età nell'esercito Imperial-Regio . Grazie alle sue innate capacita' e al suo carattere autoritario venne promosso molto rapidamente, e, alla sola età di 14 anni, raggiunse il rango di tenente, a 22 capitano , a 27 colonnello e a 31 maggiore generale . Pur non avendo mai frequentato un corso superiore di stato maggiore, dimostrò di essere idoneo al comando e gli venne conferito il comando del 9º reggimento di ussari ungherese. Nel 1898 ricevette una commissione "per speciale disposizione di Sua Maestà" di svolgere un'indagine su tutti gli aspetti del servizio militare in alcuni dipartimenti.
Ebbe così modo di avvicinarsi e 'legare' con tutti i ranghi dell'esercito  ottenendo una forte influenza sullo stesso e soprattutto sulla cancelleria militare guidata da Alexander Brosch von Aarenau che ne divenne stretto collaboratore.
Nel 1913 Francesco Ferdinando, come erede dell'anziano imperatore, venne nominato ispettore generale di tutte le forze armate dell'Austria-Ungheria (Generalinspektor der gesamten bewaffneten Macht), una posizione addirittura superiore a quella del suo predecessore Arciduca Alberto d'Asburgo-Teschen dal momento che includeva anche il comando delle operazioni militari in tempo di guerra.

Francesco Ferdinando con i figli e la moglie Sophie.



Erede al Trono, matrimonio e politica.
Come si e' potuto ben capire precedentemente, Francesco Ferdinando era nipote (figlio del fratello) dell'Imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria e primo nella linea di successione alla corona dopo la morte del cugino Rodolfo nel contesto dei cosiddetti fatti di Mayerling (30 gennaio 1889) e dopo la morte del padre Carlo Ludovico (19 maggio 1896). Il suo matrimonio morganatico (1º luglio 1900) con la contessa Sophie Chotek von Chotkowa fu autorizzato e tollerato solo dopo che la coppia aveva accettato che la sposa non avrebbe goduto dello status di reale e che i loro figli non avrebbero dovuto avere pretese al trono. Francesco Giuseppe non partecipò alla cerimonia del matrimonio, così come non vi partecipò il fratello dello sposo, Ferdinando Carlo.
Col matrimonio, la contessa divenne Sua Altezza Serenissima Principessa Sophie von Hohenberg, ma nel 1909 il suo titolo fu elevato a Sua Altezza Duchessa Sophie von Hohenberg, anche se i suoi figli rimasero SAS Principe(ssa) di Hohenberg.


Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este.

Francesco Ferdinando era un uomo dalle molteplici sfaccettature politiche. Egli non era ne un liberale ne un conservatore, semplicemente cercava di fare la scelta giusta. Aveva bevuto dal calice del suo tempo e questo ne determinò un certa contaminazione rivoluzionaria. Queste caratteristiche lo portarono ad avere nemici da entrambi i lati dello scenario politico dell'Impero. 

Francesco Ferdinando si alienò anche la simpatia delle storiche 'teste calde' dell'Impero rappresentate dai   nazionalisti ungheresi che si opposero al suo sostegno al suffragio universale maschile, che avrebbe minato la predominanza magiara nel Regno d'Ungheria . Sia i sostenitori che gli oppositori all'esistente struttura duale dell'Impero erano sospettosi della sua idea di un terzo regno slavo, che avrebbe goduto di larghe autonomie, comprendente la Bosnia ed Erzegovina, in contrapposizione al settario 'irredentismo serbo'. Gli eretici, i judei e gli anticlericali erano infastiditi dal suo patronato (22 aprile1900) all'associazione delle scuole cattoliche.

Il progetto geopolitico di Francesco Ferdinando: gli Stati Uniti della Grande Austria.

Francesco Ferdinando al di fuori del mondo tedesco, era erroneamente considerato come il leader del "partito della guerra" dell'impero austro-ungarico, ma cio' era completamente falso. Infatti, l'Arciduca fu uno dei principali sostenitori del mantenimento della pace in Europa e  all'interno dello stesso governo austro-ungarico, sia durante la crisi bosniaca del 1908-1909, che durante le guerre balcaniche del 1912-1913.
Gli storici generalmente danno una falsa lettura dell'idea di governo di Francesco Ferdinando, attribuendogli idee piuttosto liberali sulla visione dell'Impero alla sua epoca, ma ciò non è esatto.  Dal canto suo era indirizzato verso le radici istituzionali dell'Impero degli Asburgo , era infatti intenzionato a concedere grande autonomia ai diversi gruppi etnici presenti nel territorio imperiale, in particolare ai cechi in Boemia, agli iugoslavi in Croazia ed in Bosnia, rendendo piu' organico e istituzionalmente corretto ciò che era stato realizzato con la creazione, nel 1867, della monarchia astro-ungarica.
Ma i suoi sentimenti nei confronti dei nazionalisti ungheresi si dimostravano come naturale che fosse, meno generosi : infatti , egli sapeva  che nel corso del precedente secolo il nazionalismo ungherese fu molto dannoso per l'intero Impero . Inoltre sospettava che tutta la compagine magiara dell'esercito Imperial-Regio potesse rappresentare una minaccia all'interno delle file dello stesso. 
Infine riteneva necessario avere un approccio prudente verso la Serbia e la sua instabile compagine nazionalista, seguendo la linea programmatica di Franz Conrad von Hötzendorf, il quale riteneva che tale cricca, pur di rendersi indipendente, avrebbe addirittura coinvolto l'Austria in una guerra contro la Russia, causando rovina per entrambi gli imperi.
Francesco Ferdinando ebbe motivi di screzio con il governo in occasione della Ribellione dei Boxer nel 1900, in Cina , quando tutti gli stati europei (persino "gli stati nani come Belgio e Portogallo" come li definiva l'arciduca) avevano inviato delle truppe per sedare la rivolta, mentre l'Austria non era intervenuta, proseguendo quella politica di secondi piano che caratterizzò l'Impero dalla seconda metà del XIX secolo.
In politica estera Francesco Ferdinando cercò di attivarsi per far riguadagnare all'Impero una posizione di rilievo. Molti furono i suoi viaggi in tal senso recandosi in visita da regnanti stranieri con i quali, in molti casi, aveva stretto un rapporto di amicizia, che nella sua ottica, gli sarebbe stato molto utile una volta salito al trono. 
Egli aveva un rapporto particolare con il Kaiser Guglielmo II con il quale trascorse diverso tempo in colloqui che avevano come argomento l'alta politica: in verità, Francesco Ferdinando voleva riabilitare l'Impero d'Austria-Ungheria nei confronti dell'Impero Tedesco il quale , dopo la guerra Austro-Prussiana del 1866 , aveva declassato la secolare guida asburgica del mondo tedesco rendendo la Casa d'Austria quasi vassalla. 
Francesco Ferdinando, inoltre, era un influente sostenitore della marina austro-ungarica, in un'epoca però in cui l'accrescere la  potenza marittima non era tra gli obiettivi dell'impero. 
Lungimirante, con i suoi difetti e i suoi pregi , Francesco Ferdinando si ritrovò all'interno di un meccanismo internazionale che lo vedrà immolato sull'altare della setta. 


L'attentato e la morte.



In base al Trattato di Berlino del 1878, l'Austria-Ungheria ricevette il mandato di amministrare le province ottomane della Bosnia ed Erzegovina, mentre l'Impero Ottomano ne manteneva la sovranità ufficiale. Questo accordo portò a una serie di dispute territoriali e politiche che nel corso di diversi decenni coinvolsero Russia, Austria, Bosnia e Serbia, finché, nel 1908, l'Impero Austro-Ungarico, con un grande consenso popolare e di gran parte dell'opinione pubblica, procedette alla definitiva annessione della Bosnia Erzegovina. I nazionalisti panserbi collegati ad un gruppo politico massonico estremista, la Mano Nera, diretta a sua volta dalla massoneria internazionale, iniziarono una fitta rete di comunicazioni in funzione di progettare ed eseguire l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono imperiale. Questo contesto geopolitico estremamente delicato non fu frutto del caso ma di una azione combinata della massoneria attraverso i propri affiliati presenti all'interno dei governi europei.
Il complotto che avrebbe dovuto scatenare quella carneficina chiamata Grande Guerra si mise in moto meticolosamente. V'era implicata nel complotto anche la stirpe filo nazionalista degli Karađorđevićh, famosa per aver appoggiato l'assassinio 
del Principe di Serbia Mihailo III Obrenović nel 1868 e per questo esiliata fino al golpe del 1903 a Belgrado. Nel 1914 , il membro della famiglia  Karađorđevićh implicato nel complotto era  Pietro Karađorđević (Pietro I). 
All'inizio del 1914, l'arciduca Francesco Ferdinando confidò al nipote Carlo (futuro Carlo I d'Austria): «Sono convinto che morirò assassinato; la polizia lo sa». Infatti, la massoneria aveva condannato a morte Francesco Ferdinando, ostacolo al suo disegno di distruggere l'impero cattolico austroungarico.
Alla fine di giugno del 1914, Ferdinando visitò la Bosnia per poter osservare delle manovre militari e partecipare all'inaugurazione di un museo a Sarajevo. Il 28 giugno era il quattordicesimo anniversario del giuramento morganatico con cui Francesco Ferdinando ottenne dall'Imperatore Francesco Giuseppe I il permesso di sposare la sua amata, Sofia Chotek (slava di nascita e di rango molto inferiore all'arciduca). Sofia Chotek era lieta di accompagnare il marito in Bosnia e di celebrare l'anniversario lontano dalla corte di Vienna, dove non si trovava a suo agio.
Come detto in precedenza , Francesco Ferdinando era considerato un sostenitore del trialismo, in base al quale l'Austria-Ungheria sarebbe stata riorganizzata riunendo le terre slave dell'Impero Austro-Ungarico sotto una terza corona. 
Il 28 giugno, giorno dell'uccisione, i  sette sovversivi di loggia , fanatici e indottrinati di abomini filosofici, erano pronti a tutto pur di portare a termine la loro missione omicida, posizionati lungo il tragitto che l'Arciduca doveva percorrere.
Attorno alle 10:00 Francesco Ferdinando, sua moglie e i loro accompagnatori, partirono dal campo militare di Filipovic, dove avevano effettuato una rapida rivista delle truppe. La colonna era composta da sette automobili:
  1. Nella prima: l'ispettore capo di Sarajevo e tre altri agenti di polizia.
  2. Nella seconda: Il sindaco di Sarajevo, Fehim Efendi Curcic; il commissario di polizia di Sarajevo, dottor Edmund Gerde.
  3. Nella terza: Francesco Ferdinando; sua moglie Sofia; il governatore generale di Bosnia Oskar Potiorek; la guardia del corpo di Francesco Ferdinando, il tenente colonnello conte Franz von Harrach.
  4. Nella quarta: il capo della cancelleria militare di Francesco Ferdinando, barone Carl von Rumerskirch; la damigella di Sofia, contessa Wilma Lanyus von Wellenberg; l'aiutante capo di Potiorek, tenente colonnello Erich Edler von Merizzi; il tenente colonnello conte Alexander Boos-Waldeck.
  5. Nella quinta: Adolf Egger, direttore dello stabilimento Fiat di Vienna; il maggiore Paul Höger; il colonnello Karl Bardolff; e il dottor Ferdinand Fischer.
  6. Nella sesta: il barone Andreas von Morsey; il capitano Pilz; altri membri dello staff di Francesco Ferdinando e ufficiali bosniaci.
  7. Nella settima: il maggiore Erich Ritter von Hüttenbrenner; il conte Josef zu Erbach-Fürstenau; il tenente Robert Grein.
Alle 10:15 il corteo passò davanti al primo sovversivo , Mehmed Mehmedbašić. Costui si era piazzato a una finestra di un piano alto, ma in seguito sostenne che non riuscì ad avere il bersaglio libero e decise di non sparare per non mandare all'aria la missione allertando le autorità. Il secondo sovversivo , Nedeljko Čabrinović, lanciò una bomba (o un candelotto di dinamite, secondo alcuni resoconti) contro l'auto di Francesco Ferdinando, ma, fortunatamente, la mancò.
L'esplosione distrusse l'auto che stava immediatamente dietro, ferendo gravemente i suoi occupanti, un poliziotto e diverse persone che stavano nella folla. Čabrinović inghiottì la sua pillola di cianuro e si gettò nelle basse acque del fiume Miljacka. Il corteo accelerò in direzione del municipio, e sulla scena scoppiò il caos.
La polizia trascinò Čabrinović fuori dal fiume, ed egli venne picchiato duramente dalla folla prima di venire preso in custodia. La sua pillola di cianuro era vecchia o con un dosaggio troppo debole e non funzionò. Il fiume era profondo solo 10 centimetri e non riuscì ad affogarvisi. Alcuni degli altri assassini, o perché presunsero che Francesco Ferdinando era stato ucciso, o perché terrorizzati dall'ostilità popolare,  abbandonarono la scena.
Arrivando al municipio per un ricevimento programmato, Francesco Ferdinando mostrò comprensibili segni di stress, interrompendo un discorso di benvenuto preparato dal sindaco Curcic per protestare: "Veniamo qui e la gente ci tira addosso delle bombe". L'arciduca si calmò e il resto del ricevimento fu teso ma senza incidenti. Funzionari e membri del seguito dell'arciduca discussero su come guardarsi da un altro tentativo di uccisione senza giungere a una conclusione funzionale.
La palese natura del complotto massonico internazionale si paleso' anche quando le truppe di stanza fuori dalla città non vennero schierate lungo le strade perché (cosi venne detto) i soldati non si erano portati le loro uniformi da parata alle manovre. La sicurezza venne quindi lasciata alla piccola forza di polizia di Sarajevo. L'unica ovvia misura presa fu che uno degli aiutanti militari di Francesco Ferdinando prendesse una posizione protettiva sulla predella sinistra della sua autovettura. Ciò è confermato dalle fotografie della scena fuori dal municipio.
I cospiratori restanti erano stati ostruiti dalla folla densa, e sembrò che il piano per l'assassinio fosse fallito. Comunque, dopo il ricevimento al municipio, Francesco Ferdinando decise di recarsi all'ospedale per visitare i feriti dalla bomba di Čabrinović.
Nel frattempo, il sovversivo Gavrilo Princip era andato in un vicino negozio di alimentari. Uscendo vide l'auto aperta di Francesco Ferdinando tornare indietro dopo aver sbagliato a svoltare, nei pressi del Ponte Latino.
L'autista, Franz Urban, non era stato avvisato del cambio di programma e aveva proseguito lungo il percorso che avrebbe portato l'arciduca e il suo seguito direttamente fuori dalla città.
Avanzando verso il lato destro della vettura, Princip esplose due colpi della sua pistola semiautomatica, una Browning FN Model 1910 calibro 7,65×17 mm di fabbricazione belga. Il primo proiettile trapassò la fiancata del veicolo e colpì Sofia all'addome, mentre il secondo colpì Francesco Ferdinando al collo, dove non era protetto dal giubbetto antiproiettile che indossava. Princip sostenne in seguito che la sua intenzione era di uccidere il governatore generale Potiorek, e non Sofia.

Il Ponte Latino di Sarajevo, luogo dell'attentato.


Entrambe le vittime rimasero sedute dritte sull'auto, ma morirono mentre venivano portate alla residenza del governatore per i soccorsi. Le ultime parole di Francesco Ferdinando dopo essere stato colpito vennero riportate da von Harrach come le seguenti "Sofia cara, non morire! Resta in vita per i nostri figli!" ("Sopherl! Sopherl! Sterbe nicht! Bleibe am Leben für unsere Kinder!")
Princip cercò di togliersi la vita, prima ingerendo cianuro, e quindi con la sua pistola, ma vomitò il veleno apparentemente inefficace, e la pistola gli venne strappata di mano dai passanti inferociti dai fatti prima che avesse la possibilità di esplodere un altro colpo.

L'arresto di Gavrilo Princip. 

Delle rivolte anti-serbe scoppiarono a Sarajevo nelle ore successive all'assassinio, fino a quando non venne ristabilito militarmente l'ordine.
Dopo il suo assassinio nel 1914, il corpo di Francesco Ferdinando e di sua moglie vennero trasportati sulla SMS Viribus Unitis a Trieste dove ci fu il primo dei tre cortei funebri i quali videro una copiosa partecipazione popolare.


L'arrivo delle salme di Francesco Ferdinando e della Duchessa di Hohenberg a Trieste - 1° luglio 1914.


Dell'attentato, studiato, tra gli altri, dal settario Dragutin Dimitrijević che aveva organizzato il colpo di stato che aveva permesso a   Pietro Karađorđević di tornare in Serbia nel 1903 , era a conoscenza anche il governo serbo che rifiutò di consegnare i congiurati alle autorità austro-ungariche anche dopo il chiaro ultimatum di Vienna . 

La mano della massoneria la si può vedere chiaramente anche nelle minuta di una lettera di risposta, datata 28 novembre 1929, indirizzata ad una persona non nominata, dove padre Gruber spiega che l'assassinio a Sarajevo del Principe ereditario fu orchestrato dalla Massoneria del Grande Oriente del Belgio in accordo con la Gran Loggia di Serbia: ''...Questo che dirò ora è molto confidenziale. Da tre o quattro anni ho sicura informazione che il G. Oriente del Belgio, attraverso il Cap. Molland, e su richiesta della Gran Loggia di Serbia, ha fornito l'accenditore, avvolto in un sigaro, che ha fatto esplodere la bomba sotto la vettura dei principi ereditari (austriaci, a Sarajevo) e li ha fatti soccombere sotto il tiro delle pallottole sparate a bruciapelo per mano di assassini al servizio della Gran Loggia di Serbia. Qualora lei desiderasse un rapporto più preciso in ordine alla pubblicazione, lo si potrà fare a suo tempo. Fino a questo momento, tutto questo è strettamente confidenziale. E' un contributo importante in ordine, in ordine al superamento dell'odio e alla riconciliazione dei popoli''.   


 A conclusione di quella minuta di lettera, padre Gruber accenna, senza precisare, a :

 '' Una propaganda calunniosa e molto ipocrita della G. Loggia di Serbia. Il suo capo, l'attuale Gran Maestro e Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei 33 Weifert, che fino a poco tempo fa era stato membro della Loggia di Budapest. Una propaganda con la quale si era allineata tutta l'Entente, con grave danno per la Germania e l'Austria-Ungheria''


L'Entente era l'Intesa, ossia l'alleanza di Francia, Inghilterra e Russia, a cui si associarono poi l'Italia sabauda post-risorgimentale (anticlericale) e gli Usa.
C'è da dire che la Massoneria belga, all'epoca, era il Grande Oriente del Belgio, anticlericale tanto quanto il Grande Oriente di Francia. Eppure c'erano contatti piuttosto amichevoli tra i massoni belgi e massoni inglesi. Il conte Eugene Felicien Goblet D'Alviella (1846-1925), statista e storico delle religioni, fu iniziato massone nel 1870 e nel 1884 divenne Gran Maestro del Grande Oriente del Belgio. Nel 1909 fu eletto membro della prestigiosa Loggia massonica di ricerca Quatuor Coronati, N° 2076 di Londra, all'obbedienza della United Grand Lodge of England (UGLE).


 Padre Gruber in una minuta di lettera datata 25 marzo 1930 a Mons. Schoepfer :

 ''La persona responsabile dell'assassinio dei principi ereditari al trono d'Austria strumento della Massoneria serba fu il col. Tankosic, e l'esecuzione fu decisa in una risoluzione formale. L'accenditore per la bomba fu procurata dal Gran Oriente del Belgio su richiesta della Gran Loggia Serba; esso fu portato, avvolto in un sigaro, dal massone Cap. Molland, che si recò personalmente a Belgrado. La rivelazione fu fatta dal Sig. Muller, allora Segretario del Gran Oriente del Belgio''.
L'abbattimento della Monarchia Austro-Ungarica faceva comodo a grandi e ristretti circoli di politici legati alla Massoneria, che volevano rimuovere ogni ostacolo al progresso (in senso massonico) dell'umanità. Gli Asburgo rappresentavano le ultime vestigia di 'clericalismo' e di 'monarchismo' Cattolico. Tale fu lo scopo anche di quella messa in scena chiamata  "Congresso dei popoli oppressi dell'Austria-Ungheria" svoltosi a Roma dal 9 all'11 aprile 1918, promosso da Thomas Masaryk ed Eduard Benes (massoni e sudditi dell'Impero asburgico) e dagli inglesi , sempre massoni,  (Henry) Wickham Steed e Hugh Seton-Watson e ''con il supporto della massoneria internazionale e di alcuni ambienti politicamente influenti dell'Intesa''.

Conclusione.

Non era la prima volta che una testa coronata cadeva sotto i colpi di attentati, ma questa scatenò una guerra mai vista. Perché? Innanzitutto si trattava dell'erede al trono austroungarico, e Francesco Giuseppe era molto vecchio. In più l'arciduca era dichiaratamente antiprussiano. Non vedeva, come accennato in precedenza, di buon occhio la supremazia dell'Impero di Germania, protestante, sull'intero mondo di lingua tedesca. Se fosse salito al trono l'Austria non sarebbe scesa in guerra accanto alla Prussia. I circoli massonici internazionali volevano la distruzione totale dell'Austria. Per questo a Sarajevo non uno ma diversi attentatori erano dislocati lungo la strada che l'arciduca avrebbe dovuto percorrere. Come abbiamo visto, il primo attentato, infatti, andò a vuoto, ma i colpi di Gavrilo Princip andarono a segno. I servizi segreti austriaci non ebbero dubbi: la Serbia aveva tenuto mano alla società segreta di cui il Princip faceva parte. Per questo, dopo reiterate richieste di far giustizia andate a vuoto, fu deciso di lanciare l'ultimatum alla Serbia.

Tutti pensavano che le cose sarebbero andate come al solito: le potenze avrebbero mostrato i muscoli, avrebbero effettuato mobilitazioni minacciose, ma poi tutto si sarebbe risolto per via diplomatica. Infatti la Russia, autoproclamatasi protettrice dei popoli slavi e dei Balcani, diede l'ordine di mobilitazione. La Francia era alleata della Russia e la Prussia dell'Austria. La Prussia intimò allo zar di smobilitare, lo zar rifiutò e fu la catastrofe. Infatti i tedeschi avevano pronto da sempre il cosiddetto "piano Schlieffen" che prevedeva, in caso di guerra, un velocissimo colpo di maglio sulla Francia per poi rivolgersi verso la Russia, da sempre lentissima a mobilitare tutti i suoi uomini. La Germania, infatti, sapeva perfettamente che avrebbe dovuto combattere su due fronti: si trattava di neutralizzare il primo per poi buttarsi sul secondo. L'efficienza raggiunta nel frattempo dalle ferrovie tedesche fece sì che il piano scattasse quasi automaticamente.
Così il 28 luglio del 1914 scoppio la Grande Guerra che sarebbe durata quattro anni; quattro anni di carneficine volute per realizzare i diabolici piani della setta.


Fonte: 

Rino CAMMILLERI, Fregati dalla Scuola, Effedieffe, Milano 1999.

Un manuale per conoscere la Massoneria

  1. Morton, Frederick, Thunder at Twilight: Vienna 1913/1914, Scribner, 1989, p. 191. ISBN 978-0684191430.
  2.  Remak, Joachim, Sarajevo: The Story of a Political Murder, Criterion, 1959, pp. 137–142.(ASIN B001L4NB5U)
  3.  Alan John Percivale Taylor, The Habsburg Monarchy 1809-1918.
  4.  Jean-Louis Thiériot, François-Ferdinand d'Autriche, de Mayerling à Sarajevo, Parigi, 2005 (prima ed.)
  5.  Freund, Michael: Deutsche Geschichte. Die Große Bertelsmann Lexikon-Bibliothek, Bd. 7. C. Bertelsmann Verlag, 1961. p.901
  6.  Die Fackel. Issue July 10, 1914
  7. Ketterl, Eugen: Der alte Kaiser wie nur einer ihn sah. Cissy Klastersky (ed.), Gerold & Co., Vienna 1929
  8. La Dissoluzione dell'Austria-Ungheria, Casa Editrice Il Saggiatore, Milano, 1966, pp. 19-20

Scritto da:

Presidente e fondatore A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.