lunedì 16 giugno 2014

CHI È PAPA E CHI NON È PAPA. DA «APOLOGIA DEL PAPATO» DI CARLO DI PIETRO

Chi e Papa e chi non è papa. Da «Apologia del Papato» di Carlo Di Pietro

[...] allora facciamo attenzione a non buttarci nella mischia senza prima aver ben approfondito la materia, si fanno brutte figure e si rischia di peccare. Prudenza e consapevolezza! Io non conosco la medicina, non conosco l’ingegneria, non conosco l’arte, pertanto taccio ed ascolto, poiché sono ignorante, ignoro; dunque vi raccomando parimenti di occuparvi di ciò che vi compete e di tacere davanti all’evidenza storica (che uso) ed alla scienza teologica (state ascoltando solo citazioni di Magistero), solo così eviterete di promanare miasmi luridi e pestiferi. Si usi il cervello: caput imperare, non pedes.
Cosa ci insegna la Pastor Aeternus, ovvero la Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano sulla Chiesa di Cristo, approvata il 18 luglio 1870, dove si definiscono due verità di fede rivelata e sempre credute: l’Istituzione del Primato Apostolico nel Beato Pietro e l’Infallibilità promessa?
Sul Primato: «Proclamiamo dunque ed affermiamo, sulla scorta delle testimonianze del Vangelo, che il primato di giurisdizione sull’intera Chiesa di Dio è stato promesso e conferito al beato Apostolo Pietro da Cristo Signore in modo immediato e diretto. Solamente a Simone, infatti, al quale già si era rivolto: “Tu sarai chiamato Cefa” (Gv 1,42), dopo che ebbe pronunciata quella sua confessione: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo”, il Signore indirizzò queste solenni parole: “Beato sei tu, Simone Bariona; perché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli: e io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: qualunque cosa avrai legato sulla terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa avrai sciolto sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli” (Mt 16,16-19). E al solo Simon Pietro, dopo la sua risurrezione, Gesù conferì la giurisdizione di sommo pastore e di guida su tutto il suo ovile con le parole: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore” (Gv 21,15-17). A questa chiara dottrina delle sacre Scritture, come è sempre stata interpretata dalla Chiesa cattolica, si oppongono senza mezzi termini le malvagie opinioni di coloro che, stravolgendo la forma di governo decisa da Cristo Signore nella sua Chiesa, negano che Cristo abbia investito il solo Pietro del vero e proprio primato di giurisdizione che lo antepone agli altri Apostoli, sia presi individualmente, sia nel loro insieme, o di coloro che sostengono un primato non affidato in modo diretto e immediato al beato Pietro, ma alla Chiesa e, tramite questa, all’Apostolo come ministro della stessa Chiesa. Se qualcuno dunque affermerà che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, o che non abbia ricevuto dallo stesso Signore Nostro Gesù Cristo un vero e proprio primato di giurisdizione, ma soltanto di onore: sia anatema».
Sulla Perpetuità: «[…] Ne consegue che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa. Non tramonta dunque ciò che la verità ha disposto, e il beato Pietro, perseverando nella forza che ha ricevuto, di pietra inoppugnabile, non ha mai distolto la sua mano dal timone della Chiesa[S. LEO M., Serm. III al. II, cap. 3]».
Della Forza e della Natura del Primato del Romano Pontefice: «[…] lo stesso Romano Pontefice è il successore del beato Pietro, Principe degli Apostoli, il vero Vicario di Cristo, il capo di tutta la Chiesa, il padre e il maestro di tutti i cristiani; a lui, nella persona del beato Pietro, è stato affidato, da nostro Signore Gesù Cristo, il pieno potere di guidare, reggere e governare la Chiesa universale […] Proclamiamo quindi e dichiariamo che la Chiesa Romana, per disposizione del Signore, detiene il primato del potere ordinario su tutte le altre, e che questo potere di giurisdizione del Romano Pontefice, vero potere episcopale, è immediato:tutti, pastori e fedeli, di qualsivoglia rito e dignità, sono vincolati, nei suoi confronti, dall’obbligo della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza, non solo nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, ma anche in quelle relative alla disciplina e al governo della Chiesa, in tutto il mondo. In questo modo, avendo salvaguardato l’unità della comunione e della professione della stessa fede con il Romano Pontefice, la Chiesa di Cristo sarà un solo gregge sotto un solo sommo pastore. Questa è la dottrina della verità cattolica, dalla quale nessuno può allontanarsi senza perdita della fede e pericolo della salvezza […] E poiché per il diritto divino del Primato Apostolico il Romano Pontefice è posto a capo di tutta la Chiesa, proclamiamo anche ed affermiamo che egli è il supremo giudice dei fedeli [PII VI, Breve Super soliditate, d. 28 Nov. 1786]».
Del Magistero Infallibile del Romano Pontefice: «Allo scopo di adempiere questo compito pastorale, i Nostri Predecessori rivolsero sempre ogni loro preoccupazione a diffondere la salutare dottrina di Cristo fra tutti i popoli della terra, e con pari dedizione vigilarono perchési mantenesse genuina e pura come era stata loro affidata. È per questo che i Vescovi di tutto il mondo, ora singolarmente ora riuniti in Sinodo, tenendo fede alla lunga consuetudine delle Chiese e salvaguardando l’iter dell’antica regola, specie quando si affacciavano pericoli in ordine alla fede, ricorrevano a questa Sede Apostolica, dove la fede non può venir meno, perché procedesse in prima persona a riparare i danni [Cf. S. BERN. Epist. CXC]. Gli stessi Romani Pontefici, come richiedeva la situazione del momento, ora con la convocazione di Concili Ecumenici o con un sondaggio per accertarsi del pensiero della Chiesa sparsa nel mondo, ora con Sinodi particolari o con altri mezzi messi a disposizione dalla divina Provvidenza, definirono che doveva essere mantenuto ciò che, con l’aiuto di Dio, avevano riconosciuto conforme alle sacre Scritture e alle tradizioni Apostoliche. Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede. Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore in forza della divina promessa fatta dal Signore, nostro Salvatore, al Principe dei suoi discepoli: “Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede, e tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. Questo indefettibile carisma di verità e di fede fu dunque divinamente conferito a Pietro e ai suoi successori in questa Cattedra, perché esercitassero il loro eccelso ufficio per la salvezza di tutti, perché l’intero gregge di Cristo, distolto dai velenosi pascoli dell’errore, si alimentasse con il cibo della celeste dottrina e perché, dopo aver eliminato ciò che porta allo scisma, tutta la Chiesa si mantenesse una e, appoggiata sul suo fondamento, resistesse incrollabile contro le porte dell’inferno».
Sintesi dei dogmi (sappiate che negare un dogma - verità di fede rivelata e definita - significa essere eretici sempre e comunque, o materiali, se non sappiasi, o formali, se sappiasi):

Chi è, dunque, il Pontefice secondo la Chiesa? Il romano Pontefice è il successore di san Pietro; direttamente Possiede la Potestà di Giurisdizione conferitagli da Cristo; pietra inoppugnabile che non ha mai distolto la sua mano dal timone della Chiesa; il vero Vicario di Cristo, il capo di tutta la Chiesa, il padre e il maestro di tutti i cristiani; gli è stato affidato, da nostro Signore Gesù Cristo, il pieno potere di guidare, reggere e governare la Chiesa universale; tutti, pastori e fedeli sono vincolati, nei suoi confronti, dall’obbligo della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza; non solo nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, ma anche in quelle relative alla disciplina e al governo della Chiesa, in tutto il mondo, poiché su tali questioni (fede, costume, legge, culto, canonizzazioni, approvazioni di ordini religiosi) il Pontefice non sbaglia; egli è, di Diritto divino, il supremo giudice dei fedeli; diffonde la salutare dottrina di Cristo; egli ripara ai danni commessi dagli eretici e dagli erranti; non rivela una nuova dottrina, ma custodisce con scrupolo e  fa conoscere con fedeltà, con l’assistenza promessa da Gesù Cristo, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede; si mantiene sempre immune da ogni errore in forza della divina promessa fatta dal Signore; ha indefettibile carisma di verità e di fede; egli esercita il suo eccelso ufficio per la salvezza di tutti; alimenta il gregge con il cibo della celeste dottrina; elimina ciò che porta allo scisma.

Studiati e capiti i dogmi, affermare il contrario è eresia formale (cf. Mystici Corporis, Pio XII), sappiasi!
Ciò detto, poche chiacchiere. Come dimostro (contro i casi usati come clava dai calvinisti e dagli eretici di ieri e di oggi: Liberio, Vigilio, Onorio I, Niccolò I, Alessandro VI, Gregorio XIII, Innocenzo III, Stefano VII, Giovanni XXII) in Apologia del Papato, l’eresia e lo scisma non sono mai esistiti nella Prima Sedes (Papa San Gregorio VII insegna che la Chiesa romana non ha mai errato, e che non si deve ritenere come cattolico chi non sta unito a questa Chiesa. I Papi Evaristo, Alessandro I, Sisto I, Pio I, Vittore, Zeffirino, Marcello, Eusebio ed altri sostengono la medesima dottrina), diversamente le porte degli inferi avrebbero prevalso su di essa, oppure dovremmo credere che Cristo ha mentito, o che la Sua preghiera non ha efficacia, o che i Papi citati ci hanno ingannato, o che la Chiesa riunita nel Concilio Vaticano ha barato. Come dimostro che se ci sono stati contrasti e contraddizioni, e lo faccio rilanciando più di 200 documenti di Magistero, furono esclusivamente disciplinari e riguardanti materia o abrogabile o riformabile, non fatevi trarre in inganno dagli anticlericali e dai sentimentalisti (da chi vuol peccare liberamente o seminare eresie ... tanto la Chiesa sbaglia ...), i quali prostituiscono l'evidenza storica per portare avanti le loro tesi ed ipotesi demoniache.
Chi vi insegna con consapevolezza il contrario è un bugiardo. Chi lo fa inconsapevolmente dovrebbe essere privato dell’insegnamento, poiché o è ignorante, o è superficiale, o è un soggetto psicologicamente fragile e facile al condizionamento, pertanto è pericoloso, dimostra di vivere in maniera disordinata il sentimento che prevarica sulla sua ragione, su quella che invece deve portare sempre a Dio, se usata rettamente. Meschini come Fozio, Wyclif, Huss, Lutero, Calvino ed i più spudorati calunniatori ed eretici di ogni epoca, insegnano il contrario di ciò che definisce la Chiesa, che oggi vi sto citando.
Come giudica Pio IX, con tutta la Chiesa riunita intorno a lui, contro ogni singola macchia di inchiostro sprecata per confutare questi poderosi e santi dogmi, «Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema».
Allora ci si interroga a seguito del Concilio Vaticano II: come mai, dicono alcuni, questi Papi promulgano eresie, si cimentano in prassi e gesti di apostasia, approvano leggi immorali, comandano culti blasfemi, proclamano santi dannati e perseguitano ordini religiosi cattolici, esaltando invece organizzazioni laiche eretiche, oltre ad aver approvato e promulgato in concilio nuove e false dottrine (così essi sostengono), universalmente, usando addirittura (dicono) false interpretazioni della Scrittura ?
Se ciò succede, vuol dire, come ci insegna il dogma (promulgando la verità di fede e cattolica, quindi condannando il contrario con anatema), come spiega il Liguori e prima di lui molti altri, da  sant'Antonio a san Bellarmino, e negarlo significa essere Modernisti (contro la Tradizione), come precisano Benedetto XIV - Leone XIII - San Pio X - Pio XII (che uso al bisogno), che i soggetti non possono essere Papi, essi non hanno mai ricevuto la Potestà di Giurisdizione perché c'è un impedimento, quindi non è ammissibile alcuna forma di «communicatio in sacris», secondo le parole dell’Apostolo, e se è certo che gli usurpatori hanno paganizzato la SANTA MESSA: «Quid ergo dico? Quod idolothytum sit aliquid? Aut quod idolum sit aliquid? Sed, quae immolant, daemoniis immolant et non Deo; nolo autem vos communicantes fieri daemoniis. on potestis calicem Domini bibere et calicem daemoniorum; non potestis mensae Domini participes esse et mensae daemoniorum. An aemulamur Dominum? Numquid fortiores illo sumus?».
Capiamo: 1) che non esiste un papa eretico, o apostata, o scismatico; 2) che se ciò dovesse accadere il soggetto non è papa, altrimenti si nega il Dogma sull'Infallibilità; 3) che riconoscere Primato di Giurisdizione ad un eretico e scismatico significa NON riconoscere il Dogma sul Primato di Giurisdizione; 4) che già dalla sola visibilità si comprende che il soggetto non è papa, poiché questi insegna e governa in modo NON uno e NON santo, altrimenti si rigetta il dogma sulla Visibilità [Chiesa (cum Pontifex) UNA, SANTA, CATTOLICA ed APOSTOLICA]; 5) che c’è uno stato di necessità da risolvere usando il Diritto, e spiego precisamente come in Apologia del Papato (non essendo un canonista, come spiego nel testo, potrei sbagliare, tuttavia ipotizzo e specifico che si tratta di un'ipotesi); 6) nel contempo il fedele pienamente consapevole pecca se si comunica con l’eretico, con l’apostata o con lo scismatico. Chi non è consapevole, certamente non per sua colpa, non si separa dalla fede, proprio come accadde ai tempi dello Scisma d’Occidente; 7) che chi insegna il contrario, rigetta la Pastor Aeternus, dunque, rigetta la fede cattolica.
Sfido chiunque a sostenere che qui, in questa sede, si stia facendo apologia del sedevacantismo o si stia negando qualche verità di fede rivelata e definita, oppure di teologia comune. I detrattori si interroghino e facciano ciò che devono: ammenda, oppure restino con la testa infilata dentro una coscia di prosiutto. Contro la Pastor Aeternus e contro chi, come me, la difende, non resta altro da fare che calunniare o censurare o filosofeggiare senza usare argomenti di Magistero, non ci sono armi lecite a disposizione.
Fin qui può bastare, adesso proseguo spiegandovi le principali correnti teologiche eretiche o prossime all'eresia dell’epoca contemporanea (modernismo, ratzingerianesimo, sedeplenismo), non prima di aver ricordato che la materia non è più oggetto di dibattito teologico, poiché è materia rivelata da Dio e definita dalla Chiesa. Ce lo ricorda, con comando, Pio XII contro il Modernismo e la Nouvelle Theologie, nellaHumani Generis (... addirittura in difesa del Magistero Ordinario e non di quello Solenne e Straordinario ... figuriamoci, non aveva certo tempo da perdere con gli impenitenti!): «Quanto viene esposto nelle Encicliche dei Sommi Pontefici circa il carattere e la costituzione della Chiesa, viene da certuni, di proposito e abitualmente, trascurato con lo scopo di far prevalere un concetto vago che essi dicono preso dagli antichi Padri, specialmente greci. I Pontefici infatti - essi vanno dicendo - non intendono dare un giudizio sulle questioni che sono oggetto di disputa tra i teologi; è quindi necessario ritornare alle fonti primitive, e con gli scritti degli antichi si devono spiegare le costituzioni e i decreti del Magistero. Queste affermazioni vengono fatte forse con eleganza di stile; però esse non mancano di falsità. Infatti è vero che generalmente i Pontefici lasciano liberi i teologi in quelle questioni che, in vario senso, sono soggette a discussioni fra i dotti di miglior fama; però la storia insegna che parecchie questioni, che prima erano oggetto di libera disputa, in seguito non potevano più essere discusse. Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle Encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero Supremo».
E' possibile che cada la Luna sulla Terra; è possibilissimo che il mio libro APOLOGIA DEL PAPATOcontenga degli errori (e ben vengano le correzioni); ma NON è possibile che un vero Papa promulghi nuove dottrine eretiche o apostate su questioni di fede e costume, culti pagani, leggi immorali, santi dannati, ecc..., GESU' CRISTO NON MENTE E LA CHIESA NON SBAGLIA NEL PROCLAMARE I DOGMI DI FEDE, E LA PASTOR AETERNUS LO E'. Ognuno dica e faccia ciò che vuole, ma questa è la verità che si deve sapere e proclamare dai balconi [… prosegue … dal 17.06.2014 on line i video delle conferenze]
Dalle conferenze del 12 giugno di Potenza e del 13 giugno di Teramo