martedì 12 agosto 2014

Gli USA difendono il Kurdistan mentre i loro alleati foraggiano l’ISIS

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Non appena sono comparse le dichiarazioni del Ministro Mogherini sull’intervento italiano in Medio Oriente[1], teso non a salvare i cristiani dai macellai dell’ISIS ma a “consolidare il Kurdistan”, mi sono chiesto cosa ci guadagnasse (non l’Italia ma) l’America dal consolidamento del Kurdistan. Il legame degli Usa con i Kurdi è di vecchia data, risale alla prima guerra del golfo e permane nonostante la manifesta ostilità della Turchia – pur tappezzata di basi NATO – a tale simpatia.
 
Dunque, perché difendere il Kurdistan? Obama è il quarto Presidente Usa a bombardare l’Iraq per difendere i Kurdi e sinora la spiegazione di quest’ultimo intervento – affatto singolare se si pensa che il carnaio non sta avvenendo in quell’area, ma a Mosul ed al confine con la Siria – era stata la difesa di imprecisate basi segrete americane in territorio kurdo ove, per paradosso, sarebbero stati armati ed addestrati, tra i ribelli siriani, pure i guerriglieri che avrebbero ingrossato le file dell’ISIS. Potrebbe anche essere, del resto l’esistenza di simili campi di addestramento Usa è documentata per quel che concerne la Giordania[2] e la Turchia[3] ma un recentissimo pezzo del New Yorker[4], a firma di Steve Coll, indica una ragione ben più tangibile: il petrolio.
 
Spiega Coll: “Erbil is the capital of the oil-endowed Kurdish Regional Government, in northern Iraq. There the United States built political alliances and equipped Kurdish peshmerga militias long before the Bush Administration’s invasion of Iraq, in 2003. Since 2003, it has been the most stable place in an unstable country. But last week, well-armed guerrillas loyal to the Islamic State in Iraq and al-Sham, or ISIS, threatened Erbil’s outskirts, forcing Obama’s momentous choice”. Il Kurdistan è dunque un alleato di prim’ordine degli Stati uniti nell’area, e la sua economia è letteralmente esplosa negli ultimi anni, attirando investitori e capitali, sebbene il Kurdistan stesso non sia effettivamente uno Stato, trattandosi piuttosto di un’autonomia locale, una sorta di provincia autonoma. Autonoma e molto ricca: G. W. Bush vi aveva puntato proprio come traino per l’intero Paese, sottovalutando le differenze etniche e culturali tra Kurdi e Sciiti che hanno di fatto costituito una forte barriera a che il benessere si diffondesse da Erbil all’intero Iraq. Bagdad ha infatti sempre considerato la regione una sorta di corpo estraneo. Corpo estraneo che però è, nella puntuale descrizione del New Yorker, “An undeclared Kurdish oil state whose sources of geopolitical appeal—as a long-term, non-Russian supplier of oil and gas to Europe, for example—are best not spoken of in polite or naïve company”.
 
Ad Erbil ed in Kurdistan, prosegue Coll citando i consiglieri di Obama, ci sono “migliaia di americani” e sono lì perché la Exxon e la Chevron operano sul luogo, con tutto l’indotto di supporto. Obama, perciò, non può e non vuole lasciare l’area, che è cruciale anche in vista di un consolidamento dell’Iraq tramite un governo di responsabilità nazionale, funzionale alla logica statunitense–israeliana di accerchiamento dell’Iran e che però, nonostante gli ammonimenti anche dell’ONU e dell’Ayatollah Al Sistani, pare sempre più irrealizzabile; esso resta tuttavia la sola possibilità per fronteggiare l’ISIS, che si rivela sempre più una creatura incontrollabile.
 
Creatura” però l’ISIS è di sicuro, perché migliaia di guerriglieri armati fino ai denti e ben addestrati non saltano fuori dal nulla: la sola esaltazione religiosa unita alla conoscenza del territorio non fanno un miliziano. Un miliziano deve essere formato, deve avere armi e deve sapere come usarle ed in questo l’ISIS non è assolutamente una banda di scalmanati che si fonda solo sul numero e sulla ferocia, ma un esercito competente ed equipaggiato con materiale americano, sebbene diviso in fazioni come sempre accade nel mondo arabo. Gli ufficiali dell’esercito iracheno sono concordi nell’affermare che i jihadisti sono addestrati perfettamente al combattimento cittadino, “appaiono come fantasmi, colpiscono e svaniscono. In pochi secondi”[5]: un simile livello di preparazione non si improvvisa.
 
Chi ha dunque creato, finanziato ed armato l’ISIS? Secondo alcune fonti[6] è un’operazione pianificata da Israele e degli stessi Usa per la creazione di uno Stato sunnita radicale che riduca l’influenza dell’Iran e lo isoli dalla Russia, una sorta di riedizione dell’Arabia Saudita. Un’altra ricostruzione vede i capi dell’ISIS come fuoriusciti dai campi di addestramento per ribelli siriani tenuti da USA ed Israele, ma quest’ultima versione non risponde al quesito su chi approvvigioni i miliziani.
 
Certo è il coinvolgimento, volontario e consapevole o no, degli Stati Uniti e di Israele, certo è anche il fatto che l’ISIS è libero di agire purché si tenga a debita distanza da interessi americani ed israeliani: con i bombardamenti di questi giorni gli USA paiono dire ai macellai islamici “Questa roba qui non si tocca”. Il bombardamento è quindi una misura di contenimento, scattata allorché l’ISIS ha preso Jalawia, proprio alle frontiere del Kurdistan e che risente pesantemente delle forti critiche mosse da Hillary Clinton a Barack Obama per il dilagare incontrollato dei miliziani[7]. Le critiche della Clinton riconoscono a chiare lettere che l’ISIS è nato se non per volere quantomeno per grave colpa degli USA e di Obama, imputando a questi un’indiscriminata chiamata a raccolta degli oppositori di Assad col risultato di addestrare e foraggiare anche i jihadisti.
 
Ma alla nascita dell’ISIS non hanno contribuito solo gli Stati Uniti. Come avverte Josh Rogin del Daily Beast[8], Kuwait, Arabia Saudita e Qatar – tutti alleati degli USA – hanno provveduto e provvedono “da anni” al finanziamento dell’ISIS, che ha nelle sue file anche diversi ufficiali e soldati dell’ex esercito iracheno, sciolto nel 2003 da Gorge Bush Jr. con una decisione i cui disastrosi esiti sono tuttora evidenti. “Tutti sanno che il denaro passa attraverso il Kuwait e viene dal Golfo Persico” dice Andrew Tabler, Senior fellow al Washington Institute for Near East Policy. “Il sistema bancario del Kuwait ed i suoi intermediari sono da lungo tempo un grosso problema perché sono un enorme canale per il denaro si gruppi estremisti in Siria ed ora in Iraq”: questa circostanza, denunciata da mesi dal Presidente Al Maliki[9], viene del tutto ignorata dagli Stati Uniti che pure sono in stretti rapporti con Arabia Saudita, Qatar e Kuwait. Nella denuncia di Al Maliki, l’ISIS non è una scheggia impazzita dei ribelli siriani, ma ne è parte a tutti gli effetti ed è operativa da tempo, avendo generato la guerra in Siria e, prima ancora, le sommosse in Iraq, con la finalità di destabilizzare l’area ed impedire l’avvicinamento dell’Iraq all’Iran.
Riferisce Rogin che l’Arabia, il Qatar ed il Kuwait finanziano non solo l’ISIS, ma anche il ramo siriano di Al Qaeda – Al Nusrah, recentemente alleatasi con i jihadisti[10] – ed altri gruppi ribelli: il legame tra questi Paesi ed i loro “protetti” è l’essere tutti musulmani sunniti. Si tratta di un solido fattore di coesione, che ha portato soprattutto il Kuwait ad essere un forte sostenitore dei miliziani, anche se responsabili delle peggiori atrocità, come documenta un puntuale ed interessantissimo report del Brookings Project on U.S. Relations with the Islamic World dall’eloquente titolo “Playing with Fire: Why Private Gulf Financing for Syria’s Extremist Rebels Risks Igniting Sectarian Conflict at Home”[11].
Nel documento si legge che gli Stati Uniti sono ben al corrente di questo traffico di denaro, ma che dinanzi alle perplessità del Tesoro americano i governi ed i diplomatici occidentali hanno preferito far spallucce ed ignorare la cosa, mentre i diplomatici dei Paesi accusati hanno chiaramente asserito che il loro ruolo di supporto ai ribelli ed all’ISIS è dovuto al fallimento del tentativo di Obama di abbattere il regime di Assad con il pretesto delle armi chimiche. Peraltro, fatta salva l’appartenenza sunnita, l’unico criterio che questi “sponsor del terrore” hanno per discernere quali gruppi finanziare è l’efficacia, ossia, in altri termini, il potenziale offensivo, quindi la ferocia: ciò mette all’angolo le forze moderate tra i ribelli siriani, che non di rado subiscono veri e propri attacchi da parte dell’ISIS e delle altre fazioni jihadiste e che possono contare sempre meno sul sostegno dei Paesi del golfo.
L’ISIS, inoltre, si regge sui proventi delle sue feroci razzie: solo dal saccheggio della principale banca di Mosul ha ricavato ben 430 milioni di dollari[12], mentre grandi proventi derivano anche dallo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale che è riuscito a conquistare nel nord della Siria nonché dall’occupazione delle raffinerie come quella di Baiji, una delle principali del paese[13].
 
Questa gente dunque è responsabile del bagno di sangue degli ultimi giorni, colpendo con inaudita bestiale violenza. Armi americane, addestramento americano ed israeliano, soldi arabi: poca meraviglia, quindi, se per i cristiani, nei loro piani, c’è solo il massacro, nella servile indifferenza dei governi occidentali.
 
Massimo Micaletti - http://radiospada.org/
 

[1] http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/08/11/mogherini-nessun-intervento-militare-in-iraq_68ebb89a-1bb8-41c4-8003-1591a1ff7a2d.html
[2] http://globaleconomicanalysis.blogspot.it/2014/08/obama-calls-iraq-long-term-project-us.html ma vedasi anche http://tarpley.net/isis-same-fanatics-nato-armed-in-libya-and-syria/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=rss e http://www.wnd.com/2014/06/officials-u-s-trained-isis-at-secret-base-in-jordan/#xgbe6oGwJBVIUjHs.99 nonché http://www.rightwingwatch.org/content/erik-rush-claims-obama-training-isis-fighters e http://itmakessenseblog.com/2014/07/02/aiding-the-enemy-isis-insurgents-were-us-trained-at-secret-base-in-jordan-by-the-obama-government/
[3] http://www.presstv.ir/detail/2014/08/08/374537/americas-biggest-allies-funding-isis/
[4] http://www.newyorker.com/news/daily-comment/oil-erbil
[5] http://www.businessinsider.com/430m-looted-from-mosuls-central-bank-2014-6
[6] http://radiospada.org/2014/07/medio-oriente-leader-isis-addestrato-dal-mossad/ ma vedasi anche http://www.globalresearch.ca/isis-leader-abu-bakr-al-baghdadi-trained-by-israeli-mossad-nsa-documents-reveal/5391593
[7] http://www.3news.co.nz/Clinton-blames-Obama-for-rise-of-militants/tabid/417/articleID/356296/Default.aspx?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+co%2FMvia+%283News+-+International+News%29  ma anche http://investmentwatchblog.com/syria-hillary-clinton-distances-herself-from-obamas-foreign-policy-8102014/
[8] http://www.thedailybeast.com/articles/2014/06/14/america-s-allies-are-funding-isis.html
[9] http://www.reuters.com/article/2014/03/09/us-iraq-saudi-qatar-idUSBREA2806S20140309
[10] http://www.epipaideia.com/2014/06/jihad-isil-nusra-si-alleano/ ma vedasi anche http://www.agi.it/estero/notizie/201406251111-est-rt10051-iraq_patto_tra_isis_e_qaedisti_nusra_al_confine_con_siria
[11] http://www.brookings.edu/~/media/research/files/papers/2013/12/06%20private%20gulf%20financing%20syria%20extremist%20rebels%20sectarian%20conflict%20dickinson/private%20gulf%20financing%20syria%20extremist%20rebels%20sectarian%20conflict%20dickinson.pdf
[12] http://www.businessinsider.com/430m-looted-from-mosuls-central-bank-2014-6
[13] http://www.epipaideia.com/2014/06/jihad-isil-nusra-si-alleano/