lunedì 4 agosto 2014

Quando Mazzini scriveva ai Massoni siciliani: il Papato è incompatibile con il trionfo della vostra istituzione

Dagli «Scritti editi e inediti» (SEI) di Giuseppe Mazzini
 
Ai Fratelli di Sicilia
[Lugano] 27 agosto l863.
 
Fratelli.

Abbiatevi una stretta di mano da me ed una parola di gratitudine e di augurio.
La stretta di mano è a voi come patrioti dell'Isola iniziatrice. La parola usata e d'augurio è a voi come Massoni.
Voi avete una importante missione da compiere: quella di restituire la Massoneria all'antico spirito
dell'istituzione. E dico: restituire, perché la Massoneria non fu, nei periodi nella sua potenza, straniera, come
poi la fecero, ai destini politici dei popoli. Fu dall'origine la santificazione del Lavoro. E il Tempio, simbolo d'un ordinamento sociale, racchiudeva nel concetto tutta quanta l'attività umana. Molay cadde vittima d'un re e
d'un papa.
Piú dopo, la Massoneria dava parola d'ordine ai suoi: L.P.D. lilia pedibus destinam e distruggeva infatti i gigli di Francia.
Gli Illuminati erano repubblicani. Fu soltanto nell'epoca del suo decadimento che l'istituzione si ridusse a
formola di amicizia e di carità mutua, accogliendo principi nel suo seno. Il risorgere d'un Popolo è solenne
occasione al risorgere dell'istituzione.

E voi lo intendete e lo farete intendere ad altri. L'Italia Una e Repubblicana deve essere il Tempio dal quale la
bandiera che non conosce padroni se non Dio nel cielo e il Popolo in terra, insegnerà amore, fratellanza
d'uguali e associazione delle nazioni.
La vostra fede abbraccia tutta quanta l'Umanità. Ma la Patria è il punto d'appoggio della leva, l'altare
dell'Umanità.
Siate dunque Italiani per potere operare colla forza di venticinque milioni di liberi a pro' dell'intero mondo.
Fate che i vostri non dimentichino nelle forme lo spirito. Il simbolo senza l'idea è cadavere.
E i massoni del XIX secolo e d'Italia devono essere piú vicini d'un passo alla rivelazione dell'Idea che non
quelli dei secoli addietro.
Voi volete gli uomini fratelli; volete dunque che sia abolito il privilegio ereditario governativo. Il Gran Maestro
non è né può essere ereditario.
Voi volete la luce per tutti. Voi dunque volete abolire il monopolio della luce e della scienza in un solo
individuo. Il Grande Architetto dell'Universo non ha vicarii in terra, se non quelli che piú lavorano col
sagrificio all'edificazione del suo Tempio. Guardate al Papato, e dite se la sua caratteristica è il sagrificio.
Monarchia e Papato adunque sono incompatibili col trionfo della vostra Istituzione.

Non lo dimenticate.