giovedì 7 agosto 2014

Verona: Nel 1867 in omaggio all’Unità d’Italia, i termini dialettali della città vennero tradotti in italiano

 
di Emma Cerpelloni¯
 
 
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Vicolo Bogon, a Veronetta: uno dei pochi termini di toponomastica
dialettale veronese sopravvissuti alla italianizzazione della città.
 
Nel 1867 Palazzo Barbieri rinominò molte strade del centro per rendere onore ai patrioti caduti. Soltanto vicolo Bogòn sfuggì all’italianizzazione delle vie
Il centro storico di Verona rende un significativo omaggio al Risorgimento italiano: tante le strade, attorno a piazza Bra, dedicate ai personaggi che hanno fatto l’unità d’Italia. Ma queste intitolazioni hanno diverse storie. Il primo omaggio ai protagonisti del Risorgimento si è avuto proprio all’indomani dell’annessione di Verona all’Italia.
Nella seduta del 21 gennaio 1867, il Consiglio comunale decise che lo stradone di Porta Nuova diventasse corso Vittorio Emanuele II e così la stessa piazza Bra. Il corso, in epoca fascista, cambiò nome e venne dedicato a Cangrande, per ritornare, però, intitolato a Porta Nuova, col dopoguerra.
Così piazza Bra. Sempre nella seduta del 1867, fu deciso anche che corso Castelvecchio fosse dedicato a Camillo Benso Conte di Cavour, mentre le due vie di San Pietro in Monastero e di San Fermo in Cortalta, che da via Rosa portavano all’Adige, venissero intitolate a Giuseppe Garibaldi, così come il ponte. Ma fu soprattutto la via e il ponte dedicati all’Imperatore Ferdinando d’Asburgo che dovevano cambiare nome. Fu ricordato allora il patriota Daniele Manin (1804-1857), protagonista dell’insurrezione di Venezia: sono la strada e il ponte sull’Adigetto che da via Roma, (allora via del Teatro), conducono nell’odierna via Marconi. La piazza delle Poste diventa piazza Indipendenza e via Crocette, che dalla Cittadella portava al palazzo Montanari, viene dedicata allo stesso patriota veronese.
Nel 1871, a cinque anni dall’annessione, si assiste a una radicale revisione della toponomastica veronese: i nomi popolari furono salvaguardati, ma, in omaggio all’unificazione nazionale, i vocaboli dialettali furono italianizzati, con esiti in qualche caso discutibili e ridicoli. Via Salici che da via Garibaldi porta a vicolo San Girolamo sostituisce via dei Salèsi: ma il toponimo fa riferimento ai ciottoli di fiume, arrotondati dalla corrente, e non ai flessuosi alberi. Un solo toponimo dialettale è rimasto, forse dimenticato: è vicolo Bogon, a Veronetta.
Risale invece al 1882, l’intitolazione di via Guglielmo Oberdan, patriota triestino, di quella che era via Gran Czara, a ricordo del soggiorno dello zar, durante il congresso di Verona del 1822.
È stato invece deciso nel 1890 il toponimo in ricordo dei fratelli Cairoli, la strada che da piazza Erbe conduce nell’odierna piazza Viviani e che aveva il prosaico nome di via Gallina, dall’insegna di un’osteria. La via voleva ricordare la famiglia Cairoli, originaria di Pavia, un padre e i suoi cinque figli, che parteciparono agli episodi più importanti del Risorgimento, dalle Cinque giornate di Milano alla spedizione dei Mille. Inoltre, i veronesi avevano conosciuto Benedetto, quando era venuto a inaugurare il vicino monumento a Garibaldi.
Vanno, poi, fatti risalire al 1907, i toponimi di via Mazzini, via Cattaneo e via Alberto Mario. Così la centralissima via Nuova, l’arteria più importante della città, è stata intitolata a Giuseppe Mazzini, il maggiore fra i patrioti italiani, mentre la vicina via Colomba ha preso il nome di un altro grande personaggio, il milanese Carlo Cattaneo. Via Dietro via Nuova, invece, fu dedicata a Mario, un garibaldino di origine rodigina. L’intitolazione creò polemiche perché era un patriota su posizioni radicali e anticlericali[1].
Sempre in questo stesso anno, il secondo tratto di via San Paolo, tracciata nel 1874, per unire porta Vescovo al ponte Navi, è stato dedicato al giorno della fine del potere temporale dei papi, diventando via XX settembre, mentre la piazzetta antistante porta Vescovo fu intitolata al 16 ottobre, la data in cui, da lì sono passate le truppe piemontesi, entrate a Verona. Infine, via Roma è uno dei pochissimi toponimi, creati in età fascista, che è rimasto ancora oggi: la strada che unisce piazza Bra a Castelvecchio si chiamava via del Teatro Filarmonico.
 
[Ai dati toponomastici sopra descritti, si dovrebbero aggiungere quelli relativi a Vicolo Calzirel (= secchi di rame, in dialetto) in zona Porta Palio, trasformato in Calcirelli; e a Via Disciplina, in Veronetta, intitolata, probabilmente nel 1928, quindi in epoca fascista, a Giosué Carducci. Nativo di Valdicastello di Pietrasanta, in Lucchesia, nel 1835 e morto a Bologna nel 1907, Carducci, autore del celebre Inno a Satana, assurse al rango di poeta nazionale del peggior Risorgimento] n.d.r.


¯ Fonte:  srs di E. CERP, da L’Arena di Verona di Giovedì 03 Marzo 2011 CRONACA, pagina 18
 
[1] Alberto Mario, garibaldino, massone, era colui che incitava pubblicamente a gettare nel Tevere la salma del Santo Pontefice Pio IX, morto nel 1878 e odiatissimo da tutti i risorgimentali. Costoro cercarono poi effettivamente di porre in atto l’insano proposito, con la complicità del Governo anticlericale, che aveva imposto che le esequie (tenutesi solo nel 1881, quindi tre anni dopo la morte) avessero luogo di notte, per scoraggiare la partecipazione popolare, che fu invece immensa. N.d.r.