mercoledì 10 settembre 2014

Il genio militare nello sfondamento di Kobarid-Karfreit (Caporetto)

Cartina tridimensionale del confine con il Regno d'Italia nel 1917.


 Tra i tanti piccoli segreti dello sfondamento di Kobarid-Karfreit (Caporetto), c'erano le cartine steroscopiche ottenute dai ricognitori tedeschi con le nuove tecniche di aerofotogrammetria. In una sala del comando di Krajn era stato realizzato un plastico della zona di attacco e nella sala foto, c'era il visore steroscopico per osservare i dettagli prima di scrivere le note sulle carte.
Inoltre, tutti i combattenti dal grado di caporale in su, avevano una cartina a colori in carta impermeabile appesa al collo, mentre nell'esercito degli italiani, solo i collonnelli avevano accesso alle carte in grande scala e solo i capitani avevano accesso alle cartine dettagliate, solo del loro settore di combattimento. Bene che gli andasse di avanzare qualche chilometro, non avevano la più pallida idea di dove andare.
Altri piccoli segreti c'erano nella preparazione delle artiglierie. Per non insospettire il nemico traditore con troppi tiri di prova, si tirava a shrapnel mentre gli osservatori triangolavano la traiettoria con i cannocchiali di precisione da diverse posizioni e stimavano il punto di caduta. Altri osservatori con i corni di ascolto, cronometravano il tempo tra il tiro e l'esplosione della granata. Con una serie di complessi calcoli che avevano bisogno anche di calcolatrici meccaniche, si stimava la traiettoria esatta. Poi si puntava l'arma e si davano gradi ed inclinazione anche alle armi vicine (puntamento in parallelo). L'unico tiro di prova che si faceva era quello della distanza contro bersagli già noti (falsi scopi), ma in tutt'altra direzione in modo che il nemico non potesse prevedere dove sarebbe stato bombardato.
Naturalmente le piazzole dei cannoni dovevano essere perfettamente a bolla e si doveva misurare almeno un punto cardinale con estrema precisione, come anche tenere conto della differenza di altezza tra una piazzola e l'altra. Ma questo per gli artiglieri imperiali era l'ABC, in fatto di precisione l'artiglieria austriaca era maestra assoluta. Con i mortai Skoda si era in grado di centrare bersagli al primo colpo ad 11 km, mentre il cannone di marina Georg aveva centrato il campanile di Asiago distante quasi 30 km, dopo il terzo colpo(*). I suoi tiri erano guidati da un ricognitore con radio ad alfabeto morse, ma questo non riguarda lo sfondamento di Kobarid.
Ma non basta, per il puntamento delle artiglierie c'erano anche le correzioni in base al vento, temperatura dell'aria alle varie altezze ed umidità; e le patrone dovevano essere ovviamente state fuse con estrema precisione e dovevano avere differenze di peso, a livello di grammi. Come avessero preparato le tabelle di correzione per le condizioni atmosferiche, ancora non lo sappiamo; è un dettaglio che non è stato ancora trovato o si è perso nel tempo.
Nel tiro di montagna l'artiglieria austriaca era maestra; aveva insegnato la maggior parte delle sue nozioni ed esperienza agli alleati germanici all'inizio della guerra. Loro in cambio,  avevano insegnato la tecnica delle bombarde dove erano più avanti ed avevano fornito i tubi a gas con accensiione elettrica, che servivano per eliminare la Brigata Friuli attestata in un terreno ondulato, difficile da battere per le artiglierie e che avrebbe sottoposto gli imperiali che marciavano verso ovest, al tiro delle loro mitragliatrici. Erano schierati sotto l'Isonzo a sud di Bovec.
Il tiro in discesa era particolarmente complesso e riguardava tutte le postazioni ad est di Tolmin. La dispersione del tiro era grande e per facilitare i calcoli, gli alleati germanici mettevano le loro bombarde alla stessa altezza del bersaglio ma sul crinale opposto della montagna, in modo da simulare un tiro in pianura.  Fornirono le loro tabelline grafiche di tiro, in modo che il puntamento e la messa in parallelo delle bombarde fosse veloce. Le bombarde servivano per eliminare i reticolati e le trincee nemiche molto vicine, i mortai, obici e cannoni servivano per il tiro contro bersalgi via via più distanti e cioè per le loro postazioni di artiglieria (quelle in caverna furono neutralizzate con il tiro a gas). Poi seguivano sedi dei comandi, depositi e strade.
Il tiro contro il generale Badoglio fu particolarmente preciso: il forte dove si trovava inziò ad essere centrato. Allora egli cambiò posizione spostandosi in un'altra piazzola ma anche quella veniva immediatmante centrata. Il gioco fu ripetuto 5 volte. Il povero Badoglio non sapeva, che ogni volta che arrivava nella nuova postazione che voleva eleggere a sede di comando, lo comunicava per radio. E gli imperiali intercettavano, telefonando le coordinate esatte alle batterie.
Altri piccoli segreti erano nella preparazione degli attacchi; il settore immediatamente a sud di Most na Soci dove doveva attaccare la  7° brigata di montagna imperiale, sul fianco sinistro del settore di attacco della 200° div. tedesca era molto insidiosa e nel settore ancora più a sinistra (di fronte ai Lom di Tolmin dove doveva attaccare la 2° armata AU di Boroevič, 52° div.) si doveva avanzare senza la preparazione delle artiglierie per eccessiva distanza.
Ma presso Jesenice era stato trovato un ambiente quasi identico che era stato sistemato per assomigilare ancora di più al settore di attacco e lì si allenarono per diversi giorni gli imperiali  ed i reparti tedeschi interessati (3° rgt. Jäger). Alla fine avrebbero potuto avanzare ad occhi chiusi e gli servì perchè come sappiamo, l'assalto a Tolmin si svolse nella nebbia.
Rommel ed il suo battaglione del Württemberg avevano fatto un corso di sci e di guerriglia sulla neve dell'Arlsberg tenuto dalle  guide alpine imperiali (confine tra il Salzkammergut e la Baviera), prima di andare in Romania dove avrebbero sperimentato le loro tecniche di combattimento in montagna. Se qualcuno di voi c'è stato ed ha in mente quel bel gran rifugio in stile antico al centro del paese, sappia che lì passarono il natale del 1915 Rommel, Sprösser ed il loro mitico battaglione.
(*) il tiro magico fu quello del capitano Santamarina che con il suo Skoda 30,5 sparò dalla piazza di Luicinico e centrò la mensa ufficiali della stazione di Cormons, eliminando tutti gli ufficiali di due reggimenti e ritardando la loro avanza di un paio di giorni, che furono prezioìsissimi per i sappaueri che costruivano le prime fortificazioni di Gorizia, al comando del mitico comandante Ziedler. Un'altro colpo magico fu quello che centrò il forte Verena e lo distrusse (Tirolo), ma quello di Lucinico sembra che fosse stato il primo ed unico colpo, quello del forte Verena arrivò nel corso di un bombardamento dutato almeno mezz'ora.


Di Redazione A.L.T.A.