giovedì 2 ottobre 2014

Idee chiare su un partito cattolico

Armata_brancaleone_(1)
 
di Pietro Ferrari
 
In questi giorni il piccolo mondo del tradizionalismo è stato raggiunto dalla notizia, peraltro non inattesa, della nascita di un nuovo soggetto politico-culturale dagli intendimenti cattolici.  La penna del collaboratore e redattore di  Radio Spada Pietro Ferrari da un necessario parere che vuole porre dei punti fermi sull'eventuale genesi di movimenti politico-culturali cattolici OGGI.  Buona lettura. 
 
Stralcio del progetto C.C.C. (Confederazione per la Civiltà Cristiana): “…Non sono più i giorni dei rancori del passato (e questo deve valere soprattutto per i meno giovani); non sono più i giorni del proprio orticello e basta, della cura della propria associazione; non sono più i giorni delle diffidenze ingiustificate o delle antipatie. Come non sono più i giorni dei leader carismatici...Come non devono essere più i giorni dello scontro sui cavilli. I cavilli sono importanti, a volte fondamentali e decisivi, soprattutto in materia politica e ancor più teologica. Eppure, occorre – fino a quando possibile – andare oltre in nome dell’immensità del nemico da combattereÈ inutile trovare motivi di divisione su tante questioni ideologiche, politiche a volte perfino teologiche, che però non sono assolutamente dirimenti. Chi si comporta sistematicamente in maniera divisiva creando continui dissapori e divisioni, spaccando ogni capello possibile, non è altro che l’altra faccia della medaglia di coloro che invece sono pronti a rinunciare ai valori eterni e immutabili per la propria carriera, democristianizzandosi pur di emergere o trovare una presunta affermazione personale. Sono due eccessi: uno è inconcludente e fa il gioco del nemico, l’altro è tradimento e fa il gioco del nemico...Non che le suddette questioni non possano essere importanti (e a volte veramente dirimenti), ma quando il nemico stringe d’assedio le mura, è inutile litigare per dove si vorranno piantare le patate. Prima bisogna cacciare il nemico e tornare liberi, poi si deciderà, magari anche scontrandosidove piantare le patate. Se il nemico ci accerchia, non vi sono patate da piantare...È inutile scannarsi ora per cercare la cause remote di tanti mali: a riguardo ognuno può avere le proprie idee, ma ora è necessario agire in comune per fronteggiare il disastro… La stessa rivoluzione nella Chiesa è figlia delle tappe precedenti della secolare rivoluzione gnostica che ha preparato il mondo odierno distruggendo la civiltà cristiana. Anche la crisi della Chiesa, insomma, è figlia e non madre del caos odierno ed è collegata con tutto il resto (basti pensare al peso che il ’68 ha avuto e ha nel clero)...L’idra va attaccata nella sua totalità. La Rivoluzione agisce contemporaneamente nella Chiesa (teologicamente, spiritualmente, liturgicamente), nella politica (internazionale e nazionale), nella società, nell’economia, nella cultura. Noi dobbiamo rispondere su tutti i campi, contemporaneamente: non v’è altra via di salvezza. Finché c’è qualcuno che crede che l’unico problema sia la liturgia, o la battaglia pro life, o la famiglia, o l’euro, o il mondialismo, ecc., saremo come tanti drappelli di un esercito allo sbaraglio. Quando invece questo esercito sarà pienamente unito e compatto, le vittorie non saranno più momentanee e limitate, e l’idra inizierà a vacillare…”
A Bisanzio la ‘cristianità’ era ‘divisa’ perché gli scismatici odiavano Roma e il Primato Petrino, preferendoGli il ‘turbante’. Furono accontentati. Cosa avrebbe dovuto fare il Papato, salvare gli eretici e gli scismatici bandendo una Crociata? No, perché l’unità vi è solo nella verità come la carità vi è solo nella fede. Se oggi ci trovassimo nella Spagna del 1936 è ovvio che davanti alle persecuzioni occorrerebbe organizzare una resistenza. Il rischio già denunciato per le ‘marce per la vita’, di aggregare confusamente e contro ‘nemici’ evanescenti è che un ‘esercito’ senza vera unità, strategìa e comando, vada nel baratro. Il documento denuncia ottimamente i mali ma poi dice che sulla genesi dei mali non si deve ‘cavillare’, dovendo unirci contro il "nemico". 
Chi è il “nemico”?
Quanti e quali alleati ha?
Dove abitano e come si chiamano?
Quali sono le sue armi e i suoi fortini da “assaltare”?
I “cavilli” sono delle fisime oppure sono questioni dirimenti e fondamentali?
In questo il documento si contraddice ripetutamente. Quali sarebbero le questioni veramente dirimenti da accantonare? 
Come si può combattere un nemico del quale non si possono diffondere i connotati?
Come si può combattere senza leaders carismatici e senza motivazioni decisive?
Come si può combattere in un esercito che poi dovrà scannarsi per ‘piantare le patate’?
Come si può attaccare l’Idra se nell’esercito molti ne difendono i frutti e gli agenti infiltrati nella Chiesa?
Come si può fronteggiare il male assieme a coloro che con quel male, forse inconsapevolmente collaborano?
Come può essere unito e compatto un esercito della Tradizione, se proprio esso tradisce la massima dello “agere sequitur esse”?
Quale “attacco” simbolico deve inaugurare la guerra?
Quale ‘esercito cattolico’ è mai esistito senza la benedizione e la promozione della Chiesa Docente?