giovedì 30 ottobre 2014

NECESSITÀ DI UN INTERVENTO DIVINO (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .







L'umanità posta da Dio sulla linea perpendicolare che aspira a lasciar il nostro globo per ascendere
nell'infinito, dopo tredici secoli d'ascensione parve volesse rinunciare a poco a poco a cercare la
felicità in Cielo per trovarla sopra la terra. Essa oggi si accorge che non ve n'è punto. Il concetto
utilitario della vita non ha cessato di destare nei cuori il desiderio dell'agiatezza; l'avidità dei
godimenti vi ha fatto fermentare l'invidia, la gelosia, e l'odio. Tutte queste passioni spingono al
saccheggio, ad un saccheggio universale, depredando tutto ciò che il lavoro ed il genio hanno
creato, tutto ciò che la temperanza ed il risparmio accumularono nel lungo corso dei secoli per farne
l'orgia d'un giorno, l'orgia che il socialismo promette per l'indomani.
Dopo ciò sarà pur mestieri che il mondo, se non vuol restare nella morte, riprenda l'ideale cristiano,
la linea perpendicolare. Di questo ci avvertiva de Maistre quando diceva: "Se non si fa una
rivoluzione morale in Europa; se lo spirito religioso non viene rinvigorito in questa parte del
mondo, il vincolo sociale si discioglie". Lo spirito del Rinascimento avrà ottenuto il suo ultimo
trionfo, e questo trionfo sarà stato la morte della società.



Juan Donoso Cortes
Lo stato a cui ci ha ridotto l'idea del Rinascimento è tale che la nostra speranza di Rinnovazione è
riposta soltanto nella infinita misericordia. Infatti, non bisogna credere che l'uomo possa operare un
tal cambiamento da se stesso; se l'uomo-individuo è impotente a rigenerarsi, quanto più non lo sono
le nazioni? "Io tengo come provato ed evidente - dice Donoso Cortes - che quaggiù il male finisce
sempre col trionfar del bene, e che il trionfo del male è riservato, se è lecito esprimersi così, a Dio
personalmente.
"Perciò non vi è alcun periodo storico che non finisca con una catastrofe. Il primo periodo storico
esordisce dalla creazione e termina col diluvio. E che significa il diluvio? Due cose: il trionfo
naturale del male sul bene, ed il trionfo sopranaturale di Dio sul male, mercé un'azione diretta,
personale, sovrana ".
"Gli uomini grondavano ancora delle acque del diluvio quando ricominciò la lotta. Le tenebre
s'accumularono su tutti gli orizzonti. Alla venuta di Nostro Signore era notte dappertutto, una notte
fitta, palpabile. Il Signore è innalzato in Croce, e la luce ritorna nel mondo. Che significa questa
grande catastrofe? Due cose: Il trionfo naturale del male sul bene, ed il trionfo sopranaturale di Dio
sul male, mercé un'azione diretta, personale, sovrana".
"Che dicono le Scritture sulla fine del mondo? Dicono che l'Anticristo sarà il padrone dell'universo,
e che allora verrà il finale Giudizio, coll'ultima catastrofe. Essa, come le altre, significherà il trionfo
naturale del male sul bene, ed il trionfo sopranaturale di Dio sul male, mercé un'azione diretta,
personale, sovrana".(1)
Siamo noi alla vigilia della comparsa dell'Anticristo? Abbiamo già data l'unica risposta che possa
darsi su questo argomento: e nessuno ne sa nulla. Quello che sappiamo, quello che vediamo e che
tocchiamo con mano si è l'orribile catastrofe che ci minaccia.
"La sfinge spaventosa ci sta dinanzi agli occhi - diceva ancora Donoso Cortes - e non si è trovato
fino al presente alcun Edipo che abbia saputo decifrarne l'enigma. Il terribile problema ci sta ritto
dinanzi, e l'Europa non sa, né può risolverlo! ecco la verità. Per l'uomo che ha sana ragione, buon
senso, e spirito penetrante, tutto annuncia una fine prossima e funesta, un cataclisma quale gli
uomini non hanno mai veduto ...". Per evitarlo sarebbe necessario un cambiamento completo nelle
idee. Bisognerebbe finirla di pascersi d'illusioni per una civiltà contraria alla civiltà cristiana, per
una civiltà umanitaria che procaccerebbe a tutti i beni di questo mondo. Sarebbe mestieri ritornare
alla persuasione che la società ha lo scopo principale di condurre le anime al loro fine sopranaturale,
che è fatta per guidarle nelle vie della verità e del bene, che nella sua costituzione, e nelle sue
istituzioni, deve avere di mira, innanzi tutto, Iddio ed i nostri eterni destini.
Si può sperarlo? È sì grande il numero di coloro che si lasciano cogliere dall'errore, ha talmente
affascinato anche molti di quelli che hanno la missione di dissiparlo, che non si può veramente
sperare la salvezza da un cambiamento d'idee che germogliasse spontaneo negli animi.(2)
Il mondo può almeno aspettarlo dai mali di cui abbiamo parlato, se, come tutto fa temere, non
possiamo evitarli, rimanendo negli errori che li producono? La sventura ci visitò nel 1870-1871
prodotta dalle stesse cause, malgrado gli stessi avvertimenti dati pure da uomini più ragionevoli che
credenti, come Le Play; ed abbiamo conservato nel domani i falsi dogmi della vigilia; l'orgoglio non
si è punto umiliato, il liberalismo non ha confessato la sua disfatta; più che mai noi ci lasciammo
trasportare dalla passione delle ricchezze, e dai godimenti che esse ci procurano.
"Le catastrofi nazionali sono necessarie ad un popolo inorgoglito" dice Le Play, ed aggiunge: "ma
esse non bastano. Sole, preparano, soprapponendosi, le sorti di Ninive e di Cartagine. Perché
possano assicurare la salvezza, bisogna che sieno precedute dalla predicazione della verità".(3) Ora
la verità si tace sempre più presso di noi, ed i falsi dogmi sono sempre più altamente proclamati.
La nostra speranza non è che in Dio. La situazione fatta oggi nel mondo dallo spirito del
Rinascimento, producendo da una parte il socialismo e dall'altra una trasformazione del
cristianesimo in religione umanitaria, è tale che uno spirito illuminato non può veder altra soluzione
fuori di questa alternativa: O la rovina totale della società, od un intervento straordinario di Dio.
Pio IX, parlando della Rinnovazione possibile dello spirito cristiano, diceva: "Questo deve farsi
mediante un prodigio che riempirà il mondo di stupore".
De Maistre avea detto assai prima di lui: "Io non dubito per nulla in un qualche avvenimento
straordinario" che metta fine alla situazione presente".(4)

Il sig. di Bonald non pensava altrimenti. Egli scriveva il 14 luglio 1836 a Senft: "L'immaginazione
si travaglia indarno a cercare qualche mezzo di salvezza. Non havvene alcuno nelle forze umane. È
d'uopo v'intervenga il Cielo".
Charles Périn avea il medesimo sentimento: "Le migliori volontà non vinceranno l'impotenza e
l'inerzia generale cagionate dal modernismo, a meno che Dio non apporti loro un'assistenza
inaspettata".(5)



Otto von Bismarck
Sulla fine dell'anno 1877, a Berlino, nel Reichstag, un deputato, felicitò Bismarck del suo trionfo
sopra l'Austria e sopra la Francia, ed osò annunziargli un successo eguale contro Roma. Windthorst
gli rispose: "In nessun'epoca della storia la lotta contro la Chiesa è stata così violenta né così astuta;
se fosse possibile di credere che la Chiesa possa perire, lo crederei al presente. Ma la Chiesa
compirà la sua missione malgrado le difficoltà presenti e a dispetto degli dèi moderni che vogliono
asservirla. Nei tempi antichi, si trovò un Costantino che fece trionfare la Chiesa: verrà, ne ho la
fede, un'altro Costantino per vincere gli attuali nemici dell'opera della Chiesa. Sì, ci si lusinga, ci si
crede sicuri di finirla con Roma; ed io vi predico che il risultato sarà tutt'altro da quello che si spera
".
Blanc de Saint-Bonnet espresse gli stessi pensieri, ma diede alle sue speranze maggior precisione e
forza. "In questo momento Dio solo può salvarci, perché Dio solo può fare un miracolo. Nulla
potendo l'uomo, Dio s'interporrà. Ci caverà egli stesso da questa condizione disperata. Egli
comparirà al momento opportuno per salvare il mondo che perisce. Gli animi sembrano avere il
presentimento di un'epoca in cui ogni ingiustizia sarà riparata, ed ogni verità riconquistata. Il
cumulo d'errori che ci ricopre si vedrà rimosso e precipitato nel mare. Allora ogni cosa verrà
rimessa al suo posto. Una luce grande come l'oscurità onde i popoli erano avvolti, risplenderà sulla
terra, e noi vedremo il mondo genuflesso, che riconosce il suo Creatore ed il suo Redentore che
avea rinnegato, riprendendo nell'adorazione e nella preghiera, la via che conduce al Cielo".
Parlar di miracolo, porre la sua speranza in un miracolo che Dio opererebbe per la salute dei mondo,
sembrerà cosa insensata ai positivisti e troppo "mistica" a parecchi cristiani dei nostri giorni.
Credervi, dimandarlo in compagnia di tali uomini, non è punto temerario. E d'altra parte, dei
miracoli ce ne furono nella nostra storia, ed il braccio di Dio non si è per nulla abbreviato. Noi non
aspettiamo che legioni d'angeli compariscano in aria per venire in nostro soccorso. No, Dio sa usare
mezzi più semplici. Nel 1429, Orléans, ultimo baluardo che impediva all'Inglese di divenire signore
della Francia, era sul punto di soccombere. ed il 17 luglio dello stesso anno Carlo VII trionfante era
consacrato a Reims. Che cosa era avvenuto? Una villanella di 16 anni aveva abbandonato il suo
gregge per prendere il comando dell'esercito francese, e condurlo alla vittoria. Ciò che guerrieri più
esperti e più intrepidi non aveano potuto ottenere; l'umile fanciulla l'avea compiuto in sette mesi,
dopo aver predetto che lo farebbe perché Dio le avea dato la missione ed Egli era con lei.
Se dunque un nuovo miracolo può solamente cavarci da una situazione più funesta ancora, bisogna
chiederlo e sforzarci di meritarlo. "Fra noi ed i favori divini s'interpone il delitto dell'apostasia. Dio
soffre di non potersi abbandonare a tutto il suo amore, dice B. de Saint-Bonnet. Egli vuole vederci
placare la sua giustizia e provvedere, coll'aiuto della preghiera e del pentimento, al divino equilibrio
de' suoi divini voleri. Spetta a voi di gettar sulla bilancia il peso della preghiera, della riparazione e
dell'umiltà. Tutti non pregheranno, la riparazione non verrà da tutti, l'umiltà non entrerà in tutti i
cuori; così non fu mai, e Dio non l'esige. Coloro che hanno l'amore di Dio e dei loro fratelli,
finiscano di santificare se stessi per affrettare l'ora della liberazione!"

Fin dal suo tempo, De Maistre ha potuto segnalare i primi sintomi di questo grande cangiamento.
"Chi avrebbe detto che il secolo XIX sarebbe quello delle conversioni? Tuttavia esse si moltiplicano
ogni giorno, e nei ceti più rimarchevoli della società, cosi per lo splendore personale come per la
scienza".(6) Anche là dove nessuno si sarebbe convertito, egli vedeva tuttavia che gli animi si
purificavano dei loro errori e dei loro pregiudizi. E presso di noi, "attraverso tanti errori" egli
vedeva "dei punti luminosi e delle grandi speranze". Egli udiva, "un grido generale foriero di grandi
cose".(7)




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Antoine Blanc de Saint-Bonnet

Quanto più tutti questi pronostici si sono affermati e moltiplicati ai nostri giorni!
Dio farà che la Rinnovazione si compia se, nella sua sapienza infinita, ha risoluto di farla, se, ne'
suoi decreti eterni, l'apostasia attuale non è destinata a condurre la fine dei tempi. "Per rispondere
alle preghiere dei santi - dice ancora B. de Saint-Bonnet - Dio ci richiamerà dall'orlo del nulla, ed il
genere umano stupefatto della iniquità commessa nel rinnegare il suo Creatore, il suo Redentore,
illuminato dalla inanità delle lunghe sue brame, degl'inutili suoi sforzi, per formarsi il paradiso in
sulla terra, deporrà il suo orgoglio, e farà ritorno alle sorgenti della vita. Le generazioni che saranno
in appresso chiamate a compiere il numero degli eletti, saranno per sempre edificate dalla grandezza
di questo triplice spettacolo: una profondità nella malizia umana, non pareggiata che dall'impotenza
cui sì vedrà ridotta; il nulla in cui sarà momentaneamente caduta la civiltà che si è spogliata della
fede; poi, come ai giorni di Noè un miracolo di Bontà che interviene affinché l'Uomo esista ancora".
Accogliamo questi presentimenti. La felice esperienza che abbiamo della misericordia divina, ci
permette di lasciarli entrare nei nostri cuori.







Note:





(1) L'Église et la Révolution, OEuvres, t. I, p. 347.
(2) Per ciò che riguarda la Francia, vi ha chi spera ancora nel suffragio universale. Contiamo un
poco. Vi sono in Francia 11 milioni di elettori, cifra rotonda, ripartiti nei 36.058 comuni, il che dà
una media di 300 elettori per comune. Quanti elettori praticanti ci sono in ciascun comune che
facciano pasqua? Appena 1 su 10, in media, il che farebbe 30 per comune. E, su questi 30 elettori
che fanno pasqua, quanti se ne troverebbero che si prendano cura della religione nel loro voto
mandando al Parlamento un deputato che la difenda? Forse 3 o 4. "Io non ne avrei trovati di più
nella mia parrocchia di 1100 anime che ho diretta per 14 anni", disse un buon parroco, "e che senza
essere delle migliori, non era delle peggiori della Francia, in fatto di religione, poiché si facevano
più di 400 comunioni pasquali". Prendendo per base questo calcolo, sugli 11 milioni di elettori che
conta la Francia non ve ne sarebbero dunque che 1 milione 100.000, che facciano la loro pasqua, e
di questo numero circa 110.000, che abbiano cura della religione nel loro voto.
(3) Le Play per Em. Gourzon. Lett. del 10 aprile 1871.
(4) De Maistre, OEuvres complètes, passim.
(5) Le modernisme dans l'Église, p. 9.
(6) OEuvres complètes di J. de Maistre, t. XIV, p. 5.
(7) Ibid., t. X, p. 239.