venerdì 31 ottobre 2014

PRESENTIMENTI - PROFEZIE (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .

 
 
 
San Pio X
Abbiamo udito, o udiremo, Pio IX, Leone XIII e Pio X, de Maistre e de Bonald, Donoso Cortes e de
Saint-Bonnet, annunciare, pel nostro tempo, un intervento divino straordinario. Quanti altri nomi si
potrebbero aggiungere a questi nomi illustri, la cui autorità s'impone ... !

Prima d'andar avanti, è necessario esaminare l'autorità che si deve concedere a questi presentimenti
o a queste previsioni.
Nelle Soirées de Saint-Pétersbourg, de Maistre ha fatto tenere questo linguaggio al Senatore
(russo): "Signori, noi dobbiamo occuparci più che mai di queste alte speculazioni, poiché fa d'uopo
tenerci pronti ad un avvenimento straordinario nell'ordine divino, verso il quale camminiamo con
moto accelerato, che deve riempire di stupore tutti gli osservatori. Non havvi più religione sulla
terra: il genere umano non può rimanere in questo stato. D'altra parte oracoli formidabili
annunziano che i tempi sono arrivati. Molti teologi, anche cattolici, hanno creduto che fatti di
prim'ordine e poco lontani fossero annunziati nella rivelazione di S. Giovanni ... Uno di questi
scrittori giunse fino a dire, che l'avvenimento era già incominciato, e che la nazione francese dovea
essere il grande strumento della massima delle rivoluzioni. Non evvi forse un uomo religioso in
Europa (parlo della classe istruita) che non aspetti in questo momento qualche cosa di straordinario;
or, ditemi, Signori, credete voi che questo accordo di tutti gli uomini possa essere disprezzato? Non
è questo un grido rivelatore di grandi cose?"

Il Senatore ricorda i presentimenti che furono espressi presso i pagani, negli anni che precedettero la
venuta del divin Salvatore. Egli continua:

"Il materialismo che imbratta la filosofia del nostro secolo, gl'impedisce di vedere che la dottrina
degli spiriti, e specialmente quella dello spirito profetico, è più che credibile in se stessa, e, di più, la
meglio sostenuta dalla tradizione più universale e la più imponente che mai. Pensate voi che gli
antichi si sieno tutti accordati a credere che la virtù divinatoria o profetica sia un appannaggio
innato dell'uomo? (In nota, molte opere da consultarsi). Ciò non è possibile. Mai un individuo, ed a
più forte ragione, una classe intiera d'individui, potrebbe manifestare generalmente ed
invariabilmente una inclinazione contraria alla propria natura. Ora, siccome l'eterna malattia
dell'uomo è di penetrare nell'avvenire, quest'è una prova certa ch'egli ha dei diritti su questo
avvenire, e che ha dei mezzi per conseguirlo, almeno in certe circostanze ...


Nicolò Machiavelli
"Se voi mi chiedete che cosa è questo spirito profetico, io vi risponderò che non accaddero mai nel
mondo grandi avvenimenti che non sieno stati in qualche modo predetti. Machiavelli, è il primo
uomo, per quanto io sappia, che abbia messa innanzi questa proposizione; ma se vi riflettete, voi
stesso, troverete che l'attenzione di questo pio scrittore è giustificata dalla storia. Ne avete un ultimo
esempio nella Rivoluzione francese, predetta in tutte le sue circostanze e nel modo il più
incontestabile ... Perché non volete che avvenga oggi lo stesso? L'universo è nell'aspettazione.

Come disprezzeremo noi questa grande persuasione? E con qual diritto condanneremo noi gli
uomini che, avvertiti da questi segni divini, si dedicano a sapienti ricerche? ... Poiché da tutte le
parti una moltitudine di esseri grida ad una voce: Venite, Signore, venite! Perché biasimerete voi gli


uomini che si slanciano in questo avvenire misterioso, e si fanno una gloria di congetturarlo? ...

"Dio parlò una prima volta agli uomini sul Monte Sinai, e quella Rivelazione fu circoscritta, per
ragioni che noi ignoriamo, entro i confini angusti di un sol popolo e di un sol paese. Dopo quindici
secoli, una seconda Rivelazione è stata fatta a tutti gli uomini senza distinzione, ed è quella che noi
 godiamo; ma l'universalità della sua azione doveva pur ancora essere grandemente ristretta dalle
circostanze di tempo e di luogo. Altri quindici secoli doveano trascorrere prima che l'America
vedesse la luce; e le sue vaste contrade contengono ancora una quantità di orde selvaggie, si
estranee al gran beneficio, da far quasi credere che ne sieno escluse per natura, in virtù di qualche
anatema primitivo ed inesplicabile. Il gran Lama ha più sudditi spirituali che il Papa; il Bengala
conta settanta milioni di abitanti, la Cina ne conta duecento, il Giappone venticinque o trenta.

Considerate ancora quegli arcipelaghi immensi del Grande Oceano che formano al giorno d'oggi
una quinta parte del mondo.

"I vostri missionarii hanno, senza dubbio, fatto meravigliosi sforzi per annunziare il Vangelo in
alcune di quelle contrade, ma con qual successo?(1) Quante miriadi d'uomini esistono, a cui non
perverrà mai la buona novella! La scimitarra dei figli d'Ismaele non ha scacciato quasi intieramente
il cristianesimo dall'Africa e dall'Asia? E infine nella nostra Europa, quale spettacolo si offre
all'occhio religioso? Il cristianesimo è radicalmente distrutto in tutti i paesi sottomessi alla riforma
insensata del secolo XVI, ed anche nei vostri paesi cattolici, sembra non esista che di nome ... Qual
odio da una parte e dall'altra, qual prodigiosa indifferenza in mezzo a voi per la religione, e per tutto
ciò che ad essa si riferisce! Quale scatenamento di tutti i poteri cattolici contro il capo della vostra
religione! A quale estremo l'invasione generale dei vostri principi non ha ridotto presso di voi
l'ordine sacerdotale! Lo spirito pubblico che li ispira, o li invita, s'è rivolto interamente contro
questo ordine. È una congiura, è una specie di furore ...

"D'altra parte, esaminate voi stessi senza pregiudizi, e sentirete che il vostro potere vi sfugge; voi
non avete più quella coscienza della forza che sì spesso ricomparisce sotto la penna di Omero,
quando vuol renderci sensibile la grandezza del coraggio. Voi non avete più eroi, non osate più
nulla, e tutto si osa contro di voi. Contemplate questo lugubre quadro, aggiungetevi l'aspettazione
degli uomini distinti, e vedrete se gl'illuminati han torto d'intravedere come più o meno prossima
una terza manifestazione della onnipotente Bontà in favore del genere umano. Io non finirei più se
volessi raccogliere tutte le prove che concorrono a giustificare questa grande aspettazione".(2)


G. de Maistre

Il conte, cioè G. de Maistre, dopo di aver rettificato talune delle parole del Senatore, dice: "Voi
aspettate un grande avvenimento: sapete che su questo punto, io sono interamente del vostro avviso,
e mi sono spiegato abbastanza chiaramente in una delle nostre prime conversazioni".
Ai presentimenti degli uomini superiori, fa mestieri aggiungere le profezie dei santi, o delle persone
che parvero favorite del dono della profezia.

Negli anni trascorsi tra il 1870 e 1880, le profezie sono cadute in completo discredito. È mestieri
abbandonarsi ciecamente a questo movimento d'opinione?
La Chiesa di Dio, perché è sempre santa, sarà sempre provveduta di doni divini, particolarmente dei
miracoli e delle profezie, che sono pel mondo le testimonianze autentiche che Dio è sempre con lei.

"Il nostro secolo, ha detto Mons. Roess, vescovo di Strasburgo, ha specialmente bisogno di sapere
che Dio dirige tutti gli avvenimenti di questo mondo per mezzo della sua divina Provvidenza, e che
se vuole far ben conoscere i suoi disegni all'umanità, li rivela alle anime umili". E monsignor
Vibert, vescovo di S. Giovanni di Maurienne: "Dio prova con queste profezie, che tutto è
sottomesso al suo governo, e, perché la prova sia più completa, egli si serve, quasi sempre, per
annunziare i più grandi avvenimenti, di coloro che sono piccoli e senza valore nell'opinione del
mondo: Revelasti ea parvulis". Mons. Marinelli, vescovo di Syra. dice da parte sua: "Nell'immenso
amore che Dio porta alla sua Chiesa, opera delle sue mani, ed agli uomini, i quali quasi sempre son
ingrati, ma che nondimeno sono sue creature, egli si è degnato di predire ed annunciare ai mortali,
per la bocca de' suoi profeti, fin dall'origine del mondo e nell'Antico Testamento, vera figura e tipo
 della sua Chiesa nel Nuovo Testamento, le vicessitudini della santa Chiesa, le tribolazioni ed i mali
che in tutte le epoche e sopratutto verso la fine dei tempi, doveano colpire ed opprimere il mondo,
affine di tenere gli uomini in sull'avviso contro Satana ed i suoi emissari, e disporli a prevenire,
nella penitenza e nell'umiltà, i colpi della Giustizia divina sospesi sul capo dei malvagi. Quindi per
una particolare provvidenza Dio ha voluto far precedere, in ogni tempo, le grandi catastrofi del
mondo e le grandi tribolazioni della Chiesa, da segni precursori e da predizioni, perché i colpi
preveduti, riescano meno terribili a sopportare, dice S. Gregorio Magno".

Dio usò particolarmente questa misericordia nel nostro tempo. Mai forse si ebbero tante profezie.
Perché sono cadute in tanto discredito ? Appunto per l'abuso che se ne è fatto.
Vi sono stati i venditori del Tempio, che hanno guadagnato denaro con quelle che essi inventavano.
Molte volte abbiamo dovuto segnalarli nella Semaine religieuse e stigmatizzare questo traffico
sacrilego.

Vi sono stati anche degli interpreti. Essi hanno voluto determinare i tempi e i tempi non risposero
alla loro determinazione. I loro calcoli mancavano di base. Le profezie sulle quali li appoggiavano
non hanno la consistenza che dovrebbero avere per permettere di stabilire delle previsioni serie e
precise. Tramandate assai di sovente di bocca in bocca prima d'essere state rese stabili per iscritto,
subirono delle alterazioni, delle trasposizioni, sebbene non offrano un terreno solido a quelli che
vogliono determinare i tempi e i momenti fissati dalla sapienza eterna, sia alla giustizia, sia alla
misericordia.

Fa d'uopo aggiungere che, anche nelle profezie indubbiamente rivelate e conservate nella loro
autenticità, Dio ha sempre lasciato dei lati oscuri che non furono rischiarati se non dagli
avvenimenti, e dei problemi la cui soluzione dipende dal libero arbitrio dell'uomo. La è così anche
delle profezie evangeliche.

Infine, nello studio delle profezie, bisogna comprendere che Colui che le ha fatte ha dinanzi a sé
tutta l'estensione dei secoli. "L'impazienza è ben naturale a noi - dice Giuseppe de Maistre - poiché
soffriamo; ma fa di mestieri essere abbastanza filosofi per vincere i primi movimenti. I minuti degli
imperi sono gli anni dell'uomo: noi dunque che non viviamo se non poco più di ottanta minuti, dai
quali bisogna detrarne dieci per la infanzia e dieci per la vecchiaia, subito che una calamità dura,
per es., venti minuti, noi diciamo: è finito".


Limitandosi a ciò che riguarda la Francia, a ciascuna delle nostre rivoluzioni quelli che se ne son
fatti gl'interpreti, le hanno sollecitate per farle parlare secondo le loro idee e far loro annunciare
quello che desideravano.
Nemmeno il degnissimo ab. Richaudeau si è potuto sottrarre alla tentazione di determinare.
Nell'articolo necrologico che gli consacrò la Semaine religieuse di Blois, è detto che, sollecitato da
tutte le parti, nel 1870, egli pubblicò la Profezia di Blois "accompagnandola da schiarimenti". "Noi
crediamo - dice la Semaine - che sarebbe stato più logico di lasciar intatto il testo conservato dalla
tradizione senza cercare di metterlo in rapporto diretto e forzato cogli avvenimenti che
minacciavano o con quelli che erano accaduti. In questo argomento, crediamo noi, certe
considerazioni imponevano al dotto limosiniere una parte esclusivamente passiva, che dovea
limitarsi al visto d'un testimonio, la cui missione naturale era di affermare l'esistenza di questa
tradizione. La prudenza esigeva si evitassero interpretazioni particolari che erano fatalmente
arrischiate, ed esponevano l'elemosiniere a disdirsi un momento o l'altro. Era naturale di lasciare
all'avvenire la cura di giustificare questa tradizione del monastero di Blois". Niente di più saggio,
ma nulla fu peggio osservato, non solamente dall'abate Richaudeau, ma si può dire da tutti gli
editori di profezie.

Le ingiurie che così sono loro state fatte, non impediscono affatto che non esistano. Per non parlare
che di quella di cui qui si tratta, la Semaine di Blois, afferma in questi termini la sua autenticità: "La
 profezia di Blois è stata fatta nel 1804. Conservata per tradizione nell'interno del convento, essa fu
primieramente una serie di confidenze fatte da una suor Marianna, pia portinaia del monastero, e
che era stata favorita di grazie singolari. Queste confidenze erano state comunicate alla madre
Provvidenza, religiosa dello stesso convento, la quale alcuni anni or sono, viveva ancora. Visto il
carattere e le virtù di suor Marianna, non eravi alcun dubbio da mettere sul valore della sua
testimonianza. Era certo, nello stesso tempo, che la comunità era stata testimone di molti fatti
annunziati dalla profezia in termini, è vero, molto enigmatici da principio, ma divenuti molto chiari
dopo l'avvenimento".

Che diceva questa povera giovane cent'anni or sono?

"Sarà necessario pregar molto, perché gli empi vorranno tutto distruggere". Ella avea detto "gli
empi". Si volle, prima del 1870, farle dire: I Prussiani. "Prima del gran combattimento, essi saranno
i padroni, faranno tutto il male che potranno, non tutto quello che vorranno, poiché non ne avranno
il tempo".

Non ci lascieremo condurre alla tentazione in cui cadde l'abate Richaudeau, quantunque sia molto
lusinghiera. Diremo tuttavia che nel 1884 proponemmo all'Univers un articolo che fu pubblicato il
13 giugno, in cui dicevamo: "Sono veramente "gli empi" che sono attualmente "i padroni"; essi
fanno tutto il male che possono; hanno pure la volontà decisa di "tutto distruggere". Questa volontà
e questo potere che aveano, venti anni fa, l'hanno assai più al giorno d'oggi; sono all'opera, niente li
arresta, e si può dimandarsi: che cosa domani resterà in piedi? La povera portinaia aggiungeva: Non
faranno tutto il male perché non ne avranno il tempo".

Che cosa sopraggiungerà per mettere in esecuzione tutti i loro progetti? Un grande combattimento
in cui gli empi sul punto di trionfare saranno schiacciati, mercé un soccorso che verrà dall'Alto. "Vi
saranno cose tali che i più increduli saranno costretti a dire: "Qui c'è il dito di Dio". Quindi: "Si
canterà un Te Deum come non si è mai cantato". Allora "il trionfo della religione sarà così grande,
che non si vide mai l'eguale; tutte le ingiustizie saranno riparate, le leggi civili saranno messe in
armonia con quelle di Dio e della Chiesa; l'istruzione data ai fanciulli sarà eminentemente cristiana;
le corporazioni operaie saranno ristabilite".


Santa Caterina da Siena, affresco di Andrea Vanni nella Basilica di san Domenico, Siena.
Santa Caterina da Siena, affresco di Andrea Vanni
 nella Basilica di san Domenico, Siena.
Così parlava, son già cent'anni, una umile religiosa che non fu giudicata capace se non di custodire
la porta. Come si può non notare il rapporto che esiste fra le sue parole e quelle delle più eminenti
intelligenze dell'ultimo secolo e quelle di S. Caterina da Siena citate più sopra al capitolo X? E
come spiegare, senza ammettere lo spirito profetico, che questa povera giovane abbia saputo allora
che la potenza degli empi crescerebbe sempre più, fino a permettere loro di sperare che potrebbero
distrugger tutto, che potrebbero "andare fino agli estremi", come disse il sig. Combes, e che dopo la
loro disfatta, quello che si sarebbe giudicato come più necessario, ed a cui sarebbe uopo applicarsi
immediatamente, sarebbero queste tre cose: mettere le leggi civili in armonia colle leggi di Dio e
della Chiesa; dare ai figli una educazione eminentemente cristiana; ristabilire le corporazioni
operaie? Quest'ultimo punto appariva così singolare all'ab. Richaudeau, nel 1880, ch'egli giudicava

bene di mettere fra parentesi "dietro dimanda degli operai probabilmente; in ogni caso è chiaro che
esse non possono venir ristabilite senza il loro consenso". Ciò non ci sembra più strano. Ma come
suor Marianna poteva avere siffatti pensieri, e prevedere necessità di questo genere? La necessità
non solo di riparare a tutte le ingiustizie, ma di ricostituire sulle sue basi divine ed ecclesiastiche
tutto l'edificio delle leggi; la necessità di restituire all'insegnamento il primo principio
dell'educazione, l'istruzione cristiana; la necessità di organizzare ex novo il mondo operaio? Non è
cotesto il programma che dovrà tracciarsi colui che avrà il pensiero, la volontà, il potere di porre in
assetto la nostra società scossa fino dalle sue fondamenta più profonde?

Abbiamo presa questa profezia come tipo, perché non avvene alcuna più universalmente conosciuta.
Molte altre condurrebbero alle medesime conclusioni. Tutte nel loro modo parlano d'uno stato
disperato a cui porrà fine un intervento divino, seguito dal ristabilimento di tutte le cose.

Se le esaminiamo nei loro punti salienti, se le confrontiamo fra loro, vedremo ch'esse si accordano
nel dirci che siamo vicini ad un avvenimento che porrà fine alla Rivoluzione, restituirà la pace alla
Chiesa, riporrà la Francia nelle condizioni normali della sua esistenza e le renderà quella
preminenza e quella magistratura che esercitò sull'Europa e sul mondo per lo stabilimento e
l'estensione del regno di Nostro Signore Gesù Cristo.

Le grandi intelligenze giudicano che se noi non siamo ancora giunti alla fine dei tempi, è mestieri
che le cose così avvengano, e gli umili ci dichiarano aver appreso soprannaturalmente che questo
avverrà.

Pio IX ha più volte parlato come gli uni e gli altri.
Ricevendo una deputazione austriaca, il 5 marzo 1871, egli disse: "La tempesta scatenerà più
furiosa i suoi marosi; ma essi dovranno retrocedere. Io non so né il tempo né l'ora. Ma quello che è
certo si è che verrà il giorno in cui il Signore dirà: Usque huc et non ultra, hic confringes tumentes
fluctus tuos".


Nello stesso mese del medesimo anno, egli disse ai parroci di Roma riuniti intorno a lui
nell'occasione dell'apertura della Quaresima: "Tante preghiere faranno alfine sorgere l'aurora della
pace? E questa aurora sorgerà presto? È certo ch'essa spunterà, ma si leverà presto? Io l'ignoro.

Forse avremo da sopportare altri dolori ... dobbiamo risorgere dall'abisso di corruzione in cui,
permettendolo la Provvidenza, siamo caduti; ma chi sa che non ci sieno riservate prove maggiori?
Saremo certamente glorificati da una vendetta degna di Dio; questa vendetta si eserciterà mercé
l'ammirabile conversione, oppure mediante il terribile castigo de' suoi nemici?"

Tre mesi più tardi, egli diceva ai giovani romani del Circolo di S. Pietro: "Poiché niente noi
possiamo aspettarci dagli uomini, poniamo sempre la nostra speranza in Dio, il cui Cuore si prepara,
mi sembra, a compiere, nel momento da lui scelto, un gran prodigio che riempirà il mondo di
stupore".

Il 15 dicembre dello stesso anno, ricevendo una deputazione di collegi esteri stabiliti in Roma, disse
ancora: "Sono convinto che la presente persecuzione è molto più terribile di quella che la Chiesa ha
sostenuto pel passato. Volete voi conoscerne la ragione? Levate gli occhi, miei cari figli,
considerate la società, e vi accorgerete che essa non è cieca, ma apostata. L'apostata è più riprovato
agli occhi di Dio".

Tuttavia nel pensiero del santo Pontefice, questa riprovazione non era né assoluta né irrevocabile.
Un mese più tardi, il 25 gennaio 1872, così egli diceva ai fedeli di tutte le nazioni riuniti intorno a
lui, e protestanti contro l'abbandono in cui la diplomazia lasciava la Santa Sede: "La società è stata
chiusa come in un labirinto da cui non potrà uscire senza la mano di Dio".

In quante altre circostanze, Pio IX affermò la stessa impossibilità dal canto degli uomini e la stessa
speranza per riguardo di Dio!
Pio X non parla diversamente. Ricevendo il Card. Coullié, accompagnato da molti preti francesi,
dopo la Beatificazione del santo Curato d'Ars, disse: "Nei momenti difficili, scabrosi, noi siamo
impazienti di vedere la vittoria; ma non bisogna dimenticare che la Chiesa, cominciando dalla
persona del suo Fondatore, fu sempre perseguitata. Bisogna adattarci alle disposizioni
provvidenziali e armarci di pazienza. Dio permette le prove per purificarci. Ma siamo sicuri che la
sua protezione non ci mancherà e che la sua potenza splenderà nel momento provvidenziale.
"Io vi prego, continua il Papa con profonda emozione, io vi prego di unirvi a me in questa
convinzione che ben presto Dio opererà dei prodigi che ci daranno, non solo fiducia di credere che
la Francia non cesserà d'essere la Figlia primogenita della Chiesa, ma la gioia di constatarlo non
solamente nelle sue parole, ma ne' suoi atti".
 
Note:

(1) Le Missioni cattoliche hanno pubblicato nel loro numero del 1° aprile 1904 il riassunto di uno


studio interessante dovuto al P. Krote S. I. Questo riassunto era comparso qualche giorno prima
nella edizione tedesca: Die Katholischen Missionen di Friburgo (Baden). Secondo l'eminente


religioso vi sarebbero attualmente nel mondo 550 milioni di cristiani ed un miliardo non cristiani.

Dei 550 milioni di cristiani 374 abitano l'Europa, 134 l'America, 29 l'Asia, 8 l'Africa e 4 l'Oceania.

Continenti Cattolici Protestanti Greci

ortodossi

Raskolnik

ortodossi

russi

Orientali

Europa.... 177.657.261 97.293.434 97.059.645 1.736.464 220.394

America 71.330.879 62.556.967 - - -

Asia 11.513.276 1.926.108 12.034.149 436.907 2.726.053

Africa 3.004.563 1.663.341 53.479 - 3.608.466

Oceania 979.943 3.187.259 - - -

264.505.922 166.727.109 109.147.272 2.173.371 6.554.913

Sono compresi sotto il nome di protestanti tutti gli aderenti delle 500 a 700 diverse denominazioni

cristiane dell'Occidente.

Quanto alla popolazione non cristiana, si compone in

Giudei ...................... 11.037.000 Settari di Confucio e dei culti

degli antichi ......................

253.000.000

Maomettani ............ 202.048.240 Taoisti ........................

32.000.000

Bramini o Indous .......................

............................... 210.100.000

Shintoisti ....................

17.000.000

67

Antichi culti indiani ......

..................................12.113.766

Feticisti ed altri pagani

..................................

144.000.000

Buddisti ................. 120.250.000 Altre religioni ..............

2.814.482

Della popolazione totale del globo, che, secondo Yuraschke s'eleva a 1.539 milioni, 35,7% sono

cristiani, 131/2% maomettani, 0,7% ebrei, ovvero 762.102.000 sono monoteisti contro 776.000.000

politeisti. Pressoché metà della popolazione totale del mondo crede adunque all'unità di Dio.

Se compariamo le religioni dell'una e dell'altra, troviamo che la Chiesa cattolica co' suoi

264.505.922 membri, è la più numerosa e la più estesa. Pressoché la metà dei cristiani del globo,

cioè 43,2% e più del sesto della popolazione totale professa la religione cattolica. Di più la religione

cattolica è una e non divisa in una infinità di sètte, come sono il protestantismo, il monoteismo, il

buddismo ecc. Così a dispetto di tutti gli sforzi congiurati de' suoi nemici, la religione cattolica è

ancora alla fine del XIX secolo sparsa attraverso il mondo intero, e merita solo il nome di cattolica,

cioè universale.

(2) Questo fu scritto nel 1809.