lunedì 17 novembre 2014

Wojtyła si impegnò per la grazia a Priebke? E il Vaticano lo invitò alla Messa di Natale 2 volte?

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Certamente farà discutere un’intervista, uscita oggi a cura di Stefano Lorenzetto, in cui Paolo Giachini, avvocato del Capitano Priebke, ha parlato di alcune questioni fino ad ora taciute riguardanti la vita dell’ufficiale tedesco. Il testo è stato pubblicato da Il Giornale.
Due passaggi in particolare risultano curiosi.
 
Dice Giachini: «Si potrà scrivere che un pontefice da poco proclamato santo s’interessò attivamente affinché fosse concessa la grazia a Priebke, il boia delle Ardeatine, e gli inviò la sua “speciale benedizione”? Karol Wojtyla gli fece sapere che come sacerdos gli era vicino, ma che come pontefice non poteva intervenire perché un gesto del genere sarebbe stato strumentalizzato dai nemici della Chiesa. Per due volte il capitano ricevette dal Vaticano l’invito a partecipare alla messa di Natale celebrata dal Papa nella basilica di San Pietro e per due volte gli fu negato il permesso. Del resto la Santa Sede conserva nei suoi archivi le prove che Priebke, in contatto con il superiore generale dei salvatoriani, il tedesco padre Pancrazio Pfeiffer, salvò la vita a molti detenuti nelle carceri di via Tasso, dove aveva sede la Sicherheitspolizei comandata dal tenente colonnello Herbert Kappler».
Più avanti alla domanda di Lorenzetto: “Sia sincero: lei pensa che Priebke riposi in pace?”
Giachini risponde: «Sì. A padre Peter Van Heijl, un missionario salvatoriano che venne a benedirlo nel giorno del suo 100° compleanno e poi andò a curare i malati di Ebola in Africa, il capitano confessò: “Fede e amore vincono su tutto, anche sugli errori e sui peccati. Mi sento in pace”. Ho capito che il male del mondo non abita soltanto nella casa che la propaganda gli ha assegnato. Io una delle SS più crudeli e malvagie l’ho avuta accanto per quasi 20 anni e posso assicurarle che era una persona squisita».