martedì 2 dicembre 2014

Bergoglio e la gloria del mercedario

Carlo_Saraceni_Sermon_of_Raimondo_Nonnato
di Pietro Ferrari - http://radiospada.org/
La Chiesa ha sempre insegnato che la prima e più grande schiavitù che schiaccia gli uomini, è sempre stata quella nei confronti del Peccato, pegno di infelicità e dannazione. La schiavitù fisica cessò in Europa e nelle Americhe con la sparizione del paganesimo, grazie alla concomitante ascesa del cristianesimo: se a qualsiasi uomo vengono aperte le porte del Paradiso, è perché il Cristo ha riscattato tutte le anime col suo Sangue e pertanto i cristiani, devono amare il prossimo come se stessi. Duplice è il Comando (Amare Dio e il prossimo) – diceva Sant’Agostino – ma Unica è la Carità. Cos’è dunque il mondialismo se non la parodìa del cattolicesimo? La Religione Umanitaria, naturalista e indifferentista sognata dalla Loggia, si trova a percorrere una nuova tappa, perseguita dagli occupanti conciliari con animo servile verso la Chiesa Onusiana. Le ‘religioni’ devono concorrere a realizzare il Fine dettato dal mondialismo e cioè essere agenzìe morali di sostegno al progetto di sradicamento del cattolicesimo come unica e vera religione. Pertanto diventano necessarie ‘azioni comuni’, ‘dichiarazioni congiunte’ conformi al nuovo dogma comune: l’Uomo ateizzato e deificato, ornato di virtù filantropiche ma senza Carità. Così viene diluito il fattore determinante dell’Evangelo, la Missio della Chiesa, ridotta a strumento come altri per l’edificazione della Città Democratica. Oggi l’argomento antropolatrico prescelto, è quello della ‘abolizione della schiavitù’.
La fede religiosa può avere un potere motivante molto forte e ispirare un’azione individuale e comunitaria sia dal punto di vista spirituale, che pratico. I leader delle religioni mondiali, tramite le loro parole e le loro opere, possono dare forma a quella volontà e a quell’impegno, ispirati dalla fede, che sono necessari a sopprimere questo male operato dall’uomo che è la schiavitù moderna, per liberare le vittime dalla sofferenza, dall’oppressione e dal degrado.”
La ‘dichiarazione congiunta’ odierna ha visto come protagonisti i seguenti personaggi e le seguenti agenzìe umanitarie: la neo-chiesa conciliare con J.M. Bergoglio, gli anglicani con l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby; un rappresentante indù e due buddisti, tra cui il sommo sacerdote della Malaysia; per l’ebraismo il rabbino capo David Rosen e l’altre rabbino Abraham Skorka, vecchio amico di Bergoglio; per gli ortodossi, in rappresentanza del patriarca ecumenico Bartolomeo, appena incontrato da Bergoglio ad Istanbul, il metropolita Emmanuel di Francia; per i musulmani, il sottosegretario di Al-Azhar Abbas Abdalla Abbas Soliman in rappresentanza del grande imam Mohamed Ahmed El-Tayeb, e i grandi Ayatollah Mohammad Taqi al-Modarresi e Sheikh Basheer Hussain al Najafi, quest’ultimo rappresentato dal consigliere speciale Sheikh Naziyah Razzaq Jaafar, oltre all’argentino Sheikh Omar Abboud.
Davanti a questa ennesima minimizzazione del cattolicesimo, unica religione non solo vera ma anche da sempre antitetica alla schiavitù, appare necessario ricordare una delle tante glorie del passato: l’ORDINE dei MERCEDARI (Fonti online: Wikipedia – Treccani Enciclopedia Italiana, 1934). Questo ci basti per ribadire come è solo la Verità che rende liberi, sia nello spirito e poi attraverso la Carità, Deo volente, anche nella vita materiale:
 
Ordine mendicante, propriamente intitolato Ordine della Madonna della Mercede per il riscatto dei prigionieri, o per la redenziorie degli schiavi, fondato a Barcellona il 10 agosto 1218, con l’approvazione di Onorio III, da S. Pietro Nolasco (1189-1256) e dal suo pupillo Giacomo I re d’Aragona (1208-1276), allo scopo di liberare i prigionieri cristiani caduti in potere dei Mori. Ne scrisse le regole S. Raimondo da Peñafort (morto nel 1275), e Gregorio IX lo confermò nel 1325.
Dalla fine del XII secolo il metodo più comune per dare la libertà agli schiavi cristiani fu la redenzione, che consisteva nel pagare un riscatto al padrone dello schiavo. La somma dipendeva dall’età, dall’importanza sociale, dalle condizioni economiche e fisiche dei riscattandi.
I fondi erano ottenuti con le elemosine che raccoglievano i religiosi e i laici, gli “operai della redenzione”. Non mancavano i contributi di famiglie benestanti, specialmente quando si trattava di dare la libertà a qualcuno dei loro cari. Se le somme raccolte non erano sufficienti per redimere qualche cristiano che era in pericolo di rinnegare la fede, pur di ottenerne la libertà, uno dei redentori restava in pegno al posto dello schiavo.
Nel periodo 1530-1780 i cristiani (principalmente del sud Europa) ridotti in schiavitù da pirati berberi (nominalmente parte dell’Impero Ottomano) con scorrerie costiere e con abbordaggi in mare aperto sono stimabili in 1-1,25 milioni. Le principali città islamiche del nord Africa detenevano migliaia di cristiani, sfruttati in varie attività servili o trattenuti in attesa di essere venduti o riscattati.
Nel 1509 la conquista spagnola di Orano permise di liberare circa 15.000 schiavi cristiani. Nel 1535 gli schiavi di Tunisi e Tripoli erano circa 22.000. Nel 1544 a Ischia vennero fatti circa 7.000 schiavi, nel 1554 a Vieste circa 6.000. Nel 1619 ad Algeri erano presenti più di 50.000 schiavi, 120.000 incluse le città di Tunisi, Tripoli e Fez. Nel 1627 vennero assalite alcune località islandesi con la cattura di circa 400 schiavi. Ancora nel 1810, tra Tunisi e Tripoli erano presenti più di 2.000 schiavi, e nel 1816 ad Algeri erano 1.642. La vittoria cristiana di Lepanto (1571) portò alla liberazione di un numero tra 12.000-15.000 cristiani incatenati alle galee ottomane.
Con lo scopo di liberare (“redimere”) e riportare in Europa i cristiani catturati dagli islamici sorsero quindi gli ordini religiosi dei trinitari (Ordo Sanctissimae Trinitatis et de redemptione captivorum), fondato presso Parigi nel 1198 da san Giovanni de Matha che salvarono circa 90.000 prigionieri, tra i quali lo scrittore spagnolo Cervantes e quello dei mercedari (Ordo Beatae Mariae Virginis de Mercede), fondato a Barcellona nel 1218 da san Pietro Nolasco. Istituito come “ordine sacro, reale e militare”, si componeva di religiosi e di cavalieri; ma con l’elezione del ven. Raimondo Alberto al generalato (1317) divenne principalmente ordine clericale, che nel 1690 fu dichiarato ordine mendicante da Alessandro VIII. Una revisione degli statuti fu approvata da Leone XIII nel 1895.
I mercedarî si diffusero soprattutto nella Spagna, ma molti conventi si stabilirono anche altrove. Si calcola a 70.000 il numero dei prigionieri da essi liberati. Dopo la scoperta dell’America (alcuni di loro accompagnarono Cristoforo Colombo nei suoi viaggi) si stabilirono in quelle missioni. Nel gennaio 1931 l’ordine contava 1500 religiosi distribuiti in 8 provincie e 5 vice-provincie. Le redenzioni venivano preparate nei minimi particolari. La partenza era preceduta da una cerimonia liturgica ed una volta terminata la redenzione si celebrava un atto di ringraziamento al Signore. Innumerevoli i Mercedari che morirono durante l’esercizio della loro missione. L’Ordine nel corso degli anni fece fronte a continui bisogni, sviluppando un’organizzazione capillare in molte città del Mar Mediterraneo.
Una riforma (mercedarî scalzi) ebbe luogo nel 1604. Il padre Antonio Velasco nel 1568 fondava le “mercedarie”, approvate da Pio V; un ramo di esse fu detto delle mercedarie scalze o “suore recollette”.
Bibl.: B. de Vargas, Chronica sancti et militaris Ordinis B. Mariae de Mercede redempt. captiv., voll. 2, Palermo 1616-22; M. Even, Une page de l’hist. de la charité dans l’Église cath., Parigi 1916; M. Heimbucher, Die Orden u. Kongregat. der kath. Kirche, 3ª ed., Paderborn 1933, p. 571 segg.
Durante il secondo viaggio verso l’America nel 1493, Cristoforo Colombo fu accompagnato anche da religiosi Mercedari. Negli anni seguenti altri Mercedari accompagnarono le truppe spagnole dirette in America. Questi primi religiosi, una volta giunti a destinazione, e seguendo l’avanzare degli occupanti, iniziavano anche l’evangelizzazione degli indigeni nei luoghi dove si fermavano.
In seguito alla spedizione di un gruppo di religiosi nel 1514 si fondò il primo convento mercedario in Santo Domingo, che fu il punto di arrivo e il centro di espansione missionaria verso altre regioni del continente americano.
I Mercedari presero, spesso, la difesa dei popoli indigeni, denunciando i soprusi degli spagnoli alle competenti autorità. L’espansione dei Mercedari in America fu abbastanza rapida in tutta la parte centrale e meridionale di quel continente, seguendo le avanzate dei vari conquistatori spagnoli.
Dopo Santo Domingo le principali tappe della diffusione dell’Ordine furono: Messico (1516), Panama (1522), Costa Rica e Venezuela (1535), Ecuador (1534), Perù e Bolivia (1532), Argentina (1536), Cile (1562). L’Ordine della Mercede nel secolo XVI continuò ad estendersi anche in Spagna, Francia e Italia.
Durante i secoli XVII e XVIII l’Ordine della Mercede raggiunse il suo maggiore sviluppo: nel 1775 aveva in Europa 229 conventi con 4.493 religiosi, suddivisi in otto Province. Con l’aumento dei religiosi si ebbe una maggiore presenza dei Mercedari nelle università.