sabato 10 gennaio 2015

J. Ratzinger: ‘L’attesa messianica ebraica non è vana’

J. Ratzinger: «L’attesa messianica ebraica non è vana»

Abbiamo iniziato a pubblicare una serie di confutazioni – semplicemente apologetiche – alla teologia di J. Ratzinger, osannato in alcuni ambienti e ritenuto il “teologo cattolico” per eccellenza. Orbene, come si è già ampiamente dimostrato, questa credenza si dimostra sempre più lacunosa se non addirittura “mitologica” (qui alcuni esempi eclatanti).
Oggi parleremo di un Documento della Pontificia Commissione Biblica, Vaticano, © 2001, dal titolo «Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana». Clicca qui per leggerlo integralmente. Prefetto della C.d.F. era J. Ratzinger (d’ufficio anche Presidente della Commissione stessa), che introduce lo scritto.
Così J. Ratzinger termina la sua introduzione: «Vorrei esprimere ai membri della Pontificia Commissione Biblica il mio ringraziamento e la mia riconoscenza per la loro fatica. Dalle loro discussioni condotte con pazienza per molti anni è uscito questo documento, che a mio parere può offrire un importante ausilio per una questione centrale della fede cristiana e per la così importante ricerca di una rinnovata comprensione fra cristiani ed ebrei».
Non me la sento di invitare i lettori a studiare tutto il documento poiché è un classico “mattone di modernismo” dove, per dimostrare l’indimostrabile, si attinge qua e là a citazioni più o meno sconosciute e ad interpretazioni singolari e talvolta già seppellite dal Magistero (cf. Humani Generis, Pio XII). Vengo, dunque, ai punti salienti.
Sezione II, A, 5: «[…] Il primo scopo del profeta è di mettere i suoi contemporanei in grado di comprendere gli eventi del loro tempo con lo sguardo di Dio. È meglio perciò non insistere eccessivamente, come fa una certa apologetica, sul valore di prova attribuita al compimento delle profezie. Questa insistenza ha contribuito a rendere più severo il giudizio dei cristiani sugli ebrei e sulla loro lettura dell’Antico Testamento: più si trova evidente il riferimento al Cristo nei testi veterotestamentari, più si ritiene ingiustificabile e ostinata l’incredulità degli ebrei».
Il paragrafo in questione II, A, «Unità del disegno di Dio e nozione di compimento» cerca in tutti i modi di giustificare l’incredulità dei Giudei, ovvero la loro infedeltà, tuttavia va ben oltre!
Secondo i relatori, dotti certamente … ma di modernismo, la «nozione di compimento è estremamente complessa, e può essere facilmente falsata se si insiste unilateralmente o sulla continuità o sulla discontinuità». La fede cristiana «riconosce il compimento, in Cristo, delle Scritture e delle attese d’Israele, ma non comprende tale compimento come la semplice realizzazione di quanto era scritto. Una tale concezione sarebbe riduttiva».
Proseguono gli increduli membri della Commissione: «[…] i testi, compresi quelli che, in seguito, sono stati letti come profezie messianiche, hanno avuto un valore e un significato immediati per i contemporanei, prima di acquistare un significato più pieno per gli ascoltatori futuri. Il messianismo di Gesù ha un significato nuovo e inedito».
Vi domanderete dove vogliono arrivare? Beh, io me lo sono chiesto, tuttavia conoscendo il loro cripto-giudaismo e la loro voglia di essere annoverati fra i novelli noachiti, già avevo capito … e non sono stato smentito!
Allora «[…] la constatazione di una discontinuità tra l’uno e l’altro Testamento e di un superamento delle prospettive antiche non deve portare a una spiritualizzazione unilaterale. Ciò che è già compiuto in Cristo deve ancora compiersi in noi e nel mondo».
Sulla base di questa riflessione – ovvero considerando che i profeti forse scherzavano o furono eccessivamente ermetici (loro dicono «non erano fotografici» sic!) quando descrivevano precisamente i fatti che poi realmente accaddero e che riguardano Nostro Signore Gesù Cristo – è meglio non fare «una certa apologetica» altrimenti si rende «più severo il giudizio dei cristiani sugli ebrei».
A questo punto c’è l’assurdo: «[…] più si trova evidente il riferimento al Cristo nei testi veterotestamentari, più si ritiene ingiustificabile e ostinata l’incredulità degli ebrei». Nel linguaggio dei semplici significa: attenzione, se noi Cattolici individuiamo negli scritti dei Profeti precisamente Cristo Messia, poi va a finire che riteniamo «ingiustificabile e ostinata l’incredulità degli ebrei». Potrebbe essere anche logico, ma i malsani relatori si dimenticano di dire che Cristo fu Vivo e tutti lo videro per molto tempo.
Il ragionamento è questo: se un vaso è rosso, tuttavia un daltonico lo vede di un altro colore, non dobbiamo insistere, altrimenti qualcuno si potrebbe offendere. Quindi il vaso rosso deve cambiare colore per far contento il daltonico. Dunque da questo documento apprendiamo che i Profeti dell’Antico Testamento non furono chiari nel descrivere la venuta del Messia, le modalità della sua Incarnazione, Nascita, Vita, Morte e Resurrezione … anzi, essi furono talmente confusionari e misteriosi che i Giudei hanno tutte le ragioni per rigettare Cristo.
A questo punto potrei citare chilometri e chilometri di Scrittura che smentiscono questa puerile apologia del Talmud mascherata in un documento che vuol spacciarsi come “di Chiesa cattolica” ma che nella realtà è veleno. Secondo J. Ratzinger sarebbe una «importante ricerca di una rinnovata comprensione fra cristiani ed ebrei».
Ma c’è di più. La stoccata scandalosa arriva quando questi loschi figuri si spingono oltre ed asseriscono: «L’attesa messianica ebraica non è vana. Essa può diventare per noi cristiani un forte stimolo a mantenere viva la dimensione escatologica della nostra fede. Anche noi, come loro, viviamo nell’attesa». Attesa di cosa? Noi aspettiamo la seconda venuta del Messia, loro ancora la prima, per colpa grave, e bestemmiano il Messia nei loro testi e nelle loro vite.
L’apostasia: «L’attesa messianica ebraica non è vana».
Perché si sperticano in questa immonda apostasia? La risposta ci arriva alla sez. II, A, 7: «[…] lo sconvolgimento prodotto dallo sterminio degli ebrei (la shoa) nel corso della seconda guerra mondiale ha spinto tutte le Chiese a ripensare completamente il loro rapporto col giudaismo e, di conseguenza, a riconsiderare la loro interpretazione della Bibbia ebraica, l’Antico Testamento».
  • Le Chiese? Quali? La Chiesa è Una, Santa, Cattolica ed Apostolica.
  • Quindi il nuovo dogma è la shoa?
  • Dunque Hitler sarebbe il quinto evangelista?
  • Vuoi vedere che dobbiamo modificare la nostra fede perché ci fu la shoa?
Di più, la Chiesa dovrebbe pentirsi dell’interpretazione Santa della Scrittura, difatti, si legge: «Alcuni sono arrivati a domandarsi se i cristiani non debbano rimproverarsi di essersi impadroniti della Bibbia ebraica facendone una lettura in cui nessun ebreo si riconosce».
Ma poi c’è lo zuccherino: «I cristiani dovrebbero allora leggere questa Bibbia come gli ebrei, per rispettare realmente la sua origine ebraica? Ragioni ermeneutiche obbligano a dare a quest’ultima domanda una risposta negativa. Infatti, leggere la Bibbia alla maniera del giudaismo implica necessariamente l’accettazione di tutti i presupposti di quest’ultimo, cioè l’accettazione integrale di ciò che è costitutivo del giudaismo, in particolare l’autorità degli scritti e delle tradizioni rabbiniche, che escludono la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio».
Secondo questo documento, che ad essere benevoli potremmo definire «di satira», noi Cattolici possiamo stare tranquilli, la nostra interpretazione va bene, tuttavia dovremmo recepire dai Giudei anche parte della loro interpretazione. Su cosa? Su quali argomenti? Vogliamo modificare qua e là alcuni dogmi? Stracciamo qualche verità rivelata e definita come se niente fosse? Impossibile (cf. Providentissimus Deus, Leone XIII).
È proprio quello che fanno codesti signori, proferendo frasi così biasimevoli. Consapevoli che i Giudei «escludono la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio», incolpano i Profeti di essere criptici e misteriosi, si dimenticano che Gesù fu Vivo, vero Dio e vero uomo, e giustificano l’incredulità dei Giudei: «L’attesa messianica ebraica non è vana».
Quindi se non è vana, vuol dire che il Messia deve ancora arrivare? Dunque Gesù non fu il Messia?
Insistono con le manipolazioni mentali: «[…] i cristiani possono e devono ammettere che la lettura ebraica della Bibbia è una lettura possibile, che si trova in continuità con le sacre Scritture ebraiche dall’epoca del secondo Tempio». Invece non è possibile ammettere nulla poiché l’incredulità colpevole dei Giudei è stata condannata da Dio (cf. Eugenio IV, Concilio di Firenze) in quanto essi ebbero (ed hanno) tutte le occasioni utili allo scopo di conoscere e riconoscere Cristo come Messia. Alcuni lo fecero, altri no. Non dipese affatto dall’oscurità dei testi dell’Antico Testamento (la quale nella peggiore delle ipotesi fu mutata in candida luce da Cristo Vivo) bensì dal velo che avevano sul cuore e che continuano satanicamente a desiderare e stringere forte.
Ammonisce san Paolo «[…] le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto» (IICor. 3,14-16).
Inutile comunque fare esegesi poiché tali soggetti, gli autori di questo libro da ardere, così concludono i paragrafo: «sul piano concreto dell’esegesi, i cristiani possono, nondimeno, apprendere molto dall’esegesi ebraica praticata da più di duemila anni, e in effetti hanno appreso molto nel corso della storia».
Vorrei contrapporre la profonda tristezza che ogni Cattolico prova davanti a scritti del genere, con l’entusiasmo di J. Ratzinger che dipingeva tale vergogna con queste delicate e soavi parole: «Vorrei esprimere ai membri della Pontificia Commissione Biblica il mio ringraziamento e la mia riconoscenza per la loro fatica. Dalle loro discussioni condotte con pazienza per molti anni è uscito questo documento, che a mio parere può offrire un importante ausilio per una questione centrale della fede cristiana e per la così importante ricerca di una rinnovata comprensione fra cristiani ed ebrei».
Catechismo san Pio X. – Non avrebbe potuto Gesù Cristo liberarsi dalle mani dei giudei e di Pilato? Si, Gesù Cristo avrebbe potuto liberarsi dalle mani dei giudei e di Pilato, ma conoscendo che la volontà del suo Eterno Padre era che Egli patisse e morisse per la nostra salute, vi si sottomise volontariamente, anzi andò Egli stesso incontro a’ suoi nemici, e si lasciò spontaneamente prendere e condurre alla morte. – Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa? Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati. – Chi sono gli ebrei? Gli ebrei sono quelli che professano la legge di Mosè; non hanno ricevuto il battesimo e non credono in Gesù Cristo.
Questo scritto non è affatto una forzatura o un attacco gratuito a J. Ratzinger. Come è stato dimostrato in passato e come dimostrerò in altri 20 piccoli studi (circa) che seguiranno il presente, egli a più riprese ha sostenuto questa teoria: «L’attesa messianica ebraica non è vana».
Dimenticavo … una «certa apologetica» potrebbe offendere qualcuno … ma è solo satira!
 
CdP Ricciotti - http://radiospada.org/