sabato 28 febbraio 2015

Sulla legittimità di esercizio.




Molto spesso si sente parlare o si tratta dell'argomento relativo alla legittimità di origine (chiamata da San Tommaso, di acquisizione), uno dei due requisiti necessari che il Principe deve possedere se vuole provare i suoi legittimi diritti al Trono . In questo articolo cercherò di parlare della legittimità d'esercizio (chiamata anche da San Tommaso, di amministrazione).

Come ha osservato Fernando Polo nel suo libro "¿Quién es el Rey?", il termine "legittimità di esercizio"  dovrebbe essere modificato  in "legittimità nell'esercizio" riferendosi  alla legalità nel modo di governare, come il monarca governa , cioè in che modo esercita la sua missione, se il suo governo è volto a ciò di cui il popolo necessita,  rispettando la legge di Dio e ciò che permette il diritto positivo .

Questo ci ricorda una frase di San Isidoro di Siviglia, nella quale egli dice; ""Rex eris si facias recte, si non facias, non eris".", cioè ; "Sarai Re se agirai rettamente, se non lo farai, non sarai".
Quindi, con il termine "legittimità di esercizio"  si evidenzia che l'esercizio del potere reale è legittimo. Quindi, se non vi sono errori nell'esercizio del governo, non sono presenti errori nell' esercizio legittimo del potere reale, solo a quel punto il sovrano acquisisce piena legittimità.

Vediamo ora alcuni esempi nella storia recente di Spagna , che illustrano quanto precedentemente esposto.

Tra 1863 ed il 1868, il secondogenito di S.M.C. Carlo V, Giovanni III , Conte di Montizón, che aveva  assunto la Corona tra la coatta abdicazione e la misteriosa  morte del fratello maggiore , S.M.C. Carlo VI, cadde nell'esclusione dai suoi diritti , venendo meno nella legittimità di esercizio dal momento in cui  prese direzioni nettamente  liberali  . Arrivò addirittura a  riconoscere il ramo usurpatore.
Questo spinse la sua "matrigna", la Regina vedova Maria Teresa di Braganza, a pubblicare un manifesto ai Carlisti , il 25 settembre 1864 , dichiarando l'illegittimità di Don Juan , proclamando Re il figlio di questo, il Principe Don Carlo.
 Un ampia frangia del Carlismo, appoggiò il manifesto dell'Infanta María Teresa, riconoscendo come legittimo Re  Don Carlo di Borbone e Austria-Este,  primogenito maschio di Don Juan, come Carlo VII. 
Un altro  settore del Carlismo , capeggiato da Ramón Cabrera, allo stesso modo del Conte di Chambord (Enrico V di Francia), continuò a riconoscere come Re Don Juan, fino all'abdicazione di quest'ultimo in favore del  Principe  Don Carlo avvenuta il 3 Ottobre del 1868. 


Un altro esempio, ben conosciuto dai carlisti , è il caso del Principe Carlo Ugo di Borbone, che in teoria avrebbe dovuto succedere  al padre  Re Javier I , però a causa delle circostanze non favorevoli venutesi a creare , la successione trascorse in maniera inusuale.
A partire dagli anni '60, cominciarono a diffondersi una serie di idee , che ebbero il sostegno da parte del Principe Carlo Ugo, contrarie all'ideologia tradizionale del carlismo. Il Principe Carlo Ugo, sostenne  che il carlismo, doveva adottare per i tempi a venire, tesi  e  posizioni come per esempio : l'utopico "socialismo autogestionario", il laicismo e la libertà religiosa, il riconoscimento e la collaborazione con gli usurpatori della Corona, e altro ancora. Questo creò profonde divisioni all'interno della Famiglia Reale: da una parte v'era la Regina Donna Magdalena, l'Infante Don Sisto Enrico e l'Infanta Donna Francesca, che difendevano la Tradizione; e  per contro Carlo Ugo e le sue sorelle , Maria Teresa, María Cecilia e María de las Nieves, optarono per scendere a compromessi con la Rivoluzione . Don Javier, al momento convalescente , venne "manipolato" in maniera meschina da Carlo Ugo, il quale lo obbligo  a firmare dei documenti che supponevano la distruzione del carlismo. In questa situazione, Donna Magdalena e Don Sisto si comportarono come veri eroi della Comunión Tradicionalista. Nel 1976, Don Sisto lanciò il Manifiesto de Irache, e  a partire da quel momento, si pose a capo della Comunión.
Quindi, è evidente  la perdita della legittimità di esercizio di Carlo Ugo, e la  sua esclusione dall'ordine successorio.

Un altra cosa che dovrebbe essere evidente , è  che , se un principe perde la sua legittimità di esercizio, conserva comunque la sua legittimità di origine, tranne nel seguente caso: il principe che usurpa una dignità o titolo che per diritto  non gli spetta , incorre nella perdita della legittimità di origine temporalmente. Questa  perdita della legittimità di origine , comporta l'esclusione del principe e della sua discendenza dall'ordine successorio. La sua legittimità di origine ,  può essere recuperata solo se egli  riconosce solennemente e veridicamente il Re legittimo.

 Per esempio, i discendenti dell'Infanta María Luisa Isabella (chiamata da alcuni pseudomonarchici  "Isabel II di Spagna"), hanno perso tanto la legittimità di origine quanto quella di esercizio, a causa di una usurpazione continuata e reiterata. 

Detto ciò , sono ovvie le seguenti affermazioni ;


- La legittimità di origine è sovrapersonale e dinastica. Quindi, la legittimità di origine  non solo condiziona il principe, ma condiziona allo stesso modo anche la sua discendenza.


- La legittimità di esercizio è propria e unica del principe, e non condiziona in  principio la sua discendenza (tranne nel caso sopra esposto) 



Risulta dalla questione , che la legittimità di origine condiziona, se è possibile,  molto più che la legittimità di esercizio: se un principe non possiede  la legittimità di origine,  di conseguenza , non può auto affermare la propria legittimità , eccezion fatta  se il ramo legittimo è completamente estinto , o se  il suddetto ramo  ha perso o rinunciato definitivamente al suo diritto. La legittimità di origine non è semplicemente la genealogia di un principe, ma  la rivendicazione per i titoli o dignità reali , del suo diritto al trono.

La legittimità  di origine comporta il rispetto di quella di esercizio. Chi possiede il diritto legittimo di sangue a esercitare il potere deve governare nel bene e per il bene; colui che non lo fa decade.  


Fonte: 

http://nodulodelalegitimidad.blogspot.it/




Di Redazione A.L.T.A.