giovedì 3 marzo 2016

Eroi della Grande Guerra: Arciduca Giuseppe Augusto d’Asburgo-Lorena


Arciduca Giuseppe Augusto d’Asburgo-Lorena 

Nella Grande Guerra il VII Corpo d’Armata austroungarico cui è affidata la difesa del Carso è comandato dal Generale di Cavalleria Giuseppe Augusto d’Asburgo (1872-1962), Duca del Regno Ungherese e Arciduca austriaco, molto popolare fra i soldati ungheresi, che lo chiamano affettuosamente “nostro padre Giuseppe”. E’ amato dai soldati perché si interessa delle loro necessità, favorito anche dalla conoscenza della lingua ungherese. Sull’altopiano carsico visita spesso le prime linee, esponendosi di persona coraggiosamente e parlando in ungherese con i soldati.
Il 28 luglio 1915 durante la seconda battaglia dell’Isonzo si appoggia all’albero isolato di San Martino (che diventerà famoso e che oggi è custodito come una reliquia nel museo di Szeged) e osserva il terreno ricoperto di cadaveri. Scrive sul suo diario: “Salgo alla chiesa di San Martino, sulla quota 197. La chiesa è ridotta ad un rudere. Là sorge un albero isolato, mi appoggio e guardo il campo. Cadaveri su cadaveri tra le trincee, non si può pensare a seppellirli (…) I nostri eroi e i soldati del nemico, con acciaio freddo nel cuore, sono distesi uno accanto all’altro. I cadaveri, continuamente macellati e dilaniati dalle granate, emanano un fetore pestilenziale”.
Il 24 agosto 1915 l’Arciduca scrive sul suo diario: “L’artiglieria del nemico spara intensamente, la chiesa di San Martino del Carso è in rovina e la chioma del povero albero isolato è bruciata dalle granate e seccata dal fumo denso. Povero albero, condivide fedelmente l’amara sorte dei miei eroi!”
Il 16 novembre 1915 nel corso della quarta battaglia dell’Isonzo, l’Arciduca a San Martino osserva il terreno ricoperto da una abbondante nevicata. Poi ritorna presso l’albero isolato di San Martino e annota sul suo diario: “Un curioso attaccamento mi lega alla povera entità vivente che va a pezzi, dato che la sua sorte è tutt’uno con la nostra perché se ne sta là morente tra i miei morituri eroi di Szeged, e il sangue degli eroi non può cicatrizzare le sue ferite”. Subito dopo, l’Arciduca stesso viene ferito leggermente al volto.
Il 2 maggio 1916 visita il campo di battaglia di San Martino del Carso, vede l’albero isolato morente e scrive nel suo diario: “L’albero dei miei del 46°. Accarezzo il suo tronco ferito pensando ai numerosi compagni caduti, e il mio accompagnatore del 39° mi dice: questo albero sa benissimo cos’è la guerra”.
Il 17 maggio 1916 l’Arciduca scrive sul suo diario: “Siamo andati alla chiesa di San Martino del Carso, ormai spianata, al suo posto solo ghiaie sottili. Poco avanti c’è l’albero del 46°, bucherellato da numerosi proiettili. Povero! Sta morendo, ma a dispetto delle ferite prova a fare alcune foglie sul tronco e su qualche ramo”.
Il 12 giugno 1916 le truppe ungheresi che difendono il Carso propongono all’Arciduca Giuseppe di tagliare l’albero isolato di San Martino, ormai morto, e di portarlo nel museo di Szeged. L’Arciduca acconsente e scrive “Sono d’accordo. E’ una reliquia tanto gloriosa, alla quale sono attaccato come il più grande dei tesori. E’ l’albero dei miei soldati del 46°”.
Il 4 luglio 1916 alle ore 9 l’albero isolato di San Martino viene tagliato dai soldati ungheresi e portato a Segeti, nelle immediate retrovie del 46° reggimento, dove ha luogo una solenne cerimonia religiosa. L’Arciduca Giuseppe scrive nel suo diario: “L’albero, ferrato e decorato con fiori del Carso e piccoli tricolori ungheresi, è posto al centro della spianata (…) Addossato al suo tronco più volte ho visto zuffe terrificanti, l’ho chiuso nel mio cuore, perché a questo albero, che moriva insieme ai miei cari eroi, sono legati indissolubilmente numerosi onori e numerosi ricordi terribili”. Il 18 luglio 1916 il consiglio comunale della città di Szeged ringrazia per lettera l’Arciduca Giuseppe per il dono dell’albero isolato di San Martino e invia 1.000 corone in favore dei soldati ungheresi che difendono eroicamente l’altopiano di Doberdò.


Fonte: Isonzo fiume d'Europa