lunedì 4 aprile 2016

Alcune considerazioni sugli "irredentisti"


"Gli irredentisti consapevoli saranno stati in media, il due per cento della popolazione: circa cinquemila persone a Trieste, sopra un quarto di milione di abitanti (240 mila nel 1914 NdR).
Il dieci per cento di questa elite irredentista - ossia un mezzo migliaio di persone - sarà stato attivamente irredentista nelle opere, oltre che passivamente, nel semplice pensiero e nella aspettante fede. Irredentista con le opere va inteso come stato di sensibilità vigile e di appartenenza ad associazioni di avanguardia o come avanguardia irredentista in associazioni più numerose, ma a carattere semplicemente di difesa nazionale.
Infine il dieci per cento di questo dieci per cento - una cinquantina di persone - saranno state le attrici quotidiane, gli stimoli costanti, le punte, della latente e visibile preparazione insurrezionale. In questo gruppetto che doveva essere di costante agitazione, chi sviluppava la sua propaganda con la parola, chi con gli scritti, chi con gli atti.
Gli atti erano simboli: il tricolore che veniva alzato nei punti più significativi della città come il palazzo del Comune o il campanile della cattedrale di San Giusto; i petardi rumorosi (sic) ma poco pericolosi, che rappresentavano un richiamo, in genere incruento, dell'attenzione esterna sulla volontà degli italiani soggetti all'Austria di sottrarsi al dominio straniero, oppure una protesta contro un'ingiustizia o una sopraffazione nazionali particolarmente gravi; l'organizzazione di manifestazioni di carattere nettamente irredentistico nelle province soggette, nel libero Regno.
Gli scritti erano atti di irredentistmo portati a contatto di un numero più largo di persone dentro e fuori dei confini: manifestini violenti, distribuiti nascostamente, e campagne o articoli sui giornali, alquanto più guardinghi nel tono, ma di sostanza ugualmente insurrezionale. La stampa fu lo strumento massimo, il più potente e formidabile, del movimento unitario.
I due giornali costituivano un poderoso strumento di orientamento irredentistico. L'Indipendente vi sospingeva i lettori con un candore di naturalezza che ancora innamora.
Il Piccolo aiutava col togliere, tencemente, considerazione e prestigio all'Austria e coll'esaltare la civiltà italiana. Uno operava in profondità sulla elite, l'altro in estensione, con la conquista delle masse."
Mario Alberti: "L'irredentismo senza romanticismi". Nella foto il padre Cesare, di Mario non si trovano foto. Come oltre la metà degli irredentisti, Mario era figlio di un regnicolo immigrato, in questo caso il padre che era stato garibaldino lombardo e probabilmente sfuggiva alle persecuzioni dell'Italia monarchica che fecero morire di fame e di suicidio, diversi di loro.
La straordinaria Austria aveva concesso l'ingresso a Cesare Alberti ed anche la cittadinanza...era pur sempre un perseguitato politico. Ma si allevò la serpe in seno del figlio, com'era accaduto con troppi altri regnicoli.
Con la macchina del tempo ed un po' di potere, diremmo all'Imperatore di far passare almeno 6 mesi in Italia a tutti i figli degli irredentisti. Non nelle università di FI, PD e BO ma a guadagnarsi il pane con le loro braccia nei quartieri popolari delle grandi città dell'Italia unita. Fargli provare la vera "italietta" sulle loro spalle, sarebbe stato il miglior espediente contro l'irredentismo.

Fonte: Vota Franz Josef