mercoledì 21 dicembre 2016

COMO (E DINTORNI)

Fonte: Regno-Lombardo-Veneto-Königreich-Lombardo-Venetien



Partendo da Milano si giungeva a Como tramite due possibili strade.
La prima prevedeva l'utilizzo del servizio di messaggerie postali che collegavano Milano e Como con cambio a Barlassina (MB). Il tragitto prevedeva l'uscita da Milano attraverso Porta Comasina (quella che oggi è nota come Porta garibaldi) per giungere poi ad Affori (allora non parte di Milano) e proseguire seguendo la linea di quella che oggi è la strada provinciale Milano-Meda-Lentate per poi continuare per i comuni di Fino, Vertemate, Casnate e Bernate giungendo infine a Camerlata (allora non parte del comune di Como).
L'altra alternativa era la strada ferrata Milano-Monza-Como, seconda ferrovia per antichità costruita in Italia e nell'Impero d'Austria, inaugurata nel 1840. Il capolinea milanese era la stazione di Milano Porta Nuova, appena fuori dalla città, ma collegato con Piazza Duomo attraverso il servizio omnibus cittadino al prezzo fisso di 30 centesimi di lira austriaca. La linea attraversava diversi centri abitati su cui, per ragioni di lunghezza, non ci soffermeremo. I paesi attraversati erano Sesto San Giovanni che, proprio grazie a questa linea si sviluppò considerevolmente, Desio, Seregno (all'epoca paesi di 5000 abitanti, in particolare da Seregno partivano tutte le linee di diligenza per la Brianza, Erba e Vallassina), Camnago, Cucciago (all'epoca abitato da appena 900 persone) e Camerlata, piccolo borgo (oggi parte di Como) da cui partiva la Diligenza postale del San Gottardo prima che nel 1871 si inaugurò il tratto ferroviario Camerlata-Como-Chiasso (CH).
Piccolo spazio va dedicato sicuramente a un'altra città attraversata dalla ferrovia, Monza. In particolare a Monza la ferrovia attraversava già allora parte della città sottoterra, particolare sicuramente degno di nota se considerata la tecnologia ferroviaria a disposizione all'epoca.
Monza era abitata allora da 22mila persone ed era una importante città per dal punto di vista simbolico, soprattutto perché era il luogo in cui si conservava il simbolo del Regno Lombardo-Veneto, la Corona Ferrea. A Monza vi era la Villa Reale, risalente al governo di Maria Teresa d'Austria, e l'annesso parco cintato che nei primissimi anni di vita del Regno Lombardo-Veneto venne aperto al pubblico espressamente dal Viceré Ranieri per offrire un luogo di svago alla cittadinanza.
COMO
Come già detto, non vi era una stazione ferroviaria proprio a Como, ma il capolinea era nel villaggio vicino di Camerlata. Tuttavia la città era comunque ben collegata alla stazione. Fuori città vi erano due alberghi chiamati La Corona e Il Monte di Brianza, mentre dentro città vi erano L'Angelo e L'Italia, entrambi affacciati sul porto che all'epoca formava una vera e propria insenatura. Como contava 20mila abitanti e coerentemente con la sua storia di città di confine anche allora era un centro abitato di grande importanza, nonostante le modeste dimensioni.
Oltre agli edifici religiosi quali il Duomo e la chiesa di San Fedele e quelli storici come l'antico edificio comunale, Como ospitava una biblioteca comunale, un Ginnasio, diverse scuole elementari, un collegio, due conservatori di musica, un convento, un ospedale, un istituto per orfani di entrambi i sessi, diversi asili infantili e infine tutte le istituzioni commerciali, giudiziarie e municipali per l'amministrazione provinciale e comunale. Non solo, a Como si trovava un altro ginnasio, noto all'epoca come Liceo, in cui si apprendeva religione, filosofia, metafisica, retorica, grammatica, geometria e fisica in cui divenne direttore e insegnò anche Alessandro Volta, per questa ragione il Liceo tutt'ora presente è intitolato proprio al fisico comasco.
L'origine di questo liceo si deve alle riforme teresiane e giuseppine di fine Settecento quando, abolita la Compagnia di Gesù, il collegio in mano all'ordine religioso venne posto sotto autorità dello stato e trasformato in Real Ginnasio di Como.
Diversi erano poi i villaggi e cittadine della provincia comasca (che al tempo inglobava anche quelle di Varese e Lecco). Queste ultime due all'epoca erano due centri abitati da circa 9-10mila persone, in particolare Varese nel 1816 venne elevata da Francesco I d'Austria al rango di città. Nell'estrema parte ovest della provincia comasca vi era inoltre la delicata frontiera con il Piemonte che era separato dal fiume Ticino e dal Lago Maggiore. Diverse erano le dogane e i porti dove le navi militari pattugliavano la frontiera.
Verso Lecco diversi erano i centri abitati importanti dal punto di vista economico e turistico soprattutto perché, così come i paesini del Lario, la Brianza comasca era sede di diversi ville e abitazioni di benestanti famiglie milanesi. In direzione Lecco si arrivava al grosso borgo di Erba, si segnalavano poi altri centri minori verso Monza quali Merate, Cernusco Lombardone e molti altri.
Per quanto riguarda la parte di provincia che si affacciava sul Lago di Como molto ci sarebbe da dire sulle diverse ville e residenze nobiliari, ma all'epoca i molti paesini (quasi tutti piccoli centri di pescatori) non avevano nulla di rimarchevole. Nonostante ciò la navigazione del lago era possibile dal 1826 con battelli a vapore (i primi si chiamavano Lario e Plinio) da quando a Milano nacque la Società Privilegiata fondata dal duca Carlo Visconti di Modrone e soprattutto dal 1843, anno in cui entrò in concorrenza la Società Lariana con sede a Como e che nel corso degli anni venne preferita dai cittadini locali rispetto alla società milanese.
Si possono citare tra i tanti Varenna e Bellagio poiché in questi due borghi (posti rispettivamente a nord e al centro del Lago di Como) fece tappa l'Imperatore Ferdinando d'Austria nel 1838 durante il suo viaggio per essere incoronato Re del Lombardo-Veneto nel Duomo di Milano.
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